Se non mi trovate qui... ecco dove cercarmi!

Se non mi trovate qui...

Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

giovedì 21 agosto 2014

I tre finalisti del giveaway per il terzo anno di blog

Squillino le trombe e rullino i tamburi! È il momento di conoscere i tre finalisti del giveaway per il terzo compleanno del mio blog.

In questo post, troverete tutti i 12 racconti partecipanti e l'indicazione dei tre finalisti (in ordine casuale). Costoro devono palesare la loro identità, gli altri sono caldamente invitati a farlo così da poter beneficiare di una maggiore influenza del loro voto. Vi ricordo infatti che i voti dei partecipanti varranno tre punti, mentre quelli degli altri varranno un solo punto.


Ma le regole per il voto saranno esposte in modo più chiaro quando sarà il momento di votare. Passerà infatti un po' di tempo visto che devo realizzare i tre video prima! Non vi faccio promesse, ma cercherò di non metterci una vita, promesso.  Tutte le altre questioni al giveaway sono nel post linkato all'inizio, quindi bando alle ciance.

Intanto ringrazio i partecipanti e vado con i testi!

I tre testi finalisti
Ho cambiato idea decine di volte perché c'erano molti racconti che avrebbero meritato di vincere. Alla fine  ho dovuto fare delle scelte un po' sofferte (anche tenendo conto di errori e simili). Però ringrazio davvero tutti per l'ottimo lavoro svolto.
E ora ecco i tre prescelti!

Regina della notte di Salomon Xeno
Una brezza leggera accarezza l'erba, muovendone i fili con eleganza. È uno spettacolo distensivo e continuo, adatto all'attesa.
Arroccata sul suo parapetto, Bast scruta la superficie cangiante e scura. A seconda di come risponde al tocco dell'aria, è in grado di determinare la posizione di una possibile preda e di calare su di essa senza esitazione. Bast è una cacciatrice, ultima figlia di una nobile stirpe, e il fossato della rocchetta è il suo territorio.
Un refolo di vento più insistente le smuove il pelo nero, che ora presenta uno sbuffo sul fianco. È un presagio. Poco più sotto, ha scorto il nemico mentre cerca di stanare uno dei suoi.
Bast si alza e scende dal parapetto.
Le zampe affondano nell'erba scura, in cui ora è immersa, e avanza cautamente con le orecchie tese in ogni direzione. Non si farà cogliere di sorpresa.
Lì di fronte sente che Thot viene aggredito.
I suoi muscoli scattano e in men che non si dica raggiunge il luogo della colluttazione. Un balzo ed è sullo striato. Si rotolano, lui le morde l'orecchio ma alla fine è lei a prevalere.
Con un colpo di reni, lo striato si libera e scappa. Gian Galeazzo, che un tempo era il più forte, adesso si ritira con la coda fra le gambe. Ormai Bast è la migliore, specialmente quando si prende cura dei suoi. Valuta le condizioni di Thot, che le miagola un ringraziamento, poi erge la testa sopra i fili d'erba e si guarda intorno.
È tardi. Presto i suoi le faranno resoconto. In pochi balzi è di nuovo sul parapetto, il suo punto di osservazione. Per ciò che resta della notte osserverà il movimento continuo dell'erba, vigile e regina della notte.

Motivazione: Mi è piaciuta molto la resa della descrizione del comportamento della protagonista. La mia passione per i felini mi ha fatto apprezzare molto ogni dettaglio che è perfettamente credibile. Insomma, un testo capace di pensare e agire come un vero gatto.

