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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

martedì 16 luglio 2013

Scienza e Letteratura (2) - Fisica e Astrofisica e Letteratura - guest post di Marco Lazzara

Oggi potete leggere la seconda parte del guest post di Marco Lazzara sul rapporto tra Scienza e Letteratura.
Come vi ho già detto nella prima parte Marco è un chimico e uno scrittore, quindi sa di ciò che parla.
Se vi siete persi la prima parte, sul tema del legame tra Matematica e Letteratura, vi consiglio di andare a leggerla (là trovate anche una presentazione più articolata di Marco). 
Ancora una volta ringrazio Marco per la bravura, la competenza e la disponibilità e gli cedo la parola…



Secondo appuntamento con Scienza e Letteratura. Dopo aver parlato di come la Matematica possa essere usata metaforicamente, veniamo al ruolo di Fisica e Astrofisica.

                                                             
Fisica e Astrofisica e Letteratura

La credibilità scientifica nella Fantascienza
Quando si legge un racconto dell’orrore spesso viene richiesto al lettore di credere in qualcosa di impossibile. Uomini che si trasformano in pipistrelli, lupi, nebbia sono esempi di cose impossibili dal punto di vista fisico e biologico, ma vengono accettati in quanto componenti imprescindibili del genere. I vampiri sono così e il lettore lo accetta.
Nella fantascienza, invece, il rigore scientifico dev’essere incontestabile: da un punto di vista scientifico ciò che si narra dev’essere corretto o almeno credibile. La scusa è una storia inventata, quindi si può scrivere qualunque cosa, anche se scientificamente inesatta non funziona. Provate a pensare a un romanzo storico con inesattezze storiche. Immaginate per esempio di leggere ne I Promessi Sposi che nel XVII secolo la Lombardia fosse sotto il dominio austriaco invece che spagnolo o che Renzo girasse per Milano a bordo di un tram a cavalli. Lo trovereste plausibile? Accettabile? Direi di no. Allo stesso modo nella fantascienza.

Alcuni anni fa lessi Venuti dal Sub-Universo, un racconto scritto da Roman Starzl nel 1928. Racconta di uno scienziato che rimpiccioliva a dimensioni subatomiche la figlia e il genero in modo che potessero osservare a occhio nudo gli atomi. Quando li ringrandisce, al loro posto compare un gruppo di strane persone, che si rivelano essere i loro discendenti. Essendo il tempo relativo, a dimensioni subatomiche pochi minuti erano stati come secoli.
Il racconto era molto simpatico, ma da un punto di vista biologico del tutto impossibile:
1)      Se vieni ridotto a dimensioni subatomiche, che cosa respiri? L’ossigeno è più grande di te! (Non rubatemi quest’idea, perché l’ho già usata io in un mio racconto in via di pubblicazione!)
2)      Che cosa mangi? Che cosa bevi?
3)      Qualunque allevatore sa bene che da due soli individui non può nascere un’intera popolazione: la variabilità genetica è troppo bassa, il continuo accoppiamento tra consanguinei genererebbe una razza debole e probabilmente non fertile.
(Potete trovare questo racconto in Porte sul futuro. Storia e antologia delle riviste di fantascienza 1926-1945, a cura di Mike Ashley, Fanucci)


Astrofisica e fantascienza
Gli errori scientifici che vengono maggiormente commessi riguardano però l’astrofisica. Su un forum mi è capitato di imbattermi in diverse incongruenze di questo tipo, spesso perdonate dagli utenti con assunti del tipo però io quella cosa lì l’ho vista in un film di fantascienza/l’ho letta in un racconto, è una citazione, per cui va bene lo stesso. Il problema è che alcune cose possono essere divertenti da leggere, ma rendono il racconto poco realistico. Un sole azzurro è molto poetico, ma in media è 20.000 volte più luminoso e 3 volte più caldo del nostro Sole, per cui sarebbe il caso di specificare che un pianeta di quel sistema, per essere abitabile dalla razza umana, dev’essere uno dei più lontani dalla stella.

Alcuni consigli
1)      Non scrivere racconti di fantascienza o almeno evitare di sparare a casaccio su Fisica e Astrofisica. (L’ho messa giù dura? Be’, io non scriverei mai un racconto storico: non ho le competenze necessarie e ho l’umiltà di ammetterlo.)
2)      Documentarsi. Molto spesso questi sono errori evitabili, dovuti solo a pigrizia.
3)      Chiedere consiglio a chi ne sa, evitando prese di posizione arroganti. C’è un popolo di scrittori nella rete che vanta lauree scientifiche e può aiutarvi nel migliorare e imparare cose nuove.

Fantascienza sociologica
La fantascienza sociologica è un sottogenere della fantascienza che invece di essere incentrato sulla tecnologia tratta principalmente di temi sociali. Un esempio lampante è 1984 di George Orwell. Questo tipo di fantascienza ha l’ambizione di far riflettere su dove stia andando l’Umanità a livello psicologico e sociale e sui problemi che l’Uomo dovrà affrontare nel futuro, quindi, con la scusa dell’ambientazione futuristica e di temi fantascientifici, fa riflettere sulla società attuale e sul cammino che l’Umanità sta percorrendo.


