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mercoledì 26 settembre 2012

"Tarli senza cornici" di Marcella Andreini


Oggi un post a sorpresa. Una recensione di un libro molto particolare a mio avviso. Si tratta di Tarli senza cornici di Marcella Andreini, nota nella blogosfera come Orlando. Oltre a gestire due bellissimi blog (Kokoro e Fiabe… in analisi), Marcella Andreini è una scrittrice capace di sorprendere ogni volta che si legge qualcosa di suo, che sia un post, un breve racconto, un romanzo. La sua prosa sembra poesia e ogni parola assume una profondità particolare. Nei suoi testi l’angoscia dell’umanità intera si concretizza nel dolore del singolo e viceversa.


Tarli senza cornici è un libro di cui è molto difficile parlare per me perché affronta un tema religioso da un insolito punto di vista, ma ci voglio provare.

Marcella Andreini non poteva certo sapere che una delle mie domande ricorrenti sulla mia religione è: che fine ha fatto Giuseppe? Non sto scherzando, l’ho chiesto spesso a varie persone che si occupano di teologia e fede, perché nella Bibbia non esiste una risposta. Giuseppe è presente sono negli episodi dell’infanzia di Gesù e poi di lui si perdono le tracce. L’ipotesi più probabile è che sia morto quando Gesù era piccolo o comunque non aveva ancora cominciato a predicare. Ciò viene confermato da alcuni vangeli apocrifi che però confesso di non aver mai letto. Tuttavia ricordo bene la scena del film La Sacra Famiglia  in cui Giuseppe muore. Un momento toccante a dir poco.

Ma perché vi sto facendo tutto questo discorso? Un po’ di catechesi? No, non è l’ennesimo off-topic perché il libro Tarli senza cornici racconta della storia del signor L., che ha l’obiettivo di ricreare la Sacra Famiglia e si comporta come Giuseppe. Un Giuseppe che però non è morto durante l’infanzia di suo figlio, ma è stato allontanato dagli evangelisti e costretto a non poter vivere al fianco di Maria e Gesù. Il signor L. si trova così a intraprendere un viaggio alla scoperta di un Figlio che non ha mai potuto conoscere davvero. Dentro di lui c’è un grande senso di abbandono e di impotenza. È un padre putativo, si sente un padre abbandonato. Prova per il figlio un grande amore, ma anche sentimenti contrastanti: vuole tornare a proteggerlo come quando era piccolo, ma allo stesso tempo non riesce a capirlo perché troppo diverso da lui. E così parte il suo percorso a ritroso in un passato non suo, ma chiesto in prestito a una figura che sente a lui vicina.
Ho recitato tante vite e tante personalità diverse dalla mia, e forse non ho un’unica identità. Il bello di noi attori è proprio questo: avere una personalità plastica, provare tutte le vite possibili, fagocitarle. Questa di Giuseppe è l’unica che mi è rimasta dentro, avrei voluto cioè essere lui.
[Testo tratto da Tarli senza cornici  di Marcella Andreini, edito da Il mio Amico, p. 111]

Nel suo viaggio alla ricerca del senso della sua paternità e ancor più della sua stessa vita, Giuseppe coinvolge anche una donna e un bambino: Vittoria (una poetessa che vive come una barbona) e Valerio (un bambino che ha i genitori separati). Insieme i tre cercano la rappresentazione di una Sacra Famiglia capace di raccontare davvero la loro condizione. La condanna di questi personaggi è una storia che si ripete, è l’essere visti con gli occhi dei pittori che nei quadri non hanno immortalato il reale ma la loro visione. Questo libro diventa così anche un viaggio nell’arte come mezzo per raccontare e tramandare se stessi. Ed è perfino un viaggio nel teatro (molte parti sono scritte come partiture teatrali), dove gli attori interpretano personaggi e poi divengono personaggi, ma non siamo forse condannati tutti a questa sorte? Rappresentiamo dei ruoli e ne restiamo invischiati.

Vittoria, per esempio, cambia identità varie volte, alla ricerca di un suo posto nella storia, nella vita, nel dolore. Vittoria, Vittorina, Luce, Maria: una donna, tante identità, una sensibilità molto particolare, come quella di ogni poeta.
Sono rara come tutte quelle persone che trovano significativi e vitali particolari che per altri non rappresentano neanche note insignificanti così passo il tempo a raccogliere le delusioni e i sogni caduti degli uomini: sa, la gente attraversa la strada mentre sta pensando ad un progetto, ad un sogno ma quando sale sul marciapiede, a volte sente che quel sogno non lo potrà realizzare e allora quel sogno cade; ma sa perché cade? Perché la persona scuote la testa, si ravviva i capelli e continua la giornata, indifferente al suo sogno e così, tra scossoni e indifferenza, il sogno cade; a questo punto arrivo io e lo raccolgo e lo faccio mio. Faccio come gli spazzini, solo che loro raccolgono i ricordi materiali e vissuti, scarpe, bottiglie, carte di caramelle; io invece raccolgo quei sogni che non saranno mai dei ricordi, ma solo malinconie, nostalgie, a volte ulcere, e le scrivo.
[Testo tratto da Tarli senza cornici  di Marcella Andreini, edito da Il mio Amico, p. 14]

