Anadiplosi,
epanadiplosi, epanalessi: l'importante è ripetersi.
Oggi, nella rubrica Poesie,
ho deciso di occuparmi ancora figure
retoriche, ma non solo di una! Parleremo di ben tre figure retoriche
diverse che però hanno qualcosa in comune: l'anadiplosi, l'epanadiplosi e
l'epanalessi.
Oltre ai nomi difficili, ovviamente.
Siete curiosi? Si parte!
L'anadiplosi
L'anadiplosi è una figura retorica che
consiste nella ripetizione dell'ultimo elemento di una proposizione all'inizio
della seguente, al fine di rimarcare il legame tra le due.
Il termine viene dal greco antico anadiplosis, che
significa duplicazione. Questa figura retorica, infatti, può
essere chiamata anche raddoppiamento, mentre
anticamente era nota anche come epanastrofe o reduplicatio.
Vediamo un esempio del mio caro Leopardi:
ma la gloria non vedo
non
vedo il lauro e 'l ferro
ond'eran carchi
Giacomo Leopardi in
All'Italia
L'epanadiplosi
L'epanadiplosi
è una figura retorica che consiste nella ripetizione di una o più parole
all'inizio e alla fine di una frase o di due versi.
Il termine viene dal greco epanadiplosis, che
significa raddoppiamento. Questa figura retorica può essere
chiamata anche ciclo o inquadramento.
Fate però attenzione, perché con il termine raddoppiamento in genere si intende
l'anadiplosi, mentre qui è solo la traduzione dal greco.
Vediamo un esempio del buon Pascoli:
dov'ero? Le campane
mi dissero dov'ero.
Giovanni Pascoli in
Patria
In alcuni casi è possibile che la parte ripetuta non sia
proprio all'inizio o alla fine del verso o della frase.
L'epanalessi
L'epanalessi è
una figura retorica che consiste nella ripetizione all'inizio, al centro o alla
fine di una frase una parola o un'espressione per rafforzarla.
Il termine viene dal greco epanalepsis, che
significa ulteriore ripresa. Questa figura retorica può essere
chiamata anche geminatio.
Vediamo un esempio dantesco:
ma passavam la selva tuttavia,
la
selva, dico, di spiriti
spessi.
Dante Alighieri in Divina Commedia
Se la ripetizione avviene subito di seguito, senza altre
parole di mezzo, è più corretto parlare di epizeusi.
Un confronto conclusivo
Come avete visto, tutte queste figure retoriche si basano sulla ripetizione di
parole o espressioni, quello che fa la differenza è solo la posizione delle
parole ripetute.
Tra l'altro vi segnalo che dell'anadiplosi
avevo già parlato sul blog per confrontarla con altre due figure di
ripetizione: l'anafora e l'epifora.
Quindi avete a disposizione ben cinque figure di
ripetizione (sei, se consideriamo anche l'epizeusi
che ho citato poco fa), qual è la vostra preferita? Vi capita di usarle? Sappiate
che nella lingua parlata sono molto
più comuni di quello che immaginate… provate a farci caso.
Con la scusa del thriller paratattico, sto provando a fare dei paralleli tra l'uso degli effetti speciali nel video e l'uso delle figure retoriche. Cercando di "tradurre" un lens flare, abbiamo usato proprio alcune di queste figure retoriche :)
RispondiEliminaMolto interessante! Mi sa che devo recuperare questo tuo post, perché temo di non averlo ancora letto.
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