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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

giovedì 10 novembre 2011

Il titolo di un libro

Il titolo di un libro: riflessioni, esempi e considerazioni.

Scrivere il titolo di un libro, ma anche di un racconto, è sempre un momento difficile e impegnativo. Dopotutto il titolo è la prima cosa che il nostro potenziale lettore si trova sotto gli occhi e può spingerlo a continuare la lettura oppure a rinunciare. In un mondo come il nostro in cui ci sono tonnellate di libri a disposizione, bisogna cercare di fare il possibile per far sì che il lettore, che per un fortunato caso si trova davanti a un nostro scritto, non lo scarti a priori.
Ci sono diversi modi di scrivere un titolo e in vari momenti della stesura dell’opera.
C’è chi scrive il titolo all’inizio e in base a quello comincia e indirizza il suo testo e chi invece lo scrive solo a testo ultimato per riassumere le tematiche centrali o il senso dell’opera. Io seguo una strategia intermedia. Quando comincio a comporre un nuovo libro, di solito ho in mente un titolo che si rifà all’idea generale di quello che ho deciso di scrivere, ma durante la prima bozza, dato che spesso i miei personaggi mi sorprendono e mi costringono a modificare la trama iniziale, cambio sovente titolo e solo quando ho finito la prima stesura scelgo un titolo definitivo… definitivo?! Si fa per dire, perché nelle riletture successive potrebbe emergere un dettaglio più significativo o una simbologia nascosta perfetta per un titolo e allora perché non cambiare idea di nuovo? Insomma… fino a che il libro non è pubblicato, il titolo è sempre in forse!

Scrivere un titolo, infatti, non è per niente facile: ci sono tante cose da considerare.
Secondo me, un titolo deve essere:
  • Significativo: non ha senso scegliere un titolo bello, ma poco legato al testo, perché il lettore potrebbe scegliere di leggere il libro, ma poi trovarsi tradito da promesse implicite non mantenute dal testo, non bisogna vendere fumo per arrosto.
  • Creativo: un titolo deve essere originale.
  • Misterioso: un titolo deve invogliare a sapere cosa significa o cosa c’è dietro, ma senza esagerare, il lettore deve avere comunque un’idea del genere di testo che sta per leggere.
  • Facile da ricordare: un titolo difficile da ricordare, rischia di perdere la pubblicità gratuita e spesso efficace del passa parola.
  • Bello: qui la faccenda si fa complicata, perché dipende molto dai gusti!

Queste sono le caratteristiche che, secondo me, rendono vincente un titolo, ma per la serie “fate quello che vi dico e non quello che faccio io” non sempre sono riuscita a rispettarle tutte.

Io ho spesso avuto difficoltà nei titoli, anche a causa della mia scarsa dote della sintesi. Basta vedere il titolo del mio primo libro “Voliamo Insieme con la Fantasia” con tanto di sottotitolo di diciassette parole!!! Va beh... spero che questo non vi spinga a non leggerlo!
Con il secondo libro ho cercato un titolo più breve e, in effetti, sono arrivata a “La mia amica Clorinda” e un sottotitolo di sole dieci parole. Per darvi l’idea di quanto sia difficile scegliere un titolo vi presento solo alcuni di quelli che avevo preso in considerazione per quel libro:
  • “Clorinda e gli spiriti delle stelle”. Era il titolo originale, quello della prima stesura, poi, ho dovuto cambiarlo perché gli spiriti delle stelle avevano perso la loro centralità nell’intera opera essendo emersi molti nuovi elementi ed episodi.
  • “Clorinda e il mondo di Magiliegia”. Questo titolo mi piaceva, ma mi preoccupava un po’ il nome “Magiliegia”, infatti, già il nome Clorinda era abbastanza complesso da ricordare e non volevo inserire altri elementi difficili da memorizzare o digitare correttamente su un motore di ricerca.
  • “Clorinda e il suo magico mondo”. Questo titolo è nato dal precedente con il solo scopo di togliere la parola “Magiliegia”, però non mi ha mai convinta.
  • “Clorinda e il mondo oltre il magico ciliegio”. Questo è arrivato a un soffio dall’essere il titolo finale del libro, ma per fortuna non è stato così! È inutile: i titoli lunghi hanno uno strano effetto su di me!
  • “Clorinda e il magico ciliegio”. Questo titolo è nato per contrazione del precedente, ma era poco significativo, perché il ciliegio non era un elemento poi così importante da giustificare la sua presenza nel titolo.
  • “Clorinda e il ritorno della pace”. Questo mi piaceva davvero tanto ed era significativo e facile da ricordare, però, mi sembrava totalmente privo di mistero.

