Torna l’appuntamento mensile con il racconto scritto con
le dieci parole nuove da usare apparse
su Penna blu. Meno di 300 parole
e questa volta senza sforzi (forse sto imparando!).
Un tocco di romanticismo, ma non troppo eh, spero vi
piaccia… buona lettura!
Proposta di matrimonioCamminavamo tra le foglie colorate d’autunno della berta: un miscuglio di rossi intensi, arancioni accoglienti e gialli vistosi sembrava accoglierci in un’atmosfera unica, simile a quella di una casa dalle pareti color tanè. I rami degli alberi, intrecciati tra loro, erano come intradossi che segnavano il confine tra terra e cielo.Ignoravo perché mi avesse portata lì, ma l’atmosfera romantica mi faceva ben sperare. Aspettavo da un momento all’altro che mi si inginocchiasse davanti. Invece camminammo fino a oltrepassare tutto il bosco, per giungere dove selve di attaccamani accarezzavano campi incolti. Solo una piccola casa, in lontananza. Lui mi fece segno di andare proprio in quella direzione. Lì, un uomo, intento a spostare biselli impacciato dalla pesante tuta di bigello sporca di calcimmina, recitava una dossologia senza smettere di lavorare. Appena ci sentì arrivare, interruppe quella sorta di giaculatoria con uno strano mudra simile a un gesto scaramantico.«Siete arrivati, finalmente» disse accogliendoci «vi aspettavo».«Amore, che ci facciamo qui?» chiesi, un po’ inquietata.«Non preoccuparti, tesoro, siamo qui per un matrimonio».«Lo sapevo, che bello! Mi aspettavo una dichiarazione migliore, ma… non vedo l’ora!».«Quando entusiasmo! Credevo che ti saresti arrabbiata…».«No, come potevi pensarlo?».«Meglio così, cara».«Tom, questa è la ragazza, trattala bene» disse rivolto all’abitante di quella casa.E io restai lì, con un’espressione da lucioperca, mentre un uomo che non conoscevo mi afferrava per un braccio e quello che credevo di amare si allontanava per sempre dalla mia vita. Ero stata venduta come un oggetto e ignoravo quale fosse stato il prezzo. Volevo fuggire, ma ero morta dentro e nessuna delle mie cellule aveva intenzione di lottare per tenersi attaccata alla vita.
Rassicuro chi mi conosce: non mi sono innamorata e non
sono stata venduta. Il testo non è autobiografico! Ahahaah!
Non c’è niente da fare, gli amori nei miei racconti
finiscono quasi sempre in tragedia.
Che ne pensate di questo raccontino?
Vi va di cimentarvi? In tal caso linkatemi il vostro
post o mettetelo nei commenti, se non ne avete uno. Vi ricordo che nel post dedicato alle dieci parole su Penna blu trovate, oltre alle
definizioni delle parole, l’esercizio di Daniele Imperi.
Al prossimo appuntamento con questa rubrica il 7 marzo.
Scritto benissimo e... ci son rimasta malissimo per il finale!!! Ahahahah, ma no... io mi aspettavo fiori di pesco, invece si è venduto la fidanzata! Mi ha strappato un sorriso, davvero bel lavoro!
RispondiElimina-SoSp-
Grazie, SoSp, troppo buona! Dai, tu mi conosci, non puoi aspettarti da me dei fiori di pesco! Ah ah ah!
EliminaAhahaha, infatti qualcosa mi stonava, il tuo stile è inconfondibile! Grande...!
RispondiElimina-SoSp-
Grazie mille, sei sempre un tesoro! L'obiettivo era proprio stonare e creare contrasti. Se ci sono riuscita, ne sono felice!
EliminaProprio non dai speranze!
RispondiEliminaQui non è colpa della ragazza, mi pare! La protagonista era partita con delle speranze e guarda che fine ha fatto! Ahahah!
EliminaChe cosa... spiazzante!
RispondiEliminaBello il racconto, comunque!
In qualsiasi caso io non penso parteciperò... Come scrissi nel post di Daniele, è una buona iniziativa, ma non la apprezzo particolarmente. Supponendo un libro di 200 pagine, vuol dire che ogni 20 pagine dovrei avere in mano il vocabolario: la cosa mi darebbe il nervoso, facendomi perdere ogni interesse nella lettura!
Io lo faccio come esercizio, perché è il vincolo dato delle dieci parole a far nascere la storia.
EliminaMi piace poi usare parole che normalmente non userei, anche se so che rendono un po' difficoltosa la lettura. Grazie per il commento!