Chiasmo, climax e anticlimax: tre figure
retoriche in cui sono importanti l’ordine e la disposizione delle parole
Nel post di oggi cercherò di chiarire il significato di
tre figure retoriche: il chiasmo, il climax e l’anticlimax. Nello scorso
appuntamento con le figure
retoriche avevo invece parlato di allegoria,
metafora e similitudine. Come nel caso precedente, ho scelto tre figure
retoriche che spesso si confondono tra loro per fare un po’ di chiarezza, anche
attraverso alcuni esempi. In tutte e tre queste figure retoriche sono infatti importanti
e determinanti l’ordine delle parole e la loro disposizione.
Il chiasmo
(raramente chiamato anche chiasma) è
una figura retorica di ordine in cui si crea un incrocio immaginario tra due
coppie di parole con uno schema AB – BA.
Deve il suo
nome alla lettera chi dell’alfabeto
greco (ch aspirata) che ha una forma
di simile alla x. [è la
strana x che ho inserito nell’immagine
di apertura e qui di lato]
L’esempio di chiasmo più famoso si trova nell’incipit de
L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto:
Le donne, i cavallier,
l’arme, gli amori, …
Idealmente infatti le
donne si collegano agli amori, mentre i cavallier si associano alle armi,
quindi, collegando tra loro gli elementi che hanno un significato in relazione
si ottiene una x.
Esistono casi in cui il chiasmo viene creato non
attraverso una disposizione a x di concetti che si associano tra loro, ma in
base alle categorie grammaticali di appartenenza, come avviene in un verso della poesia Lavandare di Giovanni
Pascoli:
Il vento soffia e nevica la frasca.
In questo verso si ha, infatti, la struttura soggetto, verbo, verbo e soggetto (SV –
VS). Immaginando quindi una disposizione su due versi e collegando tra loro
elementi appartenenti alla stessa categoria grammaticale, si otterrebbe
nuovamente una x.
Il climax
Il climax
(noto anche come gradazione ascendente
o gradatio) è una figura retorica che
consiste nell’usare più termini o locuzioni con intensità crescente.
Deve il suo
nome alla parola greca klimaks, che
significa scala, indica infatti
l’apice di un processo in crescita.
Prendiamo come esempio la prima strofa di Sono una creatura di Giuseppe Ungaretti.
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
In questa strofa gli aggettivi sono messi in posizione
crescente, la pietra infatti viene definita inizialmente fredda , poi dura,
prosciugata, refrattaria e, infine, totalmente
disanimata.
Uno dei miei climax preferiti è quello che si compone
analizzando i versi finali di tutte le strofe della poesia L’assiuolo di Giovanni Pascoli.
[…]
veniva una voce dai campi:
chiù...
[…] Sonava lontano il singulto:
chiù...
[…] e c’era quel pianto di morte...
chiù...
Il canto dell’assiuolo nella prima strofa è una generica
voce dai campi, nella seconda è un lontano singulto e, in quella finale, si rivela un pianto di morte, quindi mi pare
particolarmente evidente il climax, anche se non si rappresenta in versi
successivi tra loro.
L’anticlimax
L’anticlimax è
l’inverso del climax e si ottiene quando le parole o le locuzioni vengono
disposte secondo un’intensità decrescente.
A volte si definisce il climax come climax ascendente
e l’anticlimax come climax discendente (o gradazione discendente), ma questa nomenclatura
è in realtà scorretta.
Prendiamo un esempio da L’infinito di Giacomo Leopardi…
[…] Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Come potete notare si passa dal termine immensità al termine mare.
Cercando altri esempi pertinenti in rete ho scoperto
anche una nuova accezione del termine anticlimax
che non conoscevo. L’anticlimax
può indicare anche una battuta ricavata accostando un elemento alto, nobile e
universale a uno basso, prosaico e particolare.
Conclusione
In queste tre figure retoriche l’ordine delle parole e la
loro posizione o le relazioni tra loro sono importanti.
