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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

domenica 7 luglio 2013

"Senza boletas": esercizio di scrittura - 50 parole nuove da usare - giugno 2013


L’appuntamento mensile con il decanomio fantastico si evolve per necessità tecniche, come vi avevo annunciato. Di solito, Daniele Imperi pubblicava dieci parole nuove da usare su Penna blu  ogni mese e io le usavo per la rubrica sul decanomio fantastico. Ora però lui posta le parole una volta a settimana e quindi io che faccio? Un racconto a settimana? Poteva essere un’idea, ma il tempo scarseggia… Scegliere una serie di dieci parole tra quelle proposte da lui? Già, ragionevole… io invece ho deciso di usarle tutte quante! Questo mese, visto che le domeniche sono state cinque, mi ritrovo ad avere a che fare con ben 50 parole!


Ho pensato però che un testo con 50 parole quasi tutte sconosciute fosse poco leggibile, quindi ho deciso di inserirvi i significati, presi dai post di Daniele Imperi (del 2, del 9, del 16, del 23 e del 30 giugno), man mano che prosegue il testo, ma in formato diverso (così non dovrebbero disturbare troppo la lettura). Fatemi sapere se pensate ci sia un metodo migliore, così per il mese prossimo mi organizzo.

Intanto vi lascio al racconto di questo mese… non sono 300 parole, dato che ne avevo 50 di vincolate, spero comunque che vi piacerà.

Senza boletas
Tra brulle mapais dove solo qualche ciuffo di ocotille, ipomea e calderugia osava crescere, tre guardie gestivano un piccolo posto di blocco vicino a una brajada all’entrata della cittadina. 
Malpais: Formazione di rocce erose di origine vulcanica in ambiente arido.
Ocotille: È una pianta tipica di regioni aride e rocciose.
Ipomea: Pianta erbacea dell’America Meridionale.
Calderugia: Erba comune nei terreni incolti e negli orti.
Bajada: È una serie di conoidi alluvionali uniti lungo un fronte di montagna.

Gli uomini erano intenti a consumare il loro pasto: zuppa di cavedani e tettibranchi e guisado, bevendo sorsate di pulque, quando passò di lì un vecchio a dorso di mulo. 

Cavedani: Pesci d’acqua dolce dalle carni poco pregiate.
Tettibranchi: Si tratta di gasteropodi.
Guisado: Piatto di carne stufata con patate.
Pulque: Termine spagnolo che indica una bevanda alcolica messicana.

«Arrieros, si fermi e ci mostri il suo boletas » disse una guardia, con fare perentorio.

Arrieros: Sono i venditori ambulanti, che trasportano la mercanzia a dorso del mulo.
Boletas: Lasciapassare.

«Oh, mi scusi, non ce l’ho, ma può controllare: trasporto solo ristras di poblanos e peloncillo» rispose il vecchio, avvolto nel suo serapes rosso, colorato secondo tradizione con almagre

Ristras: Termine spagnolo per indicare mazzetti di peperoncino da appendere a essiccare.
Poblanos: Peperoncini verdi del Messico.
Peloncillo: È zucchero non raffinato usato nella cucina messicana.
Serapes: Sono specie di poncho messicani usati dagli uomini.
Almagre: Pigmento rossastro usato in pittura.

«Non importa, senza permesso non si passa. Dovrà seguirci in cuartel. Scenda, proseguirà a piedi».

Cuartel: Termine spagnolo per caserma.

Il vecchio nemmeno replicò, sbuffò soltanto, come si trattasse di un ennui da poco. Scese dal suo mulo a fatica perché un piede gli rimase impigliato nel topadero a causa degli huaraches troppo grandi. Poi prese il suo alpenstock e si incamminò a piedi lungo il paseos dietro due guardie. L’altra guardia, rimasta al posto di blocco, avrebbe custodito il mulo e la mercanzia.

