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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

domenica 10 novembre 2013

Il romanzo di una vita

Il romanzo di una vita: quando un testo ci accompagna per tanto tempo.

Nella mia carriera da scrittrice (che definire carriera è puramente un'esagerazione) mi sono trovata davanti a tanti problemi, dubbi e riflessioni, dai dilemmi grammaticali e stilistici alle questioni più motivazionali, ma di recente sono incappata in qualcosa di nuovo. E di questo vi parlerò oggi.


Meno tempo e più autocritica
Da quando ho cominciato a scrivere più o meno seriamente (circa a 13-14 anni) non ho mai smesso. Sì, ci sono stati periodi di astinenza forzata (dovuti a tanti impegni) e periodi di grande produzione letteraria (grande in senso quantitativo), ma tutto sommato con un certo ritmo.
Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, in modo quasi impercettibile ma costante. Sono diventata più lenta, ma lenta in un modo strano. Nel senso che, quando scrivo, sono anche piuttosto rapida e sicura, però i testi procedono a rilento. Un po' dedico loro meno tempo e un po' sono diventata terribilmente pignola e autocritica (lo ero già, ma ora è peggio) e quindi riscrivo e modifico i testi fino all'esasperazione.

Ma non è questo tanto il problema (dopotutto l'attenzione per il dettaglio l'ho sempre avuta).
Il fatto è che ora mi ritrovo tra le mani un romanzo che cresce molto più lentamente di me.

Il romanzo di una vita…
Sì, il romanzo di una vita. No, tranquilli, non è una mia autobiografia. Magari prima o poi arriverò anche a quella, ma solo quando potrò guardare con distacco le varie tempeste che ho attraversato e quando magari ci saranno un po' più di anni di cui parlare. Si tratta però di un romanzo che penso da anni, tanti. E che si è strutturato nel tempo, prima ancora di cominciarlo.
L'idea di base (l'input iniziale) risale a quattro o cinque anni fa e doveva essere un racconto breve. Poi, per un motivo o per l'altro non l'ho mai scritto e nel frattempo si è strutturato di più, quindi, quando circa due anni fa ho deciso di scriverlo c'era materiale per un racconto lungo.
Strada facendo, integrando altre idee che si incastravano come pezzi di puzzle, è diventato un romanzo breve. Al momento mancano un paio di capitoli per finirlo, per poi partire con una revisione che sarà spietata, drastica e sofferta, ma…

… non mi appartiene più
Ecco il problema: mi ritrovo tra le mani un testo che non mi appartiene più, una storia che non sento più mia, dei personaggi che si fanno sfuggenti. Io sono cresciuta troppo e cambiata troppo come persona nello spazio della stesura di questo romanzo e guardo le pagine già scritte con un po' di ritrosia e diffidenza. Sono stata più volte sul punto di buttare via tutto e lasciar perdere, ma qualcosa che è stato dentro di me per anni e anni può non lasciare nessuna minima traccia? Sento in qualche modo di dover concludere questo testo, come se ciò mi permettesse di terminare un capitolo della mia stessa vita. Non posso però concluderlo così come avevo pensato all'inizio, perché il messaggio che voglio trasmettere ora è del tutto diverso e quindi i tempi si allungano e le pause tra una sessione di scrittura e l'altra si fanno interminabili.

Quasi un ostacolo
Temo che una volta finito questo libro così sofferto finirà nel cestino del pc, senza alcuno sbocco, se non sarò in grado di trasformarlo in qualcosa che mi appartiene ancora. Se non saprò renderlo amabile dalla nuova me che sono diventata.

Credevo davvero tanto in questo libro, nella sua struttura e nelle sue potenzialità, ora invece mi pare un ostacolo a qualcosa di nuovo che potrei creare, un peso morto del quale non posso però liberarmi, perché in qualche anticamera del mio cuore fa ancora parte di me e segna un po' il passaggio a una nuova fase della mia vita.

