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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

venerdì 28 marzo 2014

"I Servi di Satana" di Bloch: l'importanza dei dettagli


Secondo imperdibile appuntamento con la rubrica Un pozzo di scienza di Marco Lazzara, il blogger itinerante che dopo i suoi sei guest post sul mio blog, ha trovato un suo spazio fisso in questa rubrica in cui parla dei contenuti scientifici alla base di racconti famosi. Nel primo appuntamento (in cui trovate anche un'introduzione alla rubrica) ci ha parlato della Cadillac di Dolan e delle ricerche fatte da Stephen King per scrivere quel racconto. Oggi ci parlerà invece di I Servi di Satana di Robert Bloch. Lascio subito a lui la parola, con un grazie sincero per la sua validissima collaborazione.


I Servi di Satana

I Servi di Satana è un racconto scritto da Robert Bloch nel 1935, all’età di diciott'anni. Era stato rifiutato dalla rivista Weird Tales, per cui il futuro autore di Psycho scrisse a H. P. Lovecraft, con cui intratteneva da tempo una corrispondenza, sperando in una sua revisione. Con l’estrema gentilezza che contraddistingueva il grande maestro dell’orrore, Lovecraft accettò. Sono molto interessanti le note che scrisse, perché mostrano la sua estrema attenzione ai dettagli, la sua grande cultura e soprattutto l’abilità nella documentazione che aveva il solitario di Providence. Ho pensato di riportarne alcuni esempi per il post di oggi.


  • Corregge il nome della cittadina del racconto in Roodsford, più simile ai nomi dell’inglese del XVII secolo.
  • Indica Londra come luogo di stampa di un libro, suggerendo che era improbabile che a Salem ci fosse una tipografia nel 1672 (in quell’epoca nelle colonie non furono pubblicate opere di alcun tipo).
  • Cambia la Chiesa del New England, che non esisteva, in Chiesa Congregazionale.
  • Fa notare che non possono esserci foglie cadute nel Maine meridionale in settembre, dato che la caduta delle foglie nel New England avviene tra il 10 e il 15 di ottobre (accidenti, che attenzione ai dettagli!)
  • Fa notare che si viaggiava molto lentamente nel 1690. A cavallo la media è di cinque miglia orarie. Elenca per il percorso del protagonista quattro punti in cui era necessario traghettare, seguiti da tratti a cavallo. Partendo alle 6 del mattino, considerando ritardi e soste, il protagonista sarebbe dovuto arrivare a destinazione al calar del sole (ecco un altro esempio del perfezionismo di Lovecraft!)
  • Salem non si chiamava così prima del 1672, ma Gallows Hill (scommetto che nessuno di voi lo sapeva, vero?)
  • La carne di cervo non era tanto comune e il viaggio non era così lungo da richiedere scorte di carne secca (ancora grande attenzione ai dettagli!)
  • In quel periodo nel New England non si usavano case di tronchi, non c’erano porte a vetri nei cottage, e in quelle dei puritani non c’era la Croce (quante informazioni interessanti, vero?)


Cosa possiamo concludere da tutto questo?
  1. L’estrema importanza della documentazione. Forse può essere un lavoro noioso (anche se secondo me in realtà permette di scoprire molte cose interessanti!) ma è necessario se si vuole fare un buon lavoro. La pigrizia non è una scusa.
  2. La grande attenzione ai dettagli può rendere un buon racconto un ottimo racconto.
  3. Evitare di impuntarsi con arroganza quando viene fatto notare un dettaglio che stona e apprezzare invece la correzione e il fatto di aver imparato qualcosa di nuovo.


Questo è un invito per chi scrive. È molto utile sfruttare chi ha conoscenze di vario tipo, ma la prima regola dello scrittore rimane documentarsi.




E, per aiutarvi nella documentazione, io vi ricordo che Marco è disponibile per la rubrica SOS Scienziato, in cui potete porre domande in merito ai contenuti scientifici dei vostri testi. Trovate maggiori dettagli nel primo post della rubrica.

Chiudo ringraziando ancora una volta Marco!

32 commenti:

  1. Fantastico! Non mi sarei accorto di nemmeno una delle cantonate di Bloch che furono corrette da HPL. In effetti sarebbe bastata un po' di prepaqrazione... Bloch mica veniva dalla luna... era nato a Chicago, quindi nemmeno troppo lontano da quei luoghi.

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  2. Beh, più o meno... Chicago dista da Salem circa 1600 km. Negli anni '30 era già una bella distanza. In ogni caso Lovecraft era davvero un esperto di storia, usi e costumi locali, e tieni presente che agli inizi del XX secolo non c'era internet e documentarsi non era poi così facile. Ma c'è anche chi in quel periodo grazie ai propri studi dello studio e della documentazione ha fatto il suo cavallo di battaglia: Salgari.

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    1. @TOM: E allora siamo in due!

      @Marco Lazzara: Per me 1.600km continuano a essere una grande distanza anche in questo millennio. Ahaha! Per fortuna ci sono nuovi metodi di documentazione.

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  3. Mi piace davvero moltissimo questa rubrica :)

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    1. Grazie mille dell'apprezzamento!

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    2. @Camilla: Piace anche a me. Ho fatto degli ottimi acquisti con i miei due collaboratori.

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  4. Personalmente vivo la fase della documentazione come una delle più piacevoli che caratterizzano il mestiere di scrivere.
    La mia regola aurea prevede però che non debba mai superare in quantità il tempo che dedico alla scrittura vera e propria. Se un giorno dedico due ore alla documentazione devo aver scritto almeno tre ore per sentirmi a posto.

