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lunedì 5 novembre 2012

"Non scrivere più"


“Non scrivere più”: un libro l’anno e poi un viaggio in profondità.

Romina, ma non scrivi più?, ma il prossimo libro quando esce?, ma ti è passata la foga per la scrittura? Non ridete, queste domande mi vengono poste spesso ultimamente. E perché? Chi mi segue un po’ sul blog avrà notato che lo aggiorno con scadenze regolari, sono attiva sul forum Abaluth e anche su altri, partecipo a concorsi, gestisco progetti di scrittura collettiva… e poi ci sono altri progetti nell’ombra: un romanzo da pubblicare, due in corso, una raccolta… e altro ancora, tutto ovviamente da conciliare con l’università, il tirocinio e i miei vari lavori (pagati e non). Eppure la gente mi chiede: Non scrivi più?
Mi sono interrogata un po’ sulla questione e vorrei sapere se siete d’accordo con me o no, ma partiamo con ordine.


Un libro l’anno
Fin da quando avevo credo 13-14 anni ho sempre scritto un libro l’anno. I primi non li ha letti nessuno (per fortuna), poi alcuni due o tre parenti, un romanzo l’ho anche mandato a degli editori (beata innocenza dei miei 16 anni!). Tutte cose orribili e brevi, ma una l’anno.
Poi ho abbandonato i romanzi (evidentemente non ero pronta) e sono passata ad altro. Anche i miei due libri per bambini sono stati pubblicati l’uno a distanza di un anno dall’altro più o meno. Voliamo Insieme con la Fantasia è uscito a settembre 2009 e La mia amica Clordina a ottobre 2010. E da ottobre 2011 sono cominciate le domande: Ma quando esce il prossimo libro?

Viaggio in profondità
E la cosa mi rende felice, intendiamoci, se chi ha letto un mio libro ne vorrebbe un altro, almeno non ho fallito su tutta la linea. E in realtà a fine 2011 la prima versione del mio nuovo libro era quasi pronta, ma poi le cose si sono complicate. Il mio modo di ragionare si è complicato. Da allora non so nemmeno quante versioni ho scritto, rimaneggiando il testo. E sì, lo confesso, ne sto scrivendo una nuova anche in questi giorni! Da quando ho il blog e frequento vari blog e forum ho imparato tanto e trovato tanti consigli, quindi non posso fermarmi fino a che sento che il mio lavoro è ancora migliorabile. E mi sembra logico, no? Cioè, ditemelo se non è logico, perché alla gente con cui parlo non sembra logico.

Il dialogo tipo
Ora vi presento il dialogo tipo…
- Ehy, Romina, come va con i tuoi libri?
- Potrebbe andare meglio, però intanto imparo molto.
- Ma quando esce il prossimo libro?
- Non lo so.
- Cosa vuol dire non lo so? Non scrivi più?
- No, no, scrivo anche più di prima.
- E allora?
- Sto cercando un editore.
- E che ne è stato di quello di prima?
- C’è ancora, ma si tratta di un POD e io cerco ora un editore tradizionale.
- …
- Oh, scusa. POD significa Print on demand, stampa su richiesta. Tu mandi un libro e loro te lo stampano.
- E dove è il problema?
- Un editore tradizionale ti sceglie e non paghi mai una lira, o un euro.
- Sì, ma…
- Ma, ma… devi sempre complicarti la vita, tu, eh?

Eccoci qui, così la prossima volta rispondo dando il link.

 Sognare, sperare
E io vorrei pubblicare un libro, ovviamente. Non vedo l’ora di riprovare l’ebbrezza di tenere tra le mani la prima copia, delle serate di presentazione, degli incontri, delle dediche, dei pareri positivi e negativi della gente. Tutto ciò mi manca, ma ora voglio seguire una strada diversa. Voglio cercare un editore tradizionale e voglio continuare a migliorare il testo ancora per un po’. Insomma, sono cresciuta in questi anni e non mi basta più scrivere un libro e revisionarlo una decina di volte. Voglio pareri, consigli, sperimentare e un editore che creda in me.
Forse prima ero più realista, ora sogno di più. E chi sogna prima o poi si fa male. Va be’, io sogno lo stesso, al massimo state nei paraggi per raccogliere i pezzi e rimetterli insieme, per favore.