Per questo lo ritengo il romanzo di una vita (6 anni su 22 sono tanti, no?), il mio tentativo di fare una somma di ciò che ho imparato e appreso finora e dei temi che mi stanno a cuore e che per questo ha richiesto (e ancora richiederà) tempo e sforzi.

Un fallimento?
Poteva essere il mio testo più riuscito e invece lo sento agonizzare senza finale. Eppure sento che è un punto di svolta per la mia carriera letteraria. Non posso passare oltre come se niente fosse. O lo finisco e poi passo oltre o non riuscirò mai a lasciarmelo alle spalle.

C'è qualcosa di irrisolto che mi fa sentire non all'altezza di scrivere di nuovo. Un fallimento. Uno dei tanti, ma che adesso non sono disposta a sopportare e/o tollerare.
Una questione di principio? Forse.
Banale testardaggine? Incapacità di arrendersi di fronte ai propri limiti? Esatto.

Conclusione
Non so dirvi cosa sarà di questo testo, di questa perla che sta invecchiando senza nascere…
Magari quando avrò 90 anni, tutto ciò non avrà peso, dopotutto 6 anni su 90 saranno ben poca cosa. 

A voi è mai capitato di vivere sentimenti così contrastanti per una vostra opera? Il sentire che è vostra e non vostra allo stesso tempo? Vi è mai capitato di cambiare la vostra vita così profondamente da non riconoscervi più nei vostri testi del passato?

Dai, raccontatemi un po', magari riesco a sbloccarmi e arrivare al sospirato finale.



Hanno parlato di questo articolo:


33 commenti:

  1. Mi chiedi se ho mai avuto sentimenti contrastanti verso una mia opera?
    Allora con un dipinto pensai di suddividere una frase in diversi quadri che tutti assieme l'avrebbero appunto formata. La frase era: "L'amore è una luce lieve che acceca chi ne ha paura." Il dipinto che io ho realizzato era la parte del "...che acceca..." e poi mi sono fermata. Dopo un po' non me la sentii di fare le altre parti perché io ero cambiata quindi tramutai quel dipinto in "Cascata di luce".
    Inoltre ho un progetto teatrale al quale sto lavorando da tre anni e mezzo e ancora non è finito!!! In questi anni poi diverse cose sono cambiate, ma ancora prego che venga la fine perché questo travaglio sta durando anche troppo. Il parto prima o poi (speriamo prima) dovrà pure arrivare!!!!!!
    Argh!!!!!

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    1. Mi consola un po' non essere l'unica, anche se mi dispiace che sia capitato anche a te.
      L'idea della serie di quadri sembra molto interessante, peccato che tu non l'abbia finita.
      In bocca al lupo per il progetto teatrale... diciamo che siamo entrambe in travaglio!

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    2. Ma figurati. Immagino che a tutti quelli che fanno un lavoro artistico e creativo prima o poi succeda.
      Per quanto riguarda i quadri, non è che mi dispiace tanto. E' per il progetto teatrale che ormai mi sto mangiando tutta.
      Ormai dal 2010 a Capodanno sono a dire: "Stavolta debuttiamo." e ancora niente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
      Meno male che è su un tema che mi sta a molto cuore se no l'avrai mandato molto elegantemente a quel paese.

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    3. Forse il 2014 sarà l'anno giusto per entrambe, allora. Speriamo davvero!

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  2. Sì, ma non diciamolo troppo in giro. Ssshhh!!!!
    :D

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  3. Se può esserti d'aiuto, ti dico che a 43 anni suonati stò riesumando cose scritte quando avevo più o meno la tua età.
    Il problema di base è che, come tu stessa dici, certe cose scritte sembrano non appartenerci più perchè non siamo più le stesse persone di quando abbiamo iniziato a scriverlo.
    Però, diamine, sei così giovane! Inizia a vedere il tuo scritto non come "il romanzo di una vita" ma "il romanzo della tua adolescenza" (non so di cosa tratti, ho usato un'espressione forse non attinente coi contenuti ma era tanto per rendere l'idea di sganciarlo dalla parola "vita").
    Paradossalmente, forse se lo rileggerai tra dieci anni lo apprezzerai di più, lo riediterai sulla base della tua nuova concezione del mondo da trentenne, e avrai tra le mani un vero spaccato di vita e un romanzo che ti soddisfa.
    Ultima precisazione: i due libri ai quali tengo di più li ho scritti anch'io nel corso degli anni, di un intero decennio. Premesso che, nonostante tutto, non ero mai soddisfatto della stesura finale, infine li ho pubblicati su amazon. Beh, sono quelli che hanno suscitato il minore interesse. Forse il problema di questi romanzi di una vita è che sono scritti più per noi stessi che per gli altri ;-)

