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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

sabato 30 giugno 2012

Daniel Pennac e "Come un romanzo"


Pennac e “Come un romanzo”: come non allontanare i bambini dai libri.
 Pochi giorni fa su questo blog Raffaella ci ha regalato un bellissimo guest post sulla lettura ai bambini molto piccoli (dai sei mesi) e contemporaneamente io ho affrontato lo stesso argomento nel suo blog. Abbiamo visto dunque come invogliare i bambini all’amore per i libri e, se abbiamo fatto il possibile, siamo già a buon punto e abbiamo aiutato dei bimbi ad adorare i libri. Oggi, in questo post, vi parlerò di Pennac, un autore che amo molto come scrittore per bambini e come saggista, che ci spiegherà come continuare su questa buona strada.
Prima però due parole su di lui.


Alcuni titoli di Pennac
Daniel Pennac (pseudonimo di Daniel Pennacchioni) ha scritto dei capolavori della letteratura per bambini e ragazzi. Tra i tanti, cito quelli che ho letto e mi sono piaciuti di più e in particolare L’occhio del lupo e Abbaiare stanca (e ricordate che le fiabe & co. non sono solo cose da bambini!).
Semplicemente geniali sono poi i suoi saggi in cui parla spesso dei suoi stessi libri e della sua esperienza di scrittore, maestro ma anche alunno come fa in Diario di scuola, dove tratta il concetto di sofferenza del somaro, cioè quell’angoscia provata dagli studenti che non riescono bene a scuola e si sentono inadatti alla scuola. Anche lui a scuola si è sempre sentito un somaro eppure ne ha fatta di strada, no? Questo saggio racconta la sua sofferenza di somaro e la sua forza per riscattarsi a volte con vivace ironia che insegna molto sulla scuola moderna. Il libro di cui però vi voglio parlare oggi è, come da programma, Come un romanzo.

Responsabilità della scuola e dei genitori sulla passione dei bambini per i libri
   Quando ho messo questo post in programma ancora non sapevo che io e Raffaella avremmo scritto dei post incrociati sulla lettura ai bambini piccoli, ma ora sembra quasi fatto appositamente perché Pennac riprende questo concetto per dire come gli adulti riescano spesso a rovinare tutto, anche quando sono partiti con le migliori intenzioni.
La situazione iniziale è idilliaca ed è quella che abbiamo descritto anche noi e cioè quella di genitori e figli che leggono insieme per il semplice piacere di condividere una storia:
Questa era la coppia che formavamo allora, lui, il lettore, così astuto, e noi il libro così complice!» [Testo tratto da Come un romanzo di Daniel Pennac, edito da Feltrinelli, p. 13.]
Poi arriva la scuola, con i suoi riassunti, le sue schede d’analisi, le sue domande di comprensione e anche i genitori più appassionati rischiano di cadere nel tragico errore di trasformare la lettura in tormento.
 Quale enorme tradimento! Lui, il racconto e noi formavamo una Trinità ogni sera riunificata. Adesso lui è solo, davanti a un libro ostile. […] Noi insistiamo, insistiamo. Non è possibile che questo bambino non abbia capito il contenuto di quindici righe! Non sono poi la fine del mondo quindici righe! Eravamo il suo narratore, siamo diventati il suo contabile. [Testo tratto da Come un romanzo di Daniel Pennac, edito da Feltrinelli, p. 39.]
“Dopotutto, se il bambino ha imparato a leggere, perché devo leggergli io una fiaba? Anzi, deve esercitarsi!”. È brutto da dire ma questo è il pensiero di molti genitori, spesso anche di quelli che volevano incentivare la passione per la lettura dei figli. È come se dicessero: “Ho faticato a fargli imparare, ma finalmente si puoi arrangiare”. E così la lettura diviene un peso e i bambini si sentono dei somari. Le figure dei libri, i loro compagni di viaggio e di sogni sono inghiottiti, travolti dal peso dell’obbligo. Il bambino non va abbandonato al libro, quando la sua lettura è incerta e quel muro di segni neri tutti simili lo può soffocare. E io direi che un bambino non va abbandonato al libro mai! Certo crescerà, certo leggerà da solo, ci mancherebbe, ma anche noi adulti non siamo felici a volte di ascoltare qualcuno leggere per noi? E le parole scritte diventano suono, o meglio, relazione.
Invece gli impegni aumentano e il tempo della lettura si assottiglia e da magico rito della buona notte o delle attese nelle lunghe code agli sportelli diviene compito a casa. Anche la scuola ha dunque le sue belle responsabilità. Prima trasforma le fiabe in interrogazioni e schede sul testo e poi procede così annientando la Divina Commedia o i Promessi sposi. Ma la Scuola, quella con la S maiuscola, può fare qualcosa per cambiare le cose. Solo che per farlo deve cambiare se stessa e riscoprire la bellezza dentro ai testi che dà da leggere ai propri alunni.  
I genitori intanto devono continuare a condividere il piacere e la passione per i libri con i loro figli senza trasformarli in una punizione, con frasi del tipo: “Se non fai il bravo niente TV e fili in camera tua a fare le domande sulla fiaba che avete letto a scuola!”. Del resto, lo dice, sconsolato, anche Pennac:
La televisione elevata alla dignità di ricompensa… e, come corollario, la lettura relegata al rango di corvè. È nostra questa gran trovata. [Testo tratto da Come un romanzo  di Daniel Pennac, edito da Feltrinelli, p. 40.]
Solo se la scuola e la famiglia sapranno agire insieme per l’amore della cultura e non per la sua necessità si potranno creare i lettori di domani.

