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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

venerdì 13 aprile 2012

"Indifferenza reciproca": esercizio di scrittura - 10 parole nuove da usare - marzo 2012

E le 10 parole di marzo? Bella domanda… non me le sono dimenticate, tranquilli! Avevo detto che non avrei fatto l’esercizio a breve, ma che l’avrei fatto e, ormai lo sapete, io mantengo le promesse.  Come al solito, vi lascio il link in cui potete leggere le definizioni di Daniele delle parole che vi ho indicato in blu nel testo di seguito e anche il suo esercizio che è davvero ben riuscito!

La vera sorpresa è che si tratta di un testo di meno di 240 parole! Sembra incredibile, vero? Eppure è così. Vediamo cosa ne pensate di questo mio testo breve…

Indifferenza reciproca
Non smetteva mai di rampognare, neanche per un secondo dava tregua a chiunque entrasse nella sua casa. La casara offriva a ogni viandante una buona tazza fumante di posset e poi lo invitava a restare per la cena, rigorosamente a base di formaggi e umbles. Per tutto il tempo del pasto, si dedicava a un lungo lamento per la sorte avversa che le era capitata, per la sua terribile allergia a tutte le piante erbacee (dalle vecce, all’epilobio, fino agli aconiti): una sciagura per lei che lavorava nei campi a seguito delle mucche ed era costretta a mungerle all’aperto in mezzo a quelle dannate erbe. Il ripetitivo racconto era interrotto solo ogni tanto da una serie di starnuti rumorosi, poco però importava al viandante che avrebbe preferito pagare in denier quel misero pasto, piuttosto che offrendo il suo tempo alle confidenze di quella stanca donna. A lei del resto non interessava molto della storia del suo interlocutore. Che il viandante fosse un mozarabico o un fervente sostenitore di ideologie armaniche non le sembrava minimamente importate, che fosse ricco o povero, felice o infelice, le era indifferente. Voleva un orecchio che ascoltasse i suoi lamenti e non le importava da dove venissero l’orecchio in questione e il suo possessore. Dopo il pasto, il viandante ripartiva e la casara tornava a starnutire nella solitudine della sua casa, ma c’era stato veramente un momento in cui non era stata sola?

Secondo me, do il mio meglio nei testi lunghi, ma almeno ho fatto un esercizio di sintesi… che ne dite? Il prossimo mese poi si vedrà!




16 commenti:

  1. Ottimo esercizio, anche di brevità :)

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    1. Grazie! Allora forse c'è speranza che io apprenda la dote della sintesi prima o poi!

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  2. Ottimo sotto ogni punto di vista!

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  3. Ma no, ma no, va benissimo anche se corto! Anzi, complimenti!

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    1. Quanto entusiasmo! Devo darmi ai racconti brevi? Chi l'avrebbe mai detto... a me sembra di non avre scritto niente di così entusiasmante, gli altri esercizi di questo tipo più lunghi mi sembravano migliori, ma forse è solo perché non sono ancora entrata nell'ottica della sintesi! Grazie!

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  4. Dio benedica la sintesi :)

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    1. E all'unanimità mi giunge l'invito alla sintesi... mi state dicendo che di solito parlo/scrivo troppo, vero? Beh, avete ragione, ma dall'essere logorroici difficilmente ci si può curare... non affezionatevi troppo a questa Romina sintetica, temo che non durerà...

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  5. Suvvia ragazzi, se questo è lo spirito con cui revisioneremo i lavori del progetto "10 parole" mi sa che finiremo soltanto col carezzare i nostri eghi (ma quanto sono belli i falsi plurali!).

    Certo, il racconto è carino, ma personalmente ho qualche critica costruttiva da muovere:

    1. La prima frase è poco scorrevole e costituisce perciò un inizio un po' zoppicante. L'avrei rimescolata così: "Non smetteva mai di rampognare, non dava tregua neanche per un secondo a chiunque entrasse nella sua casa."

    2. Alcune parole obbligate sembrano usate un po' per sbolognarsele, come nel caso delle allergie varie (vecce, epiolobio, aconiti) e di "armaniche" e "mozambico". Non che sia errato: però, se intendo lo spirito di questo giuoco, si dovrebbe cercare il giusto mezzo tra scrivere una storia "NONOSTANTE le dieci parole fissate" e "creare la storia INTORNO alle parole fissate". Nel complesso te la sei cavata bene comunque.

    3. Anche il finale lo trovo un po' legnoso. "stata" e "stato" collidono un po' e avrei cambiato così l'ultima frase: "Dopo il pasto, il viandante ripartiva e la casara tornava a starnutire nella solitudine della sua casa: ma in verità aveva mai trascorso un singolo istante in cui non era stata sola?"

    Non dolerti comunque della tua verbosità: è un pregio tanto quanto la sintesi, fintanto che la si utilizza con arte. Impreziosire un discorso senza appesantirlo e senza ripetersi, arricchendolo pian piano con parole gradevoli all'ascoltatore non è meno arduo che ridurlo al numero minimo di termini strettamente necessari per mantenere inalterato il fulcro del messaggio.

    Non so se questo sia il tuo caso, avendo letto poco dei tuoi scritti e non avendoti mai parlato, ma mi auguro di sì.

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    1. Ora ti riconosco! Questo è lo spirito giusto! Grazie mille per il tuo commento costruttivo.
      1. La tua versione di questa frase è 100 volte meglio della mia.
      2. Lo scopo è usare tutte le parole e più si cerca di fare un testo breve meno spazio si ha per giustificarle e integrarle nella storia. Nel progetto avrò molti più caratteri e cercherò di fare meglio di così, è una promessa!
      3. Anche in questo caso la tua frase è più fluida della mia anche se ci sono alcuni dettagli che non mi convincono del tutto (es. il due punti prima del "ma").
      Grazie per queste segnalazioni e per l'elogio alla verbosità. A me il linguaggio ricco piace, se poi lo so usare bene, non sta a me dirlo! Grazie davvero. Apprezzo moltissimo commenti di questo tipo. I complimenti fanno piacere, ma non fanno crescere altro che l'ego, le critiche invece...

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  6. Io sono un'altra che quando si mette a scrivere, da un fazzoletto ci tira fuori un lenzuolo (lo so, metafora un po' della serie "arrampicamento sugli specchi" ma esco ora dalla mia ultima fatica letteraria). Comprendo lo sforzo che ha fatto Romina per asciugare la sua scrittura...e ha tutto il mio rispetto. Io, invece, quando rivedo e rileggo, ho il brutto vizio di allungare e aggiungere, anziché asciugare e togliere.

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    1. Sperimentare mi piace, ma credo continuerò a essere una logorroica per il resto della mia vita. Alla fine la coerenza è pur sempre una virtù.
      P.S. A me la tua metafora è piaciuta... io adoro le metafore "strane".

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    2. La prossima volta che avrò uno dei miei raffreddori potenti, saprò a chi rivolgermi, Sofia Stella!

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    3. Visto, Sofia Stella? La tua metafora non è passata inosservata!

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  7. Ormai questa delle 10 parole è una tradizione mensile a cui non so resistere!
    Non ti è arrivata la mail? Stranissimo... ecco perché non ti ho vista su... ah, non te lo dico! Sarà una bella sorpesaa! Ti rimando la mail... se non ti arriva, fammi sapere e scusa per il problema!

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  8. Grazie... siete voi tutti a darmi ispirazione!

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