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    1. L'adolescenza è una fase che credo di aver saltato in toto... comunque capisco quello che vuoi dire. Come ho scritto nel post, il tempo aiuterà a relativizzare: se 6 anni su 22 sono tanti, pian piano sembreranno meno.

      Condivido anche il fatto che certi libri si scrivono più per se stessi che per gli altri. Forse ho solo bisogno di mettere un punto fermo dopo un anno particolarmente difficile. Non so... è anche probabile che io smetta di scrivere narrativa.

      Ti auguro che pian piano i tuoi libri ricevano più interesse.

      Grazie mille per il commento. L'esperienza di chi ci è già passato è sempre preziosa.

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  4. Il punto è che quelli sono anni in cui cambi moltissimo, è ragionevole che ti sembri trascorsa una vita. Capisco che a portarlo a termine oggi balzi fuori il blocco... beh, la famosa storia fantasy che avevo iniziato a scrivere svariati anni fa, se mai mi deciderò a riprenderla seriamente in mano, sarà totalmente stravolta rispetto all'idea iniziale visto che io nel frattempo sono cambiato moltissimo. E lì di autobiografico c'è abbastanza poco! :P

    Però, sì, come diceva Ariano qui sopra, è possibile che alla fine sarà qualcosa che avrò scritto per me stesso.

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    1. A questo punto che dire? Spero che ci sbloccheremo tutti. Non è detto che, pur scrivendo per noi, non venga fuori qualcosa di buono. Magari serve solo la chiave giusta per riprendere.
      Grazie del commento.

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    2. Certo, non è mica detto!

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  5. Sto scrivendo anch'io un romanzo da anni. Il materiale buttato è maggiore rispetto a quello che ora compone il testo "buono". In realtà il termine buttato non è corretto, perché quello che ho cancellato l'ho tenuto da parte in un file apposito, perché ritengo che tutto possa essere utile un domani. Il mio consiglio, quindi è quello di non metterlo nel cestino, ma tenerlo, rielaborarlo, farlo diventare altro. Sono certa che quando arriverà il momento giusto, prenderà la forma giusta.
    In bocca al lupo!

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    1. In genere anch'io non butto niente, cioè, conservo tutti gli "scarti", perché non si sa mai! Vedremo come evolverà la situazione, dai.
      In bocca al lupo anche a te per la tua opera.

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  6. Mi vengono in mente un paio di esempi illustri di opere che hanno occupato tutta la vita di un autore. Il più famoso e perfino ovvio è Proust con la sua Ricerca del Tempo Perduto, l'altro, forse un pochino meno famoso, è Walt Withman con la sua raccolta poetica Foglie d'Erba. Venendo a me, sarà molto probabilmente L'Estate dei Fiori Artici il mio romanzo di una vita. Ho impiegato per la prima stesura completa del primo volume (Shaula) circa quindici mesi, da dicembre 2010 a febbraio 2012, mentre da marzo 2012 sono impegnato nella revisione del testo tuttora in corso. La consolazione è che nel frattempo ho scritto anche la prima stesura di tutto il secondo volume della serie (Gli occhi di Modì) che poi dovrà passare a sua volta attraverso una revisione che prevedo altrettanto "spietata, drastica e sofferta". Fortunatamente, per il momento, non mostra segni di invecchiamento e mi rispecchia adesso come all'inizio. Sarà perché da qualche anno ormai, per dirla con una famosa canzone dei miei tempi, ho conquistato un mio "centro di gravità permanente che non mi fa più cambiare idea sulle cose e sulla gente".