Lia di wawos
L’acqua scivolava sui vetri in quella piovosa mattina primaverile. Lia stava alla finestra. Nonostante l’incertezza dell’alba, tutto era più netto, nitido, deciso. E anche alla finestra sulla sua vita, Lia vide un’immagine più netta, nitida. Decisa.
Erano le 6,30. Dopo la doccia si guardò allo specchio. A dispetto dei trent'anni passati al servizio era ancora una donna attraente. Vedendosi, avvertì il senso di nitidezza pervaderla tutta, dai suoi lunghi capelli ramati, attraverso la sua candida schiena, giù per le sue lunghe gambe. Non era più stanca, oppressa, rassegnata. Si sentiva forte e decisa. Vestì il camice e il grembiule, calzò le scarpe e poi raccolse i capelli dietro una coroncina di pizzo bianco. Era pronta.
Scese in cucina per preparare la colazione. L’ultima colazione. Il Direttore dell'albergo era solito iniziare la sua giornata con una tazza di latte appena macchiato dal caffè. Siccome era l’ultima, Lia decise di metterci più cura nel preparargliela. Scaldò il latte alla giusta temperatura, lo versò nella lattiera del servizio Inglese. Prese una tazza, la caffettiera e sistemò tutto sul vassoio d’argento. Poi ci mise sopra anche un cucchiaino, il pane tostato, la zuccheriera, la composta di fragole e un coltello. Prese il vassoio e si diresse verso la saletta.
Il Direttore era già seduto al suo posto, davanti alla vetrata sul giardino. Lia arrivò alle sue spalle. Salutò, poggiò il vassoio sul tavolo e gli versò, come al solito, mezza tazza di latte. Lui avrebbe, come al solito, fatto il resto. Il Direttore volse il suo laido sguardo verso Lia poi, da dietro, allungò la sua mano sotto la gonna disse: “Grazie cara!”
Furono le sue ultime parole.
Lia guardava allo specchio i suoi lunghi capelli castani ramati. Sciolti.
Lo spillone che li teneva raccolti era rimasto conficcato alla base della nuca del bastardo.

Motivazione: Un po' di sangue e un assassinio fanno sempre notizia. Molto di sfondo, ma pur sempre presente, la tematica della violenza sulle donne. E, anche se la reazione non è condivisibile, il testo racconta una maniacale precisione dei gesti perfetta per essere letta e raccontata.

Scoprimi! di Michele Scarparo
Ti guardo ma hai gli occhi abbassati, come se ti sentissi in colpa. Come se tra noi ci fosse un vetro a dividerci; una impalpabile ma infrangibile parete capace di lasciar passare la luce ma impermeabile alle parole. Un prisma perverso, che distorce e rovescia i pensieri ed i sentimenti. Cerco in tutti i modi di mettermi a nudo, di fronte a te; mi affido del tutto al linguaggio del corpo, fatto di gesti, posizioni e colori, nella speranza che tu mi possa comprendere. Che tu possa vedere dove sono e chi sono. Che tu intuisca le lacrime che mi sgorgano dentro e che mi allagano l’anima. Che tu mi possa venire a prendere e salvare, anche da me stessa.
Alzi gli occhi e le tue pupille incrociano le mie, in un disordinato gioco di fioretti che accarezzano ma non portano la stoccata, finte di affondo, delicati sfregamenti delle lame che scivolano come seta l’una sull’altra. Vorrei che mi inchiodassi qui, dove sono, come una farfalla. Che potessi diventare d’un colpo tua, per poterti irretire con l’orgoglio del mio possesso e conquistarti e vincerti come un maestro di arti marziali, che approfitta della tua stessa forza per batterti ancora più agevolmente. Ma tu fai l’unica cosa che non voglio da te e mi lasci sola. Non mi spingi via. Non mi trai a te.
Hai lo sguardo del detenuto sul patibolo; del prigioniero senza speranza. Condannato da un giudice che parla una lingua sconosciuta e che applica la legge ignota di un paese straniero. Cerchi di impietosirmi, senza speranza; poi, cercando la grazia estrema, mi domandi: “Ma, allora, cosa dovrei fare?”
Se devo spiegarti come funziono, non gioco più.

Motivazione: Praticamente un monologo (all'interlocutore spettano cinque parole) quindi perfetto per essere letto ad alta voce. Un testo tormentato e introspettivo come piace a me e con alcune immagini davvero azzeccate e significative.


