Ogni tanto nella rubrica Errori
da evitare, lo sapete, parlo anche di errori che sono io la prima a
commettere e anche in questo post sarà così. In questo caso, però non si tratta
però di un errore grammatica o sintattico, ma di qualcosa di totalmente
diverso. Oggi vi voglio parlare degli errori
di attribuzione e di una
storia vera che mi è capitata.
L'importanza di citare le
fonti
Quando si scrive una tesi o un
saggio, c'è sempre qualcuno pronto a dirci di controllare le nostre fonti e citarle in modo appropriato.
Purtroppo però il mondo della rete ci
ha abituati a tante forme di plagio più o meno sottili o più o meno
gravi, fatte con dolo, colpa o semplice noncuranza.
Siccome io creo contenuti e voglio
che, in caso di utilizzo, io venga sempre citata come autrice, so che cosa vuol
dire vedere il proprio lavoro diffuso qua e là senza alcun riferimento. Per
questo cerco sempre di stare molto
attenta quando uso materiale o contenuti altrui. Nella maggior parte
dei miei video, per esempio, utilizzo della musica che è distribuita senza il
vincolo di attribuzione, ma io ci tengo sempre molto a citare lo stesso la
fonte. Lo ritengo un segno di
rispetto per chi ha creato un contenuto e l'ha reso di dominio pubblico.
Ovviamente tutto ciò è ancora più importante quando l'attribuzione è richiesta
dall'autore stesso o per legge.
Colgo anche l'occasione per citare
il bellissimo lavoro di Disney Dialetto Veneto
più e più volte utilizzato da Padova oggi
senza citare alcuna fonte e in modo decisamente irrispettoso del lavoro
altrui. Più volte mi sono espressa in favore di questi bravi doppiatori e
continuerò a farlo, se sarà necessario, ma la situazione sembra ora risolta,
visto che i video risultano attribuiti agli autori. Anche se su Facebook
sarebbe meglio utilizzare il tasto condividi, in fondo è lì
apposta, no?
Ma non è questa la storia che vi
voglio raccontare oggi.
È vietato: una poesia di
Alfredo Cuervo Barrero
Anni
fa ho realizzato un video
sulla poesia È vietato che in
rete è attribuita a Pablo Neruda. Il video è stato online
per moltissimo tempo, finché qualche mese fa ho ricevuto una segnalazione da parte di YouTube: il proprietario di
uno dei contenuti aveva richiesto la rimozione del mio video dal canale.
Ero sorpresa e sconvolta, anche perché questo aveva bloccato gran parte delle
funzionalità del mio canale e rovinato
la mia reputazione di Youtuber (letteralmente, dato che c'è un bollino
rosso o verde per indicarne lo stato). Non riuscivo proprio a capire cosa fosse
successo, perché, anche se Neruda non è morto da settant'anni, il mio utilizzo rientrava in quelli
concessi dal fair use e quindi non avevo infranto nessuna regola. Ero
arrabbiata e delusa, perché qualcuno mi aveva segnalata a mio avviso
ingiustamente ed ero già pronta a fare una controsegnalazione, quando ho
pensato che fosse più corretto
scrivere a chi aveva segnalato il mio lavoro per chiedere spiegazioni. Ho
così deciso di scrivere via hangout a Alfredo
Cuervo Barrero, senza sapere nulla di lui. Una volta trovata una lingua
comune (l'inglese) è iniziata una
fitta chat. Ho così scoperto che la persona con cui stavo parlando non era
affatto un fan sfegato e con tanto tempo libero di Pablo Neruda ma era bensì il vero autore del bellissimo testo che
io avevo letto e interpretato! Inutile dire che mi sono scusata come non mai e mi sono vergognata molto per quanto
era successo, ma non era sufficiente porgere delle scuse private. Ho
subito promesso all'autore di aggiornare
i miei post e di correggere
l'errore e gli ho detto che se avesse ritirato la segnalazione avrei
provveduto a sistemare il video
e a scrivere un articolo dedicato. Gli ho spiegato infatti che non è nel suo interesse far sparire i
contenuti con gli errori ma farli correggere! Altrimenti la poesia
rimarrà per sempre erroneamente attribuita a Neruda, come spiega la
Fondazione Pablo Neruda stessa.