I diritti imperscrittibili del lettore
Ho parlato poco di Pennac in questo post? Non credo. I temi dei suoi saggi sono questi anche se io ho detto anche la mia. Per concludere riporto qui i notissimi “Diritti imprescrittibili del lettore” che compaiono proprio in copertina dell’edizione Feltrinelli di Come un romanzo: 
  1. Il diritto di non leggere 
  2. Il diritto di saltare le pagine 
  3. Il diritto di non finire il libro 
  4. Il diritto di rileggere 
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa 
  6. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)  
  7. Il diritto di leggere ovunque  
  8. Il diritto di spizzicare  
  9. Il diritto di leggere ad alta voce 
  10. Il diritto di tacere 
Non è mia intenzione commentarli, so che li conoscete, ma volevo solo ripeterli, ricordarveli, farvi riflettere su questo decalogo per poi sostenerlo o prenderne le distanze.
[Potete anche "giocare" con questo decalogo come ha fatto il 3 luglio 2012 La Leggivendola]

Conclusioni
Per concludere, leggete le fiabe di Pennac per il suo stile, per il suo modo di raccontare, per la sua capacità di dare risalto ai dettagli o, più semplicemente, per la bellezza delle sue storie. Leggete i saggi di Pennac per vedere la scuola e la lettura con occhi diversi, per entrare in dinamiche che a volte sfuggono come quella della sofferenza del somaro o della tendenza di genitori e insegnanti ad addossarsi a vicenda troppe colpe invece che cooperare o… molto altro ancora. In un post su questo autore però non posso certo esaurire le sue tematiche. Come al solito però se avete curiosità sul tema o vi piacerebbe approfondire alcuni argomenti, fatemelo sapere: posso sempre scrivere un seguito!

26 commenti:

  1. Non ho mai letto niente di Pennac, tu quale suo libro mi consiglieresti per cominciare?

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    1. I miei preferiti sono "L'occhio del lupo" (per bambini) e "Come un romanzo" (saggio). Non ho mai letto nulla del ciclo del "Ciclo di Malaussène", che per molti racchiude i suoi veri capolavori. Tra le mie prossime letture in programma ho "La fata carabina". Se non ti "spaventa" leggere un libro per bambini, io ti direi "L'occhio del lupo": l'ho letto anni fa, ma mi è rimasto nel cuore!

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    2. Io non sono mai riuscita a finire 'L'occhio del lupo' xD
      Però ho adorato 'Signori Bambini' *w* e un paio d'altri di cui non ricordo il titolo >_>

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    3. Benvenuta su questo blog! Anche se già da tempo eri nei "membri fissi"!

      Ne ha scritti tanti, non tutti allo stesso livello e poi i gusti sono gusti!

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  2. Nick: dipende molto da cosa t'interessa: narrativa o saggistica?
    I titoli detti da Romina sono validi, aggiungerei solo - sono tra i classici di Pennac - Signori Bambini e la saga dei Malaussène (primo: Il Paradiso degli Orchi), il cui protagonista per lavoro fa il capro espiatorio; sono libri a sé stanti, quindi puoi anche leggerne solo qualcuno.
    Se vuoi iniziare dai classici, la saga dei Malaussène e Come un Romanzo; piú che altro, ti sconsiglierei di partire da Ecco la Storia: è molto particolare, potresti farti un'idea di Pennac che poi non ritroveresti negli altri libri.
    Di Come un Romanzo, io porto sempre il primo capitolo:

