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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

lunedì 31 ottobre 2016

"Andrà tutto bene": un racconto a tinte horror (di una ex scrittrice con qualche recidiva)

Non scrivo narrativa da tanto tempo ormai e nemmeno mi manca (per chi si fosse perso il cambio radicale, si va indietro nel tempo con questo post).  
Tanti ex-colleghi, soprattutto durante Strani mondi, mi hanno chiesto quando riprenderò e perché ho smesso. Ormai mi sembra che la Romina che scriveva non abbia più niente a che fare con me. Non sono nemmeno sicura di essere ancora io. Però il giorno del mio compleanno (sarà dunque colpa della vecchiaia che incombe), stesa da un raffreddore e con un po' di tempo insolitamente libero, ho scribacchiato una storia che avevo in mente da qualche mesetto (ispirata da un mio recente incubo). Poi l'ho lasciata lì, pensando di non farne assolutamente niente, ma ieri l'ho riletta e sistemata un minimo e, visto che è a tinte horror (ma solo vagamente, eh), ho deciso di condividerla con voi oggi (anche se io non festeggio Halloween e non lo considero nemmeno una vera festa, ma… va be', è solo una scusa per far uscire questo post, altrimenti cestino tutto come faccio fin troppo spesso). Comunque, l'horror non è proprio il mio genere... Non è un capolavoro, non ci ho perso nemmeno molto tempo in revisioni o altro (penso che sia il prodotto malsano di un paio d'ore in totale). Sono arrugginita, dannatamente arrugginita e non ho tempo e voglia da dedicare alla scrittura che è una parte della vecchia me (che mi stava molto meno simpatica di quella nuova, che comunque è una rompiscatole). Insomma, se proprio vi mancava la mia scrittura e non potevate farne a meno (oltre a consigliarvi un bravo psicologo), ecco qui un raccontino praticamente così come è uscito dalle mie dita salterine sulla tastiera. Tanto lo so che i post lunghi non li legge nessuno, quindi… ahahah!

Buona lettura a quei pochi che vorranno proseguire.



«Andrà tutto bene»

«Ho paura».
«Andrà tutto bene».
Stronzate, fu il primo pensiero che le passò per la testa, ma se lo tenne per sé. Si limitò a sorridergli con uno di quei sorrisi troppo forzati  per anche solo illudere di essere sinceri.
La verità è che non avrebbero mai dovuto intrufolarsi lì di nascosto. Porca miseria, che cosa ci voleva a bussare e dire: «Scusate, siamo inseguiti  da un… da una cosa, ehm, che non sappiamo definire e… avremmo bisogno di un posto per la notte». Un po' di compassione l'avrebbe ricevuta e senza troppi patemi d'animo. Eh, ma lui non era stato d'accordo. Era troppo sospettoso. E in effetti le ultime ore non erano stata particolarmente incoraggianti.


«Io sento dei rumori, c'è sicuramente qualcuno di sopra».
«È un castello mezzo diroccato, Giulia, chi mai ci sarà in giro, dai».
«Visto che sai tutto, spiegami perché da fuori si vedevano accese le luci ai piani alti».
«Non lo so e non mi interessa. Andrà tutto bene».
Avrebbe voluto avere una moneta per ogni volta che aveva sentito quella frase. Non andava tutto bene. Andava tutto bene alcune ore prima, quando facevano un picnic spensierato sull'erba al tramonto, immersi in un'atmosfera romantica e piena di meraviglia. Ma poi il temporale improvviso, le corse, quel… quella cosa… la fuga, la paura… e ora erano lì, bagnati e infreddoliti a nascondersi come topi nelle segrete di un castello mezzo diroccato. No, decisamente non andava tutto bene.

«Domani mattina, alle prime luci, usciremo da questa finestrella, vedi? E ce ne torneremo a casa. Sarà solo una storia da raccontare ai nostri nipoti» cercò di sdrammatizzare.
«Cominciamo ad arrivare vivi a domattina, poi ai nipoti ci pensiamo».
Nelle segrete si trovavano ancora resti umani rimasti lì da chissà quanto tempo e non era certo il contesto migliore per tentare di dormire e riposare un po'… Chissà qual era stata la storia di quel castello? Sembrava essere stato distrutto da una sorta di incendio, eppure alcune aree, dall'esterno, parevano restaurate e tutt'ora in uso. E poi le segrete comunicavano con una maestosa sala o con i resti di ciò che un tempo lo era stato, però c'erano ancora tavoli e sedie e qualche resto di tappezzeria e tendaggio. Una grande sala da pranzo confinante con l'ingresso delle segrete… mah, bizzarrie architettoniche difficili da spiegare, ma sufficienti per distrarsi almeno un po', nonostante l'animo pieno di turbamenti.