Nonostante il mio impegno tempestivo
(ho subito modificato i post e i collegamenti) e l'inserimento di un banner
anche nel video che spiegava il mio errore, l'autore ha ritenuto che non fosse sufficiente (perché
l'annotazione non era visibile da cellulare) e mi ha chiesto di eliminare il video, altrimenti avrebbe fatto
un'altra segnalazione.
A malincuore ho rimosso il video, a
cui tenevo e che era uno dei pochi miei con tante
(per i miei standard!) visualizzazioni.
Lo
ripropongo oggi, in questo post, modificando solo
l'autore (è un video vecchio e di bassa qualità audio) e lo faccio soprattutto
perché voglio aiutare Alfredo Cuervo
Barrero a rivendicare la sua paternità sull'opera: deve essere davvero
triste vedere che in rete quasi tutte le fonti non lo considerano l'autore!
Anche se essere scambiati per Neruda può anche essere visto come un gran bel
complimento…
Quindi eccolo qui:
Mi
scuso ancora una volta con Alfredo Cuervo Barrero
e lo ringrazio per aver ritirato la segnalazione e avermi dato modo di
rimediare ai miei sbagli senza veder compromessi anni di lavoro su YouTube.
Come evitare errate
attribuzioni?
Ma ora veniamo al tema del post:
come evitare le errate attribuzioni?
Vi do qualche consiglio!
- Per prima cosa, ricordate che è sempre meglio citare tutte le fonti, anche quelle che non lo richiedono espressamente, perché così potete valorizzare il lavoro altrui e un giorno veder valorizzato il vostro.
- Oltre che essere una norma di civiltà, può anche giocare in vostro favore: se un musicista vede che avete usato la sua musica in un vostro video (in maniera legale, ovviamente), potrebbe diffonderlo!
- Fate sempre un controllo delle fonti. Non fidatevi di un solo sito, perché in rete possono scrivere tutti (anch'io, per esempio!) quindi meglio sempre verificare su più siti. Io lo faccio per molte rubriche e spesso scopro errori e incongruenze.
- Se non siete sicuri di come attribuire un lavoro o di chi ne è l'autore, scrivete ai diretti interessati. Chiarirsi prima è sempre meglio.
- Utilizzate il più possibile vostri contenuti. Lo consiglia anche il video sul copyright che Youtube mi ha obbligata a vedere dopo la mia infrazione. Sembra banale, ma se usate vostre immagini, voci, suoni, musiche… nessuno può dirvi niente.
Detto ciò, sono io la prima ad aver
combinato un pasticcio e quindi sono l'ultima a dover dare consigli, però ho
cercato di porre rimedio ai miei sbagli.
Spero che questo post vi sia in
qualche modo utile e accetto qualsiasi altro suggerimento in materia. Farò in
modo che non mi ricapiti più una cosa del genere, quindi starò ancora più
attenta!
Davvero una brutta storia beccarsi una segnalazione, ma capisco d'altra parte la frustrazione dell'autore... deve averne davvero pieni gli zebedei di veder attribuire ad altri il suo lavoro...
RispondiEliminaHo passato qualche momento di panico, però ora è tutto risolto. Io lo capisco benissimo, poverino! Spero che questo articolo aiuti un po', nel suo piccolo, a portare a galla la verità. Fonti italiane sul tema non ne avevo trovate.
EliminaMi dispiace per la brutta storia, ma ribadisco che non è colpa tua, non l'hai fatto apposta!
RispondiEliminaPerò mi chiedo come ha fatto la poesia a "cambiare autore" così... Per l'autore dev'essere brutto vedere il lavoro attribuito a qualcun altro.