E così alla fine: “La mia amica Clorinda” che è un titolo significativo (perché l’amicizia è diventata un tema importante nel corso delle varie stesure), misterioso (perché non dice molto sul corso della storia ed è molto aperto) e facile da ricordare. Non lo ritengo un titolo particolarmente creativo, ma è sicuramente meglio dei precedenti tentativi, non trovate?

Il mio prossimo libro avrà un titolo breve (quattro parole tra le quali un articolo e una preposizione articolata) e un sottotitolo della stessa lunghezza… insomma, cerco di trovare il modo di divenire sintetica almeno nei titoli. È significativo, creativo, misterioso e facile da ricordare, almeno spero e spero anche che sia bello, ma non vedo  l’ora di pubblicare il libro per parlarne con voi senza più questi messaggi criptici. Così potrete dirmi cosa ne pensate voi.

Ora, però, sto divagando…
Per quanto riguarda i titoli: quando li scrivete? All’inizio o alla fine? Quali caratteristiche secondo voi sono vitali per un titolo? Di solito avete problemi con i titoli o vi vengono naturali?


10 commenti:

  1. A me la storia viene in mente dal titolo, o forse mi appare nella testa l'idea sotto forma di titolo.

    C'è anche da considerare che quando invii un romanzo a un editore, e il romanzo viene accettato, sarà sottoposto a editing... titolo compreso. Non è detto, quindi, che il titolo che scegli sarà poi quello che appare in copertina.

    Concordo sul fatto che debba essere semplice, generare curiosità e facile a ricordarsi.

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  2. @Daniele: Non avevo mai pensato al fatto che in fase di editing qualcuno avrebbe potuto cambiare i miei titoli... però in effetti è abbastanza logico...
    Se non mi decido a mandare il libro a quale editore, non scoprirò mai se va bene o no!!! Devo darmi una mossa! Ho preso anche la guida agli editori, ma non ho neanche un minuto per leggerla!
    E i tuoi progetti come procedono?

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  3. I progetti sono statici, per ora :)

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  4. Non ti demoralizzare: sono sicura che prima o poi evolveranno! E io aspetterò novità con ansia!

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  5. Ciao Romina,

    per me il titolo e la storia prendono forma insieme. Poi, come è capitato a te, quando arrivo alla fine della storia devo cambiare il titolo perché nel frattempo è uscito un particolare inaspettato che mi fa venir voglia di collegarlo al titolo.

    So che alcuni editori cambiano il titolo dell'opera con uno più originale.
    Faccio spesso caso al nesso tra trama e titolo ma alle volte mi è capitato di trovare romanzi con titoli che non avevano alcun legame con il contenuto.
    Guarda caso però quel titolo funzionava. Commerciale, elegante e intrigante.

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  6. @Lisa: Hai ragione: i titoli degli editori sono spesso "commerciali, eleganti e intriganti" e sicuramente spingono il lettore a comprare il libro. Io, però, mi sento sempre un po' "tradita" quando, arrivata alla fine di un libro, mi accorgo che il titolo non ha un buon legame con il contenuto. Sai, è un po' come andare in un negozio e comprare un litro di limonata, scoprendo poi che l'etichetta era sbagliata e che abbiamo portato a casa un litro di aranciata... magari, adoriamo l'aranciata, ma se oggi avevamo voglia di limonata? Insomma, io preferisco i titoli significativi e coerenti con il testo, ma mai dire mai...

