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mercoledì 5 marzo 2014

"Tecnica e cuore"

“Tecnica e cuore”: due elementi importanti.

Nel post di oggi voglio parlare di un argomento che spesso mi è stato chiesto da aspiranti scrittori e non: il difficile equilibrio tra tecnica e cuore, o almeno così mi va di definirlo.

Cerco di spiegarmi meglio: ogni persona che ha in mente di scrivere qualcosa più o meno seriamente, prima o poi si trova chiedersi cosa sia più importante per produrre un testo di qualità. Si trovano così i fedeli sostenitori dell'importanza della correttezza grammaticale, sintattica, ortografica e semantica e quelli che invece chiamano in causa unicamente sensazioni, sentimenti ed emozioni. Per cominciare vediamo un po' queste due tipologie.


Lo scrittore tecnico
Lo scrittore tecnico è quello che crede che per scrivere bene sia necessario conoscere il più possibile ogni regola e ogni tecnica. È in genere un pignolo di prima categoria e quindi presta attenzione a ogni parola e alla struttura sintattica delle frasi. Conosce bene i trucchi dei grandi, legge manuali, prova e sperimenta, critica e si fa criticare il più possibile dal punto di vista del come scrivere.

I suoi pregi in genere sono:
  • Una scrittura sintatticamente corretta e fluida.
  • Grande padronanza della lingua sotto tutti i suoi aspetti.
  • Buona capacità di distacco dal testo per revisioni ed editing.

I suoi difetti sono:
  • Occasionale carenza di originalità nelle trame.
  • Freddezza e distacco dal testo in fase di prima stesura.

Lo scrittore di cuore
Lo scrittore di cuore sente l'esigenza di scrivere e trasmettere qualcosa. Crede di avere sempre messaggi importanti da condividere e vede nella sua opera una sorta di missione. Si affeziona ai suoi personaggi e soffre o gioisce con loro. Spesso ritiene che ciò che vuole dire sia molto più importante del dirlo in modo corretto e/o particolare, al punto di sostenere (nei casi peggiori) l'inutilità della grammatica.

I suoi pregi in genere sono:
  • Maggiore capacità introspettiva e personaggi più vivi.
  • Voglia di trasmettere e comunicare parlando ai sentimenti della gente e non solo alle loro teste.
  • Creatività più libera e fuori dagli schemi.
I suoi difetti sono:
  • Struttura del testo meno curata, più spontanea e imprecisa.
  • Difficoltà nel revisionare il testo, soprattutto quando si devono tagliare scene o personaggi (per un eccessivo coinvolgimento).
  • Tendenza a parlare troppo di sé nei propri libri.
Quindi?
Mi è stato chiesto più volte di schierarmi tra le due tipologie di scrittori. E io non credo di aver mai trovato la mia posizione. Probabilmente ho preso i difetti peggiori di entrambe le categorie ed è uno dei motivi per cui ho smesso di scrivere. Ho una buona tecnica (non ottima, ma buona) ma che troppo spesso si accompagna a trame banali e ripetitive. Allo stesso tempo ho una grande voglia di trasmettere messaggi che però finiscono con il perdersi in revisioni pignole e interminabili. Penso di aver imparato tantissimo a livello tecnico in questi anni e di aver amato la scrittura con tutta me stessa, forse però non sono diventata abbastanza brava sul piano tecnico per creare qualcosa di veramente valevole o non ho creduto abbastanza nei miei sogni dal punto di vista più emotivo… non so.

Insomma, io credo che la tecnica sia vitale per scrivere, perché uno scrittore non può sbagliare le h e nemmeno fare frasi incomprensibili o piatte. Il cuore però serve, altrimenti tanto vale darsi ai manuali, perché la letteratura deve vibrare corde dell'anima.

La giusta misura è come sempre il compromesso, per non incorrere nei difetti peggiori dei due estremi.

La tecnica senza il cuore diviene tecnicismo. Il cuore senza tecnica diviene spontaneismo.

E queste due cose dovete evitarle come la peste.

Conclusione
Trovate il vostro equilibrio: non rinnegate l'importanza di regole e stile ma non dimenticate nemmeno che scrivere è un'arte e una passione. Solo miscelando con cura questi due elementi potrete scrivere qualcosa di cui andare davvero fieri.


Ma questa è la mia opinione… e la vostra? 



Hanno parlato di questo articolo: 



33 commenti:

  1. Davvero non capisco come nella tradizione "occidentale" si chiede sempre di schierarsi da qualche parte come in questo caso: tecnica o cuore? Ascoltare o parlare? Agire o pensare? Ma così si diventa unilaterali, uno stereotipo, si pensa che l'altra parte sia una contraddizione quando tutta la vita è un'intera contraddizione.