Gli altri racconti partecipanti

Senza titolo (01)
Davide, avvolto nella zimarra, ammirava trepidante. Rideva inseguendo con estasiati occhi il corpo flessuoso della donna che danzava per lui. Aveva trascorso l'intera giornata con Betta, e non era più padrone di se come d'abitudine. Le femmine per lui esistevano solo come ricordo d'una notte, una vanteria da bar da spiattellare agli amici e aggiungere al lungo elenco. Ma quella femmina lo stava soggiogando, e mentre Davide se ne rendeva conto il suo sorriso diveniva incerto.
"Non puoi evitarlo" gli sussurrò solenne Betta come se avesse letto nella sua mente. "Il legame che ci unisce inizia lontano, in una vita che tu hai dimenticato. Non ricordi più quando spiavi avidamente il mio corpo nudo, mentre mi lavavo su una terrazza, e la tua bramosia concepiva peccati mortali per rendermi vedova pur di possedermi?"

Storia di Muffin di Seme Nero 
Uscì dal forno e sentì pronunciare il suo nome: Muffin.
Quando posero il suo vassoio in esposizione conobbe Donut. Alcuni la chiamavano Ciambella (era Ciambellissima secondo lui) ma lei ci teneva a specificare le sue origini americane. Era l'unica cosa che avevano in comune, a parte alcuni ingredienti. Donut si lamentava per le sue curve marcate e temeva di essere troppo unta, ma Muffin adorava la sua glassa rosa e non mancava di farglielo notare. Anche lui si vergognava di com'era, così simile ad uno strano fungo. Gli sarebbe piaciuto essere più alto, magari al cioccolato.
Muffin sognava di loro due, uniti in un'unica prelibatezza. Come li avrebbero chiamati? Munut? Doffin? Purtroppo non riuscì a confessaglielo perché Donut venne ordinata. La vide andar via felice d'essere stata scelta, mangiata in due bocconi da una grassa cliente. Le vide fuoriuscire il denso ripieno di fragola, la sua glassa leccata dalle dita della cicciona. Decise che non sarebbe stata la sua fine e si nascose dietro ad un grosso bombolone, finché non divenne secco e poco appetitoso. Eppure, verso sera, un anziano decise di acquistarlo comunque, e Muffin non poté fare altro che accettare il suo destino. Ma invece di finire masticato dalla dentiera del vecchio questi gli mostrò il mondo esterno. Immerso nel verde di un parco cittadino, Muffin fu spezzettato e divenne briciole. Furono i piccioni a cibarsi di lui e ciò che restò fu portato via e consumato dalle formiche. Rimase per ultima una piccola pepita di cioccolato e così conciato Muffin ebbe il tempo di pensare ancora un po' a quel che gli era successo. Concluse di essere stato molto fortunato: la sua vita era stata condivisa con molte altre. La piccola pepita si sciolse felice sotto il sole.

Il canto del mare di AlmaCattleya
"Cosa ci fai qui?"
"Canto."
Dritta come un faro, una donna cantava con vocalizzi di fronte a un mare in tempesta e ciò sembrava catturare l'attenzione di quel bambino.
"Perché canti?"
"Perché il mare ha bisogno che io canti."
"Posso farlo anch'io?" chiese il bambino timidamente.
"Certo." rispose la donna con un sorriso.
Il bambino cantò e intanto cercava di indovinare l'età della donna. Tra quelle rughe si nascondeva un viso da fanciulla e la voce, seppure profonda, era limpida e cristallina. Trasmetteva una serenità elettrizzante.
Il bambino era sempre più curioso.
"Ma tu canti per far smettere la tempesta?"
"No. Io canto per aiutarla."
"Quindi quando la tempesta sarà finita tu non ci sarai più?"
"Non lo so, ma di sicuro il mare avrà bisogno di un altro canto."
"Quale?"
"Me lo dirà il mare stesso."
Intanto le onde infuriavano sulla battigia e il bambino aveva paura che lo risucchiassero e così si aggrappò alla donna.
Lei lo prese per mano.
Il bambino la riguardò e notò che in tutto quel tempo lei guardava sempre il mare e i suoi occhi sorridevano.
Questo lo rasserenò e fece la stessa cosa: cantò guardando davanti a sé.
Il mare continuò a infuriare, ma ormai non faceva più paura al bambino. Gli ricordava quei giorni quando anche lui aveva voglia di essere così immenso non per far paura agli altri, ma per gioco.
I genitori videro il bambino e lo portano subito via con loro. La donna continuava a cantare sostenendo con lo sguardo il mare.
Mentre si allontanava, al bambino parve di sentire una sottile vibrazione come una risata giocosa.

