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venerdì 9 gennaio 2015

"Dersu Uzala" di Arsen'ev: l'esploratore e l'uomo della taiga

Anno nuovo, ma collaboratori vecchi e sempre attesi (anzi, più del solito visto che la rubrica dal 7 è passata al 9 del mese)! Oggi sono qui per presentarvi un nuovo post di La biblioteca dimenticata, rubrica fissa sul mio blog curata da Davide Rigonat, il blogger che gestisce La casa della nebbia.

L'elenco dei libri di cui si è occupato nei post precedenti è alla fine di questo post.
Oggi ci parlerà di Dersu Uzala di Vladimir Klavdievič Arsen'ev.
Lo ringrazio e gli cedo subitissimo la parola (prima che a qualcuno venga in mente di farmi leggere quel nome!).

Dersu Uzala di Vladimir Klavdievič Arsen'ev


Cari amici,
per la prima puntata del nuovo anno de La Biblioteca Dimenticata ho deciso di parlarvi di un libro che ho letto molto tempo fa, quando avevo 13 anni per la precisione, e che mi piacque molto. Si tratta di Dersu Uzala di Vladimir Klavdievič Arsen'ev.


Questa puntata sarà un po' particolare, in quanto non possiedo fisicamente il libro di cui vi parlo (l'avevo preso a prestito dalla biblioteca cittadina), e quindi andrò più che altro a memoria… quindi siate clementi!


Innanzitutto due parole sull'autore: Vladimir Klavdievič Arsen'ev (San Pietroburgo, 1872 – Vladivostok, 1930) fu un esploratore, naturalista, cartografo e scrittore russo. Nel corso della sua vita compì molti viaggi (spesso per conto dello zar Nicola II) nell'estremo est della Siberia per esplorarne i segreti e documentarne la flora, la fauna e gli usi e costumi delle popolazioni locali, spesso composte da nomadi. Grazie al suo talento, varie sue spedizioni divennero il tema di veri e propri libri che, oltre al notevole valore scientifico, etnografico e florofaunistico, hanno beneficiato della sua grande maestria con la penna, dote riconosciutagli anche da importanti contemporanei e da illustri posteri.

Il libro di cui vi parlo oggi, Dersu Uzala, fu scritto nel 1923. Al suo interno sono narrate le avventure che lo stesso Arsen'ev ha vissuto assieme ai suoi uomini durante le spedizioni che organizzò nel 1906 e nel 1097 nelle estreme regioni orientali della Siberia (per capirsi, nella striscia di territorio russo che si affaccia sul mar del Giappone, di fronte a Hokkaido, da una parte, e che confina con la Cina, dall'altra).

Il libro si apre con la partenza dell'autore per una spedizione esplorativa nei pressi di Vladivostok, nel 1906. Durante questo viaggio incontra per la prima volta Dersu Uzala, un cacciatore della taiga (la steppa russa - NdR) vestito di pelli che vive all'aperto, accompagnato solo dal fucile ereditato dal padre. Questi si rivela essere un uomo naturale: apparentemente grezzo (tra l'altro, parla il russo con i verbi all'infinito, umanizza gli animali, le piante e gli oggetti in chiara chiave animista), si dimostra in realtà sensibile e intelligente e perfettamente felice e inserito nel contesto naturale in cui vive (e questo nonostante non siano certo tutte rose e fiori). Dersu guiderà la spedizione attraverso i boschi, li condurrà nelle cacce all'orso, alla tigre, ai cinghiali e salverà la vita all'autore in più di un'occasione. Tra loro nascerà così un legame di amicizia profondo e sincero che durerà nel tempo.

Fotografia del 1906 o 1907 con Arsen'ev e Dersu Uzala
(rispettivamente il primo e il secondo da sinistra)

Dersu abbandonerà Arsen'ev al termine della spedizione, ma, cercato da questo, si riaggregherà al gruppo l'anno seguente in occasione delle successive spedizioni dell'esploratore. Non sto qui a raccontarvi tutte le avventure che i protagonisti vivranno (e che, sinceramente, non ricordo nei dettagli): leggendo il libro potrete scoprire da voi le mille sfaccettature di questi due uomini.