«Potremmo dormire qui».
«Sei serio, Fabio?».
«Vuoi tornare in mezzo ai teschi? Qui almeno non ce ne sono».
«Praticamente un cinque stelle, insomma. Va bene, accontentiamoci».
Si accoccolarono uno contro l'altra per scaldarsi e cercare di riposare. Per la prima volta dopo quelle ore di puro terrore, Giulia si sentì al sicuro, contro ogni evidenza reale e chiuse gli occhi.

Forse fu solo per un secondo o per qualche ora, difficile stabile quando si fossero addormentati, ma, a mezzanotte in punto, qualcosa suonò. Pareva il suono di un vecchio orologio a cucù. Giulia si svegliò all'improvviso, spaventata, e cercava senza troppa fortuna di distogliere Fabio dal suo sonno sempre troppo profondo.
«C'è qualcuno, c'è per forza qualcuno».
«Io non ho sentito niente».
«Non ti accorgeresti nemmeno se fossero qui, probabilmente…» Giulia trattenne il respiro «oh, mio Dio, ma sono qui!».
D'improvviso la sala si stava riempiendo di persone che sembravano provenire da un tempo lontano per vestiti e movenze e, come se niente fosse, stavano apparecchiando la tavola per il pranzo. A mezzanotte? Qualcosa non andava proprio…
Giulia si rannicchiò sempre di più sotto un tavolo, cercando di nascondersi. Fabio invece si alzò in piedi per vedere meglio.
«Ma sei impazzito?» gli disse lei, strattonandogli la gamba per invitarlo a nascondersi «Ti vedranno!».
«Io non vedo proprio niente».
Giulia stentava a credergli: la sala era piena di gente come un formicaio in piena operatività. Sguatteri e maggiordomi e cuochi si stavano avvicendando l'un l'altro per preparare tutto per un pasto che doveva essere importante e lui non vedeva niente?
«Sei sicura di stare bene? Forse hai un disturbo post traumatico da stress, Giulia, non c'è nessuno. Guarda».
Fabio iniziò a gridare e gesticolare, saltellando sui piedi per attirare attenzione.
«Visto? Non c'è nessuno!» commentò, dopo non aver ottenuto nessuna reazione.
Giulia invece era sbalordita: tutti per un istante fissarono Fabio con uno sguardo tra l'intimorito e il sorpreso e poi alzarono le spalle per riprendere ciascuno la propria attività.
«Ti hanno visto… e non sembrano, come dire, interessati…».
«Non c'è nessuno, Giulia. Mi stai facendo paura, adesso. Calmati. Vieni fuori da quel tavolo e abbracciami… va tutto bene».
Un po' titubante, Giulia uscì dal suo nascondiglio e lo abbracciò, rassicurata dal fatto che quelle persone non sembravano preoccuparsi della loro presenza, ma, appena videro lei abbracciare Fabio, tutti si fermarono, congelati in uno stupore ben più duraturo.
Una vecchia servetta le corse in contro, per dividerla da Fabio: «No, cara, non lo puoi fare. Lui non ti può vedere».
«Ma certo che mi vede! È mio marito. Vero, Fabio, che mi vedi?».
«Certo che ti vedo, Giulia, ma si può sapere con chi stai parlando?».
«Signora, lui non ci può vedere… questo è il banchetto dei morti, i vivi non possono capire, vedere e, tanto meno, prendervi parte».
«Banchetto dei morti?!» Giulia tremò ripetendo quelle parole «Non capisco».
«Noi siamo qui dalla notte dell'incendio… siamo rimasti legati a questo castello e a mezzanotte ci ritroviamo per mangiare tutti insieme. Viviamo con il giorno e la notte invertiti, per non disturbare la vita del castello. Be', viviamo… insomma, quello che è».
«Ma io… io non capisco…».
«Giulia, hai bisogno di un medico… non stai bene. Stai parlando da sola!».
«Lui ti vede? Questo sì che è strano. Lui non è morto, non dovrebbe vederti, come non vede noi. Non so bene cosa fare, sono secoli che non arriva qualcuno di nuovo qui e non so se ci sono regole precise. Comunque tu sei la benvenuta, ma lui deve andarsene e non farne parola con nessuno, oppure potremmo ucciderlo, così che resti qui con noi, per sempre. Oh, suvvia, parlatene tra voi, io ho un pranzo da cucinare» la bizzarra vecchina se ne andò, lasciando Giulia nel suo sconforto.
Tutte le persone attorno avevano seguito trepidanti la conversazione, ma sembravano ormai pronti a riprendere il loro tran-tran, in attesa di capire meglio il da farsi.  
«Amore… io sono morta?».
«Ma certo che no, Giulia, sei solo molto stanca».
«Io li vedo e loro sono morti…».
«Mi sembra che tu stia delirando, ma, se anche avessi ragione, perché io ti vedo?».
«Questo non lo so… magari è una cosa di quelle assurde, del tipo conti in sospeso, legami spezzati… non ne ho la più pallida idea».
«Secondo me, hai sbattuto la testa».
«Non lo so, ma… fai attenzione… cosa, cosa vuole fare quel tizio?».
Fabio non fece nemmeno in tempo a chiedere spiegazioni. Un colpo d'ascia lo colpì al centro della schiena, da dietro. Un rivolo di sangue rosso gli sgorgò anche dalla bocca. Si accasciò al suolo.
Giulia lo prese tra le braccia, terrorizzata.
«Che cosa ha fatto? Perché?» Giulia gridò contro l'uomo in armatura che aveva sferrato il colpo.
«C'era qualcosa di distorto. Non voleva stare con i vivi ma non vedeva i morti, qualcosa lo legava a questo mondo… non sono un filosofo, sono un guerriero, ho  risolto il problema a modo mio. Non potevamo lasciare che se andasse in giro a parlare di noi ai vivi».
Prese e se ne andrò, con l'ascia ancora grondante di sangue.
Giulia, accasciata sul corpo di Fabio che annaspava nel suo sangue, singhiozzava.
«Ti amo».
«Ti amo anch'io» finì di pronunciare quelle parole con il suo ultimo fiato.
Chiuse gli occhi.
Poi li riaprì.
«Chi sono tutte queste persone? Da dove vengono?».
«È complicato, Fabio, ma ti spiegherò tutto. Andrà tutto bene, adesso».
E mentre lo diceva, Giulia, si rese conto che forse non era una frase fatta, quella volta.