    Il verbo leggere non sopporta l'imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"... il verbo "sognare"...
    Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: "Amami!" "Sogna!" "Leggi!" "Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!"
    "Sali in camera tua e leggi!"
    Risultato?
    Niente.
    Si è addormentato sul libro. All'improvviso la finestra gli è apparsa spalancata su qualcosa di desiderabile, e da lí è volato via, per sfuggire al libro. Ma è un sonno vigile, il libro è ancora aperto davanti a lui e se aprissimo la porta della sua camera, lo troveremmo seduto alla scrivania tutto preso dalla lettura. Anche se siamo saliti con passo felpato, dalla superficie del sonno ci avrà sentiti arrivare.
    "Allora, ti piace?"
    Non ci risponderà di no, sarebbe un delitto di lesa maestà. Il libro è sacro, come può non piacergli leggere? No, ci dirà che le descrizioni sono troppo lunghe.
    Tranquillizzati, torneremo alla nostra televisione. E magari la sua osservazione susciterà un appassionante dibattito fra noi e gli altri della casa...
    "Trova le descrizioni troppo lunghe. Bisogna capirlo, siamo nel secolo dell'audiovisivo, in fondo i romanzieri del XIX secolo dovevano descrivere tutto..."
    "Non è una buona ragione per lasciargli saltare metà delle pagine!"
    ...
    Non stanchiamoci, si è riaddormentato.
    (Daniel Pennac, Come un Romanzo, traduzione di Yasmina Melaouah, Feltrinelli)

    Per iniziare, ti direi o Il Paradiso degli Orchi o Come un Romanzo.

    Romina: correggimi se sbaglio, ma credo ci sia un libro di Pennac che non hai: Guardiani e Traghettatori.
    Sfortunatamente credo non sia mai entrato in commercio, era stato fatto e regalato per una festa degli autori.

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    1. Non avevo notato la tua risposta, prima di rispondere a Nick... allora è meglio "Il paradiso degli orchi" rispetto a "La fata carabina"? Ne terrò conto nella mia coda di lettura.
      L'inizio di "Come un romanzo" è semplicemente folgorante. I suoi saggi sono così: un po' ironici ma dannatamente veri!

      Non ho "Guardiani e Traghettatori", anzi, se devo essere sincera, non l'avevo nemmeno mai sentito nominare. Ora però sono curiosa e voglio informarmi di più!

      Grazie per essere passato... si è sentita la tua mancanza sul blog!

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    2. Non è questione di essere migliore, è che cronologicamente viene prima... La Fata Carabina è il secondo libro (qui trovi la lista).

      Comunque non temere: non sempre commento, ma continuo a seguirti!

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    3. In effetti partire dall'inizio forse è più sensato...

      E io che credevo che fossi sparito! Mi fa davvero piacere che tu abbia continuato a seguire questo mio piccolo spazio. Grazie!

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  3. Credo di non aver mai letto Pennac, ma approvo la sua carta dei diritti.
    E ho dovuto cercare cos'è il "bovarismo"... #^^#

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    1. Il suo modo di vedere la lettura come diritto e pertanto non come obbligo ha molto da insegnare a genitori e insegnanti. Non preoccuparti per il termine "bovarismo": io l'ho sentito pochissime volte e quasi tutte da Pennac!

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    2. Può essere... la parola ormai è italiana, ma deve la sua origine a "Madame Bovary" di Gustave Flaubert. Forse per questo da noi non è molto usata.

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  4. Il primo libro che ho letto di Pennac.. me l'aveva regalato mio padre quando ero ancora alle medie e l'ho letto solo pochi anni fa, facendo onore alla prima regola :)
    Adoro la sua prospettiva di lettore e non di 'maestro'.

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    1. La sua prospettiva di lettore è eccezionale. Cosa non ti convince della sua prospettiva di maestro? Sicuramente ci sono dei punti contestabili e mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista.
      A me piace molto il fatto che è riuscito a diventare "maestro" senza dimenticarsi cosa significa essere "alunno". Questo sì! E anche il suo modo di invitare a prendersi le proprie responsabilità in campo educativo. Questi però sono temi di "Diario di scuola". Grazie del commento.

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    2. Mi sono spiegata male xD
      Apprezzo il fatto che lui si ponga sulla stessa linea di lettore insieme ai suoi... beh, lettori. Non si impone, non si mette al di sopra e non pontifica. Come dici tu, essere maestro senza smettere di essere alunno :)

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    3. Tu ti eri spiegata benissimo, infatti hai scritto:
      "La sua prospettiva di lettore e non di 'maestro'"
      Che è molto diverso da:
      "La sua prospettiva di lettore e non quella di 'maestro'".
      Era la mia interpretazione a essere errata, scusami! In ogni caso, grazie per aver spiegato la tua posizione.

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  5. Anche stavolta, come spesso in passato, l'autore di cui parli mi è noto solo come nome, ma non ne ho mai letto le opere. Diversamente da altre volte, in questo caso un po' di spinta a leggerlo me l'hai data, col tuo post.

    La sua visione della lettura coincide al cento per cento con la mia, e anche i dieci diritti del lettore li trovo molto arguti.
    Ho cominciato a esercitare tali diritti in terza superiore, decidendo di non leggere "I Promessi Sposi" che mi aveva annoiato mortalmente dopo poche righe: scelta che peraltro si rivelò tatticamente felice, dato che il professore decise in seguito di non fare mai interrogazioni né verifiche sull'argomento.

