Il “teorema della competizione”: quando la competizione è utile in letteratura? Quando invece tarpa le ali?
Il teorema di questo mese è il “teorema della competizione” che si lega a doppio filo con il “teorema dell’accettabilitàdella critica” del mese scorso: spesso non si accettano le critiche degli altri scrittori perché ci si sente in competizione con loro.
Questo post mi frulla nella mente da un po’, soprattutto grazie a molte discussioni nate sul forum di un concorso dal titolo “Pirati!”. Oltre 60 autori stanno partecipando all’iniziativa e, anche se credo che tutti sperino in cuor loro di vincere il concorso, da quando ho aderito, non ho mai avvertito un clima competitivo e questa è la cosa più bella. Siamo capaci di discutere su una virgola o su una parola come sullo stile di un autore sempre nell’ottica di aiutarci a migliorare e crescere e, anche se il tempo per l’iscrizione è chiuso, la discussione continua. Ovviamente qualcuno che le critiche non le ha gradite c’è stato e c’è stato anche chi mi ha accusato di commentare gli incipit per gettare fango addosso agli altri e mettere in luce il mio testo… Beh, non è così e la maggior parte dei miei commenti sono molto positivi (anche se, è vero, qualche appunto l’ho fatto a tutti) e poi, per fortuna, hanno fatto le pulci anche al mio testo e ho imparato molto.
Grazie a questa esperienza, oltre a interrogarmi sull’importanza della critica, ho elaborato questo nuovo teorema. Quando la competizione è positiva e quando no? Inoltre anche gli esami universitari di questo periodo mi hanno portato a riflettere sul tema che poi ho trasposto qui sul piano letterario.
La competitività spinge a migliorare se stessi al fine di poter primeggiare e dunque porta con sé vantaggi costantemente crescenti fino a un punto di rottura (in corrispondenza di un livello di competizione pari a x) a seguito del quale la competizione diviene eccessiva e dannosa provocando una chiusura con un conseguente intorpidimento delle capacità. I vantaggi derivanti dalla competizione descrivono dunque un andamento iperbolico in base alla quantità di competitività esercitata.
E fuori dal matematichese…
La competizione tra scrittori può essere positiva fino a certi livelli perché stimola a migliorarsi e crescere continuamente, ma, se diviene eccessiva, impedisce di accettare di confrontarsi con gli altri e ciò porta a un peggioramento.
Lo so, pedagogicamente parlando, la competizione non è mai positiva… dopo tutti i libri studiati lo so di per certo, ma io non sto parlando di classi e alunni, ma di concorsi e gare letterarie e si sa, dove c’è un premio, si compete anche per vincere (“anche” non è casuale, perché non solo per quello si compete). Con questo non voglio dire che tra scrittori ci deve essere spietata competizione, perché solo attraverso la collaborazione e l’aiuto reciproco si può andare davvero da qualche parte ed è proprio per questo che esiste un “punto di rottura”, un punto di non ritorno che dà sul precipizio, perché, quando si arriva a pensare che tutti siano pronti a criticarci per annientarci e sorpassarci, per distruggerci, allora non possiamo certo imparare qualcosa da loro o aiutarli a crescere. Se la competizione è troppa, ci si chiude dentro un mutismo carico di rancori e paure che non fa altro che nuocere.
Si potrebbe anche ipotizzare un legame tra questo teorema e quello dell’accettabilità della critica per definire con maggior chiarezza il punto di rottura. Un bel sistema con qualche incognita… no, va beh, mi limito al grafico!
Forse più che di competizione sarebbe meglio parlare di miglioramento di se stessi: non si compete contro gli altri ma contro se stessi per diventare migliori, per superare i propri limiti, per non accontentarsi mai di dove si è arrivati. Concludo dunque con il concetto di emulazione di Quintiliano, che vuol dire “tentare di uguagliare o di superare qualcuno in cose nobili o meritevoli; raggiungere qualcuno nelle cose e degne di lode; gareggiare con l’altro per migliorare le proprie prestazioni, prendendo a modello chi è più bravo di noi” (citazione tratta da “Attivare le risorse del gruppo classe” di Mario Polito). Questo vi auguro: diventare dei bravi emulatori per imparare poi a creare testi sempre migliori!!!
Secondo voi la competizione è positiva o negativa? Avete un modo per calcolare dei limiti?
Ovviamente siete liberissimi di smontare anche questo teorema con le vostre valide motivazioni e con i vostri esempi di vita letteraria vissuta!!!
Alla fine è un po' come avviene in natura. In un determinato ambiente, tenuto conto di tutto ciò che limita il tuo sviluppo e delle pressioni selettive, c'è sempre la possibilità di adattarsi e sopravvivere. Ogni persona ha una sua capacità di adattarsi, a mio modo di vedere. Se uno è troppo rigido semplicemente non sopravvive.
RispondiEliminaMetaforicamente parlando, ovviamente.
Ciao Romina,
RispondiEliminain qualità di partecipante al concorso Pirati devo ammettere che l'esperienza è stata positiva. Ho ricevuto critiche costruttive che ho ben accettato.
Non sapevo di queste critiche, peraltro immeritate, nei tuoi confronti.
Credo che la competizione sia lo stimolo giusto per ogni scrittore e il punto di rottura si ha quando uno scrittore non accetta le critiche costruttive sulle sue opere ma le considera un oltraggio. E quindi mi domando: perché se non si accettano le critiche ci si mette in gioco?!?!?
Valli a capire sti scrittorini da quattro righe!!!
Non prendertela, non ne vale la pena.
La competizione aiuta di sicuro a migliorarsi, basta che non scade nel fanatismo e nel primeggiare a ogni costo. Il troppo fa sempre male.
RispondiEliminaComunque, complimenti per questo post tecno-matematico-letterario e per i grafici :)
@Salomon Xeno: Darwin sarebbe fiero del tuo discorso!!! Comunque sì, bisogna sopravvivere ed essere rigidi può causare più danni che altro... Grazie per il commento.
RispondiElimina@Lisa: Grazie per la solidarietà, Lisa! Comunque il mio intento non era lamentarmi delle critiche ricevute. Ho accettato di buon grado quelle sul mio incipit e anche quelle fatte sul mio modo di criticare gli altri... mi hanno dato un po' fastidio le accuse, ma sono sopravvissuta! Ed è stata una bellissima esperienza anche per me!
@Daniele: Grazie per i complimenti... il troppo non va mai bene, sono d'accordo con te. Secondo me, finché c'è rispetto reciproco si può parlare tranquillamente e competere per migliorarsi e non per sconfiggere gli altri!