In realtà, a livello giuridico, un po' è colpa mia. Sicuramente non c'era dolo nelle mie azioni, ma la colpa è presente anche quando non si prendono tutte le misure necessarie a evitare un danno ad altri, quindi una ricerca più accurata avrebbe evitato il problema ed era nelle mie possibilità farla, pertanto la colpa è mia, anche senza intenzionalità. Capisco però cosa intendi... diciamo che ho qualche piccola attenuante? Ahah!
EliminaIl "cambio di autore" è possibile: basta che il primo che ne ha parlato da qualche parte in rete abbia sbagliato a citare l'autore e poi tanti altri hanno copiato da lui la fonte sbagliata. Questo genera un effetto cascata che è difficile da controllare quando si ramifica troppo. L'autore di questa poesia sta cercando di far valere i suoi diritti, ma dovrebbe far correggere le fonti più che chiederne la rimozione, altrimenti rischia di ritrovarsi sempre a questo punto.
Peccato. A uno non verrebbe da pensarlo, ma effettivamente la maggior parte di ciò che esiste in rete non viene verificato da nessuno, e basta un errore o una confusione di qualcuno che, in maniera in prevedibile, si costruisce il "caso" dell'errata attribuzione di un'opera. Sono contento che abbia ricaricato il video corretto. Sono convinto che all'artista farà piacere la tua interpretazione. Era piaciuta moltissimo anche a me, quando l'avevi pubblicata la prima volta.
RispondiEliminaDopo l'uscita di questo post, ho subito avvisato l'autore ed è stato contento. Il caso è chiuso e risolto, per fortuna!
EliminaSono felice che tutto si sia risolto, alla fine! Peccato per le visualizzazioni del vecchio video, ma non dubito che con calma le recupererai :)
RispondiEliminaSì, è stato un vero peccato. Speriamo che il video si "riposizioni" bene, anche se, paradossalmente, temo che molte meno persone lo troveranno ora che è attribuito all'autore giusto.
EliminaSpiace molto anche a me per quanto successo, ma hai rimediato con molta tenacia ed eleganza.
RispondiEliminaApprofitto di questo commento per segnalarti che leggendo il tuo articolo ho notato che hai usato la forma "ma (era) bensì ...". Avevo sempre immaginato che fosse sbagliato utilizzare le due congiunzioni avversative assieme (come "ma però"). Prima di segnalartelo, però, ho preferito approfondire la questione, e ho trovato un interessante articolo dell'Accademia della Crusca dove viene spiegato che non è un errore grammaticale, ma è solo una questione stilistica. La stessa forma "ma però" non è grammaticalmente sbagliata, tanto che è stata utilizzata addirittura da Tasso, Alfieri e Manzoni! Insomma, mi sono dovuto ricredere. Qui c'è il link: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/incontro-congiunzioni-per
Sono abbastanza testarda quando si tratta di rimediare ai miei errori!
EliminaPer quanto riguarda "ma bensì", in realtà è considerato un errore accostare due congiunzioni avversative. "Ma però non si dice" è una frase che ci insegnano fin da bambini. Così come altri casi di termini vicini che hanno lo stesso significato (es. "a me mi"). Se questi accostamenti sono casuali, molto spesso sono errori. Vero però che a livello stilistico possono essere utilizzati. "A me mi" per esempio può essere usato nelle dislocazioni, per generare particolari effetti (es. "A me, mi piace la pizza!", per sottolineare che è proprio "a me" che piace).
Se ti interessa, anche se sono meno attendibile e meno interessante del sito delle Crusca (che adoro!) ti rimando a un mio link sulla dislocazione: https://tamerici-romina.blogspot.it/2012/10/anacoluto-dislocazione-destra-e.html
Nel caso del mio post l'uso della doppia congiunzione è un'imprecisione, non certo una scelta stilistica. Questa, tra l'altro, è una tecnica che uso raramente, proprio perché per anni mi hanno insegnato che è un errore (e grave!) quindi sono rimasta "traumatizzata" (ahah!) e, al suono, mi infastidisce un po'.
Grazie per la bella riflessione!