Tredicesimo
appuntamento con la rubrica Un
pozzo di scienza di Marco
Lazzara, il blogger
itinerante che dopo i suoi sei guest post sul mio blog, ha trovato un suo spazio fisso in questa
rubrica in cui parla dei contenuti
scientifici alla base di racconti famosi. Alla fine del post trovate
tutti i link ai precedenti post della rubrica, ma ora ringrazio Marco Lazzara e
gli cedo subito la parola per parlarci di Fiori per Algernon di Daniel
Keyes.
Fiori
per Algernon
Fiori per Algernon è un
racconto di Daniel Keyes del 1959, con cui vinse il Premio Hugo; nel ‘66 lo
ampliò in un romanzo con cui vinse anche il Premio Nebula.
Il protagonista è Charlie
Gordon, un inserviente affetto
da ritardo mentale. Charlie riesce a entrare in un programma di ricerca
dove viene testato un farmaco per
accrescere l’intelligenza: i test effettuati su Algernon, un topo, hanno già dato risultati incoraggianti.
La terapia funziona e Charlie diviene sempre più intelligente. Inizia allora a
rendersi dolorosamente conto che i suoi compagni di lavoro non facevano che
ridere di lui e un giorno assiste con orrore allo spettacolo offerto dai
clienti di un ristorante che deridono un cameriere ritardato, immagine tragica
che gli mostra come fosse stato anche lui.
Il ritardo mentale è una patologia dovuta a un alterato funzionamento del sistema
nervoso centrale. È una condizione di interrotto o incompleto sviluppo
psichico, con compromissione delle abilità cognitive, linguistiche, motorie,
sociali. Le cause possono essere diverse, ma spesso sono sconosciute.
Con capacità
cognitive si intende l’atto
di prestare selettivamente attenzione a uno stimolo, il suo riconoscimento e identificazione,
la progettazione della risposta e l’avere consapevolezza di essa. Di
questo si occupa la corteccia cerebrale dei lobi parietali, temporali e
prefrontali, tre delle quattro zone in cui è suddiviso il telencefalo, la parte
più estesa del cervello (la quarta è il lobo occipitale, che presiede alla
vista). Queste quattro zone si ripartiscono a metà tra i
due emisferi cerebrali.
Lesioni
al lobo parietale causano disturbi dell’attenzione (incapacità di prestare
attenzione al proprio corpo e agli oggetti in rapporto con esso), al lobo
temporale disturbi del riconoscimento (difficoltà nel riconoscere, identificare
e indicare gli oggetti più comuni), al lobo prefrontale disturbi della
progettazione (difficoltà in comportamenti complessi dal punto di vista
temporale, spaziale e sociale).
È invece difficile
definire univocamente l’intelligenza; il senso comune la intende come
le abilità logico-matematiche, ma questo in effetti è errato: Mozart era un
genio, ma nei test per il Q.I. avrebbe probabilmente ottenuto un punteggio
scarso. Lo psicologo Howard Gardner,
sulla base di dati neuropsicologici, distingue nove espressioni fondamentali
dell’intelligenza, derivanti da strutture differenti del cervello e
indipendenti l’una dall’altra, discriminabili dal punto di vista
neuroanatomico.
- Intelligenza linguistica, l’uso di un vocabolario chiaro ed efficace e di un registro linguistico adattabile alle diverse situazioni. Si colloca nell’area di Broca (sede del linguaggio), situata nel lobo prefrontale dell’emisfero cerebrale sinistro.
- Intelligenza logico-matematica, l’abilità nel ragionamento deduttivo, in schemi e catene logiche; coinvolge sia l’emisfero sinistro, che adotta simbolismi, che il destro, che li elabora.
- Intelligenza spaziale, la capacità di percepire forme e oggetti nello spazio, che si manifesta attraverso le arti figurative. Fa riferimento maggiormente all'emisfero destro.
- Intelligenza corporeo-cinetica, la perfetta coordinazione dei movimenti, che si manifesta in chi fa uso creativo del corpo, come ginnasti e ballerini. Coinvolge cervelletto (struttura deputata a motilità e coordinazione), gangli fondamentali, talamo.
- Intelligenza musicale, la capacità di riconoscere l’altezza dei suoni, armonie e contrappunti, che si manifesta in chi ha talento musicale, voce compresa. È localizzata nell’emisfero destro del cervello, ma l’elaborazione della melodia avviene nel sinistro.
- Intelligenza interpersonale, la capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze, paure, desideri nascosti, di creare interazioni sociali vantaggiose; si riscontra in politici, psicologi e in chi ha grande empatia e abilità sociali. Coinvolge in particolare i lobi prefrontali.
- Intelligenza intrapersonale, la capacità di comprendere la propria individualità e di inserirla al meglio nel contesto sociale, nonché l’immedesimazione in personalità diverse dalla propria.