La Federazione Galattica di Marco Lazzara
Quella sera nell’antico palazzo imperiale Sik su Gebylon, era prevista una riunione straordinaria della Federazione Galattica. Era questo un ente interplanetario con il cosmopolita proposito di riunire i popoli della galassia e farli incontrare e conoscere, in modo da favorire scambi reciproci e instaurare convenienti collaborazioni tra i vari pianeti.
Le adesioni di nuove razze erano sempre fortemente incoraggiate, motivo per cui rappresentanti della Federazione viaggiavano di frequente di sistema in sistema alla ricerca di nuovi membri da sottoporre al Consiglio, l’organo decisionale supremo della Federazione: perché ovviamente, per entrare a farne parte, i popoli incontrati dovevano prima venire esaminati ed esserne ritenuti degni; ma una volta che fossero stati accettati al suo interno, avrebbero avuto l’occasione di far prosperare incredibilmente la propria civiltà.
La riunione di quella sera sembrava riservare delle sorprese e c’era quindi un bel po’ di eccitazione nella grande sala del trono. Un tempo essa aveva visto gli imperatori Sik regnare sull’intero sistema Gebylon, il più grande di tutta la galassia, ma da quando la loro dinastia si era estinta, il palazzo era divenuto sede della Federazione, la quale aveva proseguito i loro ideali di una galassia unita e pacifica.
A un certo punto Glimmung, un gastropoda proveniente da Fluh che era stato designato presidente per quell’anno gebyliano, chiese silenzio con le antenne e prese la parola: «Miei cari amici, ho il privilegio di annunciarvi l’adesione di un nuovo popolo alla nostra Federazione. Abbiamo infatti scoperto una forma di vita intelligente su Terra, il terzo pianeta della stella Sole! Diamo il nostro più caloroso benvenuto al signor Flipper!»
Mentre il rappresentante della nuova razza faceva il suo ingresso nella sala, esplose un’autentica ovazione da parte dei presenti. I riflettori illuminarono una vasca colma d’acqua, dove nuotava, soddisfatto per il grande onore concessogli, un esemplare di delfino.

Lady Aralyn di DramaQueen
La giovane stava tentando di sistemarsi il corsetto, ma lo sforzo era del tutto inutile. I lacci erano troppo complicati da annodare. Stringerli da dietro, senza vederli, era praticamente impossibile. Avrebbe dovuto aspettare la cameriera.
Nell’attesa, si sedette sul letto.
Il matrimonio.
No, non sarebbe cambiato nulla, si ripeté. Anche da sposata, il suo cuore non sarebbe mai appartenuto a nessun uomo. Avrebbe semplicemente fatto quello che la famiglia si aspettava da lei. Avrebbe fatto il suo dovere, ma senza farsi coinvolgere.
La portà si aprì, ma non era la cameriera quella che entrò.
Un bacio.
No, quei baci non sarebbero finiti, nemmeno quando Aralyn fosse stata sposata. Loro avrebbero continuato ad amarsi sempre.
Le labbra di Sarah si staccarono dalle sue, ma le due ragazze continuarono a stringersi in un abbraccio.
“Come ti senti?”
“Normale. Te l’ho già ripetuto più volte: non cambierà nulla” rispose Aralyn.
Sarah la guardò con dolcezza, come faceva sempre, ma questa volta dal suo sguardo traspariva anche altro. Fierezza. Ammirazione. “Sei molto più coraggiosa di me”.
Suonava strano, detto da colei che si era ribellata alle convenzioni sociali, decidendo di combattere in difesa del suo re, piuttosto che comportarsi come ci si aspetterebbe da una nobildonna.
La fortuna di Sarah erano state le sue sorelle. Se suo padre non l’aveva costretta a sposarsi, infatti, era soltanto perché aveva molte altre figlie da maritare ai rampolli delle nobili casate del regno. Certo, all’inizio la sua collera era stata terribile, ma poi, col tempo, si era semplicemente stancato di obiettare.
Aralyn, invece, aveva adottato la tattica del giunco. La più violenta delle tempeste avrebbe potuto infuriare, ma lei si sarebbe soltanto piegata al vento. Spezzata, mai.
La cameriera entrò.
“Milady, è quasi l’ora della cerimonia.”

