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domenica 30 settembre 2012

John Gardner e “Il mestiere dello scrittore”


John Gardner e “Il mestiere dello scrittore”: alcune riflessioni sulla scrittura.

Il mese scorso vi ho parlato de Il mestiere di scrivere di Carver e oggi vi parlerò di Gardner e Il mestiere dello scrittore. Due libri dal titolo molto simile eppure molto diversi. Ricorderete, forse, come il libro di Carver non mi abbia convinta, principalmente perché non era un vero e proprio manuale di scrittura come mi aspettavo. Be’, il libro di Gardner invece è esattamente ciò che si propone di essere: una riflessione sul mestiere dello scrittore.

Insegnare scrittura creativa
Anche Gardner, come la maggior parte delle persone che parla di scrittura creativa, predica l’importanza del mostrare invece che del raccontare, che per lui si traduce in un contrasto tra astratto e concreto.
Lo scrittore che possiede una vista (e un udito, un olfatto), davvero acuto ha un vantaggio rispetto a quello che non la possiede perché, tra le altre cose, sa raccontare la sua storia in termini concreti e non solo facendo ricorso a astrazioni scarsamente efficaci. […] Più un brano è astratto, meno vivido è il sogno che esso scatena nella mente del lettore. È questo ciò che si intende quando gli insegnanti di scrittura dicono che si dovrebbe mostrare e non raccontare. E questo, bisognerebbe aggiungere, è tutto ciò che l’insegnante di scrittura intende dire.  [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pagg. 52-53]
Paventa però anche dei rischi per gli studenti dei corsi di scrittura creativa.
Come è facile per lo studente di letteratura credere che lui stesso, il suo insegnante e i suoi compagni di classe siano persone migliori di quelle che non hanno dimestichezza con Ezra Pound, allo stesso modo è facile che egli venga persuaso, dal suo lavoro in classe, che il divertimento è un valore di poco conto, se non spregevole. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 66]
Inoltre spesso l’insegnate di scrittura creativa risolve i problemi ma non insegna  a risolverli, un errore per Gardner.
Ma fondamentalmente ciò che gli insegnanti devono insegnare agli studenti non è come sistemare un racconto, ma come capire cosa c’è che in esso non va e come pensare a dei modi alternativi per  sistemarlo. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 123]

Pochi esercizi ma sensati
Il libro però non è un manuale su come scrivere o su quali tecniche usare ma sull’essere scrittori.
Non dà esercizi, tranne in un punto:
Inventarsi per proprio conto degli esercizi e impegnarcisi a fondo. Ad esempio;
-          Scrivere una vera e propria frase lunga quattro pagine (senza barare usando i due punti e il punto e virgola al posto del punto).

-          Scrivere un brano di buona prosa (vale a dire prosa che non sia noiosa o faccia distrarre) ungo due o tre pagine, usando solo delle frasi brevi.

-          Descrivere, in cinque stili completamente diversi, un breve episodio di questo tipo: un tale scende dall’autobus, inciampa, si tiene in equilibrio e vede una donna che sorride.

[Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 30]
L’ultimo ricorda gli Esercizi di stile di Queneau vero? Tuttavia sono tutti e tre degli interessanti spunti per sperimentare. E mi sembra ci sia una bella differenza con gli esercizi proposti invece da Carver.

Per il resto del libro, però niente esercizi, ma riflessioni sulla figura dello scrittore.