Quello che colpisce in questo libro sono poi le riflessioni che raggiungono profondità impossibili da capire pienamente. Sono specchi sulla nostra anima nei quali non possiamo cogliere che uno sfuocato riflesso di ciò che anche noi sentiamo, magari in modo diverso, magari senza avere il coraggio di ammetterlo, come nella necessità di rivendicare il proprio diritto al dolore, a soffrire per ciò che ci fa stare male.
Si può invidiare un dolore? Io l’ho fatto, io ho invidiato il dolore di Maria che raccoglieva il sangue di nostro figlio… Dio, Dio io volevo partecipare a quel dolore, lo capisci?! Ho provato invidia per Maria, per Maddalena e Giuseppe di Arimatea che lo raccoglievano morto dalla croce, se lo ponevano sulle ginocchia, lo accarezzavano per l’ultima vola, ne sentivano il corpo perdere calore e ne seguivano l’impallidire. Erano lì con lui in quegli ultimi respiri ma io no, tenuto lontano anche da questo, ritenuto incapace di poter essere di aiuto o poter condividere un dolore.
 [Testo tratto da Tarli senza cornici  di Marcella Andreini, edito da Il mio Amico, p. 10]

Nel passo seguente invece il ricordo di una città lontana viene descritto con pennellate vive di immagini e diventa poi, secondo me, emblema anche di un futuro di pace che nel mondo odierno pare troppo lontano.
Dovrò ricordarti finché la memoria me lo permetterà o finché il dolore non supplicherà la mente di dimenticare per smetterla di soffrire in questo modo insopportabile. Se irraggiungibile in questo momento, sei inavvicinabile e io ti tengo dentro, ti porto con me, con le mie gambe stanche e vecchie, ti porto nella mia pelle macchiata dal tuo sole e dalla tua aridità; i miei occhi hanno smesso di osservare perché per quanto sforzi le pupille tu sei troppo lontana e persa, sì sei persa Gerusalemme, ti ho persa, ti abbiamo persa tutti quanti, oriente e occidente, nessuno ti ha raggiunta, nessuno ti ha amata; sei stata disprezzata come l’uomo di oggi disprezza la spiritualità, come l’uomo di tutti i tempi ha disprezzato la pace. Le nostre colombe sono diventate aquile e i loro ramoscelli prede insanguinate.
[Testo tratto da Tarli senza cornici  di Marcella Andreini, edito da Il mio Amico, p. 73]

Tarli senza cornice non è un testo fedele al testo sacro, pur contendo precisi riferimenti alle vicende dei Vangeli. Giuseppe per esempio sembra sentirsi vittima di una scelta divina ed è arrabbiato con Dio e perfino con Gesù in vari passaggi. Per questo è un libro di cui è difficile parlare per me. Credo però che il segreto stia nel non inquadrarlo troppo in un’ottica religiosa. Di fatto non è un testo che si prefigge di raccontare la realtà della vita di Giuseppe o il suo vero legame con Dio, Maria e Gesù. È un’occasione per guardarci dentro, perché è impossibile non rimanere coinvolti nel dolore di quest’uomo il cui unico desiderio è amare ed essere amato. Non si può non venire risucchiati dalle parole di Maria (Vittoria) che aspetta da un momento all’altro di perdere di nuovo suo figlio. Nella loro follia (se tale si può definire il bisogno di amore) i personaggi di questo libro rappresentano in una sorta di allegoria ognuno di noi alla ricerca di qualcosa e/o terrorizzato di poter perdere ciò che ha.

In fondo, anche la follia può essere un bene. E forse i folli non sono poi meno normali degli altri. Forse sono solo persone capaci di uscire dagli schemi, dalle briglie di ciò che non sentono come proprio e poi…
Si può parlare per ore senza stancarsi con dei matti e si può stare a lungo in silenzio con dei matti. È con le persone normali che i silenzi sono imbarazzanti e le conversazioni insopportabili. [Testo tratto da Tarli senza cornici  di Marcella Andreini, edito da Il mio Amico, p. 2]

Insomma, è un bellissimo libro: struggente nella sua profonda umanità.
 
