Dal latino classico o dal
latino volgare?
Comincia oggi la rubrica Storia dell’italiano, visto che nel post sul
che polivalente qualcuno aveva
manifestato interesse per il mio breve excursus storico sull’italiano standard
e neo standard. Lo scopo di questa rubrica sarà tracciare un po’ l’evoluzione diacronica (cioè nel tempo) dell’italiano. Dato che il discorso è articolato e complesso
(l’italiano standard era solo un piccolo tassello della vicenda), ho pensato di
dividerlo in una serie di post, così forse non vi annoierete troppo.
Oggi partiamo proprio dalle origini… da dove arriva l’italiano? Dal latino, no? Sì, ma da quale latino?
Latino classico e
latino volgare
Il latino che si impara nei licei è il latino classico, la lingua degli
scrittori. Naturalmente per il latino come per ogni altra lingua esiste una differenza tra la lingua scritta e
quella parlata. L’italiano è una prosecuzione
non del latino scritto (quello di Cicerone e Virgilio, per intenderci) ma del latino volgare (popolare), cioè la varietà diafasica e diastratica bassa*.
(*) La linguistica studia le lingue in base a vari parametri di variazione.
- La variazione diafasica riguarda la situazione (per esempio, una stessa persona parla un italiano diverso in un bar con gli amici e davanti al Presidente della Repubblica).
- La variazione diastratica riguarda l'appartenenza sociale dell'utente (per esempio, l'italiano usato da un borghese è diverso, almeno in generale, da quello di un vagabondo).
- La variazione diatopica riguarda il variare della lingua su base geografica (per esempio, l'italiano parlato a Milano è diverso da quello parlato a Catania).
- La variazione diacronica riguarda il cambiare di una lingua nel tempo (per esempio, l'italiano dell'Ottocento è diverso da quello di oggi).
- La variazione diamesica riguarda il mezzo di comunicazione usato (per esempio, l'italiano scritto è diverso da quello parlato).
Questo appare evidente analizzando gran parte delle lessico italiano, che è diretta continuazione del latino volgare.
Per esempio, la parola italiana casa deriva dal latino volgare casa
(che significa capanna) e non dal
latino scritto domus (dal quale derivano
invece alcune voci dotte, come domicilio).
Come si vede nell’esempio, del latino classico resistono alcune parole usate come voci dotte,
quindi meno utilizzate nella lingua comune.
Ci sono alcune aree italiane in cui le parole derivano
più dal latino classico, per esempio in Sardegna. Essendo un’isola, alcune innovazioni linguistiche non sono
arrivate (casa infatti si
dice domu). Anche le regole di
fonetica storica hanno seguito un percorso a sé.
Ma quando si
inizia a parlare di italiano?
Abbiamo visto che l’italiano prosegue il latino volgare,
ma c’è un grande dibattito per stabilire
il momento in cui si può parlare effettivamente di una nuova lingua,
cioè il periodo di origine dell’italiano.
Ci sono pochi dati empirici, perché i documenti di lingua
parlata (fino all’invenzione di registratori e simili) sono tutte riproduzioni scritte di parlato,
quindi delle mediazioni.
Nel prossimo appuntamento di questa rubrica vedremo i documenti che segnano il passaggio tra
il latino volgare e l’italiano. Si tratta di testi che è difficile
attribuire al latino o a una lingua nuova.
Hanno parlato di questo articolo:
Hanno parlato di questo articolo:
- I primi documenti scritti in italiano
- Le prime letterature in italiano
- Volgare e latino durante l'Umanesimo
- La questione della lingua
- L'Accademia della Crusca (e non solo)
- Dall'unificazione territoriale a quella linguistica
- Italiano neostandard
Interessante! Avendo fatto un po' di latino a scuola me lo aspettavo, ma è sempre bello saperlo con sicurezza.
RispondiEliminaGrazie! Spero che la rubrica sia un'occasione per conoscere un po' meglio la storia della nostra bellissima lingua!
EliminaDi sicuro lo sarà! :)
EliminaGrazie per la fiducia!
EliminaInteressante. Avevo studiato un po' la nascita dell'italiano alle superiori. I primi esempi sono un po' a metà fra il latino (volgare) e il volgare. Sarà interessante riprendere questo discorso con te. Ti avviso però che la mia compressione si ferma di fronte a paroloni come "varietà diafasica e diastatica bassa"! :P
RispondiEliminaSì, vi parlerò degli esempi nel prossimo post!
EliminaIn effetti, mi ero chiesta se fare un post prima sui termini tecnici della linguistica, ma pensavo che sarebbe stato troppo noioso. La prima varietà (quella diacronica) l'ho spiegata, ma non le altre...
Mi rendo conto che sia poco chiaro, quindi aggiungo qualche nota nel post. Grazie per avermelo fatto notare!
Ottima idea l'aggiunta di quelle piccole note! Grazie. :)
EliminaMerito di Salomon che mi ha fatto notare che il passaggio non era chiaro!
EliminaFa sempre un certo effetto scoprire le origini della propria lingua. Davvero chiaro, anche i paroloni :). Attendiamo la seconda puntata.
RispondiEliminaGrazie mille! Fa sempre piacere sapere di essere chiara (anche perché temo sempre di essere troppo complicata).
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