Caratteristiche dello scrittore
Non parla di come scrivere, ma si concentra su alcune caratteristiche che uno scrittore dovrebbe avere e anche sul bisogno di equilibrio tra varie doti, spiegando sempre come gli eccessi anche nelle caratteristiche più positive abbiano effetti nefasti.
Come altri tipi di intelligenza, quella del narratore di storie è in parte naturale e in parte coltivata. Si compone di diverse qualità, la maggior parte delle quali attestano, nelle persone normali, immaturità o inciviltà: arguzia (un’inclinazione a fare delle associazioni irriverenti); testardaggine e tendenza alla villania (rifiuto di credere a tutto ciò che le persone ragionevoli sanno essere vero); infantilismo (un’apparente mancanza di focalizzazione mentale e di un serio scopo nella vita, una passione per i sogni a occhi aperti e per le bugie gratuite, una mancanza di doveroso rispetto, malignità e un’indecorosa propensione a piangere per un nonnulla); una marcata inclinazione per la fissazione orale o anale, o per entrambe (quella orale attestata dallo smodato mangiare, bere, fumare, chiacchierare; quella anale dall’ossessione per la pulizia e l’ordine associata ad una strana fascinazione per le barzellette sporche); notevoli facoltà di rievocazione eidetica, o memoria visiva (un tratto comune nella prima adolescenza e nei ritardati mentali); una strana miscela di spudorata giocondità e di imbarazzante onestà, la seconda delle due spesso rafforzata da sentimenti irragionevolmente intensi a favore della religione o contrari a essa; la pazienza di un santo; un criminale lampo di astuzia; instabilità psicologica; noncuranza, impulsività e sconsideratezza; ed infine un’inspiegabile e patologico stato di dipendenza da racconti, orali o scritti, di qualità o scadenti. Naturalmente non tutti gli scrittori possiedono esattamente le doti che ho elencato. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pagg. 53-54]
 Inoltre Gardner fa un discorso sulle ferite psicologiche che forse spiega il perché della malinconia di tanti scrittori:
Se si riesce a tenerla parzialmente sotto controllo, una ferita psicologica serve a mettere il romanziere sotto torchio. […] Benché non si possa affatto dire se un bambino felice, ben adattato, possa diventare un grande romanziere, è probabile che il senso di colpa o la vergogna, nella misura in cui inducono l’animo a ripiegarsi verso l’interno, e in condizioni appropriate, servano al disegno dello scrittore. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 90]

Paure e ansie condivise
È bello leggere questo libro e ritrovarsi in quelle paure, in quelle ansie, nei timori di una carriera difficile e mai scontata. Il mestiere di scrittore è infatti affascinante e misterioso per certi versi, ma anche irto di ostacoli e mille possibilità di fallimento. E Gardner non vende una visione edulcorata di questa professione. Dà alcuni consigli pratici su come cercare di diventare scrittori pagati per scrivere (che bello sarebbe, eh?), ma in nessuna pagina nasconde le fatiche, i rischi.
Secondo la mia esperienza, non c’è niente di più difficile, per lo scrittore in fase di maturazione, del fatto di vincere la preoccupazione di stare prendendo in giro se stesso, ingannando o mettendo in imbarazzo la sua famiglia e i suoi amici. Per molte persone, anche per quelle che non leggono molto, c’è qualcosa di speciale e di vagamente magico nello scrivere, e non è facile per loro credere che qualcuno ch conoscono – qualcuno abbastanza comune sotto molti punti di vista – sappia farlo davvero. Queste tendono a sentire per il giovane scrittore un misto di affettuosa ammirazione e compassione, la sensazione che il poveretto sia in qualche modo disadattato o malinformato. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 70]

Mantenersi per scrivere
Gardner spiega anche come uno scrittore esordiente può mantenersi mentre cerca di sfondare.
Ogni arte e ogni scienza conferisce allo scrittore il particolare modo di vedere proprio di quell’arte e di quella scienza, gli offre un’esperienza con persone interessanti, e gli può fornire mezzi per guadagnarsi da vivere – per mantenersi mentre scrive. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 134]
Anche se la conclusione è molto amara, dopo pagine e pagine:
Il miglior metodo che lo scrittore possa escogitare per continuare ad andare avanti è vivere alle spalle del coniuge. Il problema è che la situazione diventa pesante, almeno dal punto di vista psicologico. È dura anche se il coniuge è ricco. […] Non intendo dire che lo scrittore debba, come un vampiro, andare in cerca di qualcuno di cui potersi nutrire. Ma se lo scrittore (o la scrittrice) si trova, per motivi onesti, a vivere con qualcuno lieto di offrire un sostengo alla sua arte, dovrebbe fare ogni sforzo per scrollarsi di dosso la morale convenzionale e accettare […] con un po’ di fortuna, lo scrittore potrebbe finalmente fare dei soldi. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pagg. 162-163]
Va be’, ridiamoci su…