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    1. Forse è perché i contrasti danno più sicurezza. Il credere che una cosa sia o "bianca" o "nera" riduce le incertezze che spesso ci spaventano. In un certo senso vogliamo sapere cosa dobbiamo fare e ci sentiamo sempre davanti a un bivio... a volte, per stare meglio, basterebbe capire che non occorre scegliere tra le due alternative: per quanto io ami il nero, nella vita i grigi sono all'ordine del giorno. I contrasti dicotomici che ci sembrano la chiave delle scelte, forse sono proprio la ragione dei nostri dubbi.

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  2. Credo che una non escluda necessariamente l'altra, ma se la padronanza della lingua si acquisisce con l'esperienza e lo studio, ciò non credo possa accadere per il "cuore", perché la sensibilità si manifesta nel "sentire" e non credo esista un testo che ti insegni ad essere sensibile o a scrivere con il cuore, quello è un dono della vita (o di Dio per chi crede).

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    1. Benvenuta nel mio blog!

      Sì, forse la parte tecnica è quella che si può affinare con l'esercizio e lo studio, mentre il "cuore" deriva in misura maggiore da una naturale predisposizione, anche se io credo che (entro certi limiti) tutto possa migliorare. Del resto anche il cuore impara: si chiude quando viene tradito, reagisce quando viene ferito, ama quando si sente capito... ovviamente è un modo di imparare diverso da quello che si può usare per la grammatica e, sì, la sensibilità è una sorta di dono, ma come ogni dono (di Dio, per chi ci crede) sta a noi farlo fruttare al meglio!

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  3. Sono d'accordo con le tue conclusioni, l'equilibrio è necessario. Tra l'altro, troppo spesso accade che ci si appelli al cuore, alla spontaneità solo come alibi per non curare la grammatica, la punteggiatura, ecc.
    Mentre per l'altro eccesso, può capitare di venire paralizzati dalle troppe regole che ci siamo auto imposti.
    L'ideale sarebbe riuscire a fare completamente nostre le regole così da non preoccuparsene più ed essere liberi di dare sfogo alla fantasia.

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    1. Il vero dramma è davvero costituito dagli scrittori che si nascondono dietro la bandiera del cuore per non ammettere che sotto il profilo tecnico hanno seri problemi che potrebbero tranquillamente risolvere con un po' di studio.

      Le regole a volte diventano gabbie, ma, come giustamente dici tu, solo se non le facciamo completamente nostre.

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  4. Cuore. (Che nella cultura cinese è sede sia delle emozioni sia del pensiero.)

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    1. Apprezzo la risoluta certezza nel decidere da che parte schierarsi, anche se la parentesi svela il trucco!

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    2. Ma il pensiero cinese antico non è come quello occidentale. :)

      Cuore.

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    3. Ti vedo bello deciso! Benissimo.

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  5. Entrambi. Soprattutto, cuore in prima stesura e cervello in revisione, riscrittura, editing eccetera ;-) O, come diceva un manuale americano di cui ora mi sfugge il titolo, Spirito Libero e Severo Editor interiori ^___^

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    1. Io in genere dico: "Scrivi con il cuore e correggi con la testa". Ovviamente è una semplificazione eccessiva, però ha in sé del vero. Bella la frase americana!

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    2. Il Gotham Writers' qualcosa. :)

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    3. "Gotham Writers' Workshop - Creative Writing Classes", forse?

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    4. Sì, credo sia quello che esiste in italiano come "Gotham Writers' Workshop - Lezioni di scrittura creativa"

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    5. Ok, titolo trovato, allora!

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  6. A parte questo, le due cose non si escludono e servono entrambe, né danno origine, secondo me, ad autori così facili da "schematizzare", ci sono tante sfumature

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    1. Sì, mi rendo conto. Io ho voluto descrivere due estremi opposti dando loro tratti quasi caricaturali... le sfumature sono potenzialmente infinite!

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  7. Credo che la tecnica debba essere necessariamente impeccabile per uno scrittore, ma è vero che la si può tranquillamente affinare con il tempo e con lo studio. Se manca il cuore, però, e quel che leggo non mi trasmette nulla, è anche peggio!
    Applico lo stesso ragionamento all'illustrazione e all'arte in generale. Non riesco ad amare nulla che non mi trasmetta delle emozioni (ammirare sì, se la tecnica è sublime, ma amare proprio no).

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    1. Ottimo ragionamento! Del resto come si può amare qualcosa che non ha un cuore da amare? Una tecnica si può apprezzare, perfino invidiare, ma non può essere oggetto d'amore, perché si può amare solo ciò che, almeno in potenza, è in grado di amare a sua volta, attraverso un cuore vivo e pulsante.

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  8. Io, come sai, sono attualmente impegnato in una "revisione pignola e interminabile", quella di "Shaula". D'altronde avendo deciso in anticipo che in questo testo in particolare non avrei mai consentito a nessuno di metterci le mani, accetto di pagarne lo scotto in termini di tempo.
    La mia impressione, lavorando, è che tecnica e "cuore" si supportino a vicenda: una buona forma è più in sintonia con il "cuore" di una cattiva, mentre una buona dose di "cuore" nella scrittura inietta vita alla tecnica.

