Quarto atteso
appuntamento con la rubrica Un
pozzo di scienza di Marco
Lazzara, il blogger
itinerante che dopo i suoi sei guest post sul mio blog, ha trovato un suo spazio fisso in questa rubrica
in cui parla dei contenuti
scientifici alla base di racconti famosi. Nel primo appuntamento (in
cui trovate anche un'introduzione alla rubrica) ci ha parlato della Cadillac
di Dolan e delle ricerche fatte da
Stephen King per scrivere quel racconto. Il mese successivo si è concentrato su I
servi di Satana di Robert Bloch e sull'importanza
dei dettagli. Il mese scorso ci ha parlato de Il
Professore di Chimica di Henry Slesar
dando vita a interessanti discussioni
sull'occultamento dei cadaveri. E oggi ci parlerà di Ubriaco Fradicio di Arthur Porges.
Ringrazio Marco
per l'interessante contenuto che ci offre anche oggi e gli lascio subito la
parola…
Ubriaco
Fradicio
Ubriaco Fradicio è un
racconto di Arthur Porges che
parla di un uomo che è solito mettersi ubriaco
alla guida e che riesce sempre a cavarsela a buon mercato sfruttando il
fatto di soffrire di diabete
(all’apparenza è difficile distinguere i sintomi del diabete da quelli
dell’ubriachezza). Nella sua ultima prodezza ha investito e ucciso un bambino, riuscendo però a scampare
la giusta punizione. Due anni dopo verrà trovato
morto per aver respirato del fosgene. Il medico legale sospetta che il colpevole dell’omicidio sia la madre del
bambino. Ma come avrà fatto?
Andiamo per ordine. Intanto, cos’è il fosgene? Si tratta
di un gas venefico, usato
durante la Prima Guerra Mondiale, prima che la Convenzione di Ginevra vietasse
l’uso di armi chimiche. Una volta respirato, reagisce con l’acqua che si trova
negli alveoli polmonari e si
decompone rilasciando acido cloridrico, che attacca i polmoni. Il
soggetto perciò non ha scampo.
Questo gas ha una particolarità: ha un odore che ricorda quello del fieno umido.
Perciò ai militari veniva insegnato a riconoscerne l’odore.
Questa è la prima ipotesi del medico: la donna ha rubato del fosgene da un
deposito militare. Ma si rivela errata.
Il medico ipotizza allora che il fosgene lo abbia prodotto e capisce anche come:
sfruttando proprio la malattia che l’uomo usava per coprire le sue malefatte.
Il diabete mellito
è una patologia che tra le altre cose provoca chetosi, l’accumulo a livello ematico dei corpi chetonici. Si tratta
di tre composti prodotti dal nostro organismo come materiale energetico di
riserva e che entrano in gioco (soprattutto a livello cerebrale) quando le
riserve di glucosio sono in carenza. Le persone affette da diabete hanno una
sovrapproduzione di corpi chetonici, che vengono eliminati sotto forma di
acetone per via polmonare e attraverso le urine. È tipico, per le persone che
soffrono di tale malattia, avere un fiato
che odora di acetone, e che può venire facilmente scambiato per odore
di alcol (era questo che l’uomo sfruttava a suo favore).
La madre del bambino si era quindi fatta assumere come
donna delle pulizie nel luogo dove l’uomo lavorava. Approfittando di un momento
in cui era addormentato nel suo ufficio, aveva calato nella stanza uno straccio imbevuto di tetracloruro di
carbonio, un disinfettante molto comune per la pulizia dei pavimenti
(oggigiorno non più usato, in quanto i solventi clorurati sono cancerogeni) e
glielo aveva avvicinato alla bocca. I
vapori del composto hanno reagito con l’acetone emesso dal fiato
dell’uomo e si sono convertiti nel mortale fosgene.
Un piano davvero
ingegnoso, non trovate? E un post ricco di chimica ma anche di conoscenze
su una patologia. L'ennesima riprova della competenza di Marco che vi ricordo è
sempre disponibile per la rubrica SOS
Scienziato, in cui potete porre
domande in merito ai contenuti scientifici dei vostri testi. Trovate maggiori dettagli nel primo post della
rubrica.
Anche questa
volta, grazie mille, Marco!
Hanno parlato di questo articolo:
- "L'Ultima Domanda" di Asimov: una questione di fisica
- "Potassio" di Levi: come far danni in laboratorio
- "Da chimico a chimico" di Asimov: una prova d'intelligenza - Concorso
- "Un oscuro scrutare" di Dick: cervelli divisi in due
- "L'esperimento del Dottor Ox" di Verne: errori dal punto di vista scientifico
- "La penultima verità" di Dick: messaggeri neuromuscolari
- "I danni dell'Alcol" di Asimov: attenzione agli alcolici!
- "Il senso di Smilla per la neve" di Høeg: si fa presto a dire "neve"!
- "Fiori per Algernon" di Keyes: dal ritardo mentale all'intelligenza
Un sistema davvero ingegnoso, Marco, anche se il tenente Colombo prima o poi ci sarebbe arrivato comunque a incastrare l'assassina.
RispondiEliminaNon esiste il delitto perfetto, ma esistono pessimi investigatori, per questo qualcuno la fa franca!
EliminaBeh, voi non conoscete il finale del racconto... dopo averla smascherata, il medico non la denuncia... anzi alla fine la sposa pure.
EliminaE no, non gli spoiler, Marco!
EliminaCaspita, che testolina anche la madre!
RispondiEliminaSì, aveva studiato bene la situazione!
EliminaEra la moglie di un chimico... qualcosina di letale l'aveva imparata.
EliminaSe mai decidessi di sposarmi, lo terrò presente e sceglierò un chimico! Ahahah!
EliminaWow... Davvero molto ingegnoso!
RispondiEliminaDa questi post sto capendo che, quando sarò laureata, sarò una perfetta assassina... XD perciò vi conviene comportarvi bene con me! ;)
Benissimo!
EliminaE poi dicono che l'università non insegna niente di utile! Ahaha!
Anche il post di questo mese è ad alto tasso criminogeno. E' efficace persino sugli ingegneri. ;)
EliminaAhahah! Grande!
EliminaInteressante....
RispondiEliminaVero! I post di Marco sono una garanzia.
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