Ma passiamo subito ai racconti!
La telefonata
inattesa
«State venendo qui? Adesso? Ah, siete già sotto casa?»
incredulità e panico.
Qui è tutto in
disordine e il frigo è vuoto, pensieri confusi, mentre già una mano sta
muovendo la maniglia. Oh, me tapina!
Una vita così
Quando uscì, sbattendo la porta, nemmeno pensai che era
ingiusto, che non me lo meritavo, perché la mia vita è sempre stata un po'
così, un po' tapina. Non infelice
o misera, ma tapina: insignificante nel suo essere consacrata al rifiuto,
teatro della cattiveria altrui. L'unica cosa che riuscivo a immaginare in quel
momento era la reazione di amici e famigliari, tutti quei te l'avevamo detto, quelle inutili pacche sulle spalle, quei tanto sei forte. Per questo volevo solo uscire,
prendermi un gelato e camminare lungo il viale alberato. Fare finta di niente,
almeno per un po'. Ero già pronta a creare una corazza e andare avanti, con il
cuore sempre più chiuso nella sua roccaforte di ghiaccio.
Non sentivo già più il dolore della separazione o la
sofferenza di quelle parole acide d'addio. Ne rimaneva solo un bruciante
ricordo alla bocca dello stomaco, quel po' di gastrite che viene a quelli che
si tengono dentro sempre tutto. Ma il gelato avrebbe curato anche quello. È così
che si sopravvive, in fondo, quando non si sa reagire: si diventa resilienti. Questo
è essere forti? O cinici? No, è una debolezza che uccide ma nessuno nota: è
morire restando in vita.
Potrete trovare l'elenco dei racconti di questa rubrica nel
post introduttivo.
Se vi va, potete
scrivere anche voi nei commenti qui sotto il vostro racconto (in 200
caratteri e/o 200 parole, come preferite) con la parola tapino. Non c'è un concorso o una
gara, è solo un esercizio libero.
Alla prossima!
Non c'entra granché col post (sono proprio un tapino, eh?) però volevo dirti che se domani passi sul mio blog c'è qualcosa che ti riguarda ;-)
RispondiEliminaOh, caspiterina! Verrò di certo a guardare! Grazie per avermi avvisata!
EliminaCiao Romina belli i tui racconti! Ci provo anch'io.
RispondiEliminaEccolo.
“Ho perso ogni speranza ormai. Sono così disgraziato che se metto fuori il naso il nemico mi atterra. Però ho fame..... me tapino! Come farò? Un attimo. Calma e gesso. Sono tapino ma anche tappino. Forse....” e il topo sgattaiolò fuori dalla tana e rasente al muro passò sotto ai baffi al gatto.
Ciaooooo!
Ahahaa, furbo! Bel raccontino, Pat!
EliminaIl gelato cura tutto? Non lo so, ma nel dubbio è sempre meglio provarci ;)
RispondiEliminaIo ieri ci ho provato... diciamo che non ha fatto miracoli, però vedo del potenziale!
Eliminapreferisco il secondo, ma sono ambedue davvero carini
RispondiEliminaGrazie! Il secondo è più nel mio stile, il primo è quasi direttamente tratto da una storia vera! Ahahah!
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