Amaro Ritorno al Presente  di Marco Lazzara
Le strumentazioni che gli servivano costavano parecchio, così aveva commesso l’errore di chiedere del denaro in prestito a uno strozzino. Non poteva saldare il debito, figurarsi gli interessi, e gli sgherri di quel criminale lo avevano pestato a sangue. Poi gli avevano sparato ed erano fuggiti via. Cominciò a trascinarsi morente per il pavimento del laboratorio. Avevano anche distrutto il telefono, ma tanto l’ambulanza non sarebbe comunque arrivata in tempo.
Però c’era ancora una speranza: la sua invenzione. Raggiunse la macchina del tempo che aveva costruito e faticosamente entrò all’interno. Pregò che funzionasse. Attivò i circuiti e venne sbalzato indietro nel tempo di tre anni.
Le ferite erano scomparse: tre anni prima non gli erano ancora state inferte.
Finalmente salvo, si guardò attorno in quel magazzino abbandonato che un giorno sarebbe diventato il suo laboratorio. Cosa fare a quel punto? Non poteva rimanere lì, col rischio di incontrare se stesso. Decise di cambiare città, in attesa di poter riprendere un giorno i propri esperimenti.
Riuscì a ottenere un posto come insegnante in una scuola privata. E fu lì che incontrò Lei: era una delle segretarie, bellissima, dolce e incantevole; appena l’ebbe vista se ne innamorò all’istante. Quando alla fine trovò il coraggio per chiederle di uscire, scoprì che lei non stava aspettando altro: anche lei lo amava. Non era mai stato tanto felice.
Un giorno comprò un anello: era ormai parecchio che stavano insieme e voleva chiederle di sposarlo. Quando lei gli aprì la porta di casa se lo trovò davanti boccheggiante, accasciato a terra. Uno spaventoso colpo d’arma da fuoco si aprì dal nulla nel suo corpo. Singhiozzando lo strinse a sé, mentre lui con le ultime forze le diceva che l’amava, poco prima di morire, ucciso dal suo presente che infine era inevitabilmente arrivato.

300 PAROLE di Davide Rigonat
«300 parole?»
«Sì, 300 parole. Cos'è? Non capisci l'italiano? Non uscirai di qua se non consegnerai una storia degna di questo nome lunga esattamente 300 parole: non una di più, non una di meno.»
«Mah… Io…»
«Uh! Davvero, certa gente mi perplime! Non ti balugina l'idea che è inutile discutere? Quando hai accettato di partecipare a questo reality letterario hai anche sottoscritto un contratto molto chiaro. Per tutta la durata del programma sei nostra. Punto e basta. E adesso è meglio che la smetti di trasecolare ad ogni piè sospinto. Vedi piuttosto di seguire pedissequamente i miei ordini e di metterti al lavoro.»
«Mi scusi… è solo che mi ero lasciata prendere un po' dallo sconforto. Dopo l'eliminazione di Marina mi si era come impaludata la favella. Tutto mi sembrava bigio e aleatorio, anche il mio futuro. Ma adesso ho capito che sbagliavo e che non ha più senso procrastinare oltre le decisioni. Ho deciso: ce la farò.»
«Bene. Lo spero per te. Vedremo cosa riuscirai a scrivere nelle prossime due ore. Cerca di non deludere noi e, soprattutto, il pubblico che ti ha sostenuto fino ad ora. Buon lavoro.»
«Grazie. Non vi deluderò.»

Romina ce la mise tutta: cercò di misurare le parole, così da vellicare la fantasia del pubblico con la sua prosa serica e mai sesquipedale. I risultati furono lusinghieri: non solo vinse la prova, ma i giudici giudicarono il suo racconto addirittura superno.

