In questa rubrica non avevo mai parlato di un poeta e
ciò è strano perché io ho cominciato proprio scrivendo poesie la mia carriera
letteraria. Oggi però rimedio a questa mancanza parlando di uno tra i miei
poeti preferiti, forse in assoluto il mio preferito: Giacomo Leopardi.
Non vi annoierò raccontandovi la sua triste infanzia a
Recanati, il difficile rapporto con la madre, i tentativi di fughe da casa, le
malattie… mi limiterò ad accennare queste cose ove necessario, ma spero con
questo post più che altro di sfatare alcuni falsi miti che danneggiano
l’immagine di questo eccelso poeta.
«Ma che tristezza!»
Inutile dire che il discorso diretto che funge da titolo
a questa parte del post non è la mia opinione. Questa però è la frase che mi
sento ripetere ogni volta che cerco di celebrare la maestria di questo grande poeta.
In realtà non è vero che Leopardi è solo un pessimista. A scuola, Leopardi
viene spesso ridotto all’autore del pessimismo: pessimismo storico e pessimismo
cosmico (una distinzione sommaria spesso ridotta a due fasi distinte, cosa non
assolutamente vera).
Tuttavia c’è molto di più nell’opera di questo poeta che
fonda spesso i suoi testi sui contrasti.
Tutti ricordano la tragica visione della natura maligna,
ma per Leopardi la natura è anche una madre buona (questo però sembra non
rammentarlo nessuno!). In molte sue opere si può vedere una grande gioia di
vivere e questo non è del tutto scontato se si pensa alla triste infanzia a
Recanati, il difficile rapporto con la madre, i tentativi di fughe da casa, le
malattie… (sì, l’ho fatto volontariamente!). Voglio dire, aveva anche le sue
buone ragioni per essere un po’ di cattivo umore, non vi pare? Eppure nelle sue
opere c’è una grande voglia di vivere, un’incontenibile forza, mitigata solo
dall’incapacità di raggiungere la felicità che sembra proprio alla portata di
tutti.
La prossima volta che leggete una poesia di Leopardi,
provate a uscire dagli schemi e a guardare oltre la tristezza che sembra
pervadere le sue opere. Pensate poi a testi come Il sabato del villaggio e alla
grande gioia del dì di festa, alla vastità contemplata ne L’infinito! Nella
prima strofa de Il passero solitario, la poesia su cui mi soffermerò di più
oggi, si racconta di una primavera ch’a
mirarla intenerisce il core. Insomma, a furia di voler mostrare le sue opere
come tutte nere e cupe si è persa l’abitudine di completare la vasta gamma dei
grigi e tutti gli altri colori che si celano, forse, un po’ nascosti, tra i
suoi versi.
Compagnia: no grazie. Forse.
Molti pensano, e per certi versi a ragione, che Leopardi
fosse una persona molto solitaria. Di certo non aveva un’intensa vita sociale,
ma dentro di lui si dibattevano due desideri che non potevano essere perseguiti
contemporaneamente (un trade off, per dirla nel gergo economico che va tanto di
moda): il bisogno di solitudine e il desiderio di comunicare e partecipare alla
gioia altrui. Forse è per questo che mi piace così tanto Leopardi, in fondo
abbiamo tanto in comune! Forse se ci fossimo incontrati nella stessa epoca
(dopotutto ci siamo mancati per pochi secoli) e nello stesso luogo (in questo
caso sarebbe stato più difficile, vista la propensione di entrambi a
viaggiare), saremmo riusciti ad apprezzare vicendevolmente le nostre
contraddizioni, ma aimè siamo stati due solitari comunicatori in ere e zone
diverse. Per parlare di questo trade-off leopardiano vi cito alcuni versi de Il
passero solitario, che secondo me è uno dei suoi più grandi capolavori, quello
in cui tutta l’essenza della sua angoscia e il suo desiderio di felicità si
fanno più concreti. Si passa infatti dall’osservazione malinconica e forse un
po’ invidiosa dei giovani che festeggiano…
Tutta vestita a festa
la gioventù del
loco
lascia le case,
e per le vie si spande;
e mira ed è
mirata, e in cor s’allegra.
… al contrasto
con la solitudine del poeta:
Io solitario in
questa
rimota parte
alla campagna uscendo,
Ogni diletto e
gioco
Indugio in altro
tempo.