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    1. La canzone era famosissimi anche ai miei tempi!
      Io adoro cambiare idea, però mi servirebbe proprio un pochino di stabilità. Prima o poi mi assesterò, suppongo.
      "L'Estate dei Fiori Artici" è composto da più volumi quindi è fisiologico che ci voglia molto tempo e poi le revisioni sono spesso lunghissime. Anche per te, dunque, un bell'in bocca al lupo.

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    2. Be' Romina, io per cominciare a stabilizzarmi un pò ho dovuto arrivare agli ...anta. Magari a te succede prima. Grazie e altrettanti auguri di buona riuscita a te.

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    3. Oh, povera me! Io speravo di stabilizzarmi prima degli ...enta! Be', vediamo.

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  7. Ho avuto l'idea per il mio romanzo verso la fine del 2010, ma ho aspettato fino all'agosto del 2011 per iniziare a scriverlo. Da lì in poi è stato un continuo peregrinare, quando avevo tempo andavo avanti, ma molto a rilento. Dopo un anno avevo rinunciato, sentivo di non avere le capacità per portare avanti un testo così lungo, e pensavo di trasformarlo in un semplice racconto lungo, finché una mia cara amica (che fa la scrittrice sul serio) non mi ha incoraggiato, e dopo essermi rimesso al lavoro sono riuscito a renderlo un romanzo completo. In questo periodo sto ultimando la penultima stesura per rimpolparlo nei punti più scarni e devo dire che finalmente comincia ad avere la sua dignità. Per la pubblicazione ci vorranno anni, ma almeno c'è, e questo è l'importante.
    Quello che hai scritto lo comprendo alla perfezione, perché ci sono passato anch'io. Tre anni di scrittura comportano parti che non collimano alla perfezione, con stili diversi, dovuti al diverso periodo in cui scrivevo e alle sempre maggiori capacità che acquisivo.
    Il consiglio che ti do è questo: riprendi tutto dall'inizio, capitolo dopo capitolo, e con molta pazienza riscrivilo un po' per volta (non è necessario da zero, le fondamenta ce l'hai), in modo che le parti più antiche evolvano e si avvicinino a quelle più recenti. E' quello che ho fatto/sto facendo/continuerò a fare io. Ti anticipo che non sarà un lavoro facile o che te la caverai in breve tempo, ma ti assicuro che nel tempo questo lavoro ti ripagherà enormemente.

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    1. Hai fatto bene a non arrenderti e continuare. Di fatto non terminare qualcosa è sempre un trauma, anche se piccolo, soprattutto se è qualcosa che ci sta a cuore. Io un lavoro simile l'ho già fatto con questo romanzo, perché quando l'ho ripreso in mano di recente ho riportato a oggi tutti i capitoli che avevo già per poi scrivere quasi tutto il resto del libro. Se però aspetto altri secoli a finirlo, mi toccherà partire da capo un'altra volta.
      Grazie per i consigli.

      Dopo questo post e i vostri commenti mi sento un po' meno strana, sinceramente...

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  8. Oh, tu non hai la minima idea di quanto io ti capisca!!! Quasi tutte le mie storie sono state scritte quando avevo dieci, dodici anni... e trovo le loro trame ancora stupende, sebbene le loro stesure siano pessime. Cerco di sistemarle per quanto posso, ma non capisco mai se devo lasciarle così per testimoniare la mia "evoluzione" o trasformarle così come mi sono trasformata io.
    Amo essere una scrittrice anche per questo. Chi non conosce questa magia non ha idea di cosa significhia vere un pezzo di vita tra le righe di un racconto....

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    1. Dipende dal fine. Se vuoi che siano un pezzo di storia, li devi lasciare così come sono, se invece intendi pubblicarli è giusto migliorarle in base alle tue sempre maggiori competenze di scrittrice.
      E in questo secondo caso puoi anche fare una cosa doppia: riscrivi per avere il racconto al meglio, ma ne conservi anche una copia inalterata che ti rimanga come testimone del percorso che stai facendo,

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    2. Secondo me dovresti tenere i testi così come sono e farne anche nuove versioni. Il confronto consentirà di tener conto dell'evoluzione e allo stesso tempo potrai avere dei testi di maggiore qualità.
      La frase conclusiva del tuo commento è bellissima!