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    1. Mi sembra una bella regola! Anche se io non ho mai avuto cinque ore in un giorno da dedicare a scrittura e documentazione...

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    2. In realtà dipende da ciò che uno scrive: alcune cose necessitano di grande documentazione, altre di un po' meno.

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    3. Anche questo è vero! Ci sono generi che richiedono una maggiore documentazione rispetto ad altri. Tra l'altro mi viene in mente che Daniele Imperi su "Penna blu" tempo fa aveva fatto tutta una serie di post sulla documentazione che, mi pare, era poi confluita in un ebook. Se ritrovo i riferimenti, ve li linko.

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    4. @Marco Lazzara
      Per me è una pura questione di evitare gli eccessi, Marco. E' una forma di disciplina. Il troppo stroppia anche se è accompagnato dalle migliori intenzioni.

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  5. Lovecraft era tremendo! Ce ne fossero di più come lui.

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    1. Eh sì. Purtroppo è anche morto abbastanza giovane, altrimenti chissà quante altre cose avrebbe potuto regalarci.

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    2. E pensare che io di Lovecraft ho letto solo "I gatti di Ulthar"! Quanto ancora ho da imparare...

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    3. @ Marco Lazzara. Tieni conto, Marco, che negli ultimi tre anni Lovecraft aveva praticamente smesso di scrivere. Non so se davvero avrebbe aggiunto ancora qualcosa a quello che ha detto.

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    4. Non è proprio esatto. I contemporanei sembravano non capire e apprezzare la sua narrativa. Nel 1936 Weird Tales pubblicò due dei migliori lavori di Lovecraft, L'Ombra Calata dal Tempo e Le Montagne della Follia, solo su raccomandazione di Wandrei. Ciò fece nascere in Lovecraft una senso di sfiducia, acuito anche dal fatto di essere molto malato (morì nel 1937 per un tumore all'intestino).

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    5. Povero Lovecraft... non sapevo della sua triste storia.

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    6. @ Marco Lazzara L'Ombra calata dal Tempo è il suo racconto che amo di più :)

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    7. Il mio preferito invece è Le Montagne della Follia. Pensa che Weird Tales li aveva rifiutati entrambi, non li voleva pubblicare. Fu necessario l'intervento di Wandrei. Ci credo che una persona sensibile come Lovecraft si fosse depressa.

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    8. Le Montagne della Follia è uno dei suoi pochi racconti che non ho letto. Mi sa che dovrò rimediare al più presto alla lacuna.

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    9. E che stai aspettando?! Racconto forse è un po' riduttivo, però: si tratta come, de L'ombra calata dal tempo, di un romanzo breve (sono un centinaio di pagine).

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  6. Interessantissimo anche questo post! E' bello guardare un po' dietro le quinte! :D

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    1. Già, è un po' un come il backstage! Quante cose avrà imparato il giovane Bloch. E quante ne possiamo apprendere noi!

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    2. I retroscena sono sempre interessanti e spesso nascosti. Il bello di questa rubrica è proprio la possibilità di togliere un po' della polvere che copre i misteri.

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  7. Bel post, molto interessante! Non ricordavo che Lovecraft fosse così perfezionista, ma d' altronde è giusto prestare attenzione ai dettagli anche perchè il lavoro di ricerca e studio sarà poi ripagato. Magari avessimo dei maestri come Bloch e Lovecraft a correggerci ancora oggi!

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    1. Magari! Lovecraft, a dispetto di quanto i più possano pensare, era una persona estremamente gentile, sempre disposto ad aiutare i giovani scrittori che gli scrivevano in cerca di consigli. Sarebbe bello poter avere maestri come loro. Io per esempio in questo senso ho incontrato delle persone un po' spiacevoli.

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    2. La capacità di correggere e insegnare senza giudicare non è molto diffusa, purtroppo. A volte si incontrano persone molto competenti ma prive di capacità di relazione oppure persone molto disponibili e gentili ma non sufficientemente competenti. Ci sono poi anche quelle come Lovecraft ma sono rare.

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    3. Condivido sia le esperienze negative che la conoscenza di persone molto competenti ma prive di capacità di relazione. Più difficile ancora da trovare però sono le persone che accettano le critiche e correggono i propri errori.

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    4. Io ho avuto modo di conoscere diversi scrittori, non famosissimi, ma comunque con pubblicazioni importanti alle spalle. Alcuni di loro (non tutti) a livello umano mi hanno deluso. Si sono rivelati persone meschine, approfittatrici, chiusi nelle loro convinzioni, pronti a dire sacre verità sullo scrivere e a essere i primi a fare il contrario di quanto affermato. Però ho conosciuto anche bravissime persone, pronte a credere in te e a incoraggiarti e aiutarti senza nulla chiedere in cambio. Forse non sono Lovecraft, ma per me hanno gli stessi meriti.

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  8. Per soldi le persone fanno di tutto, dimenticano i motivi per cui scrivono e le cose in cui credono. Così invece di scrivere accumulano solo parole e lettere che diventano prive di ogni significato, indipendentemente se sono ''scrittori'' affermati o meno. Persone che ti incoraggiano e credono in te ne esistono davvero poche, è fortunato chi le trova.

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    1. Io credo moltissimo nell'importanza delle critiche. Ne faccio tante, cercando di non apparire "cattiva" (perché molto spesso è così che viene interpretato il mio comportamento), e ne ricevo troppo poche per poter crescere (vorrei riceverne molte di più).

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