Il poeta è
dunque desideroso di partecipare alla gioia degli altri che festeggiano lieti,
ma qualcosa lo tiene distante, anche se con ciò si prepara al rimorso futuro:
Che parrà di tal
voglia?
che di quest'anni
miei? Che di me stesso?
ahi pentiromi, e
spesso,
ma sconsolato,
volgerommi indietro.
La sua solitudine dunque è solo in parte cercata e
ambita, ma in parte è subita,
come se una visione più ampia delle cose gli impedisse di bearsi delle piccole
gioie, che solo chi ignora il vero male del mondo può godere a pieno. Come per
il paragrafo precedente, questo è un invito a vedere le cose da un altro punto
di vista e a non vedere in questa celebre poesia solo il lamento di un gobbo
solitario.
Vecchiaia da evitare
La vita di Leopardi oltre che infelice è stata anche
breve. Il suo corpo gracile non ha retto a lungo il peso della malattia. Leopardi non ha mai conosciuto dunque la
vecchiaia, eppure era una sua tematica costante e temuta al punto di sperare di
evitarla, in qualche modo augurandosi di morire prima, come si legge nella
poesia in analisi:
Se di vecchiezza
la detestata
soglia
evitar non
impetro
Fuggendo l’infanzia
si è ritrovato presto a temere la vecchiaia, in un’altra pioggia di contrasti
da tener bene in considerazione per capire la poetica di questo autore.
Conclusioni
Vorrei dire altre mille cose, ma non vorrei dilungarmi
troppo e togliere magia a questa bella poesia o finire nella retorica
accademica che trasforma spesso questo autore in una vittima o in un lamentoso.
Se però avete delle tematiche su questo autore che vi interessa approfondire,
io un altro post su di lui lo scrivo veramente volentieri! Voi che cosa ne
pensate di Leopardi? Potete dire la verità, io non mi arrabbierò (ormai lo
sapete che sono per la libertà di espressione!) al massimo cercherò con tutte
le mie forze di farvi cambiare idea, mostrandovi altri lati poco noti di questo
grande autore e poeta!
Hanno parlato di questo articolo:
E' vero, Leopardi è stato colpito da una grave malattia infettiva: il luogo comune, è stato considerato quasi un poeta da evitare. Io a 14 anni ho letto lo Zibaldone di nascosto per evitare commenti! Devo dire che nel Passero Solitario non vedo l'invidia quando mira la gioventù del loco perchè se fosse invidia non capirebbe che (la gioventù) in cor s'allegra, non capirebbe questo stato d'animo, dal mio punto di vista ovviamente. Penso che il Leopardi sia anche un grande psicologo, lo si deduce soprattutto dallo Zibaldone.E poi un'ultima cosa, possiamo definirla una scenata di gelosia? Anch'io avrei voluto conoscere Giacomo Leopardi quindi nel caso fosse successo, non lo avresti avuto tutto per te!! Ottimo post, metto un +
RispondiEliminaIo ho sempre visto una certa "invidia" nel suo osservare il mondo ma sentendosi impossibilitato a farne parte senza timori. Forse mi sbaglio, può essere. A mio avviso, invidia la gioventù proprio perché capisce che "in cor s'allegra" e lui non riesce a farlo in maniera completa.
EliminaDue brave amiche non dovrebbero mai litigare per un uomo, tanto più per uno morto da decenni! In ogni caso, giù le mani dal "mio" Leo! Ah, ah, ah...
In realtà da testimonianze di contemporanei pare che leopardifosse una persona dotata di grande umanità, grandi dimostrazioni di amiciczia per persone da lui ritenute affini -seguite da grandi tristezze, questo sì!- ma anche un profondo amore per la natura e la vita contemplativa.
RispondiEliminaQuindi, si molti luoghi comuni da sfatare.
Io non c'ero... comunque da quel che so, Leopardi era una persona capace di provare grandi sentimenti di amicizia, per esempio con Antonio Ranieri, suo fedelissimo amico. Inoltre il suo rapporto con la natura è conflittuale, per lui è madre buona e crudele matrigna, tuttavia la ama profondamente.
EliminaGrazie!
Mi sento di condividere questo video, un film che a me piace molto: http://youtu.be/5EkVIRNr8DA
RispondiEliminaPer quanto riguarda Leopardi, ammetto che non ricordo molto. Mi era piaciuta "La ginestra", ma sinceramente dovrei rileggerlo.