Tarli senza cornici
di Marcella Andreini
Editrice Il mio Amico
ISBN: 88-88345-32-9

Vi ricordo che sul mio blog c’è anche la recensione di Volevo solo essere adorata: altro splendido libro di Marcella Andreini, che ha molti punti di contatto con questo.







Aggiornamento del 27/12/2012
Potete leggere un bel discorso su questo libro e la figura di Giuseppe su The Obsidian Mirror nel post Tarli natalizi (senza cornici).



Hanno parlato di questo articolo:


20 commenti:

  1. Di Giuseppe ci si dimentica facilmente. I testi sacri lo lasciano nell'ombra apposta, senza spiegare e senza dover correre il rischio di dare spiegazioni. Ci si ricorda di lui forse a Natale, ma solo se la tua famiglia prepara il presepe anziché l'albero. E anche nel presepe Giuseppe ha lo stesso peso specifico di un qualsiasi bue o asinello. Personalmente ho cominciato a pensarci mentre guardavo il film "Per amore solo per amore" (con Abatantuono nei panni di Giuseppe). Ti sembrerà sciocco ma Abatantuono, pur dandogli un'impronta delle sue, aveva centrato in pieno la questione: doveva proprio amarla tanto questa donna per crederle e per non fare quello che qualunque altro uomo avrebbe fatto.
    Bellissima recensione. Complimenti. Sei riuscita a dare al libro un'impronta davvero seducente. Adesso sarà davvero un casino sopravvivere senza.

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    1. L'importanza di Giuseppe nella vita di Gesù è in realtà molto più grande di quello che si pensa normalmente, forse il problema è che molte persone (anche cristiani purtroppo) sono poco informati. La prova d'amore chiesta a Giuseppe è immensa, quasi al pari di quella richiesta a Maria stessa ed egli deve dimostrare ancora più fiducia in Dio. Di certo la sua paternità adottiva non deve essere stata facile da accettare. Giuseppe è troppo spesso relegato a un angolo, dimenticato, per questo anch'io ho tormentato molte persone per sapere che fine avesse fatto. Ho ricevuto alcune risposte, ma la più convincente secondo me è che sia morto durante l'infanzia di Gesù, il che spiegherebbe almeno in parte anche l'assenza di tale evento nei vangeli.

      Non ho visto il film di cui tu parli, se lo trovo, lo guardo.

      Sono felice che la recensione ti sia piaciuta, ma il merito è tutto del libro.
      Sopravvivere senza?! E perché mai?

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    2. @TheObsidianMirror Se vai su Kokoro e cerchi Giuseppe, Maria e le donne gettate via, oppure l'etichetta Tarli senza Cornici, vedrai quanto Giuseppe ha amato Maria.
      Sopravvivere senza?! E perché mai? (come dice Romina).

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    3. @TheObsidianMirror: Vedi? Mai farsi problemi, quando non ce n'è motivo!

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  2. Che dire ...sono quasi (no, lo sono proprio) imbarazzata, intimidita, sorpresa. Ti deve essere costato anche molto tempo scrivere questo post, è più accurato del libro stesso, grazie davvero. Hai messo, tra l'altro, le citazioni che più mi è piaciuto scrivere, devi averne riconosciuta la fatica! Grazie, grazie, grazie!

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    1. Non esageriamo!
      Il libro era troppo bello per non parlarne, anche se avevo un po' timore ad affrontare la questione religiosa. Forse per questo ho fatto mille premesse e piccoli off-topic, ma scrivere questo post mi è piaciuto molto, davvero!

      Hai uno stile bellissimo: è difficile scegliere solo poche citazioni! Abbiamo però molte cose in comune evidentemente e siamo attirate dagli stessi temi. Deve essere stato un libro faticoso da scrivere, comunque.

      Avrei voluto anche parlare meglio dell'insolita struttura del libro, delle immagini, di altri significati profondi... ma il post sarebbe stato più lungo del libro e invece io spero che tanti, incuriositi, lo leggano, perché io non potrei mai rendere qui sul blog i concetti così bene come l'hai fatto tu! Grazie a te.

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    2. Già, la struttura del libro, l'avevo pensato come un'opera teatrale e poi ho deciso che l'attore doveva scendere dal palco e andare in giro per il mondo (che dici sarò riuscita ad incuriosire i nostri amici blogger?).

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    3. Infatti è un libro che viene voglia di recitare! Alcune scene sembrano un po' meta-teatro pirandelliano!

      Secondo me, li hai incuriositi. Io ti dico solo una cosa: se non l'avessi già letto, lo vorrei leggere!