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    3. @Marco: Abbiamo postato insieme e dicendo la stessa cosa! Wow.

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  9. Io mi sono dedicata, per qualche anno della mia ancora breve vita, a un romanzo fantasy. Non mi ricordo nemmeno quanti anni, l'idea mi è venuta da un gioco che facevo da bambina con dei miei amici, poi i personaggi si sono formati dentro la mia testa nel corso di un periodo molto lungo. La fase di scrittura (con varie pause) credo sia durata circa 5 anni (che su 21 non sono pochi, come dicevi anche tu).
    Mi era appassionata alla scrittura di quella storia e mi ci dedicavo con impegno, ma il "guaio" (se così si può chiamare) è che ho iniziato a leggere sempre di più e anche a documentarmi sulle tecniche di scrittura. Il risultato è stato che mi sono resa conto dell'abissale banalità di ciò che stavo scrivendo.
    Ho fatto un tentativo di "salvataggio", ma la storia non mi soddisfaceva per niente nemmeno con delle variazioni, quindi quelle 100 e più pagine sono rimaste in una cartella del mio computer e non sono mai più state aperte. Ora sto pensando di dedicarmi ad un nuovo progetto, però cercando di non riscrivere la stessa storia scritta mille volte da altri. E ho abbandonato il genere fantasy, perché non ho abbastanza talento da inventare qualcosa di originale. Magari un giorno l'avrò, chissà, ma ora sicuramente non sono in grado.

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    1. Io penso che più si cresce più si impara e, di conseguenza, si è più esigente con se stessi. Secondo me è un bene, ma di fatto diventa anche un limite, perché porta sempre a prendere le distanze con altri pezzi della nostra storia.

      Ti auguro di arrivare in fondo al tuo progetto (ma soprattutto di cominciarlo!). In bocca al lupo.

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  10. A me non è mai capitato. Anzi, sono talmente affezionata a ciò che ho scritto, voglio scrivere e scriverò che il problema è il futuro.
    Come diceva un'altra ragazza, adoro i racconti che scrissi e sto progettando di riprenderli, di salvarli, di evolverli e allungarli. Con il mio lavoro di riscrittura attuale, che ho desiderio sia il mio primo libro in prosa (pubblicato...il mio "primo libro" sarà sempre un altro) ogni tanto mi trovo in conflitto, perché ho paura cambi troppo, ma voglio che evolva con me. E tutto sommato, sto riuscendo a mantenere e ottenere entrambe le cose. Per cui lo sento perfettamente mio.
    Il mio terrore è piuttosto proprio il fatto che nonostante tutto, che nonostante mi piaccia, che io ci stia usando il mio massimo impegno, che io sia eccitata di scriverlo come se fosse sempre la prima volta, che io nel mio cuore sia comunque orgogliosa di star facendo qualcosa che a stento avevo sperato di poter fare... sarà una delusione, magari una banalità. Che non raggiungerà la possibilità di essere pubblicato. Ci tengo veramente troppo e la paura è quasi paralizzante.
    Per questo, il tempo ancora non è un problema...lo è invece per l'altro "vero primo libro" che dicevo. Che conservo in me da ben 9 (10?) anni...che su 22 non sono pochi. Ma quello ancora non ho fretta di finirlo...ma una paura ancora più forte che non vedrà la luce una volta terminato.