Vi ringrazio per l’attenzione. Nell’ultimo appuntamento (il 23/07) parleremo di Chimica e Biologia e della fusione tra Scienza e Letteratura.




Hanno parlato di questo articolo: 

16 commenti:

  1. Molto interessante anche questo post! Ha svegliato un po' di più la mia attenzione, devo ammetterlo. Una parte di me vorrebbe cimentarsi con un lavoro fantascientifico e già qui ho trovato ottimi consigli.
    Grazie a entrambi per il post! :)

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    1. Io amo alcune scienze, però ammetto di conoscere poco la fisica e l'astrofisica, il che rende molto carenti i miei (pochi) racconti fantascientifici... da Marco si impara sempre qualcosa!

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    2. E' prof mica per niente! ;)

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    3. Diciamo che la conoscenza della fisica o della scienza in generale non impedisce comunque di scrivere un buon racconto di fantascienza, o perlomeno di un "certo tipo" di fantascienza: l'ultimo paragrafo del post aveva proprio questo scopo. Esistono sottogeneri della fantascienza che si basano sulle scienze soft, come la sociologia, la psicologia, l'economia ecc... Ma per parlarne ci vorrebbe un post intero!

      Marco Lazzara

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    4. Hai ragione...
      Potremmo fare una serie di post sulle scienze soft in rapporto alla letteratura!

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    5. Altro che scienze soft... Nelle librerie ci sono interi reparti che le raccolgono! Ormai vengono considerati generi veri e propri.

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    6. Si chiamano "soft" per distinguerle da quelle "dure" che sono quelle di cui Marco ha parlato nella rubrica. Non intendevamo di certo sminuirle!

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    7. Beh, nelle librerie Feltrinelli io ho anche visto una ventina di copie del "libro" di Lapo Elkann messe sul bancone alla cassa, ma questo non lo rende certo valevole. Il merito non sta nella quantità, ma nella qualità.
      Usare la parola "genere" è improprio, Maria, in quanto non si tratta di un genere letterario, bensì di branchie del sapere umano, comunque importanti.
      Anticamente venivano però considerate scienze solamente la Fisica e la Chimica. La matematica e la geometria (al pari di astronomia e musica) venivano considerate delle arti (arti del quadrivio). La biologia veniva invece considerata a metà.
      In seguito, altri tipi di saperi si sono fregiati (forse impropriamente) del termine scienza. Perché "Nessuna umana investigazione si può dimandare umana scienza s’essa non passa per le matematiche dimostrazioni." (Leonardo Da Vinci).
      Dure/molli (hard/soft) è una classificazione che viene dal mondo anglosassone. S'intendono dure quelle scienze basate su dati sperimentali e su cui si può applicare il metodo scientifico (fisica, chimica, biologia), mentre quelle dette soft (le scienze sociali) sono meno rigorose da questo punto di vista.

      M.L.

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    8. Per non parlare dei grandi dibattiti ancora in corso: la pedagogia può essere vista come una scienza?, cosa si intende per scienza?, può esistere un fare scienza senza numeri?...

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    9. Prima mi sono imbattuto in "scienze del servizio sociale". Forse adesso si sta esagerando.

      Marco

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    10. Già... forse stiamo esagerando.

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    11. Ma certo, non intendevo quello! o_O
      Mi avete frainteso. So cosa s'intende per hard/soft, il mio era proprio un discorso come il vostro. Intendevo che sono sì soft, ma trattate non come tali. Per quello "altro che scienze soft"...

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    12. Certo, Maria, tranquilla! Io ho sempre avuto a che fare con tutti i tipi di scienze (sia hard sia soft) e so per esperienza che entrambe possono dare del filo da torcere!

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  2. Non so. Ok per lo scrittore, ma come lettore riesco anche a godermi storie piene di baggianate (per non parlare dei film). Si parla di fantascienza hard quando il contenuto scientifico è trattato con rigore e preponderante.
    Marco, se ti interessa, nelle mie peregrinazioni ho incontrato questa ottima risorsa che classifica il genere in base al rigore scientifico. Certo, presuppone una certa definizione di SF, su cui non c'è mai stato vero accordo. :)

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    Risposte
    1. Sicuramente. In Guerre Stellari Han Solo afferma che il suo Millenium Falcon oltrepassa la velocità della luce, cosa impossibile secondo la fisica relativistica einsteniana. Questo comunque non pregiudica la godibilità del film. Come detto, alcune cose sono divertenti da leggere (come il racconto di Starzl), ma concretamente non sono possibili. Penso che il lettore debba decidere se a lui sta bene oppure no, o comunque tenerne conto.
      In realtà si parla poi di fantascienza hard quando la tecnologia (e le scienze hard) ha un'importanza preponderante, soft se tratta di tematiche sociali e politiche (a breve uscire un post su questo discorso). Sta poi alla sensibilità dello scrittore di hard SF utilizzare un certo rigore scientifico.

      Marco

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    2. @Salmon Xeno e Marco: Be', poi dovete anche tener conto che non tutti sono scienziati... io magari leggo fantascienza e non mi accorgo se qualcosa non è di grande rigore scientifico. Mi piace la vostra discussione: si impara sempre tantissimo!

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