Ciao! Grazie per la condivisione di questo video! Non ci crederai, ma ho visto questo film per la prima volta pochi giorni fa e avevo ben in mente questa scena! Leopardi è un autore che può dare tanto, soprattutto se non ci si ferma alla "concezione del dolore"!
EliminaIncuriosito dallo spezzone sul "tubo" mi sono guardato tutto il film, anche perché il tema mi interessa molto e Silvio Orlando è un attore che apprezzo.
EliminaUn bel lavoro, con molti spunti di riflessione e, inevitabilmente, varie analogie con i miei ricordi scolastici, nel bene e nel male.
Eppure neanche il prof.Lipari mi ha convinto che il tema del dolore non sia predominante in Leopardi! ;D
Il film è bello e interessante. Chissà se io e il professor Lipari, prima o poi, riusciremo a convincerti! Forse è una missione impossibile...
EliminaInnanzitutto volevo darti una grande notizia: non sei morta!
RispondiElimina"ma aimè siamo stati due solitari comunicatori in ere e zone diverse"
Che è sto linguaggio da epitaffio, scusa?
Devo confessare che non amo Leopardi, e che lo trovo effettivamente di una tristezza sconfinata. Il che non è un male di per sé: anch'io scrivo soprattutto roba mesta, e lo faccio proprio per "tirarla fuori da me". Al contrario, mi tengo stretta la gioia, quando c'è, e non la annacquo riportandola sulla carta.
Però leggere il dolore, la paranoia e il rimpianto altrui non mi dà piacere, specialmente quando lo stile usato è pesantuccio (tanto di cappello, ma, specialmente le poesie meno note, sono davvero poco scorrevoli). Certo, c'è anche qualche sprazzo di colore qua e là, il minimo indispensabile per giustificare il fatto di esser vivo: ma il quadrinomio "uomo = sofferenza", "natura = spensieratezza" pervade gran parte delle poesie che ricordo.
Probabilmente chi ama condividere sentimenti di tristezza apprezza Leopardi, e magari riesce pure a esorcizzare la propria, facendolo; per me non funziona così.
Del Contino condivido, specialmente negli ultimi tempi, la vita sedentaria da lettore / scrittore, ma sono decisamente più allegro e spensierato, e spero di restarlo.
E anche tu Romina, vedi ogni tanto di lasciare le sudate carte e gli studi leggiadri, che sennò diventi gobba.
-Abisso orrido, immenso.
Non sono morta?! Ma allora bisognerà fare un post per diffondere la notizia! Be' ne ho messo uno pochi giorni fa su G+, forse qui posso evitare. Non ti piace il mio linguaggio da epitaffio?
EliminaNon sei il primo a confessare di non amare Leopardi, non per questo ti toglierò il saluto... forse io amo così tanto il suo modo di scrivere perché sento alcune delle cose che lui sente e sono del tipo che, come dici tu, "ama condividere sentimenti di tristezza". Molti dicono che sono una persona divertente e ironica (le fonti andrebbero verificate), ma c'è molto di più scavando sotto la superficie.
Altro che abbandonare le sudate carte... ora torno al mio "studio matto e disperatissimo".
Grazie per il commento e per aver portato un punto di vista alternativo che, nonostante tutto, non riuscirò mai a condividere e tuttavia rispetto.
Condivido anch'io l'idea che Leopardi non fosse così pessimista come tanti vogliono far credere. Infatti sto preparando una tesina da portare agli esami di terza media intitolata: "Ma Leopardi era davvero pessimista?". Il tempo che avrò per parlare di lui è veramente poco (poco più di 5 minuti) e penso di soffermarmi sulle poesie: "A Silvia", "L'infinito" e "Il sabato del villaggio." Volevo chiederti se avevi qualche suggerimento in proposito... Grazie, ciaooo!! :)
RispondiEliminaCiao Elisa! Benvenuta nel mio blog.
EliminaCongratulazioni per la tesina! Ottimo argomento! Sì, il tempo per parlarne all'esame sarà davvero poco, ma sono certa che farai un ottimo lavoro perché ci sono tante cose molto interessanti che puoi dire. Io, se fossi in te, mi concentrerei, oltre che sulle poesie da te indicate, anche su "La ginestra" perchè introduce una visione diversa dalle altre poesie essendo molto successiva. Se invece vuoi dei suggerimenti in particolare, chiedi pure. Anche via mail, se ti serve una mano. E in bocca al lupo per gli esami!