Il problema
Accumulavo frasi su carta ed ero una scrittrice. Ora medito su ogni singola parola e agli occhi della gente non scrivo nemmeno più.
 Il problema non è che la gente che mi conosce attende il mio libro. Ciò mi rende felice, l’ho già detto. Il problema è che si apprezza più la quantità della qualità. Il mio lavoro verrebbe apprezzato di più se scrivessi un libro qualsiasi all’anno invece che se scrivessi un buon libro ogni tre. Scrivere però non significa solo riversare caratteri su carta. La prima stesura non mi impegna mai moltissimo tempo, ma la documentazione e le revisioni non sono un di più! Sono necessarie e serve tempo. Se scrivere fosse il mio lavoro a tempo pieno forse potrei scrivere un libro l’anno, ma così non è, aimè.

 Conclusione
 Credo che voi scrittori mi abbiate capita, ma voglio sapere se anche a voi capitano cose del genere e se vi è mai sembrato che la gente sia più preoccupata della quantità che della qualità. Ovviamente per gente non intendo le grandi folle, ma i parenti e gli amici, i conoscenti che non scrivono ma apprezzano i vostri lavori. Insomma, a voi la parola!



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37 commenti:

  1. Ehm un po' ti capisco. Molte persone mi chiedono: Non dipingi più? o Non fai più teatro? Che cosa significa per quelle persone quel "più"? Che ho abbandonato il teatro e la pittura? No, di certo. Al momento disegno molto.
    Non so se il tuo lavoro verrebbe più apprezzato se scrivessi di più però di certo saresti più vista come una scrittrice che come una che vorrebbe pubblicare.

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    1. Allora non è solo un "problema" mio!
      Del resto se ciò che scrivo non lo possono leggere come fanno a sapere che lo scrivo? Solo che non riescono a capire che questo mio rallentamento è dovuto a tante prese di coscienza sia sul mondo dell'editoria sia su quello della scrittura.

      Di certo non ho abbandonato la scrittura, come tu non hai abbandonato il teatro e la pittura! Grazie per il commento, mi sento un po' meno sola!

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    2. Guarda il più del lavoro è quello che non si vede quindi ti capisco perfettamente.
      Comunque ti dico che mi ha fatto piacere il tuo cambiamento: prima pensavi alle presentazioni, ma solo questo non basta. Il voler scrivere così come ogni cosa dell'arte dovrebbe essere come una necessità

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    3. Per me scrivere è decisamente una necessità. E mi dà molta più soddisfazione lavorare ore e ore su un testo per migliorarlo che scriverne dieci a caso!

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  2. Lo scrittore "cova" in segreto, ossia non racconta in giro che sta scrivendo e cosa sta scrivendo, perchè la scrittura e i personaggi vanno difesi e appunto "covati"; le persone che domandano, in realtà interferiscono, creando dei piccoli attentati al lavoro della scrittura. Sono gentili, sono curiosi, ti sfidano? Chissà! Quando pubblicai il mio primo libro, nessuno se lo aspettava, nessuno sapeva che scrivevo; poi cominciarono a chiedermi del secondo, se ci fosse in cantiere un secondo libro, io ho sempre risposto che la scrittura si scrive e che non si racconta. Io però ho un concetto totalmente diverso di scrittura e scrittore (e autore)rispetto a te.

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    1. "La scrittura si scrive e non si racconta" è una frase davvero bellissima.
      Sono d'accordo sul fatto che le storie vanno protette. A volte la gente mette troppa fretta e invece c'è bisogno di far decantare le cose.
      Se hai voglia di raccontarmi i tuoi concetti, ti ascolterò/leggerò con grande piacere. Grazie.

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  3. Una pausa è importante se serve ad affinare la scrittura e le idee. Gli amici che aspettano il tuo nuovo libro probabilmente non immaginano il lavoro che c'è dietro la scrittura di un libro e se lo immaginano quasi una cosa automatica.
    E riguardo l'editore tradizionale... in bocca al lupo :-)

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    1. In realtà non sto facendo nessuna pausa. Scrivo quando posso e appena posso, ma ho tanti progetti in cantiere, quindi il poco tempo a disposizione si frammenta e le cose vanno per le lunghe.

      A nessuno viene in mente di dire a un pittore: "Lo saprei fare anch'io", mentre quando si parla di scrittura... insomma, tutti sanno scrivere, no? Questa è l'idea dilagante. E invece è un'arte difficilissima e che richiede esercizio e dedizione come tutte le altre.

      Per l'editore tradizionale mi servirà un branco intero di lupi! Grazie!

