Pagine

mercoledì 28 aprile 2021

Il tintinnio di due soldi dentro al cappello


Invento e racconto storie da tutta la vita
Non so dire quando ho cominciato, ma spesso in famiglia si ricordano aneddoti di racconti fatti da me quando ero un minuscolo scricciolo, quindi tenderei a dire che racconto storie da sempre, almeno da quando ho capito di poterlo fare, insomma

E appena ho imparato a scrivere, ho iniziato a scrivere storie. Probabilmente ho imparato a scrivere proprio per poter scrivere le mie storie. Ricordo ancora che da bambina ero capace di perdermi a scrivere storie persino sui ritagli di una fotocopia, insomma, era naturale come respirare, per me

Ho capito che volevo scrivere davvero alle medie, in quel periodo ho iniziato a partecipare a concorsi e a scrivere veramente di tutto. 
Finora ho pubblicato tre libri, due con un Print on Demand (Voliamo insieme con la fantasia e La mia amica Clorinda) e uno con un vero editore (Il migliore amico di Santa Lucia, Silele Edizioni). Mille altri libri sono rimasti nei miei hard disk, sparsi chissà dove. 

In passato mi definivo scrittrice perché sentivo ardere in me il fuoco della vocazione. Poi ho capito che non volevo più scrivere, che non sapevo più chi ero... ho incolpato la scrittura di tante cose, dopo averla usata come rifugio, l'ho ripudiata come una vecchia prigione

Ho ricominciato a scrivere, ho persino pubblicato con un editore. Ho coltivato altri sogni e capito che in fondo la scrittura sarebbe sempre stata parte di me, solo che non poteva essere il mio tutto. Ci siamo perdonate e ora abbiamo una relazione abbastanza equilibrata, quasi sempre. 

Ma quello che mi è successo oggi non mi era mai capitato: oggi ho saputo che riceverò dei soldi come diritti d'autore. Intendiamoci, ogni volta che ho firmato un contratto editoriale c'era questa clausola, ma per vedere soldi veri bisogno almeno superare delle soglie e... finora non ce l'avevo mai fatta, quindi i diritti d'autore sono sempre stati una cosa poco concreta nella mia vita, ecco. 
Si tratta di pochi soldi, ovviamente, non certo bastanti per definirmi scrittrice  sul serio, ma la scribacchina che è in me, quella che imbrattava storie sui ritagli di fotocopie, che raccontava, raccontava a chiunque e dovunque storie, gioisce. Certo, 29 anni di scrittura (forse 28, dai, diamomi il tempo di imparare a parlare) per una manciata di euro non sono sicuramente sforzi ben impiegati. La scrittura non è mai stata una compagna efficiente nella mia vita. Spesso è stata efficace, ma efficiente, mai. Però, per la prima volta in vita mia, sento che ha dato un frutto nuovo, un frutto che ormai non aspettavo nemmeno più. E se è vero che nessuna scribacchina come me scrive per denaro (altrimenti davvero starebbe impiegando male il suo tempo e le sue energie), il denaro è ciò che la società usa per dire che qualcosa ha valore e (per quanto brutto questo sia) questi diritti d'autore per me suonano come un riconoscimento che la gente può capire, un dato da poter raccontare a chi insistentemente chiede: «Ma te ne viene in tasca qualcosa?», «Ma ti pagano?». Con quel ma davanti, che sembra quasi obbligarmi a giustificare il fatto che vomito parole su carta nel mio tempo libero.  

Le soddisfazioni che ho raccolto dalla scrittura sono di ben altro tipo, lo ammetto, e anche molto più belle: come la gioia di incontrare qualcuno che ha letto un mio libro e mi dice che gli è piaciuto o come la bellezza di creare in qualcuno un sentimento, una lacrima o un sorriso. 

Nella vita so di aver regalato molto con la mia scrittura, non mi serve il denaro per saperlo. Non lo dico con superbia, semplicemente so di essermi spesa moltissimo, ricevendo molto spesso niente. Ho passato notti infinte a editare racconti sui forum, ho passato intere estati a scrivere romanzi che non sono mai usciti da casa mia, ho portato avanti testi complessi, sofferti, che poi non ho avuto il coraggio di condividere. Sono la più feroce critica di me stessa e il mio crivello è estremamente sottile. E anche se sicuramente negli ultimi anni ho trascurato molto la scrittura, si può dire che in realtà non ho mai imparato a farne a meno, anche quando mi ha regalato solo grandi delusioni.  

Non sono poche decine di euro a cambiarmi la vita, né a descrivere il valore di ciò che scrivo o, peggio, di ciò che sono, ma ancora una volta la scrittura è riuscita a sorprendermi, come fa sempre, ogni volta che la do per scontata e lei ribussa alle porte del mio cuore, chiedendomi un nuovo sforzo. 