Ennui: Termine francese che sta per noia, fastidio.
Tapadero: Copripiede in pelle sulle staffe delle selle messicane.
Huaraches: Sono tipici sandali messicani.
Paseos: Dovrebbe indicare delle stradine rurali, su cui passeggiare e cavalcare.
Alpenstock: Bastone da montagna.

Di lì a poco, si trovarono a passare in una estancias  davanti a un framassone, di quelli con il tetto piatto con le azoteas e le trabeazioni del tutto disadorne, dal quale uscivano urla terribili. Una delle guardie rimase a sorvegliare il vecchio, mentre l’altra entrò a controllare.

Estancias: In spagnolo indica la tenuta rurale, come il ranch.
Frammassoni: Altro nome dei massoni.
Azoteas: Sono le parti superiori di un edificio, quando piatte.
Trabeazioni: Elementi architettonico sostenuto dalle colonne e che porta architrave, fregio e cornice.

Tornò poco dopo: «Nulla di grave, il solito campesinos che attrezza una beccheria illegale per macellare lattonzoli e javelina».
Campesinos: In spagnolo indica in contadino.
Beccheria: È il luogo in cui vengono macellate le bestie.
Lattonzolo: Vitello o maialino da latte.
Javelina: Termine spagnolo per pecari.

«Non lo portiamo in caserma?» domandò l’altro.
«No, mi ha dato qualche tlacos per pagare il mio silenzio e un po’ di tamales con alimo e nopal per il disturbo» spiegò mentre masticava.

Tlacos: Vecchia moneta messicana equivalente a 1/8 di un Real, non più in circolazione dal 1814.
Tamales: Piatto messicano fatto di pasta di mais ripiena.
Alimo: È un’erba che si mangia come insalata e che cresce in riva al mare ma viene anche coltivata.
Nopal: Verdura proveniente dalla opuntia, altro piatto messicano.

«Be’, almeno dividiamo, no?».
L’altro nemmeno rispose, mandando giù l’ultimo boccone con fare arcigno.

Il lamento del collega venne soffocato da un urlo: «Aiuto!».
«Quello non era un maiale sgozzato» commentò il vecchio.
«Taci!» gridarono in coro le guardie dirigendosi verso l’abitazione, trascinandosi dietro il prigioniero tra piante di dasilirio e qualche paloverde.
Dasilirio: Pianta dei deserti messicani e texani con fusto grosso e legnoso.
Paloverde: Piccolo albero nativo delle regioni desertiche.

Entrarono e rimasero stupiti: un uomo giaceva riverso a terra in una pozza di sangue, attorniato da moscioni curiosi. Non vi era nessun altro.
Moscioni: Sono i moscerini del vino e dell’aceto.

«Doveva essere un monaco, guarda lo scapolare» spiegò una guardia.
Scapolari: Sopravvesti usate durante i lavori dai monaci.

L’altra, chinandosi per guardare meglio la veste lemniscata, notò un movimento nella sclera dell’occhio destro: «Ma è vivo!».
Lemniscata: Di cosa legata o avvolta con lemnisco, un nastro.
Sclera: Parte della tunica esterna dell’occhio, di colore biancastro.

Il monaco agonizzava: bisognava far presto. Non c’era tempo di trovare zaffi sterili, così per fermare l’emorragia usarono delle normali stoffe imbevendole di estratto di maguey, che si portavano sempre dietro, per simili evenienze.

Zaffi: Sono tamponi di garza per bloccare il sangue che si introducono in ferite e cavità naturali del corpo.
Maguey: Aloe o agave americana.

«Verrà dal kivas qua vicino?» chiese uno all’altro.

Kivas: Luogo adibito a funzioni religiose dai Pueblo.

«Non è cosa che ci pertiene, forse dovremmo andar via».
Pertenere: Riguardare, concernere, avere attinenza con qualcosa.

