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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

giovedì 31 maggio 2012

"Incomprensioni linguistiche": esercizio di scrittura - 10 parole nuove da usare - aprile 2012


Forse vi starete chiedendo che fine hanno fatto le 10 parole di aprile o magari no… in ogni caso, non me le sono dimenticate e dunque è tempo di diffondere il mio esercizio, prima che cominci giugno (mese in cui presenterò quelle di maggio, come ormai è consuetudine). Lontano dal vostro sguardo, almeno per ora, il progetto di scrittura collettiva “Dieci parole” sta ormai dando i suoi frutti, ma questo esercizio, da cui tutto è partito, mi è ancora molto caro, quindi ecco quello di aprile. I commenti li lascio dopo il testo, in cui le parole sono sottolineate in blu.


Incomprensioni linguistiche
«Dovreste inginocchiarvi e togliervi l’elmo al cospetto del re Luigi X» disse uno dei cavalieri, guardando con sufficienza il povero soldato fatto prigioniero dopo uno scontro con i ciatti.
L’uomo, con i polsi legati dietro la schiena, fu colpito alle gambe da dietro per spingerlo a chinarsi a terra, poi, con un gesto rapido della spada, il cavaliere gli alzò la ventaglia dell’elmo fatta di princisbecco, ma questi continuò a non proferire parola. Veniva dalla mochenica e aveva combattuto al fianco dei ciatti per uno strano destino e ora si trovava prigioniero di quella gente dal parlar musicale, a lui completamente incomprensibile. Il cavaliere, infastidito da tanto silenzio, al primo cenno del sovrano, ancor più stanco di lui di attendere, si avvicinò al prigioniero per togliergli l’elmo e una folta chioma riccioluta gli ricadde sulle spalle, contornando una collana con un ciondolo di buccino, regalo di un amore lasciato in una terra lontana ma mai dimenticato.
Trovandosi libero dall’elmo provò a parlare, ma solo suoni di luoghi remoti uscirono dalla sua bocca.
«Oh, un alemanno, credo, ma non cresciuto a corte!» sentenziò il re, riconoscendo una vaga somiglianza al tedesco nella lingua alloglotta del nuovo detenuto.
«Liberategli le mani, vediamo cosa fa» aggiunse il re.
«Come volete, sire» commentò il cavaliere sciogliendo le corde ai polsi del prigioniero.
Si aspettavano di vederlo reagire come un animale selvatico, invece rimase immobile, come un prete davanti all’altare che contempla il mistico momento della transustanziazione.
Due pubblicani che si occupavano di giustizia chiesero quale colpa mai avesse commesso quell’uomo dal fare tranquillo.
«Nulla, a parte essere uno straniero catturato sul campo di battaglia» spiegò il cavaliere.
«Non somiglia però agli altri sopravvissuti condotti a corte, forse non è uno di loro» aggiunsero.
«Proprio per questo timore è stato condotto al cospetto del re, non l’avremmo disturbato altrimenti» si adirò il cavaliere, sentendosi provocato.
«Forse è il caso di emanare un rescritto e mostrarsi bonari con quest’uomo» suggerì uno dei due pubblicani.
«Sarebbe un segno della grande moralità vostra, sire, un gesto di superiorità nei confronti del barbaro popolo da cui egli proviene» concluse l’altro.
«Dite? Non è di segni di bonarietà che devo dar prova ai miei nemici, ma quest’uomo è senza colpa. Lo terrò in prigione solo per una notte e poi lo farò rilasciare».
Detto questo le guardie presero il prigioniero, che ancora se ne stava silenziosamente in ginocchio, e lo condussero in una cella, spiegandogli che era stato fortunato e presto sarebbe stato libero. Egli però non capì nulla e convinto di dover passare tutta la sua vita in prigione, tolse dal ciondolo che aveva intorno al collo una polvere fatta con bacche di fitolacca che portava sempre con sé da prendere in caso di ferita mortale e dolorosa in battaglia. Quando al mattino andarono a liberarlo, lo trovarono rannicchiato in un angolo con la bava alla bocca, ormai rigido.

Il testo non è stato facilissimo da scrivere, soprattutto perché ho voluto cercare di usare le parole nel modo più storicamente attendibile e ciò ha richiesto alcune brevi ricerche e spero di non aver fatto pasticci. L’idea, che mi è venuta mentre scrivevo il testo, era di inserire una piccola morale o una riflessione sulle difficoltà di chi si trova in un contesto in cui non capisce la lingua. Non ho voluto esplicitarla nel testo, ma spero sia stata resa palese dal titolo. Ovviamente è solo una metafora della realtà odierna, ma troppo spesso non si tiene conto di come si potrebbero aiutare gli stranieri a integrarsi nel nostro paese superando il problema linguistico. Va be’, questo a lato, spero che il testo vi sia piaciuto. Ovviamente è solo un esercizio con le dieci parole e la loro complessità porta a scrivere testi, a volte, un po’ artificiosi. Spero comunque che sia stata una lettura leggibile.
Ogni commento ovviamente è gradito e, se vi va di provare a svolgere l’esercizio, siete ovviamente i benvenuti!

Al prossimo appuntamento con il decanomio fantastico, che non dovrebbe tardare molto, dato che le 10 parole sono già uscite su "Penna blu"




2 commenti:

  1. Non sei male come dici sui testi brevi... sia quello della casara che questo sono molto carini, anche se preferisco l'altro (anche le precedenti parole erano più interessanti)

    Forse avrei esplicitato meno e reso meglio narrativamente il concetto, interessante, della barriera linguistica. Potevi, a esempio, descrivere il sindaco di Roma (scherzo: l'alemanno) che si guardava intorno come un pesce lesso durante tutta l'udienza; oppure riorganizzare il finale per chiudere a sorpresa con il suicidio inatteso del prigioniero, che poi spieghi con il suo aver frainteso l'entità della condanna.

    Mi fa piacere che un gioco letterario spinga a fare ricerche per scrivere testi coerenti storicamente: mi è capitato di farlo io stesso, anche se per tutt'altro periodo storico, e l'ho trovato dannatamente interessante. Spero lo stesso valga per te; in ogni caso hai imparato cose nuove, che male non fa.

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    1. Grazie... troppo buono! Sono contenta che il testo ti sia piaciuto. Non ho svolto una ricerca storica accuratissima, ma ho cercato le informazioni necessarie per non scrivere delle cose totalmente inesistenti (per es. ho scelto un nome di re francese che fosse esistito in quel periodo). Ultimamente i finali sono il mio tasto dolente. Grazie per le segnalazioni. Ormai questo gioco mi ha preso tantissimo e poi ho già le parole del mese di maggio, quindi presto arriverà un altro testo di questo tipo!
      Imparare cose nuove è la parte preferita delle mie giornate!

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