Sesto appuntamento
con la rubrica Un
pozzo di scienza di Marco
Lazzara, il blogger
itinerante che dopo i suoi sei guest post sul mio blog, ha trovato un suo spazio fisso in questa
rubrica in cui parla dei contenuti
scientifici alla base di racconti famosi. Nel primo appuntamento (in
cui trovate anche un'introduzione alla rubrica) ci ha parlato della Cadillac
di Dolan e delle ricerche fatte da
Stephen King per scrivere quel racconto. Il mese successivo si è concentrato su I
servi di Satana di Robert Bloch e
sull'importanza dei dettagli. Poi ci ha parlato de Il
Professore di Chimica di Henry Slesar
dando vita a interessanti discussioni
sull'occultamento dei cadaveri. Due mesi fa ci ha parlato di gas letali e
malattie con Ubriaco
Fradicio di Arthur Porges, mentre il
mese scorso ci ha spiegato l'entropia attraverso il racconto L'Ultima
Domanda di Isaac Asimov.
Questo mese facciamo
un bel tuffo nella chimica!
Ma ora lascio a
lui la parola, ringraziandolo per il post.
Potassio
Potassio è uno dei racconti che compongono Il Sistema Periodico
di Primo Levi. Lo scrittore parla
di un episodio avvenuto quando era ancora uno studente di Chimica. Un suo
docente stava facendo ricerca sul
lavoro di Onsager, che aveva elaborato un modello per correlare la
conducibilità equivalente di una soluzione a una certa concentrazione a quella
a diluizione infinita, sulla base di una serie di parametri fisici e
chimico-fisici (la conducibilità è la facilità con cui una soluzione viene
attraversata dalla corrente elettrica).
Il problema alla base della termodinamica delle soluzioni è che queste si comportano in
maniera diversa rispetto al solvente puro, a causa dell’interazione con le
sostanze disciolte. Quello che si fa è elaborare dei modelli che descrivono come varia il comportamento rispetto alla
situazione ideale (diluizione infinita).
L’equazione di Onsager andava bene per soluzioni
diluite, bisognava verificarla anche in altre situazioni. Il docente in realtà era un fisico e aveva bisogno di un chimico
perché non era avvezzo alle pratiche di laboratorio. Levi si propose e ottenne
il posto.
Per prima cosa, servivano dei solventi puri, per cui
Levi iniziò col distillare una
soluzione di benzene al 95%. La distillazione è un metodo per separare
sostanze in una miscela liquida in base al loro differente punto di
ebollizione. Si usa il distillatore, un’apparecchiatura costituita da un
pallone che contiene la miscela da separare, un secondo pallone o una beuta per
raccogliere il distillato e un tubo di connessione refrigerato ad acqua.
Immagine animata. Fonte |
Si scalda la miscela, e raggiunta la temperatura a cui
bolle il primo dei suoi componenti, questo evapora; il vapore fluisce nel tubo
refrigerato e ricondensa, andando a raccogliersi nel secondo recipiente;
aumentando ancora la temperatura evaporerà un secondo componente, poi un
terzo... e così via. Cambiando via via i recipienti di raccolta, le varie sostanze vengono separate.
È il metodo con cui si ottiene la benzina...
e anche la grappa! Si può
ripetere il procedimento più volte in modo da arricchire via via sempre più
ogni nuovo distillato del componente puro di interesse (distillazione frazionata).
La procedura riportata dai manuali indicava di
effettuare una distillazione frazionata e poi un’ultima distillazione in
presenza di sodio metallico, in modo da rimuovere tracce di umidità.
Sfortunatamente per Levi di sodio non ce n’era (a quel tempo non era facile
reperire reagenti e non poteva ordinarlo); così decise di usare del potassio, che lui stesso
definisce gemello del sodio. Il motivo di quest’affermazione sta
nel fatto che sodio e potassio sono
entrambi metalli alcalini (appartengono al gruppo I della Tavola
Periodica), ovvero hanno le stesse proprietà chimiche.
Ma tutti i chimici sanno bene che il potassio è meno elettronegativo del sodio
(l’elettronegatività è la capacità di un elemento di attirare elettroni di
legame). Quindi è più reattivo:
se il sodio reagisce violentemente con l’acqua, il potassio si infiamma.
Una volta terminata la distillazione, Levi rimuove con
grande cura il potassio e si mette a lavare la vetreria. A quel punto cosa
succede?
