Anno nuovo, ma collaboratori vecchi e sempre attesi (anzi, più del solito visto che la rubrica dal 7 è passata al 9 del mese)! Oggi sono qui per
presentarvi un nuovo post di La
biblioteca dimenticata, rubrica fissa sul mio blog curata da
Davide Rigonat, il blogger
che gestisce La casa della
nebbia.
L'elenco dei libri di cui si è occupato nei post precedenti è alla fine
di questo post.
Oggi ci parlerà di Dersu
Uzala di Vladimir Klavdievič Arsen'ev.
Lo ringrazio e gli cedo subitissimo la parola (prima che a qualcuno
venga in mente di farmi leggere quel nome!).
Dersu Uzala di
Vladimir Klavdievič Arsen'ev
Cari amici,
per la prima puntata del nuovo
anno de La Biblioteca Dimenticata ho
deciso di parlarvi di un libro che ho letto molto tempo fa, quando avevo 13
anni per la precisione, e che mi piacque molto. Si tratta di Dersu
Uzala di Vladimir Klavdievič Arsen'ev.
Questa puntata sarà un po'
particolare, in quanto non possiedo fisicamente il libro di cui vi parlo
(l'avevo preso a prestito dalla biblioteca cittadina), e quindi andrò più che
altro a memoria… quindi siate clementi!
Innanzitutto due parole
sull'autore: Vladimir Klavdievič
Arsen'ev (San Pietroburgo, 1872 – Vladivostok, 1930) fu un esploratore, naturalista, cartografo e
scrittore russo. Nel corso della sua vita compì molti viaggi (spesso per conto dello zar Nicola II) nell'estremo est della Siberia
per esplorarne i segreti e documentarne la flora, la fauna e gli usi e costumi
delle popolazioni locali, spesso composte da nomadi. Grazie al suo talento,
varie sue spedizioni divennero il tema di veri e propri libri che, oltre al notevole valore scientifico, etnografico
e florofaunistico, hanno beneficiato della sua grande maestria con la penna, dote riconosciutagli anche da
importanti contemporanei e da illustri posteri.
Il libro di cui vi parlo oggi,
Dersu
Uzala, fu scritto nel 1923.
Al suo interno sono narrate le avventure che lo stesso Arsen'ev ha vissuto
assieme ai suoi uomini durante le spedizioni che organizzò nel 1906 e nel 1097
nelle estreme regioni orientali della
Siberia (per capirsi, nella striscia di territorio russo che si affaccia
sul mar del Giappone, di fronte a Hokkaido, da una parte, e che confina con la Cina,
dall'altra).
Il libro si apre con la partenza dell'autore per una spedizione
esplorativa nei pressi di Vladivostok, nel 1906. Durante questo viaggio
incontra per la prima volta Dersu
Uzala, un cacciatore della taiga (la steppa russa - NdR) vestito di
pelli che vive all'aperto, accompagnato solo dal fucile ereditato dal padre. Questi
si rivela essere un uomo naturale: apparentemente grezzo
(tra l'altro, parla il russo con i verbi all'infinito, umanizza gli animali, le piante e gli oggetti in chiara chiave animista), si dimostra in realtà
sensibile e intelligente e
perfettamente felice e inserito nel contesto naturale in cui vive (e questo
nonostante non siano certo tutte rose e fiori). Dersu guiderà la spedizione
attraverso i boschi, li condurrà nelle cacce all'orso, alla tigre, ai cinghiali
e salverà la vita all'autore in più di un'occasione. Tra loro nascerà così un legame di amicizia profondo e sincero
che durerà nel tempo.
Fotografia del 1906 o 1907 con Arsen'ev e Dersu Uzala (rispettivamente il primo e il secondo da sinistra) |
Dersu abbandonerà Arsen'ev al
termine della spedizione, ma, cercato da questo, si riaggregherà al gruppo
l'anno seguente in occasione delle successive spedizioni dell'esploratore. Non
sto qui a raccontarvi tutte le avventure che i protagonisti vivranno (e che,
sinceramente, non ricordo nei dettagli): leggendo il libro potrete scoprire da
voi le mille sfaccettature di questi due uomini.
Quello di cui invece vi
parlerò è il finale: al
termine del 1907, Dersu accetta l'invito di Arsen'ev e, lasciate le montagne, si reca con lui nella sua casa di città.
Ben presto però si rende conto che lui non è fatto per quella vita: non capisce le regole della società
urbana. Lui, abituato a vivere libero, non si capacita che in città si
debba vivere in piccole stanze simili a gabbie, che si debba pagare l'acqua e
la legna e che, soprattutto, non si possa sparare. Con la dignità che gli è
propria fa allora capire all'amico che deve lasciarlo andare, farlo tornare nella sua taiga severa ma
libera. Arsen'ev comprende e, a malincuore, lo lascia partire. Pochi
giorni dopo però viene avvertito che Dersu è stato trovato morto lungo un sentiero, probabilmente ucciso a
scopo di rapina. L'esploratore corre allora a dare l'estremo saluto all'amico e
assiste alla sua sepoltura.
Qualche anno dopo, di ritorno
dall'ennesima missione, Arsen'ev tornerà in quei luoghi e andrà a cercare la
tomba dell'amico, ma non riuscirà a trovarla. In pochi anni il bosco è stato
tagliato e un nuovo villaggio è andato a occupare quegli spazi prima selvaggi. Su questa terra di Dersu Uzala non
rimane altro che il ricordo.