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    1. Io ho un libro scritto un paio d'anni fa che ancora continuo a revisionare... ecco, per quello temo proprio che non si troverà un editore disposto a pubblicarlo, per varie ragioni (tipologia, struttura...). A quel libro tengo ancora tanto, in realtà, quindi ti capisco: so cosa vuol dire finire qualcosa e poi vederla "marcire" in un cassetto. Il mio consiglio però è di non pensarci troppo: scrivere e pubblicare sono due processi distinti che non sempre seguono le stesse tempistiche e gli stessi percorsi. Il mio "romanzo di una vita" credo sia potenzialmente pubblicabile (anzi, probabilmente avrei già un editore potenzialmente interessato visto che ha dimostrato interesse per i primi capitoli), ma il problema è invece la stesura.

      Che dire? Buon lavoro di (ri)scrittura e ti auguro di trovare un editore per i tuoi lavori.

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    2. Ti auguro di poterlo stendere senza troppi dilemmi. Non avendo questo problema non so come ci si senta... ma alla fine credo che anche chi eravamo sia comunque parte di ciò che siamo. Per cui...se era te nel passato, ora è semplicemente la te passata. Credo, quindi, una te altrettanto valida, ma da vedere con occhi nuovi. :)
      Insomma, forse il punto è solo questo: non devi sentirlo tuo al passo con te, ma...tuo al passo con ciò che rappresentava di e per te. :)

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    3. Io ho sempre scritto senza troppe preoccupazioni la prima stesura. Questa è una paranoia tutta nuova!

      Grazie per la consulenza psicologica, fa sempre bene!

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  11. Oh, sì che ti capisco. Ho iniziato un saggio circa vent'anni fa. Da quel momento il testo ha subito cinque riscritture, poiché più che un libro era la trasposizione su carta della mia trasformazione. Le riscritture hanno cambiato punto di vista sul tema centrale. Alla fine ho capito che la difficoltà era non riuscire a trovare il vero nocciolo, cioè come dire quello che volevo comunicare. Il problema era anche che un testo di quel tipo non era per un pubblico vasto. Risultato: si trova ancora in riscrittura. Non ho deciso neanch'io se farne un manuale (ma così dovrei scriverlo con un linguaggio più accessibile) o materiale per un altro blog. Per quello che ti riguarda, se quel libro non te lo senti più vicino, e non può essere trasformato, lascialo lì. E non ti tormentare più di tanto. Io non lo considerei un fallimento. La vita è una prova continua; i fallimenti non riguardano le prove. Uno che è fallito è solo perché è una persona fallita, ma non secondo i canono correnti; secondo i canoni per i quali non è persona di valore. Dunque, tu non hai di che preoccuparti. Lascia andare quel lavoro che non senti più tuo, senza problemi. Avrai nuova energia per fare cose che ti entusiasmano, invece! Ciao.

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    1. Non ho mai provato a scrivere un saggio, ma credo non sia semplice. Immagino servano competenze diverse e anche un distacco diverso.
      Per quanto riguarda il mio testo, ormai non so più: ci sono forze che mi spingono a finirlo e altre che me ne allontanano. A questo punto credo che sarà il tempo a darmi le risposte. Forse accompagnato dall'istinto. Grazie per le belle parole.

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  12. Quando guardo i miei disegni di qualche anno fa mi viene voglia di prenderli e cacciarli nel caminetto... non sarà proprio la stessa cosa, ma capisco come ti senti.
    Il mio consiglio è: concludilo! Non arrenderti prima di essere arrivata alla fine, prima di averlo riletto. E se proprio non lo senti tuo, nemmeno un pochino, allora forse potresti prendere in considerazione l'idea di non farlo leggere mai.
    ... o di modificarlo ancora e di "salvarlo", che ne sai? ;)

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    1. Io di solito ho un grande rispetto per ciò che ho scritto. Nel senso, i testi vecchi non mi piacciono più, ma li considero fasi necessarie per arrivare a quello che sto scrivendo oggi e che un domani non mi piacerà di nuovo. Puntare sempre al meglio, ma senza rinnegare il passato. Questo romanzo invece esce da questa dinamica e, sì, lo butterei nel caminetto anch'io!

      Oggi mi è venuto in mente che potrei dargli una svolta radicale e stravolgerlo un po', ma sinceramente ancora non so... ormai sono più per il lasciar perdere. Vi terrò aggiornati. Grazie per il commento.

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