Io uso soprattutto il climax, ma anche le altre due mi
piacciono molto. Spesso il loro utilizzo mi viene naturale scrivendo. Queste
classificazioni infatti sono più utili quando si analizza una poesia nota
piuttosto che quando si scrive un testo in versi o in prosa. Conoscerle però
può essere uno stimolo al loro utilizzo e alla sperimentazione!
E voi cosa mi dire di queste tre figure retoriche? Le
conoscevate? Le utilizzate abitualmente?
Hanno parlato di questo articolo:
adoro le figure retoriche tutte. Il chiasmo invertendo il significato tipo:
RispondiEliminamentre scendeva la neve bianca, nera malinconia offuscava il mio cuore"
è una variante molto fine. (così diceva il mio prof. di scrittura creativa) baci
ilaria http://frolliniacolazione.blogspot.com
Grazie mille per il commento e benvenuta nel mio blog, Ilaria! Sono d'accordo con il tuo professore: quella tipologia di chiasmo è molto fine!
EliminaParlerò ancora di figure retoriche, se ti va, torna a trovarmi!
Anche a me piacciono da morire le figure retoriche. Stilisticamente danno molte opportunità.
RispondiEliminaBrava Romina, bravissima, come sempre del resto.
Raffaella
Grazie... così però mi farai arrossire! Continuerò a parlare di figure retoriche, vedrai!
EliminaQuando ho letto del climax ho subito pensato alla poesia di Leopardi. Del chiasmo invece ero confusa.
RispondiEliminaIl buon caro Leopardi! Era un po' che non parlavo di lui, vero? Ah ah ah! Grazie per essere passata.
EliminaUh, interessanti i post sulle figure retoriche!
RispondiEliminaL'aspetto tecnico della scrittura è bellissimo, e non se ne sa mai abbastanza.
Anche delle figure retoriche che uso spesso scopro spesso risvolti tecnici che non conosco. Documentandomi per i post imparo sempre qualcosa di nuovo e ciò mi piace, anche se poi la cosa importante è l'esercizio!
EliminaSono felice che il post ti sia piaciuto. Grazie per il commento.
Grazie per avermi ricordato il chiasmo! Uso pochissimo le figure retoriche, anche perché scrivo pochissim(issim)o in versi. Un tempo me le ricordavo tutte... Sniff...
RispondiEliminaSe ti può consolare, nemmeno io me le ricordo tutte! Le principali sì, ma poi ce ne sono tantissime... almeno non mi mancheranno spunti per questa rubrica! Mi pare di aver letto solo una poesia tua, però quella mi era piaciuta!
EliminaIl climax è molto più di una figura retorica. Senza accorgercene lo usiamo spesso nello scritto e nel parlato. A teatro è molto frequente e viene a volte usato persino troppo per i suoi effetti drammatici. Da notare che il suo culmine non è l'ultimo gradino, ma quell'istante di silenzio che segue alla massima enfasi.
RispondiEliminaDurante la lettura o a teatro la pausa è essenziale per dare enfasi, hai ragione! Anche se nello scritto questo non si nota molto. Grazie per essere passato!
EliminaLeggo sempre con interesse i tuoi post letterali e grammaticali.
RispondiEliminaParlando di climax, mi hai fatto venire in mente i versi di Montale da Spesso il male di vivere ho incontrato:
"era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato."
con questa progressione sempre più leggera verso l'alto.
Mi fa piacere che tu abbia commentato! A quanto pare mi segui già da un po', ma questo tuo primo commento mi dà l'opportunità di darti il benvenuto ufficiale sul mio blog!
EliminaGrazie anche per il bellissimo esempio di climax ascendente (in questo caso "ascendente" anche perché "verso l'alto")!
Finalmente la mia testaccia dura ha imparato cos'è il climax. Pensavo che fosse un fazzoletto di carta!
RispondiEliminaPietà,Romina, scherzavo.....
Pat la giocherellona.
Ahahah! In effetti i termini sono molto simili! Grande, Pat!
Elimina