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lunedì 20 gennaio 2014

Aposiopesi

Aposiopesi: lasciare in sospeso 


Oggi vi voglio parlare dell'aposiopesi. Ebbene sì, avete letto bene. Confesso che anch'io non conoscevo questa parola e l'ho incontrata per caso. Dal desiderio di dare un significato a questo termine nasce questo post che è di scoperta per me e per voi.


L'aposiopesi
L'aposiopesi deriva dal greco io taccio, mi interrompo, si tratta di un'interruzione improvvisa del discorso per dare l'impressione di non poter o non voler proseguire, ma lasciando intuire al lettore o all'ascoltatore la conclusione che viene taciuta deliberatamente e con un preciso intento. È il nome più tecnico della reticenza o sospensione.

Il termine, se come me ve lo stavate chiedendo, si legge con l'accento sulla e da pronunciarsi aperta [aposiopèsi].

La storia dell'aposiopesi
Nella commedia arcaica lo spettatore era abituato a termini spinti e senza eccessivi freni (si pensi per esempio allo stile pungente di Aristofane). Con la commedia nuova (da Menandro) le cose cominciano a cambiare e sottintendere le espressioni prima espresse senza censure diventa un modo per lasciare immaginare il pubblico.

Questa è l'origine, vi lascio poi qualche altro riferimento letterario, nel corso dei secoli…
  • Quintiliano collega l'aposiopesi a un moto dell'animo (per l'ira o per scrupolo).
  • Nel Medioevo questa figura retorica si sviluppa soprattutto come artificio per comprimere i discorsi.
  • In Dante la reticenza è allusiva, l'inesprimibile, quando noto, viene taciuto, come negli esempi che vedremo più avanti.
  • Nel Novecento, altri autori che caratterizzeranno il loro stile per l'uso dell'aposiopesi sono per esempio Gozzano e Montale.
  • Nell'italiano popolare di oggi, soprattutto nella comunicazione informale scritta, l'aposiopesi ha straordinaria fortuna con moltissime frasi che tendono a non venire concluse, rimanendo in sospeso (per esempio con i puntini di sospensione).


Aposiopesi ed ellissi
L'aposiopesi non va confusa con un'altra figura retorica: l'ellissi.

L'ellissi, dal greco ometto, è una figura retorica che consiste nell'omissione (all'interno di una frase) di uno o più termini che si possono sottintendere.
Capita nei proverbi, per esempio.

L'aposiopesi, rispetto all'ellissi, ha però una maggior connotazione emotiva.
Nell'ellissi una parte della frase è sottintesa ma la frase ha un senso compiuto, nell'aposiopesi la parte lasciata in sospeso necessita invece un completamento che è affidato a chi legge. Ciò significa affidare al lettore un sovrappiù interpretativo.

 Esempi
Vediamo qualche esempio di aposiopesi.

Ne La Divina Commedia  di Dante Alighieri troviamo tanti esempi, vediamone uno.
[…]Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante. […]
(Inferno, Canto V, versi 137-138)

Ne I Promessi Sposi  di Alessandro Manzoni ci sono molti sottintesi…
[…] «E questo padre Cristoforo, so da certi ragguagli che è un uomo che non ha tutta quella prudenza, tutti quei riguardi...» […]

Ne Le occasioni  di Eugenio Montale, nella poesia L'estate:
[…] …e qualcosa che va e tropp’altro che
non passerà la cruna…
Occorrono troppe vite per farne una. […]

Conclusione
Ecco, è tutto, spero di avervi fatto conoscere con un minimo di chiarezza l'aposiopesi.

E, ditemi, qualcuno di voi la conosceva già? 


8 commenti:

  1. No, devo confessare la mia totale ignoranza di questa figura retorica. In effetti non avendo fatto studi classici ho parecchi "buchi" nella conoscenza delle figure retoriche, delle forme poetiche e della cultura greco-romana in generale.
    Ma frequantando il tuo blog qualche buco riesco a tapparlo ;-)

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    1. Almeno non sono la sola a non conoscerla! Pensa che ridere se tutti avessero detto: "Eh, va be', dai, l'aposiopesi è conosciutissima!".
      Io sono diplomata in ragioneria, niente studi classici per me, ma la passione per le figure retoriche mi porta a documentarmi un po'. Insomma, tappo i miei buchi prima che i vostri.

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    2. Anch'io ho il diploma di ragioneria! Poi però mi sono rifatto all'uni con una laurea umanistica (lingue e letterature straniere).

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  2. Se vieni interrotto vale lo stesso?

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    1. No, l'aposiopesi prevede una precisa intenzione del parlante/scrivente. Se vieni interrotto, la colpa è di chi lo fa.

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  3. Ogni volta che ti leggo, imparo qualcosa. Raffaella

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    1. Ne sono lusingata e felice. Grazie! Troppo buona.

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  4. Bravo! Be', anch'io ho scelto una facoltà un po' più umanistica, anche se sto facendo il major scientifico... insomma, mi piace troppo un po' tutto per riuscire a collocarmi in modo stabile da qualche parte!

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