La Risposta è Dentro di Te di Maria Todesco
Dopo il discorso del capo, in quella grande grotta che serviva da base sostitutiva riecheggiò il grido di battaglia del mio Ordine. Io lo sillabai solamente, rabbrividendo. Non ricordavo quasi più perché avessi giurato fedeltà ai Riflessi. Se ci pensavo ricordavo solo il viso di mio padre quando morì la mia sorellina, ricordavo le parole di mio fratello che mi avevano insegnato cosa fosse l’onore, ricordavo il sorriso di mia madre quando annunciai che avrei indossato l’Abito. Ma ero troppo giovane e capivo poco. Era stato solo il desiderio di mettermi in mostra, di far inorgoglire la mia famiglia, di farla vedere a tutti i miserabili che non avevano mosso un dito la sera dell’aggressione.
Ora, nemmeno due anni dopo, ero stato costretto a diventare adulto, imparando il significato della solitudine, della guerra e della disperazione. Senza mai lasciarmi vincere.
Sedetti sulla roccia più vicina, la schiena dritta per non prendermi la testa tra le mani. Dovevo sorridere come i miei compagni. Chissà perché per loro, soldati e spie al servizio dei popolani, sembrava tutto così sereno e facile.
Fu allora che Mirael, il vice, mi si fece accanto.
«Eccoti, quello che chiamano il Consolatore! Ho sentito molto parlare delle tue imprese. Il tuo buon cuore in questo poco tempo ha già fatto grandi cose»
L’osservai colpito e confuso, sentendo le guance arrossire. Mi sorrise.
«Non abbiamo bisogno solo di spericolati guerrieri o freddi infiltrati. Serve anche chi sa ascoltare, chi sa rimanere vicino ai compagni feriti, alle persone bisognose, chi sa incoraggiarci. Sei una di quelle persone per cui abbiamo giurato la nostra vita a quest’Ordine»
Rimasi in silenzio, arrossendo ancora di più. Lui rise e mi pose una mano su una spalla, allontanandosi. Forse, banalmente, era proprio per quello che mi trovavo lì. E la gioia fu totale.

Dark Blues di Kate
Matilde era stanca. Stanca della sua bellezza, stanca del suo lavoro, stanca di suo marito e dei suoi amanti: stanca, stanca di tutto. Eppure, la sua vita appariva perfetta ai più... Quante la invidiavano! Ricca, bionda e con una Rolls Royce nuova di zecca. "Ma cosa mi importa delle apparenze se dietro la facciata tutto è morto!” pensava, sorseggiando un bicchiere di whisky. Intanto, le note del suo adorato blues colmavano la stanza: per Matilde non esisteva niente di meglio del blues per purificare l'anima. Il blues e l'alcol. E aveva disperatamente bisogno di purificare quello che restava della sua anima. Non ricordava nemmeno perché e come era successo. "Non avrebbe mai dovuto farmi questo" si ripeteva "Se l'è meritato!". Quello che Matilde temeva non era tanto l'opinione di quelle stupide donnicciole del suo quartiere che la guardavano con invidia, ma era il giudizio divino che la faceva tremare; erano le fiamme dell'inferno che ella temeva. Che esistesse davvero? Non ci aveva mai pensato, ma adesso le venivano in mente le parole della nonna “Non temere le pene terrene, ma temi l’inferno!”. La testa le girava. Forse avrebbe dovuto farla finita. Cosa le restava? Non viveva per niente e per nessuno; il solo motivo per cui ogni mattina si alzava da quel fottuto letto era per dimostrare a quelle stupide, stupide oche che non sarebbero mai state meglio di lei, mai. Ma adesso? Era finita. Raccolse le poche cose che le sembravano importanti nella sua borsetta e uscì di casa con l’aria altezzosa di sempre. Mese in moto il motore della sua Rolls Royce e diede gas. Non sapeva dove andare, ma l’importante era scappare. Scappare soprattutto dal cadavere di suo marito che giaceva sul freddo pavimento della cucina,con i suoi bei occhi azzurri spalancati.