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    1. Per esperienza so che nemmeno il migliore degli editor può essere un editor sufficientemente critico per se stesso. Spero che tu sia un'eccezione. Io mi ritengo una persona molto pignola, eppure, anche dopo decine di revisioni, il parere di uno sguardo esterno trova sempre qualcosa da ridire.

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    2. In realtà voglio salvaguardare forma e contenuto fino al più infimo dettaglio. Se poi qualcuno leggendo l'ebook mi segnalerà qualche sfondone grammaticale, sarà benvenuto/benvenuta!

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    3. Una scelta strana, la tua, ma pur sempre una scelta. Ti auguro che ti porti esattamente dove vuoi arrivare.

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    4. Grazie dell'augurio :) Lo spero anch'io!

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  9. Io all'inizio ero più uno scrittore "di cuore" per usare le tue parole. Col tempo sono diventato più tecnico, però non per questo meno coinvolto da ciò che scrivo. Non penso di aver nessun messaggio speciale da trasmettere, però quando scrivo c'è sempre dentro qualcosa dei miei stati d'animo, non sono mai mere cronache distaccate. Anche quando apparentemente sembrano tali.

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    1. Io credo molto nella teoria dell'autore implicito: penso che non esista testo che non parli del suo autore, anche magari in minima parte. Essere "di cuore" e aggiungere a questo la tecnica è un'ottima strada!

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  10. E' l'unione di tecnica e sentimento ciò che fa grande un autore. Un annetto fa sul forum di Limana avevo scritto questa frase: "Se un pittore usasse i chiaroscuri indistintamente su tutto il quadro, mentre avrebbe dovuto farlo solo là dove ce n'era bisogno per evidenziare le zone di luce e di ombra, il risultato finale non sarebbe buono. Se un musicista usasse indiscriminatamente i bassi, il risultato sarebbe solo una confusa cacofonia in sottofondo. Quello che fa grande lo scrittore, il pittore o il musicista non sono gli strumenti, ma il saperli usare sapientemente modulandoli con attenzione." Posso aggiungere usarli guidati dal cuore.

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    1. Le conoscenze non servono a molto se non divengono competenze e la tua riflessione lo dice con stile!

      Mi fai tornare in mente i bei tempi i cui frequentavo il forum di "Limana"... non ci vado da tantissimo, eppure ho conosciuto lì una validissima schiera di scrittori e, soprattutto, di persone.

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  11. Io penso che tutti gli scrittori che si possano definire tali scrivano per trasmettere qualcosa, anche perché se no che senso avrebbe scrivere? Per carità, spesso autori importanti scrivevano anche solo per dilettare il lettore, ma secondo me è impossibile scrivere senza cuore. Non è questione poi di credere abbastanza nei propri sogni, ma credere in se stessi. Io ho iniziato a scrivere da quando ero poco più che una bambina, e che cosa potevo avere di così importante da trasmettere a 12 o 13 anni? Io ho sempre scritto per raccontare quello che ho imparato con gli anni, usando le mie tristi e precoci esperienze di vita raccogliendole e creando dei personaggi, delle vite e dei sogni che a chi li leggesse insegnassero qualcosa. Non si scrive con o senza cuore, certo a volte la tecnica può mancare che sia dovuto alla grammatica o alla fluidità è un conto, ma se invece è lo scrittore stesso a pensare di non essere capace o non essere in grado allora è inutile scrivere perché non si crede in se stessi, nella propria vita e in ciò che si ha vissuto e senza ciò non si ha nulla da raccontare.

    Molto bello il post comunque, mi sembra solo un po’ strano che si facciano ancora queste distinzioni tra ‘’scrittore che usa il cuore’’ e ‘’scrittore tecnico", ma perché penso che questa sia la differenza tra scrittori e saggisti. Comunque sono pienamente d’ accordo con te: bisogna trovare il giusto equilibrio, ma non solo tra cuore e tecnica, anche tra la realtà e se stessi.

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    1. Grazie per la bellissima riflessione. Hai davvero ragione, secondo me, perché è importante avere qualcosa da trasmettere. L'equilibrio tra realtà e se stessi è forse ciò che è mancato a me a un certo punto... La vita è un continuo cercare equilibri instabili e precari.

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  12. Ciao Ro',
    in fondo questi due aspetti sono complementari tra loro. Pertanto anche io penso, come tu hai sottolineato, in medio stat virtus. Ma solo la pratica dà quel quid in più che caratterizza lo scrittore.

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    1. Un buon equilibrio e tanto esercizio credo siano la ricetta giusta. Ammesso che di ricetta si possa parlare anche in contesti creativi come la scrittura.

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