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domenica 9 agosto 2015

"Amore" di Inoue Yasushi: viaggio nel mondo interiore dei personaggi

Oggi sono qui per presentarvi un nuovo post di La biblioteca dimenticata, rubrica fissa sul mio blog curata da Davide Rigonat, il blogger che gestisce La casa della nebbia e l'autore di La nebbia e altri racconti.

L'elenco dei libri di cui si è occupato nei post precedenti è alla fine di questo post.
Oggi ci parlerà di Amore di Inoue Yasushi.

Come sempre lo ringrazio e gli lascio la parola così che possa deliziarvi facendovi scoprire questo libro!


Amore di Inoue Yasushi

Cari amici,
eccoci ad una nuova puntata de La Biblioteca Dimenticata: questa volta voglio parlarvi di Amore di Inoue Yasushi.

Sebbene da noi non sia un nome molto conosciuto, Inoue è stato uno dei più grandi scrittori giapponesi del secolo scorso. Famosissimo e vincitore di numerosi e importanti premi in patria, il suo nome da poco più di un decennio sta timidamente facendo capolino anche nel resto del mondo.


Nato il 6 maggio 1907 in un villaggio nel nord dell’Hokkaido (per la precisione, ad Asahikawa), si trasferì presto nella penisola di Izu, nel sud del paese, dove crebbe sotto le cure della bisnonna Kano in una casa separata da quella dove abitavano i suoi genitori e di sua sorella. Inoue passò così gran parte della sua infanzia lontano (anche se solo di qualche isolato) da tutti i suoi parenti (suo padre, in particolare, era spesso assente per lavoro), in un clima di disagio e confusione emotiva di cui parlerà poi in alcuni dei suoi scritti.

Dopo essersi laureato in lettere nel 1936 all’Università di Kyoto con una tesi su Paul Valéry, intraprese la carriera giornalistica presso il Mainichi Shimbun di Osaka, attività che proseguirà fino al 1951 con una sola interruzione tra il 1937 e il 1938, periodo in cui prestò servizio militare in Cina. La sua carriera letteraria cominciò piuttosto tardi e in maniera improvvisa: nel 1947 scrisse due racconti, La lotta dei tori (che gli valse il prestigioso premio Akutagawa) e La canna del fucile (da molti considerato il suo capolavoro). Abbandonò quindi la carriera giornalistica per dedicarsi a tempo pieno a quella di scrittore, attività che continuerà sena interruzioni fino alla sua porte, avvenuta a Tokyo il 29 gennaio 1991.


Inoue, nel corso della sua quarantennale carriera, ha scritto numerosi racconti e romanzi, diventando famoso soprattutto come autore di romanzi storici ambientati nel cinquecento giapponese, molti dei quali servirono da base per varie trasposizioni cinematografiche. Nella sua vasta produzione si possono però riconoscere almeno altri tre filoni narrativi:
  • racconti incentrati sulle dinamiche politiche e sociali del Giappone post-bellico,
  • racconti autobiografici o legati all’infanzia,
  • racconti contemporanei legati all’amore.


Com’è facile intuire, Amore si colloca in quest’ultimo filone. Il libro di cui ho scelto di parlarvi è in realtà una raccolta di tre racconti scritti intorno al 1950 e successivamente inseriti in un unico volume. Tutti e tre i racconti hanno come filo conduttore l’amore, analizzato però in maniera molto originale e in situazioni insolite.
Analizziamo ora brevemente i tre racconti (attenzione: spoiler!).