E ora?
Adesso non vi resta che attendere i tre video per poter votare. Intanto potete farvi un'idea di quale testo vi piace di più. E vi ricordo di dichiarare qual testo avete scritto.

Ringrazio tutti i partecipanti e mi complimento con i finalisti e non solo perché c'erano davvero tanti testi meritevoli.




Hanno parlato di questo articolo:


40 commenti:

  1. Complimenti ai selezionati.
    Il mio racconto è Il canto del mare

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    1. Grazie per aver partecipato!

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    2. Grazie a te e dì: avevi pensato che quel racconto era il mio o pensavi che fosse un altro?

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    3. In realtà credevo di sapere di chi fosse quel racconto e non avevo pensato a te. Ora rileggendolo mi sembra ovvio, ma adesso è troppo facile! Ahah!

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    4. XDDD Pensavo invece che avessi capito visto che una puntata di Aulonia era dedicato alle donne del mare. Mi sembrava di sentirti: "Sì Alma, ho capito che era il tuo racconto. Non a caso parli sempre delle donne e dell'acqua. Hai fatto ultimamente un post sulla Luna delle Ninfe." Della serie pre-ve-di-bi-le. O magari era la voce nella mia testa? ;)

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    5. Sì, era una voce nella tua testa.
      Se penso al mare, la prima donna che mi viene in mente è un'altra e non perché ne parla spesso.
      Non cercare di capire i miei meccanismi mentali, probabilmente sono semplicemente folle! Ahah!

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    6. Ahhahha! Stessa cosa per me. I miei meccanismi mentali sono particolari.

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    7. Un giorno doneremo i nostri cervelli alla scienza, allora! Ahah!

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    8. Se doneremo i nostri cervelli alla scienza, come capiranno come funzionano? Come capiranno tutte le connessioni?
      E' probabile che ci faranno fare dei test.
      A proposito ho fatto questo test: http://www.quizetest.it/test-delle-macchie/
      Sono venuta Psiche originale
      "Il test è superato! Tendi ad interpretare le immagini osservandone i particolari e cercando di utilizzare la tua creatività per elaborare la descrizione della figura proposta, di conseguenza le risposte sono spesso originali e dettagliate. Tale approccio denota una propensione all’estro ed è indice di intelligenza."

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    9. Vedo che hai già cominciato a raccogliere dati e risultati! La scienza te ne sarà grata. Chissà magari lo farò anch'io...

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    10. Io ho un problema con il test: vedo cose che non ci sono nelle opzioni!
      Mettendo cose a caso in tutti quei casi sono risultata "parzialmente folle" e mi intristisce molto quel "parzialmente".
      "La normalità è noiosa, un po’ di follia è la chiave della felicità. Un po’ di sana follia è la chiave dell’estro e della creatività. Le menti geniali sono sempre folli!"

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    11. Anch'io a volte vedevo cose che non c'erano nelle risposte e quindi ho messo ciò che più assomigliava.

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    12. Ho realizzato un post con il mio racconto: http://almacattleya.blogspot.it/2014/08/il-canto-del-mare.html

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    13. Il problema era la totale assenza di somiglianza! Ahaha!

      Buona idea il post!

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    14. Andiamo bene!!! XDDD
      P.S.: Già vorrei essere una mosca e guardarti mentre stai lì a decidere quali post scegliere per il meglio della blogosfera. Figuriamoci poi per le scelte dei racconti

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    15. Ahahah, sai che spettacolo? Cose da far pagare i biglietti! Ahahah!
      Ho già pronto titolo e sottotitolo!

      Indecisione cronica: una pièce che si districa tra un "ho deciso" e un "no, aspetta".

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  2. Il mio era "Lady Aralyn" e... Non ho vinto niente! :) Però almeno ho partecipato, per una volta...
    Complimenti ai finalisti! E anche agli altri partecipanti: non so se io sarei stata in grado di scegliere!

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    1. È stato difficilissimo... alla fine alcuni li ho "esclusi" solo per piccole imprecisioni grammaticali, giusto per trovare un criterio di selezione, perché le trame erano tutti interessanti e ben scritte. Poi ho cercato di scegliere tre testi diversi.