Non arrendersi
Ma di cosa ha bisogno lo scrittore esordiente per non arrendersi?
Lo scrittore spedisce, e spedisce ancora, e continua a spedire e continuano ad arrivare rifiuti […[ Gli insegnanti e i compagni lo avevano elogiato ai tempi della scuola, sua moglie è sconcertata dai rifiuti che ha ricevuto, ma è la disperazione dello scrittore ad avere la meglio. È terribile scrivere per cinque, perfino dieci anni, e continuare a d essere respinto. […] Non permettete a nessuno di venirvi a dire che non c’è buono scrittore che alla fine non riesca  a pubblicare. In questo momento critico, in cui lo scrittore sta per arrendersi, egli ha bisogno di tre cose: rassicurazioni attendibili riguardo al fatto che il suo lavoro è davvero di una qualità meritevole di pubblicazione; una chiara comprensione di come funziona il lavoro dell’editing, in modo che i danni procurati dall’editor all’amor proprio dello scrittore siano ridotti al minimo; il massimo sostegno possibile di insegnanti e amici. Non guasterebbe, chiaramente, se riuscisse a procurarsi ancora una cosa: un contatto – un qualche agente o critico famoso in grado di aiutarlo. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pagg. 139-140]

Dopo un lungo discorso su come cogliere se uno scrittore ce la potrà fare o no, Gardner dice una frase bellissima a mio avviso.
La domanda che uno rivolge al giovane scrittore che vuole sapere se possiede o meno le qualità che gli sono necessarie è questa: «è scrivere romanzi quello che vuoi fare? Quello che vuoi realmente fare?».
Se il giovane scrittore risponde di sì, allora tutto ciò che si può dire è: fallo. Di fatto, è quello che comunque farà. [Testo tratto da Il mestiere dello scrittore di John Gardner, edito da Marietti, pag. 103]

Conclusione
Il mestiere dello scrittore di Gardner è un libro per scrittori. Non insegna a scrivere, ma getta un po’ di sano realismo su una professione da molti ambita e da pochi raggiunta, senza censurare i rischi, le preoccupazioni e le ansie da affrontare. È un libro che aiuta a sentirsi meno soli nel panorama letterario, che dà alcune speranze e ne toglie altre.
Voi cosa ne pensate?



Se vi va di leggere un altro post che parla anche di questo libro, vi consiglio Due libri consigliati per amanti della scrittura sul blog Aislinn.


Aggiornamento del 23/11/2012
Kinsy dell'Atellier di Scrittura parla di questo libro nel post Il mestiere dello scrittore di John Gardner.




Hanno parlato di questo articolo:

8 commenti:

  1. Anch'io adoro questo libro, uno dei più belli sulla scrittura che abbia letto, e infatti ne parlo un sacco di volte (anche se io l'avevo letto in inglese: http://aislinndreams.blogspot.it/2012/08/due-consigli-di-lettura-per-amanti.html)

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    1. Benvenuta sul mio blog!
      Ricordo perfettamente il tuo post, già all'epoca avevo il libro di Gardner di fianco al letto! Inserisco il tuo link nel post. Sono felice che il libro sia piaciuto anche a te! Grazie per il commento.

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  2. L'avevo adocchiato e mi incuriosiva più del quasi omonimo volumetto di Carver. Però di Gardner non ho letto ancora nulla.
    Grazie per averne parlato.

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    1. Secondo me non c'è proprio paragone tra questo libro e quello di Carver (almeno per quanto riguarda l'utilità per gli scrittori esordienti). Grazie a te per il commento!

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  3. Se Carver era stato l'alunno di Gardner, perché perder tempo a leggere l'alunno, quando si può leggere il maestro? Purtroppo temo che il libro non sia più in commercio, ma merita DAVVERO la lettura. La mia copia, sbertucciata e malconcia per le numerose riletture, non mi ha mai abbandonato. Grazie a te per averlo ricordato.

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    1. Gli allievi a volte superano i maestri, quindi ho voluto dare una possibilità anche a Carver (e poi ho ancora "Cattedrale" sulla scrivania in attesa di leggerlo). Questo libro però è proprio interessante. Io l'ho trovato in biblioteca in italiano, la versione inglese pare invece più reperibile anche in commercio. Grazie per il commento!

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  4. Te lo dico sinceramente: non ho letto il post e sono passata subito ai commenti. Il motivo è semplice: ho appena ordinato il libro e non voglio farmi influenzare a pochi giorni dalla lettura. Spero di poter aprire un dibattito non appena finito di leggerlo! :-)

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    1. W la sincerità! Brava! Sì, leggi il libro così poi ne discutiamo! Non vedo l'ora. Buona lettura.

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