Giardino di rocce
Giardino di rocce si apre con i dubbi di Uomi Jiro che, avendo deciso di portare la giovane moglie Mitsuko, in viaggio di nozze a Kyoto per farle vedere i luoghi dove aveva vissuto da adolescente quando frequentava le scuole superiori, non riesce a decidere dove portarla. Dei cinque giorni che avevano programmato di trascorrere nell’antica capitale del Giappone non ne restava che uno solo, essendo stati trattenuti da vari parenti più del previsto. Improvvisamente però un’idea si fa strada nella sua mente e la decisione è presa: sarebbero andati a visitare il tempio Ninna-ji, il suo padiglione del tè e soprattutto il suo giardino di rocce. Qui però il protagonista è preso dai ricordi del passato, quando il suo amico Totsuka Daisuke lo aveva affrontato e aveva deciso di rinunciare a Rumi, la ragazza di cui entrambi erano innamorati, ritenendo che Uomi avrebbe potuto garantire un futuro migliore alla ragazza. Totsuka aveva poi lasciato la scuola ed era ritornato al suo paese, scomparendo per sempre dalla vita dell’amico. Questi però amava Rumi in maniera diversa e, alla fine, meno intensa di Daisuke, tanto che non solo non la sposò, ma dopo circa tre anni la lasciò. Abbandonati i ricordi e tornati all’albergo, Uomi si rende conto che il giardino di rocce gli aveva fatto rivivere gli unici due momenti drammatici della sua esistenza. Quello che non immagina è che l’atmosfera mistica del giardino ha toccato anche l’animo di Mitsuko, che deciderà improvvisamente di lasciarlo.

Anniversario di matrimonio
Anniversario di matrimonio ci racconta invece la storia di Karaki Shukichi. Nel secondo anniversario dalla morte della moglie Kanako, assediato da parenti ed amici che lo incalzano a risposarsi e che non celano il fatto di non aver mai approvato la sua prima unione, Karaki si abbandona ai ricordi e alle riflessioni. Riconosce che la moglie non era certo bella e anzi era piuttosto fastidiosa, tanto che egli stesso dubita di averla mai effettivamente amata. Era però di una spilorceria incredibile, persino superiore alla sua, e considerando che il suo lavoro non gli garantiva delle grandi entrate, la cosa era provvidenziale. Improvvisamente però ricorda che proprio due anni prima, per la prima volta, la aveva stretta tra le braccia con un sentimento e un trasporto che non poteva che essere amore. Grazie ad un inaspettato colpo di fortuna aveva vinto il premio annuale di diecimila yen che la usa banca metteva in palio tra i suoi clienti. Una volta incassati i soldi, lui e la moglie avevano deciso di metterne via la metà e, con i rimanenti, di fare una vacanza di un giorno e una notte alle terme di Hakone. In un colpo solo avrebbero così rimediato al mancato viaggio di nozze di cinque anni prima, avrebbero fatto rodere di rabbia i vicini pettegoli e avrebbero zittito i parenti che li criticavano per le loro abitudini eccessivamente parsimoniose e poco sociali. Partirono quindi col treno diretti verso la località di villeggiatura. In un susseguirsi di situazioni e di discussioni, i due trovavano sempre nuovi motivi per non spendere i loro soldi, tanto che alla fine decisero di tornare a casa la sera stessa, senza aver dormito in albergo, cenato al ristorante o fatto alcunché se non camminare. Senza aver speso che i soldi del treno e dell’autobus, i due coniugi, stanchi ma felici, si erano messi a letto. Kanako era crollata immediatamente e Karaki l’aveva abbracciata con un trasporto e una tenerezza indicibili.