- Intelligenza naturalistica, la capacità di individuare oggetti naturali e classificarli cogliendone le relazioni; si manifesta in tribù aborigene, i cui membri hanno grandi capacità di orientamento nell’ambiente, di cui sanno riconoscere anche i minimi dettagli.
- Intelligenza esistenziale o teoretica, la capacità di riflettere su temi di speculazione teoretica, come la natura dell’universo e la coscienza umana, da cui ricavare, attraverso processi di astrazione. categorie concettuali universali.
Charlie apprende sempre di più, fino a superare gli stessi scienziati del progetto
e inizia per lui un nuovo tipo di
solitudine, questa volta per la troppa intelligenza. Ma a un certo
punto si rende conto che il suo corpo si
è assuefatto al farmaco e che gli effetti iniziano a regredire: con
orrore, diviene consapevole che quell’intelligenza, così tanto desiderata, lo sta
abbandonando. Inizia a cercare un modo per arrestare il processo, ma sarà
inutile.
L’apprendimento
è il processo tramite il quale il sistema nervoso acquisisce nuove informazioni.
Le esperienze vissute, come lo svolgimento di nuove attività, possono
influenzare le connessioni neurali dell’individuo. Il neonato apprende in modo
inconscio, mentre il processo diventa intenzionale quando si ha una maggiore
capacità di immagazzinare informazioni, l’acquisizione della metacognizione
(capacità di riflettere sul proprio modo di pensare) e di strategie mnemoniche.
Persone dotate
di grande memoria mostrano anche una spiccata intelligenza: o meglio,
la costruzione di schemi mentali che favoriscono il processo di memorizzazione,
è indice di grandi capacità intellettive. Ne sono un esempio i campioni di
scacchi, in grado di memorizzare le posizioni dei pezzi sulla scacchiera e di
giocare anche senza aver bisogno di vederla.
Nella memorizzazione si possono distinguere tre processi:
codifica, immagazzinamento e recupero.
A seconda delle durata, esistono tre tipi di sistemi mnemonici: memoria
sensoriale (pochi secondi), a breve termine (10-30 secondi), a lungo termine
(anche per tutta la vita). Si può distinguere tra memoria procedurale (istruzioni per compiere azioni
automatiche) e dichiarativa
(capacità di codificare informazioni per poi richiamarle e dichiararle).
Importante funzione è l’oblio, la
capacità di dimenticare, in modo da salvaguardare spazio per
informazioni nuove o più importanti.
Ogni informazione viene memorizzata grazie alla
formazione di una rete neurale
(gruppi di neuroni che svolgono una precisa funzione fisiologica), in cui la
parte cerebrale che svolge un ruolo fondamentale è l’ippocampo, prima
dell’immagazzinamento definitivo nella corteccia. Anche l’amigdala, struttura deputata a definire le percezioni in
senso emozionale, riveste un ruolo importante. L’apprendimento ha profondi
risvolti neurobiologici: i fenomeni sono correlati a processi che comportano
rafforzamento/indebolimento delle sinapsi: ovvero, l’apprendimento è in grado
di modificare il sistema neurale.
In questo racconto viene usato uno straordinario registro narrativo: è infatti interamente in
prima persona, sotto forma di diario. All’inizio il protagonista usa un
linguaggio semplice, sgrammaticato, che si alza via via che la terapia fa
effetto, fino ad arrivare a una sintassi corretta e a un lessico elevato, per
poi tornare di nuovo ad abbassarsi quando il farmaco perde di efficacia. Nel finale il topo Algernon muore,
evidentemente intossicato dal farmaco, e Charlie, ormai tornato a
essere un ritardato, non è più grado di intuire che la sua sorte sarà
probabilmente la stessa.
E con quest’ultimo articolo si chiude la rubrica Un Pozzo di Scienza. Ringrazio quanti di
voi l’abbiano seguita durante questi dodici mesi. Statemi bene, e se vi capita,
mettete dei fiori sulla tomba di Algernon.
Come avete appena
letto, questo è stato l'ultimo post di Marco qui sul mio blog. Lo saluto e lo
ringrazio ancora una volta per i tanti bei contenuti che ha proposto.
Ovviamente la
programmazione del blog subirà qualche cambiamento per riempire il post del 27. Ho già alcune idee, ma, se
qualcuno vuole proporre una sua rubrica fissa, io sono qui…
Per finire vi
rimando ai link ai precedenti appuntamenti di questa rubrica:
- La Cadillac di Dolan di King: quando saper scavare una buca serve per scrivere
- I Servi di Satana di Bloch: l'importanza dei dettagli
- Il Professore di Chimica di Slesar: come far sparire una cadavere
- Ubriaco Fradicio di Porges: un fiato che uccide
- L'Ultima Domanda di Asimov: una questione di fisica
- Potassio di Levi: come far danni in laboratorio
- Da chimico a chimico di Asimov: una prova d'intelligenza - Concorso (e soluzione)
- Un oscuro scrutare di Dick: cervelli divisi in due
- L'esperimento del Dottor Ox di Verne: errori dal punto di vista scientifico
- La penultima verità di Dick: messaggeri neuromuscolari
- I danni dell'Alcol di Asimov: attenzione agli alcolici!