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  7. Non ho ancora finito un libro, però il "mio libro" ha già cambiato titolo cinque volte... E sono solo a un quarto della stesura, forse. :D Un po' come anche alcuni degli altri libri che ho provato a cominciare...
    Se invece penso ai racconti, lunghi o brevi che siano, solitamente il titolo lo scelgo prima, sorge nella mia mente assieme alla trama. Anche perché in un racconto non c'è molto spazio e quindi è difficile uscire troppo dal tracciato. Poi, logicamente, se viene in mente qualcosa di meglio o ancora più centrato, si cambia, ma allora solo alla fine dopo averlo ricontrollato almeno una volta! Solo nell'ultimo periodo, per alcuni concorsi, il titolo mi viene dopo... perché per ricordarmi per quale concorso lo sto scrivendo, subito metto il nome del bando al file. :D E quando sento di aver definito la trama, allora lo rinomino come si deve. :)
    Anche per le raccolte di poesie che mi voglio accingere a scrivere ho già scelto un titolo, ma lì è più semplice: se tutte le poesie parlassero di caldo, fuoco e passione, si mette un titolo che racchiuda tutti e tre gli elementi e che, possibilmente, non appaia in nessuna poesia. :D E lì sei vincolato a stare in tema, altrimenti la raccolta non ha più senso.
    Comunque beh, mi sono accorta che io ho la tendenza a essere lapidaria. La maggior parte dei miei titoli sono formati da articolo e sostantivo o, addirittura, dal solo nome o dalla caratteristica principale del protagonista (che essendo principalmente fantasy tradizionale, non ha un cognome = una parola). Uniche eccezioni a questo modo di fare sono alcuni racconti (tre o quattro) per i quali ho scelto la prima o l'ultima frase (e comunque la più lunga non supera le 5 parole, compresi articoli e pronomi). :D
    E per concludere questo lunghissimo post, trovo invece che un titolo non DIRETTAMENTE inerente al testo, ma ad effetto, sia ottimo: crea curiosità e poi, solo a fine libro, riesci a collegarlo come se fosse un'allegoria del testo stesso. Al momento non mi sovviene di aver letto libri così, ma ho il vago ricordo di racconti umoristici e/o satirici il cui titolo dubito fortemente sia legato al contenuto... Se non tramite, per l'appunto, un sottilissimo filo d'ironia. Insomma, dipende dai casi. :)

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    Risposte
    1. Io di solito o cambio titolo mille volte o non lo cambio mai, non so perché! Il libro che sto (be', stavo...) scrivendo, ha un titolo fatto solo di due parole che credo non cambierò mai, salvo stravolgimenti. Mentre un altro che sto scrivendo è già all'ennesimo titolo.

      Devo cercare di diventare lapidaria anch'io... sono stata capace di fare un titolo di un paio di righe una volta! Ahahah! La lotta contro il mio essere logorroica continua!

      Ovviamente poi si deve valutare caso per caso!

      Grazie per il commento.

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    2. Però vedi, ci sono titoli lunghi che, nonostante la difficoltà dovuta per l'appunto dalla lunghezza, sono molto belli! :) E visto che tu metti i sottotitoli, potresti fare un misto: titolo breve e sottotitolo lungo. Alla fine si sa, il sottotitolo a livello pratico ha meno effetto del titolo: è necessario ricordare il titolo, non il sottotitolo (indispensabile da ricordare solo in casi di titoli uguali), il quale, però, se è efficace rimane in mente (nonostante la lunghezza).
      Mi sono un po' confusa da sola, spero di essere riuscita a spiegarmi. :D

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    3. Nel libro che sto (ehm... stavo) scrivendo avevo in mente di fare proprio così!
      Sì, ho capito perfettamente!

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