«Non è una buona conducta la vostra» farfuglio il monaco, tossendo un po’ di sangue.
Conducta: È condotta in spagnolo, ma non ricordo perché nel romanzo è espressa in questa lingua.

«Ma quello è l’uomo ricercato in città: riconosco il suo volto, non è un monaco» disse il vecchio «nella foto aveva proprio quel ciondolo di adularie».
Adularie: Minerali di rocce cristalline, usati anche come gemme.

L’uomo agonizzante, in un attimo, prese la pistola da sotto la tunica e sparò un colpo al vecchio, centrandolo in piena fronte. Il commerciante cadde, senza emettere un fiato. Il finto monaco invece gridò e, stremato per il dolore, spirò.
Il tempo di riaversi dallo spavento e il sangue già raggrumava sul pavimento cominciando a ricoprirsi di insetti e solpugas. Le due guardie, volendo evitare di dare troppe spiegazioni, portarono il cadavere del vecchio fuori dall’abitazione, scavarono una buca e lo sotterrarono, guardandosi attorno sospettose come due cibolleros in agguato. Proseguirono poi verso la caserma, portandosi dietro il corpo del ricercato, sperando in una lauta ricompensa.

Solpugas: Ragni, chiamati solifugi, di media grandezza, propri di zone sabbiose e aride.
Cibolleros: Nome di antichi cacciatori di bisonte.

Si era ormai fatta sera e la luna aveva un lucore insolito, il paraselenio la faceva sembrare ancora più grande, mentre illuminava gli esker, silenti testimoni di ciò che era avvenuto. 

Paraselenio: Dischi luminosi dell’alone lunare che si formano a destra e a sinistra della luna.
Esker: Si tratta di un rilievo caratteristico di zone glaciali o che un tempo erano glaciali, ad andamento sinuoso.


Ok, questo è il racconto! Non so se lo farò ancora il mese prossimo… è un bell’esercizio, ma credo che la lettura sia noiosa con così tante parole complesse. Però se vi va di cimentarvi o darmi consigli, sono sempre ben accetti. Ai link messi sopra trovate i cinque esercizi di Daniele Imperi.





4 commenti:

  1. Devo essere sincero? Fossi in te questa rubrica la chiuderei. Scrivere un racconto usando 50 parole e' un grosso impegno e finisce che ti diventa un lavoro.
    Tra l'altro noto che, diversamente dal solito, nessuno ha lasciato un commento (e così è andata anche il mese scorso, se non ho visto male), il che potrebbe di per se già essere un segnale.
    Personalmente ti leggo sempre molto volentieri, non mi fraintendere, ma fossi in te a questo punto mi farei due conti.

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    1. In effetti è stato davvero difficoltoso e mi è servito tanto tempo. Inoltre il risultato non mi soddisfa pienamente. I post di questa rubrica sono quelli con meno visualizzazioni e meno commenti, quindi credo che imposterò in modo diverso la rubrica oppure la sostituirò, tanto le idee per rubriche nuove non mi mancano.
      Apprezzo l'onestà e condivido il tuo pensiero! Grazie per il commento.

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    2. Sai qual è il vero problema? E' che il racconto che ottieni risulta troppo artefatto, ti dà l'idea di essere costruito e in maniera artificiale, e questo non depone mai a favore di un racconto. Cioè è un puro esercizio, diventa difficoltoso e da narrazione diventa un lavoro al termine del quale ti dici "Fiuu! E' stata dura, ma anche stavolta ce l'ho fatta."
      Sembrava già così con 10 parole, ma con 50... Inoltre la scelta delle 50 parole è discutibile, con tutti quei termini spagnoli.
      E in fondo hai una rubrica simile con la parola del mese.

      Marco Lazzara

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    3. Sì, troppo artefatto, sono d'accordo!
      E quella frase l'ho detta! Ahahahah!
      Credo che questa rubrica verrà sospesa o sostituita... si vedrà!
      Grazie per il commento.

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