- Il senso di Smilla per la neve di Høeg: si fa presto a dire "neve"!
Mi dispiace Marco che tu non voglia continuare questa rubrica, però per concludere hai scelto uno dei racconti più poetici e commoventi della SF, quindi diciamo che hai concluso veramente alla grande.
RispondiEliminaConcordo: uno dei racconti più struggenti mai scritti.
EliminaGrazie Nick per essere passato.
Concordo anch'io: una bella conclusione.
EliminaGran bel post, soprattutto per le spiegazioni "tecniche"! Sulla questione dell'intelligenza devo dire che a me convince abbastanza Gardner: poco tempo fa si discuteva relativamente alle possibili "tipologie" di intelligenza con alcuni amici, che invece erano piuttosto perplessi, diciamo così!
RispondiEliminaTornando al racconto, non l'ho ancora letto, ma credo sarà questione di poco tempo!
Ciao Marco! ^^ A rileggerci nella blogosfera!
E ciao Romina, a presto! ^^
Beh, ora hai argomenti neuropsicologici per controbattere ai tuoi amici. ;)
EliminaCiao (insonne) Glò, ci vediamo altrove.
Le teorie di Gardner sono davvero interessanti e servono a limitare i "danni" che facevano altre teorie, come quelle quantitative dell'intelligenza che misuravano poi in realtà quasi solo quella analitica.
EliminaNiente pastelli infilati su per il naso quindi? :P
RispondiEliminaBell' articolo, ispirato soprattutto a un racconto molto toccante :)
Peccato però che tu debba concludere questa rubrica, spero che vada tutto bene!
Sì, va tutto bene. E' stata una decisione un po' sofferta, ma necessaria.
EliminaQuanto al racconto, credo che ogni appassionato di SF (e non) dovrebbe leggerlo.
Mi sono dovuta far spiegare la questione dei pastelli! Ahaha!
EliminaMa come? Chiudi la rubrica? E adesso? Hai in mente qualcos'altro?
RispondiEliminaNo, non ho in mente nient'altro. Penso che mi limiterò a leggere/commentare i vostri blog.
EliminaChissà se la sintesi di questi farmaci sarebbe davvero possibile... Ogni volta che ho un esame, inizio a desiderare ardentemente la pillola di Limitless, ma poi mi ricordo degli effetti collaterali (che purtroppo sono presenti anche in questo racconto)!
RispondiEliminaL' intelligenza e incrementabili, ma non farmacologicamente: attraverso l'esercizio, che modifica le connessioni neurali attraverso processi fisiologici chiamati potenziamento a lungo termine e depressione a lungo termine.
EliminaMa sarebbe interessante poter fare qualcosa anche per il ritardo mentale e lesioni cerebrali, ma penso che la via sia piu di tipo chirurgico.
Purtroppo, anche se l'intelligenza è incrementabile, i neuroni sono cellule che smettono di crearsi a un certo punto della vita e, una volta danneggiate, non c'è modo di sostituirle o ripararle, almeno allo stato attuale della scienza medica, poi chissà...
Elimina@Elisa: Usa la tua testolina che funziona benissimo!
L'ho letto sull'antologia Le Meraviglie del Possibile di Sergio Solmi e Carlo Fruttero. Una storia molto poetica e molto triste.
RispondiEliminaMi sembra di aver già sentito parlare di quell'antologia però non l'ho mai letta, magari questo racconto sarà una buona occasione per avvicinarla!
EliminaSì, si trova su quell'antologia (oltre che in diverse altre). Tra l'altro Keyes è scomparso di recente, il giugno dell'anno scorso.
EliminaNon credo di averlo letto, ma ne avevo già sentito parlare bene. Ho letto una versione "scolastica" de Le Meraviglie del Possibile, in cui l'elenco dei racconti era leggermente modificata e questo non compariva, ahimè. Quanto al congedo, ho poco da dire. Una bella conclusione. :)
RispondiEliminaCe ne sono anche più versioni? "Le meraviglie del possibile" deve essere interessante e variegato!
EliminaNon lo so... ma in effetti anche a me pare ne esista una versione "short". Quella completa comunque è questa:
Eliminahttp://www.fantascienza.com/catalogo/volumi/NILF101206/le-meraviglie-del-possibile-antologia-della-fantascienza/
Tra l'altro era da un po' che volevo passare dal tuo nuovo blog a leggere un po'... sempre che una mia visita sia benvoluta. :)
Sono sicura che lo è! E poi ci potresti trovare tante cose di tuo interesse, secondo me!
Elimina