Proprio in questi giorni in cui un altro progetto letterario sta (incrociamo le dita) per venire alla luce, proprio mentre mi ripeto che non sono più la ragazzina di un tempo che voleva vivere di scrittura e fare solo quello e che non mi importa così tanto, ecco che mi ritrovo a sorridere solo perché qualcuno nel mondo ha ritenuto che ciò che scrivo valesse qualcosa, non solo nel mondo etereo delle emozioni ma anche in quello della fredda e chiara economia. Sorrido, consapevole che nella vita ho sempre lottato troppo per le cose sbagliate, mentre quelle davvero belle sono spesso arrivate per caso, come doni inattesi. 

Dona un soldo alla tua scribacchina, oh valle abbondante, oh valle abbondante... (semi cit). Basta il tintinnio di due monete dentro al cappello e il cuore si rinfranca. E ora mi sembra pure stupido averci scritto un post ma... quando qualcosa ci fa sorridere in questa vita, soprattutto nei momenti bui, bisogna tenerlo stretto al petto e anche condividere quel sorriso con chi l'ha reso possibile. 
E non sarei la scribacchina che sono oggi, senza di voi





8 commenti:

  1. Probabilmente bisogna tenere duro. E continuare a raccontare storie senza badare alle categorie del successo e del denaro.
    Si scrive perché si deve. Perché se non si fa, si tradisce qualcosa di sé.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti nessuno scribacchino come me scrive per soldi, ci mancherebbe! Però non sento più di dover scrivere per forza, non è più una cosa vitale per me. E, forse, ora che lo faccio perché mi va e non perché sento che devo, lo faccio anche con meno pressione e più soddisfazione. Anche se era bello sentirsi "vocati" a questo, tempo fa...

      Elimina
  2. Ti capisco perfettamente. Io pure ho iniziato a scrivere storie sin da quando ho imparato a scrivere, è qualcosa alla quale non so rinunciare, tanto è vero che ormai ho superato il mezzo secolo eppure insisto a creare storie.
    É più che naturale sentirsi contenti per aver ricevuto dei diritti d'autore, non per il denaro in se stesso (che spesso è una cifra irrisoria come dici tu) ma per la constatazione che qualcuno ha trovato interessanti le "storie" narrate. Sono soddisfazioni che possiamo intendere solo noi "ossessionati" dalla scrittura.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quindi non migliorerò con l'età, vero? Continuerò a scrivere anche quando cercherò di smettere? Peggio di una droga, ahah.
      Sì, esatto, sono contenta non per la cifra in sé ma perché è un "traguardo" che non avevo mai raggiunto, pur scrivendo da tutta la vita. Menomale che qualcuno mi capisce!

      Elimina
  3. Ho con la scrittura un rapporto parzialmente diverso dal tuo, non ho mai sul serio pensato di poterci ricavare qualcosa in termini economici. Però scrivo come te da bambino. Scrivo perché è un gesto naturale per me, fisiologico direi. Non penso al ritorno economico perché mi ritengo fuori contesto sia dal punto di vista sintattico che concettuale, non vedo a chi potrebbe oggi interessare la mia scrittura capisco però l'intima soddisfazione di vedere un seppur piccolo riconoscimento del proprio impegno. Pensa anche alla pletora di finti scrittori e pessimi libri in commercio, molti con firme altisonanti... Pensa quindi al tuo lavoro letterario, la sua dignità non necessita obbligatoriamente di un editore di riferimento. Consolati e continua a scrivere se non altro per te stessa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ovviamente il valore di ciò che scrivo (ammesso che ci sia, eh) non è determinato dal ritorno economico. Se la pensassi così, avrei smesso da molto tempo, visto che questo è stato l'unico caso in cui ho percepito diritti d'autore. Però, sì, la soddisfazione c'è, e prima ancora che per i diritti, c'è stata quando l'editore ha scelto di investire nel mio lavoro. Scrivere per se stessi è l'unico modo per essere felici scrivendo, credo. Grazie per il tuo commento!

      Elimina
  4. Beh pochi o molti che siano i soldini che riceverai goditi questa soddisfazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti la soddisfazione non è relativa all'importo ma proprio al fatto che essendo autrice da una vita, in un certo senso, ho percepito i miei primi diritti d'autore. Tra l'altro questa notizia è arrivata praticamente in contemporanea con un'altra bellissima sul piano dei miei progetti futuri e spero di potervene parlare presto! Insomma, in un periodo decisamente brutto per tante ragioni, la scrittura mi sta dando belle soddisfazioni e non posso che esserne super felice!

      Elimina