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  3. Giuseppe c'è è poi non c'è più. Sono le solite ipocrisie della Religione. Giuseppe "serve" che ci sia perché la Famiglia, anche se Maria e' vergine e Gesù e' figlio del Divino, dal punto di vista della Chiesa DEVE essere composta da un uomo e una donna.non si può pensare assolutamente che Maria sia una ragazza madre. Poi quando Gesù cresce, il babbo non serve più, può non esistere, va dimenticato. L'icona religiosa e' il momento della nascita e nel presepe e' impensabile, sempre per la religione, che ci sia solamente una, delle due figure portanti dell'idea famiglia. Ripeto, le solite ipocrisie della religione.....

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    1. Se nel presepe ci fosse stata la ragazza madre Maria, la storia di tante ragazze madri, soprattutto nel passato, sarebbe stata più facile e meno esposta a giudizi e condanne. Con questo libro volevo ridare spazio a Giuseppe un po' adombrato.

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    2. Temevo commenti come questi mettendo questo post, lo ammetto. Io, come credo si sarà capito, sono una persona molto religiosa, comunque so accettare tranquillamente punti di vista diversi dai miei, purché ci sia rispetto da entrambe le parti. I Vangeli raccontano l'infanzia di Gesù e poi passano alla vita adulta, quindi c'è un periodo non raccontato in cui Giuseppe potrebbe essere morto. Io non vedo ipocrisia in questa questione, comunque non sono qui per convincere nessuno, questo blog non si occupa di religione ma di letteratura.

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  4. Credo che Giuseppe sia un buco lasciato nel 300 circa quando hanno messo insieme la Bibbia come la conosciamo oggi. Nei vangeli apocrifi, a quanto ne so (la mia fonte è "La buona novella" di De Andrè) si parla di quest'uomo molto anziano, che per questo non è in vita quando Gesù inizia a farsi conoscere.
    Del resto, la mia formazione in questo campo è parziale. Mi ero ripromesso di leggere la Bibbia, ma mi sono fermato ai primi libri - in cui Gius., manco a dirlo, era ancora lontano dal nascere!

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    1. All'interno dei Vangeli apocrifi c'è la Storia di Giuseppe il falegname, dove si racconta il momento della morte di Giuseppe, circondato da tutti i suoi figli. Nel prologo viene presentato come "...padre di Cristo secondo la carne, il quale visse centoundici anni." Secondo tale vangelo, tutta la vita di Giuseppe sarebbe stata raccontata da "il Salvatore".

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    2. @Salomon Xeno: Giuseppe in effetti pare fosse molto più grande di Maria.

      Ho visto uno spettacolo intitolato "La buona novella" tratto dalle canzoni di De Andrè l'anno scorso.

      @Marcella Andreini: Sui Vangeli apocrifi so molto poco, grazie per la puntualizzazione.

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  5. Hai fatto bene, Marcella meritava questa ottima recensione.

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  6. Dirò una cosa forte, ma assolutamente senza polemica e senza livore religioso. Qualcuno ha detto che Maria è stata la prima donna oggetto di fecondazione assistita. E in un certo senso lo è. La sento molto vicina e oggi ho visto anche Giuseppe in un modo diverso. Marcella ha questa innata capacità: far vedere le cose da punti di vista completamente diversi. E' straordinariamente innovativa e umanamente profonda, conosce le sfumatore deglim uomini e coglie il senso non visto della realtà e pensa in modo diverso.
    Tu sei stata bravissima nel recensire il libro che mi ha incuriosito in maniera indicibile. Ma sono in ritardo su tutto. Sto aggiungendo alla lista libri su libri. Devo ancora leggere i tuoi.
    Brave entrambe e sono così contenta di avervi conosciuto che neanche immaginate.
    Raffaella

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    1. Marcella è proprio brava. Riesce ogni volta a stupire e poi il suo stile mi entusiasma sempre.

      Prima o poi devi proprio leggere i suoi libri, perché sono spettacolari! Garantisco io.

      Anch'io sono tanto felice di averti incontrata!

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    2. E meno male che io ho voi (tutti) che apprezzate quello che scrivo e mi consolate del fatto che forse non ho scritto due libri da buttare.
      @Raffaella. Maria come prima donna oggetto di fecondazione assistita è un bel simbolo. Se Maria fosse come la immagino (io sono atea, giusto per informazione)sarebbe sempre sorridente con le donne e questa tua interpretazione magari non le darebbe fastidio. Ma ripeto, sono atea, e il dogma è ben altra cosa.

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    3. Di certo non hai scritto due libri da buttare! Questo posso confermarlo e gridarlo ai quattro venti.
      Anche nella mia ottica (da credente) Maria sorride alle donne, ne condivide le gioie e i dolori.

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