20 commenti:

  1. Mi è piaciuto. L'ambientazione nel vecchio castello e il tema macabro mi hanno pensare a un racconto breve del primo Lovecraft, L'Estraneo. Se non lo hai mai letto, fallo, perché è molto suggestivo.

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    1. Ho letto veramente pochissimo di Lovecraft... mi hai incuriosita: cercherò il racconto, grazie!

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  2. Cara Romina, sono sincero, guardo poco i film dell'orrore, e leggere poi mi fa quasi paura, per questo ci rinuncio!!!
    Ciao e buona settimana con un abbraccio e un sorriso:) sorridere fa bene! Tomaso

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    1. Questo racconto non fa paura, ha solo qualche tinta horror, però capisco che non sia il tuo genere! Buona settimana.

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  3. Bello...mi è piaciuto...adatto al giorno di oggi!
    Brava

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  4. Bello, davvero. Brava
    sinforosa

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  5. Bello Romina! Mi è piaciuto parecchio sai? Horror ma non terrorizzante nè stomachevole come si usa adesso troppo sovente.

    ps Sicura di non voler tornare a scrivere????

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    1. Non amo gli splatter (e agli horror preferisco i thriller, in realtà).
      Sono felice che ti sia piaciuto!

      P.S. Sono sicura. Devo dire però che sono rimasta sorpresa dal numero di commenti (positivi) a questo post... chissà, magari di tanto in tanto scribacchierò ancora qualche raccontino, in memoria dei vecchi tempi.

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  6. :D

    Davvero molto carino! Sono troppo scontato se dico che dovresti riprendere a scrivere? ;)

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    1. Ahaha, forse dovrei fare come gli youtuber famosi e dire: "A tot like scrivo un altro racconto!".

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  7. Letto e molto apprezzato, nonostante, come ho detto spesso, leggere post lunghi di narrativa sui blog non sia il mio forte. Se tu non avessi scritto "tinte horror" avrei quasi certamente saltato.

    E sai che se fossimo ancora ai tempi del Dedalo, questo tuo racconto si inserirebbe a meraviglia nella mia storia? Giulia e Fabrizio sono al momento dispersi, spariti nel nulla su una strada in aperta campagna, e non si sa ancora che fine abbiano fatto. Questa poteva essere una possibile soluzione del caso, tenuto conto che le atmosfere sono quelle ;-)

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    1. Anche io non amo i post troppo lunghi e sono stata indecisa sul pubblicarlo o meno, ma alla fine ho deciso di fare un'eccezione. Sono felice che ti sia piaciuto.

      Il Dedalo opera in modi misteriosi e sotterranei, forse... ahaha!

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    2. A maggior ragione se si considera che i nomi sono quasi gli stessi: Giulia e Fabio, Giulia e Fabrizio ;-)

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  8. Vedi? Soluzione semplice ed efficace. Sono questi i finali che approvo :)
    Molto bello!

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    1. Ahaha, grazie. Un po' "radicale", forse, ma efficace ed efficiente.

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  9. Poverooooo! Mi è piaciuto però :)

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    1. A me sembra fortunato: ha vinto l'eternità con la persona che ama!
      Grazie!

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