Si udì un rapido tonfo, dal collo del pallone uscì una vampa diretta verso la finestra che era vicina al lavandino, e le tende di questa presero fuoco. Mentre armeggiavo alla ricerca di qualche mezzo anche primitivo di estinzione, incominciarono ad abbrustolire i pannelli degli scuri, ed il locale era ormai pieno di fumo. Riuscii ad accostare una sedia ed a strappare le tende: le buttai a terra e le calpestai rabbiosamente.
Il pallone doveva contenere dei vapori residui di benzene e tracce di
potassio rimaste aderite al vetro, che Levi non aveva individuato, a contatto
con l’acqua avevano acceso la miscela.
Morale dello stesso Primo Levi:
Occorre diffidare del quasi-uguale (il sodio è quasi uguale al potassio: ma col sodio non sarebbe successo nulla), del praticamente identico, del pressapoco, dell’oppure, di tutti i surrogati e di tutti i rappezzi. Le differenze possono essere piccole, ma portare a conseguenze radicalmente diverse, come gli aghi degli scambi; il mestiere del chimico consiste in buona parte nel guardarsi da queste differenze, nel conoscerle da vicino, nel prevederne gli effetti.
Be', come non dar
ragione a Levi? Le cose che si assomigliano non sono mai uguali (il motto I
sinonimi non esistono non lo uso mai a
caso).
E per non fare
pasticci mentre usate informazioni chimiche nei vostri racconti, vi ricordo che
avete Marco a disposizione per la rubrica SOS
Scienziato (trovate maggiori dettagli nel primo post della
rubrica) .
Ancora grazie,
Marco!
Hanno parlato di questo articolo:
- "Da chimico a chimico" di Asimov: una prova d'intelligenza - Concorso
- "Un oscuro scrutare" di Dick: cervelli divisi in due
- "L'esperimento del Dottor Ox" di Verne: errori dal punto di vista scientifico
- "La penultima verità" di Dick: messaggeri neuromuscolari
- "I danni dell'Alcol" di Asimov: attenzione agli alcolici!
- "Il senso di Smilla per la neve" di Høeg: si fa presto a dire "neve"!
- "Fiori per Algernon" di Keyes: dal ritardo mentale all'intelligenza
Marco, ho una sola domanda: hai scelto apposta l'argomento, dato che conosci il mio immenso amore per la termodinamica delle soluzioni? XD
RispondiEliminaNon ho mai letto "Il sistema periodico" perché sono stata traumatizzata dallo stile di scrittura di Levi in "Se questo è un uomo"... Tutte quelle frasi eterne che dovevo rileggere due volte per capire! Ma parlo dei tempi delle medie, ora che sono un po' più vecchia, potrei provare...
In ogni caso, non è una buona idea scambiare un elemento chimico con un altro, anche se il numero di elettroni spaiati è lo stesso. Per alcune applicazioni, può funzionare, ma per altre...
A me "Se questo è un uomo" è piaciuto molto, però sì, lo stile non è dei più scorrevoli!
EliminaPer il resto, io sono "esplosiva" anche senza giocare con gli elementi chimici! Ahah!
Come Romina sa, questo post è stato scritto un mese e mezzo fa.
EliminaIl Sistema Periodico è un libro diverso, io ancora non sono riuscito a leggerlo tutto, dato che le due copie nella biblioteca della mia città sono regolarmente in prestito.
Posso confermare che voi vedete i post dopo un lungo periodo di riposo sul mio desktop.
EliminaEhi, scherzavo! Non avevo bisogno anche di testimoni! XD
EliminaNon si sa mai! Ahah!
EliminaAh, si tratta poi di "elettroni di valenza" o "elettroni esterni". Gli elettroni spaiati sono un'altra cosa.
EliminaOh Madonna santa, non posso neanche commettere una leggerezza che subito mi correggi... Di sicuro non passerei nessun esame con te... -.-
EliminaIntendevo ovviamente gli elettroni di valenza...
Lo so, hai ragione, bisogna sempre usare i termini corretti...
Elimina@Drama Queen: Porta pazienza, gli insegnanti sono fatti così e gli insegnanti pignoli... ahah!
EliminaCi scherzo perché sono così anch'io!
I chimici sono pistini per definizione. Comunque ti posso dire che io sono eccessivamente buono con gli studenti: correggo solo, ma poi lascio anche correre molto.
EliminaAnch'io segno molti più errori di quelli che poi considero. Penso che dagli errori uno studente debba imparare senza doverli temere.
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