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  4. Sinceramente credo che alcuni chiedano informazioni così tanto per, altri lo fanno perchè realmente interessati a leggerti. I mie primi due libri sono usciti ad un anno l'uno dall'altro e forse il secondo avrebbe anche potuto aspettare ad uscire, ma ho voluto pubblicare per non rimanere catalogata dentro una certa etichetta. Sono passati 7 anni da allora e nel frattempo non ho mai smesso di scrivere. Ora, come sai, sono in procinto di una nuova pubblicazione, con una casa editrice tradizionale e ho paura dell'attesa di vedere la prima copia proprio come chi prova l'emozione di vedere una sposa. Personalmente ho imparato che non ha senso domandarmi cosa gli altri si aspettano da me come scrittrice. Scrivo quando ho qualcosa da dire. Quando quello che ho dentro spinge per uscire e prende forma indipendentemente dai tempi che mi do. Non si può pensare alla scrittura come ad un' attività annuale. Nel momento in cui diventa soggetta a logiche editoriali non risponde più alle nostre urgenze ma ad altro.
    Raffaella

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    1. Sono d'accordo, Raffaella. E sono proprio felice per la tua prossima pubblicazione. Sì, l'emozione della prima copia è qualcosa di entusiasmante.

      Bisogna scrivere solo quando si ha qualcosa da dire, ovviamente.
      Quando scrivevo un libro l'anno non lo facevo per logiche editoriali (soprattutto a 14 anni, no?). Semplicemente scrivevo e rileggevo un paio di volte. Ora revisiono decine e decine di volte! Serve decisamente più tempo.

      Grazie per il commento e in bocca al lupo per il tuo nuovo libro!

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    2. Non vorrei mai che tu mi fraintendessi. Ovviamnte quando mi riferivo alle logiche editoriali non mi riferivo a te, ma agli scrittori, importanti( passami il termine)che per rimanere sulla cresta dell'onda pubblicano, anche cose non di qualità.

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    3. Avevo capito, tranquilla. Anche perché se avessi puntato alle vendite, avrei fallito miseramente. Invece sono contenta di come sono andate le cose finora, anche se devo fare ancora moltissima strada! Gli scrittori "importanti" spesso non rispondono alla mia idea di vero scrittore!

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  5. Io scrivo, scrivo e ammucchio, ogni tanto qualcuno mi chiede di leggere qualcosa e gli dico di portare pazienza.

    C'è un disegno sotto:-)

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    1. E faccelo vedere sto disegno, Ferru :D

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    2. @Ferruccio: E poi Luciferina sono io, eh!

      @Daniele: Esatto! Reclamiamo a gran voce il disegno!

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  6. A me per fortuna nessuno mi chiede "ma quando esce il tuo libro"? LOL

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    1. Se vuoi comincio io! Be', ogni tanto ti chiedo quando leggeremo i tuoi testi per bambini, no?

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  7. Carissima, prenditi i tuoi tempi; ascolta i consigli di chi ti vuol bene ma, poi, fai di testa tua...

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    1. Tre ottimi consigli! Li ascolterò, mi prenderò i miei tempi e farò di testa mia! Ah! Grazie.

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  8. Eeh... Io ho il problema contrario.
    "Valentina, perché non metti da parte la scrittura e i blog e non ti concentri sull'università, invece?"
    Questa è la domanda che mi pongono continuamente e che mi assilla; cielo, io ci ho provato, eh!
    Ma sabato scorso ci sono ricascata in pieno.
    Per cui, come dice anche Lucia, fai di testa tua. ;)

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    1. Oh, lo dicono anche a me! "Romina, non perdere tempo con certe cose inutili, piuttosto riposati, se proprio non hai altro da fare".
      L'università va molto bene e sono quasi sempre in anticipo sui tempi, quindi non mi rimproverano per quello, però per avere tempo da dedicare al blog e ai libri sacrifico tutto il mio tempo libero e le notti.

      Del resto, qualsiasi cosa io decida di fare ci sarà sempre chi si lamenterà, quindi tanto vale provare a fare ciò che credo sia il meglio per me (magari sbagliando).

      Chi ama scrivere non può non scrivere ed essere comunque felice, quindi ritagliati i tuoi tempi. Te li meriti.

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  9. A me, a parte qualcuno, nessuno fa domande imbarazzanti come "Quando esce il tuo libro?", forse perché non avendone pubblicati non ho abituato male le mie conoscenze.
    Incidentalmete, è proprio quello che io chiederei a Martin: "Perché non scrivi più?"

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    1. Come?! Nessuno ti fa domande di questo tipo? Per te c'è la variante: "Ma quando finisci di scrivere il tuo libro fantasy?".

      Martin e io non ci conosciamo bene, non sono abbastanza in confidenza per rivolgergli la tua domanda!

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    2. Devo ancora iniziarlo, cara Luciferina.

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    3. Lo so, volevo solo dimostrare che di domande ne fanno anche a te! Adesso poi hai da fare con il Na.No.Wri.Mo.

