Giuseppe Ungaretti e “S. Martino
del Carso”: un lavoro di sintesi e rifinitura.
Ed è di questo oggi che voglio parlarvi.
Sintesi senza
banalizzazioni
La bellezza delle
poesie di Ungaretti sta proprio nella loro brevità. È ogni volta sorprendente
trovare racchiusa in poche parole una profondità sconcertante. Sì, perché
Ungaretti, nella sua estrema sintesi,
riesce comunque a non diventare banale.
Versi brevi,
lungo lavoro
I suoi non sono pensierini
striminziti partoriti da una mente pigra, come potrebbe sembrare a chi di
poesia non si occupa. Molto spesso, dietro a un’apparente semplicità si cela un
attentissimo lavoro di scelta
lessicale, che presta attenzione a suoni e ritmi. Non è detto che una
poesia breve richieda meno lavoro di una lunga. Per certi versi, è molto più
difficile scrivere pochi versi e concentrare dentro di essi un messaggio,
piuttosto che diluirlo in tante frasi. Per essere sintetici, bisogna avere una
grandissima padronanza della lingua e delle sue regole e sapere esattamente
cosa si può tagliare senza togliere respiro al verso. Quando le parole sono poche, lo spazio d’errore è minimo e ogni
termine deve essere scelto ad arte. Senza contare che molto spesso, nei
versi brevi e liberi di Ungaretti si
ritrovano dei versi tradizionali semplicemente divisi in più versi.
S. Martino del Carso:
un buon esempio di processo di sintesi
La poesia di cui ho scelto di parlarvi oggi è S.
Martino del Carso, un testo del 1916. La cosa interessante è che Ungaretti ha scritto varie
versioni di questo testo e dalla prima all’ultima il lavoro di sintesi e cura del dettaglio è davvero evidente.
La prima e l’ultima
versione
Per cominciare, vi riporto la prima e l’ultima versione del testo, così poi possiamo
riflettere un po’ sui passaggi che sono stati fatti da Ungaretti per
raggiungere una sintesi efficace.
S. Martino del Carso (prima versione)
Di queste case
non c’è rimasto
che qualche
brandello di muro
esposto all’aria
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
nei cimiteri
Ma nel cuore
nessuna croce manca
Innalzata
di sentinella
a che?
Sono morti
cuore malato
Perché io guardi al mio cuore
come a uno straziato paese
qualche volta
San Martino del Carso (versione definitiva)
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
è
il mio cuore
il paese più straziato
Alcune differenze
Nella versione iniziale sono presenti molti versi che mancano totalmente dalla
versione definitiva (barrati e in rosso), pochissimi sono rimasti del tutto identici (scritti in
verde), mentre la strofa finale
(in azzurro) è stata riscritta
completamente trasformando una
similitudine in una metafora, con una forza sicuramente maggiore nella sua
immediatezza.
S. Martino del Carso (modifiche)
Di queste case
non c’è rimasto
che qualche
brandello di
muro
Di tanti
che mi
corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce
manca
Perché io guardi
al mio cuore
come a uno
straziato paese
qualche volta
I tagli che la poesia ha subito non l’hanno affatto
atrofizzata, banalizzata o ridotta. Ogni
singola omissione ha in realtà contribuito a rafforzare il messaggio,
eliminando ogni parola superflua, ogni concetto già sufficientemente
chiaro senza inutili ridondanze.
È un po’ quello che avviene scrivendo degli haiku: ci si
rende presto conto che tanto si può sacrificare senza perdere in senso e
guadagnando in forza espressiva e musicalità.
A che scopo allora dire che un muro è esposto all’aria? O che i cadaveri si
trovano nei cimiteri? I tagli non ledono ma anzi valorizzano ciò che resta.
Conclusione
Amo molto le poesie di Ungaretti per la capacità di
questo autore di semplificare il verso rendendolo in realtà molto più
strutturato, per il fatto che riesce a dire tutto con poche parole e a dirlo in
un modo che resta dentro. Diciamo che dalla sua capacità di sintesi ho
moltissimo da imparare!
E voi che cosa ne pensate di questo poeta?
cosa ne penso di questo autore? E' tra i miei preferiti in assoluto!!!
RispondiEliminaNon sapevo che ci fosse anche una prima versione e devo dire che ci sono grosse differenze.
Anche se magari non hanno la struttura specifica degli haiku, lo vedo molto come se fosse alle prese di un bonsai o facendo l'ikebana: via il superfluo per far sì che l'armonia risalti.
Sapevo che ami molto questo poeta e mi aspettavo un tuo commento! Sì, la sua è l'arte del togliere il superfluo perché ciò che resta risalti.
EliminaE' tra i miei preferiti proprio per le tue stesse ragioni. La poesia non deve spiegare come la prosa. La poesia è musica, è suono, deve emozionare non illustrare...!
RispondiEliminaInfatti i tagli apportati alla prima versione impreziosiscono il poema.
Sono perfettamente d'accordo! La poesia e la prosa sono due generi diversi e tali devono restare.
EliminaIo adoro Ungaretti. Ricordo quando ho letto per la prima volta le sue poesie...
RispondiEliminaS. Martino del Carso, per quanto breve, risuona a lungo nella mente.
Le poesie di Ungaretti, forse proprio per la loro brevità, si prestano a restare nella memoria e stimolare le riflessioni.
EliminaQuesto tipo di poesia funziona quando il risultato è un distillato di un lungo lavoro, non quando sono le prime parole che passano per la testa. Ungaretti è grandioso, erroneamente passato per "facile" tra i (miei ex) compagni di classe.
RispondiEliminaIl "trucco" è tutto lì: far sembrare un testo molto semplice attraverso un lavoro certosino tutt'altro che casuale.
EliminaUna poesia che rimarrà nei secoli.
RispondiEliminaMi piace quel senso di essenziale che comunica, non c'è una parola fuori posto. Ottimo ricordare che nei versicoli di Ungaretti si nascondono versi regolari, endecasillabi, settenari, novenari.
In questi giorni, tra l'altro, è uscito un articolo sull'albero di Ungaretti, proprio a San Martino del Carso:
http://ilpiccolo.gelocal.it/foto-e-video/2013/03/30/fotogalleria/l-albero-isolato-di-ungaretti-commuove-san-martino-1.6795154
Grazie per il link! Ora leggo l'articolo.
EliminaUngaretti è uno dei migliori poeti italiani, soprattutto la sua produzione giovanile. Poi ha cercato di riallacciare i nodi con la tradizione, col linguaggio aulico storico della poesia italiana, e paradossalmente ha perso qualcosa (o forse aveva perso in generale la spinta creativa).
RispondiEliminaSarà sempre uno dei miei poeti preferiti.
Un poeta davvero tra i più espressivi! Anche a me piace moltissimo.
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