La morte, l'amore, le onde

La morte, l’amore, le onde è il più lungo dei tre racconti e ci porta nella cittadina di K., nel Kishu. Sugi Sennosuke, perseguitato dalla sfortuna, è riuscito a dilapidare in pochi anni l’enorme fortuna accumulata dal padre imbarcandosi in innumerevoli imprese commerciali, tutte regolarmente fallite. Rimasto comunque moralmente integro, sapendo che a causa del ruolo che era stato costretto a svolgere in certi affari da lì a poco il suo nome sarebbe stato coinvolto in uno scandalo che avrebbe disonorato lui e il suo nome, aveva deciso di andare a cercare il posto adatto dove suicidarsi. Appena arrivò alla cittadina di K. con le sue scogliere capì che quello era il posto giusto. Prese quindi alloggio in un albergo vista mare per tre giorni: in questo periodo contava di finire di leggere il Viaggio in Oriente, resoconto scritto dal monaco Willem van Ruysbroeck sul viaggio che compì tra il 1296 e il 1301 attraverso l’impero mongolo. Non avendo né moglie, né figli, né fratelli, per qualche motivo gli era sembrato infatti che l’unico rimpianto che lasciava a questo mondo era di non aver terminato, ai tempi dell’università, la lettura di quel libro. Terminata la lettura si sarebbe suicidato. In quell’albergo aveva preso alloggio anche la giovane Nami  Tsujimura, anch’essa giunta lì con l’intento di suicidarsi. L’incontro tra i due (gli unici ospiti dell’albergo) destabilizzò però la ragazza che, alla fine, non riuscirà a farla finita. Nonostante Sugi non volesse essere distolto dai suoi affari e non fosse interessato al destino della donna, le concesse comunque di parlare con lui. Venne così a sapere che lei voleva suicidarsi per amore. Il giorno seguente le permise anche di nascondersi nella sua camera per sfuggire alla sorella e all’uomo che l’aveva rifiutata, evidentemente giunti fin lì alla sua ricerca. La sera del terzo giorno, giunto alla fine del libro, Sugi si incamminò verso la scogliera. Al momento di lanciarsi nel vuoto gli tornò in mente il volto e il corpo di Nami e gli sembrò che il non averla salutata per l’ultima volta fosse stato di una scortesia imperdonabile. Allontanatosi un po’ dal ciglio del dirupo si accorse però che c’era qualcuno nell’ombra: era proprio Nami che, come lui aveva fatto con lei, non aveva tentato di fermarlo. La ragazza gli disse che per lei ormai era indifferente vivere o morire e che lo avrebbe seguito in un caso e nell’altro, invitandolo a prendere in considerazione anche la possibilità, ormai che lo scandalo era scoppiato e di dominio pubblico, di rinunciare al suicidio.  Ecco allora che, a chiusura del racconto, un ultimo pensiero si affaccia alla mente di Sugi: E se tentassi di vivere?




In questi tre racconti, che io ho letto nella traduzione di Giorgio Amitrano per Adelphi, emerge evidente lo stile pulito e raffinato di Inoue, che padroneggia perfettamente lo scorrere delle vicende, l’analisi psicologica dei personaggi, l’azione e le pause. Davvero interessante è anche la maniera in cui riesce a gestire in maniera esemplare la sovrapposizione dei piani temporali all’interno della narrazione grazie all’uso dei ricordi e di flashback, in una struttura all’apparenza molto semplice e di facile lettura. In poche pagine (appena 106 pagine in formato  Adelphi tascabile per tutti e tre i racconti) Inoue riesce a descrivere con compiutezza la complessità del mondo interiore dei propri personaggi e dei loro sentimenti (che ovviamente – non va dimenticato – giustificano le loro azioni nell’ambito dei valori della cultura nipponica del periodo) con grande precisione, con una capacità di sintesi non comune.

Mi sento quindi di consigliarvi caldamente la lettura di questo libro che, sono sicuro, vi farà scoprire un autore davvero molto interessante.


Vedere l'amore con gli occhi di un'altra cultura e da prospettive così originali può sicuramente essere interessante! Dobbiamo ringraziare Davide per averci presentato questo gioiellino!

Di seguito i link a tutti gli altri testi di cui ha parlato Davide:




7 commenti:

  1. Entro spesso nel tuo blog, partecipo e non mi sono mai unito. Rimedio subito. Perdincibaccosaccodibrennopergiove.

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    1. Questo non è il tuo primo commento sul mio blog, ma sono felice di rileggerti (anchesenonhocapitobenecosaintendevidire).

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    2. hahaha vero, non si capisce, intendevo dire che ho fatto un clicchone su: " unisciti a questo sito".

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    3. Ah! Ora è tutto più chiaro! Grazie!

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  2. Confesso che non ho mai letto autori giapponesi. Mi pare unna pecca grave a quanto leggo sul tuo e su altri blog.
    Mi sa che è una strada che devo intraprendere....
    Bellissimo quanto scritto sopra.
    Complimenti a Davide!
    Ciao Romina!

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    1. La cultura giapponese è molto diversa dalla nostra, quindi i loro libri ogni tanto sono difficili per noi, ma sono delle belle sfide! Buona lettura!

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    2. Grazie dei complimenti!

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