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  10. Fin'ora ho pubblicato un solo libro, ma la domanda me la fanno anche a me. Cerco di tergiversare, di dire che ora scrivo per lo più racconti, che cerco un editore serio, ecc. La risposta è, apparentemente, di sostegno: non mollare, mi piace come scrivi, non vedo l'ora di rileggerti. Allora io dico: be', se vuoi c'è il mio blog (per giunta, dedico agli amici di facebook un link apposito per ogni racconto pubblicato) e c'è stato pure il mio e-book; insomma tutta roba gratis che se vuoi leggermi è lì pronta per esserlo. Risultato? Il vuoto. Più sembrano interessati a leggermi e meno lo fanno...

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    1. Credo anch'io che lo facciano in buona fede. E fa piacere sapere che qualcuno aspetta le mie fatiche letterarie, però un "che cosa stai scrivendo in questo periodo?" sarebbe meno inquietante del "non scrivi più?" che ogni volta mi fa andare un po' in crisi. Blog ed e-book spesso non vengono calcolati, aimè.

      Grazie per aver portato la tua esperienza: è bello sentirsi un po' meno soli. Come dico sempre, tra scrittori ci si capisce!

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  11. Eh si, non scrivo piu'... Un po' e' vero che sono meno attiva ma devo dire che adesso quello che scrivo e' molto piu' pensato e valutato... Pero' la gente che non scrive non capisce o forse non ci prova, ma non e' un problema mio.... Io scrivo sempre, tantissimo, nella mia testa... Poi mettere tutto su carta prevede tempo e impegno.

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    1. Anch'io scrivo spesso con il pensiero! Magari osservo un dettaglio e parto a immaginare una storia. Se avessi più tempo, scriverei di più anche su carta! Oh, come ti capisco!

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  12. Io sono nella stessa situazione di Salomon, invece. XD
    Non c'è mai nessuno che mi chiede "non scrivi più?". Un po' perché la maggior parte della gente che mi conosce non sa che scrivo (mi conoscono? Mmmmh)... Un po' perchè i più vicini a me, che lo sanno, non ci pensano particolarmente. Solo il mio ragazzo non mi chiede perché lo tengo costantemente aggiornato. XD Anche se devo ammettere che un delle volte mi ha chiesto "sei più andata avanti con...?". :)
    L'unica persona che mi chiese fu un mio compagno di classe delle medie. Avevo cominciato a scrivere (con l'intento di fare qualcosa di grande) in terza media e gli dissi che avevo cominciato un libro. Più di un anno dopo, quando ci incontrammo per caso, mi chiese "quindi, l'hai finito il libro?". Però insomma, non sono di certo domande pressanti o fastidiose. :)
    Credo invece che non ci sia una "cura" per chi, come te, ha pubblicato e si sente chiedere se non scrive "più". So di averlo pensato anch'io con scrittori di cui non uscivano più i libri. La mia sarebbe impazienza, un "più" iperbolico, nel senso "ci sta mettendo tanto!".
    Poi è vero che chi non scrive non è conscio dei lunghi tempi che servono.
    La prossima volta rispondi "lo scoprirai", così freghi tutti. ;)

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    1. Ah, beh, non me lo chiedono anche perchè ancora non ho un libro, ma è mendicante di pietà assieme ad altri 60 abbozzi nel mio computer... XD Non ne finirò mai nessuno. -__-

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    2. Grandissima la risposta: "Lo scoprirai"!
      La userò la prossima volta.

      E non dire che non finirai mai un libro. "Mai" è una bruttissima parola e indica un tempo troppo lungo per fare pronostici!

      Sappi che d'ora in poi sarò io a chiederti se non scrivi più! Ma il mio sarà uno stimolo a non arrendersi mai. Lo faccio anche con Salomon quando si butta giù!

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    3. Possibile che mi fai commuovere con due righe? E non sono molto sentimentale.

      Comunque grazie del sostegno. In qualsiasi caso, quest'anno voglio impegnarmi di più. Chissà che le tue parole d'incoraggiamento funzionino. :)

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    4. Io o faccio piangere o faccio ridere, in genere (niente mezze misure! Ah ah ah).

      Sono sicura che farai grandi cose, devi solo credere di più in te stessa. E intanto che impari a darti fiducia, ti do fiducia io, ok?

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    5. Grazie. :)
      Una cosa che dico sempre è proprio questa: "Se vi fidate di me, bene, perchè io di me stessa non mi fiderei! Fidatevi voi per me, che chissà che imparo". XD

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    6. Che bellissima frase! Dai, magari è la volta buona e impari!

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