    Il destino mi ha costretto purtroppo a riprenderlo in seguito, essendo un testo che doveva affrontare un mio alunno di ripetizioni alle scuole medie. Che scempio, proporre ai ragazzini un simile libro (che al di là dei giudizi di merito, è scritto con uno stile complesso), come anche i ben più validi "La Divina Commedia" e "L'Iliade", che si possono apprezzare a stento anche alle superiori.

    Tuttavia è giusto guidare i giovani verso letture di un certo livello, senza accontentarsi del primo Moccia, di storie stupide di vampiri o di maghetti SOLTANTO perché entusiasmano di più.

    Come sempre mi trovo costretto a concludere con un'osservazione demente: ma come fa un francese a chiamarsi "Pennacchioni"?!?!?!?

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    1. A te consiglierei di certo "Come un romanzo". Mi sembra proprio un libro che ti può piacere.

      Sulle letture "difficili" a scuola, si può aprire un lungo discorso. Secondo me, è giusto che leggano certi libri, l'errore è trasformarli in schede di lettura e riassunti. Ci sono dei capitoli de "I promessi sposi" per esempio che sono dei veri capolavori, almeno secondo me. Altri sono meno entusiasmanti, è vero. Se però anche nei capitolo migliori ci si limita a freddi commenti, la letteratura (che è viva!) appare solo un retaggio del passato o peggio una punizione.

      La tua osservazione non è demente, ma logica. Io credo che Pennac abbia lontane origine italiane, anche se è nato in Marocco da genitori corsi. La scelta di usare uno pseudonimo gli servì originariamente a non creare problemi al padre che era un militare quando scrisse un testo contro il servizio militare.

      Grazie del commento!

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  6. Credo che il problema non sia se sia giusta una certa lettura piuttosto che un'altra, quanto piuttosto fare appassionare i ragazzi alla lettura. Alcuni titoli pesanti rischiano di farli allaontanare per sempre dalla lettura. E' vero che i gusti vanno guidati ma è anche vero che c'è sempre tempo per affinarli. L'importante è avvicinarli ai libri è aiutarli a costruire un'opinione critica di questi. Ben venga Pennac.
    I tuoi consigli sono sempre piacevoli, Romina. Grazie
    Raffaella

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    1. Sì, i gusti si possono affinare. L'importante è che chi parte con Geronimo Stilton non finisca con Moccia,tanto per capirci. In ogni caso il diritto numero 5 parla chiaro!
      Grazie per il commento!

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  7. Questo libro è fondamentale per qualsiasi educatore.

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    1. Sono completamente d'accordo. Grazie per essere passata e benvenuta ufficialmente nel blog!

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  8. Di Pennac non mi piacciono molto i romanzi un po' surreali come il ciclo di Malaussene, ma le due fiabe che hai citato e "come un romanzo" sono piaciuti molto anche a me :)
    È vero, i ragazzini non sanno che leggere è soprattutto un divertimento.

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    1. Per ora del ciclo di Malaussene non ho ancora letto nulla, quindi non posso sbilanciarmi. Di certo i saggi e le fiabe sono grandiosi!

      Ci sono tantissimi modi per far sì che i ragazzi amino la lettura e la vedano come un divertimento, solo che noi adulti sembriamo spesso dimenticarceli tutti, quando imponiamo loro di leggere. Io, come futura insegnante, spero di non cadere in questi errori.

      Grazie del commento!

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  9. Sono nella situazione opposta alla tua, Romina. Ho letto un paio di libri del ciclo di Malaussene e nessuna fiaba (come lettura comune abbiamo solo Diario di scuola). Non chiedermi cosa ho letto perchè non me lo ricordo; quello che ricordo di sicuro è che mi sono piaciuti.
    Vorrei anche portare la mia testimonianza di mamma che ha tentato invano di far interessare il proprio figlio alla lettura. Ho cercato di fare tutte le cose per benino, senza essere insistente e senza imporre niente, ma credo che, come a qualcuno non piace il colore rosso, o i broccoli, a qualcun altro non piacciono i libri.

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    1. Benvenuta nel mio blog!

      In questo periodo sto leggendo molto, ma ancora non ho letto nessun libro del ciclo di Malaussene. Prima o poi lo farò di sicuro.

      Per quanto riguarda tuo figlio, non arrenderti e non disperare. Se un giorno incontrerà il libro giusto, cadrà anche lui "vittima" dell'amore per la letteratura.

      Ti auguro che accada presto. In ogni caso, dato che hai fatto tutto per bene, non è certo colpa tua!

      Grazie per il commento!

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