La storia è apparentemente
semplice mdidascalico e scientifico, a quello di un classico romanzo di avventura, a quello più astratto tipico di un
romanzo che parla delle diverse
visioni della vita. Il contrasto tra l'esploratore è il cacciatore, sia
dal punto di vista culturale che ideale, è evidente, eppure i due riescono a
trovare un punto di incontro che permetterà loro di conoscersi meglio,
avvicinando due mondi apparentemente diversissimi. Dersu, però, è anche l'incarnazione di quell'ideale bucolico
e naturale dell'uomo libero che oggi (ma evidentemente anche nel 1920)
è andato ormai irrimediabilmente perduto e che ispira un senso di simpatia e
nostalgica invidia nel lettore. Un testo, questo di Arsen'ev, attualissimo
ancora oggi e che, in un momento in cui certi valori tradizionali sembrano
essere stati accantonati e dimenticati, può ancora far riflettere il lettore
contemporaneo.
a si presta a vari piani di lettura: da quello più prettamente
a si presta a vari piani di lettura: da quello più prettamente
La penna di Arsen'ev poi si
dimostra piacevole e istruita, tanto che il libro (non corposissimo, per la
verità), scorre via in un attimo (penso di averlo finito in un pomeriggio
filato). La storia, poi, è vera e non è stata stravolta o falsata
dall'intervento dell'autore, che è riuscito a preservarne intatto tutto il
fascino, quasi un ultimo saluto all'amico scomparso.
Locandina del film "Dersu Uzala - il piccolo uomo delle grandi pianure" di Akira Kurosawa |
Questo libro è stato
apprezzato da molti altri autori, tra cui è d'obbligo citare il grande regista Akira Kurosawa che, nel 1975, ne
ha tratto un bellissimo film (Dersu Uzala - il piccolo uomo delle
grandi pianure) che si è meritato l'oscar.
In Italia, per quanto ne so, è
stato oggetto di diverse edizioni dopo il successo del film di Kurosawa, in
particolare da Mursia.
Se sono riuscito a
incuriosirvi, provate a cercarlo in biblioteca o a ordinarlo in libreria e…
fatemi sapere cosa ne pensate.
Un tema davvero
interessante quello di questo libro!
Concludo
ringraziando ancora una volta Davide per il bellissimo intervento che ci ha,
ancora una volta, svelato una piccola perla dimenticata!
Di seguito i link
a tutti gli altri testi di cui ha parlato Davide:
- "Dafni e Cloe" di Longo Sofista: il più importante romanzo greco
- I libri di Andre Norton: tra fantasy e fantascienza
- "Il Papa" di Giorgio Saviane - Prima parte e Seconda parte
- "Palomar" di Italo Calvino: un viaggio verso la saggezza
- "La vera storia di Ah Q" di Lu Xun: un'ironica ed efficace denuncia sociale
- "Il Conte Lucio" di Giuseppe Marcotti: un romanzo storico tra ipocrisia e corruzione nel 1700
- "Jacques il fatalista" di Denis Diderot - Prima parte e Seconda parte
- "Il grande Meaulnes" di Alain-Fournier: dall'adolescenza all'età adulta
Hanno parlato di questo articolo:
- "Casa di bambola" di Henrik Ibsen: drammi sociali nel teatro
- "Il paradiso perduto" di John Milton: poema epico con Satana come eroe
- "Centomila gavette di ghiaccio" di Giulio Bedeschi: il dovere del ricordo
- "L'immoralista" di André Gide: un sordo e indistinto bisogno di vivere
- "La figlia del Reverendo" di George Orwell: cambiare se stessi e non cambiare niente
- "Inferno" di Johan August Strindberg: tra narrativa e autobiografia
- "Amore" di Inoue Yasushi: viaggio nel mondo interiore dei personaggi
- "La biblioteca dimenticata - Un anno e mezzo di recensioni sparse" di Davide Rigonat - ebook gratuito
- "La biblioteca dimenticata - Due anni di recensioni sparse" di Davide Rigonat - ebook gratuito
Sembra il genere di libro che potrebbe piacermi! Amo queste figure 'naturali', un po' come Mowgli! Lo terrò a mente! Grazie! :D
RispondiEliminaDi niente! :)
EliminaPer prima cosa ti do il benvenuto sul mio blog!
EliminaAnch'io amo i personaggi che ancora riescono a mantenersi legati alla natura e questo sembra particolarmente interessante!
Ho visto il film di Kurosawa, ed è stupendo, una vera immersione nella natura.
RispondiEliminaÈ vero. Leggermente diverso dal libro, ma molto poetico. Senz'altro un capolavoro, al di là dell'oscar.
EliminaMi attira molto più il libro del film, però chissà...
EliminaHo visto il film tanti anni fa (forse ad un cineforum alla scuola elementare) e ricordo di essere rimasto affascinato allora dallo spirito libero del protagonista. Non conoscevo il libro.
RispondiEliminaGrazie per aver risvegliato tanti ricordi e per questa rubrica che recupera tanti bei libri dimenticati.
Grazie a te per i ringraziamenti! :)
Elimina@Giovanni Capotorto: Benvenuto sul mio blog! E scusa il ritardo della risposta: questi commenti mi erano sfuggiti. Concordo con te sulla rubrica di Davide!
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