Quello di cui invece vi parlerò è il finale: al termine del 1907, Dersu accetta l'invito di Arsen'ev e, lasciate le montagne, si reca con lui nella sua casa di città. Ben presto però si rende conto che lui non è fatto per quella vita: non capisce le regole della società urbana. Lui, abituato a vivere libero, non si capacita che in città si debba vivere in piccole stanze simili a gabbie, che si debba pagare l'acqua e la legna e che, soprattutto, non si possa sparare. Con la dignità che gli è propria fa allora capire all'amico che deve lasciarlo andare, farlo tornare nella sua taiga severa ma libera. Arsen'ev comprende e, a malincuore, lo lascia partire. Pochi giorni dopo però viene avvertito che Dersu è stato trovato morto lungo un sentiero, probabilmente ucciso a scopo di rapina. L'esploratore corre allora a dare l'estremo saluto all'amico e assiste alla sua sepoltura.


Qualche anno dopo, di ritorno dall'ennesima missione, Arsen'ev tornerà in quei luoghi e andrà a cercare la tomba dell'amico, ma non riuscirà a trovarla. In pochi anni il bosco è stato tagliato e un nuovo villaggio è andato a occupare quegli spazi prima selvaggi. Su questa terra di Dersu Uzala non rimane altro che il ricordo.

La storia è apparentemente semplice mdidascalico e scientifico, a quello di un classico romanzo di avventura, a quello più astratto tipico di un romanzo che parla delle diverse visioni della vita. Il contrasto tra l'esploratore è il cacciatore, sia dal punto di vista culturale che ideale, è evidente, eppure i due riescono a trovare un punto di incontro che permetterà loro di conoscersi meglio, avvicinando due mondi apparentemente diversissimi. Dersu, però, è anche l'incarnazione di quell'ideale bucolico e naturale dell'uomo libero che oggi (ma evidentemente anche nel 1920) è andato ormai irrimediabilmente perduto e che ispira un senso di simpatia e nostalgica invidia nel lettore. Un testo, questo di Arsen'ev, attualissimo ancora oggi e che, in un momento in cui certi valori tradizionali sembrano essere stati accantonati e dimenticati, può ancora far riflettere il lettore contemporaneo.
a si presta a vari piani di lettura: da quello più prettamente

La penna di Arsen'ev poi si dimostra piacevole e istruita, tanto che il libro (non corposissimo, per la verità), scorre via in un attimo (penso di averlo finito in un pomeriggio filato). La storia, poi, è vera e non è stata stravolta o falsata dall'intervento dell'autore, che è riuscito a preservarne intatto tutto il fascino, quasi un ultimo saluto all'amico scomparso.

Locandina del film
"Dersu Uzala - il piccolo uomo
delle grandi pianure"
di Akira Kurosawa
Questo libro è stato apprezzato da molti altri autori, tra cui è d'obbligo citare il grande regista Akira Kurosawa che, nel 1975, ne ha tratto un bellissimo film (Dersu Uzala - il piccolo uomo delle grandi pianure) che si è meritato l'oscar.

In Italia, per quanto ne so, è stato oggetto di diverse edizioni dopo il successo del film di Kurosawa, in particolare da Mursia.

Se sono riuscito a incuriosirvi, provate a cercarlo in biblioteca o a ordinarlo in libreria e… fatemi sapere cosa ne pensate.




Un tema davvero interessante quello di questo libro!
Concludo ringraziando ancora una volta Davide per il bellissimo intervento che ci ha, ancora una volta, svelato una piccola perla dimenticata!

Di seguito i link a tutti gli altri testi di cui ha parlato Davide:


Hanno parlato di questo articolo:

9 commenti:

  1. Sembra il genere di libro che potrebbe piacermi! Amo queste figure 'naturali', un po' come Mowgli! Lo terrò a mente! Grazie! :D

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    1. Per prima cosa ti do il benvenuto sul mio blog!

      Anch'io amo i personaggi che ancora riescono a mantenersi legati alla natura e questo sembra particolarmente interessante!

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  2. Ho visto il film di Kurosawa, ed è stupendo, una vera immersione nella natura.

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    1. È vero. Leggermente diverso dal libro, ma molto poetico. Senz'altro un capolavoro, al di là dell'oscar.

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    2. Mi attira molto più il libro del film, però chissà...

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  3. Ho visto il film tanti anni fa (forse ad un cineforum alla scuola elementare) e ricordo di essere rimasto affascinato allora dallo spirito libero del protagonista. Non conoscevo il libro.
    Grazie per aver risvegliato tanti ricordi e per questa rubrica che recupera tanti bei libri dimenticati.

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    1. Grazie a te per i ringraziamenti! :)

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    2. @Giovanni Capotorto: Benvenuto sul mio blog! E scusa il ritardo della risposta: questi commenti mi erano sfuggiti. Concordo con te sulla rubrica di Davide!

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