      Nel tuo c'era un errore di battitura, però la storia era davvero bella... è stato sul podio in alcune versioni di questo post, tra l'altro.

      Però non è vero che non hai vinto niente: il premio "commentatrice compulsiva" dove lo mettiamo?

      Grazie per la partecipazione!

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    2. Forse forse lo recupero con questo commento, ma Marco sicuramente mi raggiungerà entro breve ;)

      Accidenti agli errori di battitura... Il mio problema è che quando leggo sono velocissima e non riesco a prestare attenzione a tutte le parole. Ecco perché una volta chiedevo sempre a Maria di correggermi le bozze. Dovrò ricominciare a farlo! :)
      Aspetto il prossimo concorso per mettermi alla prova di nuovo, allora!

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    3. Ormai è una sfida tra voi due! Ahaha!

      Be', capita, suvvia...
      Io ho il problema opposto: leggo molto lentamente perché sono attratta da troppe cose che richiedono la mia attenzione (la fortuna di una editor, forse, ma la rovina di chi vorrebbe leggere un po' in pace).

      Ahahah, Maria ora se la prenderà con me!

      Sicuramente ci saranno altre occasioni!

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  3. Il mio era "La Risposta è Dentro di Te"! :)
    Complimenti a tutti! Mi hai fregato perché pensavo avresti scelto quello del Muffin. Quindi ora devo rivalutare le mie priorità, ma penso di aver deciso a chi dare il voto. :D

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    1. Ho cambiato idea così tante volte che credo di aver anch'io problemi con le mie priorità! Ahaha!

      Grazie per la partecipazione.

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  4. Wow! Stavolta sono tra i prescelti! Il mio è "Scoprimi!": scritto sotto l'impulso di un tweet (l'ultima riga) passato sulla mia TL mentre cercavo un'idea.
    Complimenti a tutti perché erano veramente belli, tant'è che mai avrei immaginato di venire scelto.

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    1. Twitter ogni tanto sa essere una buona fonte di ispirazione!
      Complimenti e in bocca al lupo per la prossima fase!

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  5. Il mio è Storia di Muffin e anche se non è in finale sono contentissimo di averlo scritto! Mi fa ridere ogni volta che lo rileggo :D Complimenti ai finalisti!

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    1. Ha un bellissimo messaggio e il tono di una fiaba di quelle belle, che non si riduce ma a diventare infantile.

      Grazie per aver partecipato!

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  6. I miei erano La Federazione Galattica e Amaro Ritorno al Presente.

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    1. Oh, ben due racconti? Doppio grazie per la partecipazione, allora!

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  7. Il mio racconto-giochino era "300 parole". Ciao!

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    1. Degno di un grande fan di questo blog! Grazie mille!

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  8. Io non ho partecipato, però intanto ho letto i primi tre classificati e so chi votare. Cercherò poi di leggere almeno quelli degli altri blogger con cui sono in contatto: Alma, Marco, ecc.

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    1. Benissimo! Be', i video arriveranno presto, spero. Prima però devo avere i nomi degli autori e... trovare il tempo per registrare!

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  9. Ciao. Ho scritto Lia e sono contento. Spero abbia regalato buone vibrazioni come le ho provate io leggendo praticamente tutti i racconti degli altri partecipanti. Complimenti a tutti.

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    1. Complimenti a te!
      Hai fatto un ingresso trionfale su questo blog e ti do anche ufficialmente il benvenuto!

      Il tuo racconto emana vibrazioni che, sul finale, si fanno brividi!

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  10. Il mio era Regina della notte!
    Si capiva? ;)

    Ottimo che non si debba votare adesso perché gli altri, lo ammetto, non li ho ancora letti...

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    1. I gattofili che bazzicano da queste parti sono tanti (chissà perché, eh? Ahah), però eri sicuramente tra i sospettati, anche se non ero nemmeno certa che avessi partecipato!

      Tranquillo, considerata la mia "velocità" nel predisporre i video, avrai tutto il tempo di leggerli!

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  11. Complimenti ai finalisti! Il mio era Dark Blues :)

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    1. Grazie per la partecipazione!

      Ora manca solo un testo ancora senza autore!

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