Oggi sono felice di presentarvi il sesto post di La
biblioteca dimenticata, rubrica fissa sul mio blog curata Davide
Rigonat, il blogger che
gestisce La casa della
nebbia.
Nel suo primo post ci ha parlato di Dafni
e Cloe di Longo Sofista, un importante romanzo greco, nel secondo
ci ha parlato dei libri di Andre Norton al confine tra fantasy e fantascienza.
Poi è stato il turno di due post su Giorgio
Saviane e i suoi libri, il secondo dei quali parlava della sua opera
Il
Papa. Il mese scorso ci ha parlato di
Palomar
di Italo Calvino. Questo mese ci porta a conoscere Lu Xun, scrittore cinese,
attraverso un suo racconto.
Lo ringrazio e lascio a lui la parola…
Cari lettori,
come annunciato a inizio mese, quest'oggi ci occuperemo
di un racconto di Lu Xun, un
autore cinese non molto conosciuto dalle nostre parti e che, nonostante sembra
che in patria ultimamente sembra che sia stato un po' messo nel dimenticatoio,
può essere a ben ragione considerato il padre della letteratura cinese moderna.
Il racconto scelto è La vera storia di Ah Q. Ma
andiamo con ordine.
La vera storia di Ah Q di Lu Xun
Lu Xun (o Lu Hsun, a seconda della grafia utilizzata), pseudonimo di Zhou Shuren, nacque a Shaoxing il 25 settembre 1881 e morì a Shanghai il 19 ottobre 1936. Nato in una famiglia di studiosi e letterati appartenente all'antica nobiltà feudale, condusse un'infanzia agiata, soprattutto grazie al nonno Zhou Jiefu, alto ufficiale presso la corte imperiale retta dalla decadente dinastia Manciù. Caduto questi in disgrazia e giustiziato nel 1894, Lu Xun perse anche il padre, morto a seguito di una malattia mal curata da medici ignoranti e superstiziosi. Grazie ai sacrifici della madre, riuscì comunque a studiare i classici cinesi e quindi a recarsi a Nanchino per frequentare l'Accademia Navale (unica scuola non a pagamento), passando l'anno successivo alla scuola di Ferrovie e Miniere. Il suo progetto è studiare medicina, per evitare che altri possano subire la sorte di suo padre a causa dell'ignoranza dilagante.
In quegli anni la
Cina era percorsa da continue tensioni ed era oggetto dell'interesse
delle nazioni straniere, specie europee. Nel 1901 (l'anno dei Boxers), vinse
una borsa di studio con la quale poté andare a studiare in Giappone. Cosciente
delle situazioni del suo popolo, vessato da uno schema sociale chiuso e
oppressivo basato sul patriarcato confuciano delle grandi famiglie (Tzu),
fissato in una società fortemente gerarchizzata dove domina il sopruso nei confronti
dei sottoposti e la totale sottomissione ai potenti, e martoriato da continue
guerre e violenze (di quegli anni è anche la guerra russo-giapponese,
combattuta per lo più in Manciuria), ben
presto si convinse che prima di curare i corpi è necessario curare e coltivare
le menti. Abbandonò quindi gli studi di medicina e si dedicò alla
letteratura, che lui teorizzò essere la vera via per una rivoluzione dello spirito. Conobbe così anche i classici
della letteratura occidentale. Negli anni seguenti torneò in Cina dove esercitò
l'insegnamento e dove, dopo la caduta della dinastia Manciù e i disordini che
ne seguirono e nonostante una profonda crisi spirituale personale, collaborerà
con alcune riviste, tra cui Gioventù Nuova. Nel 1918
pubblicò il suo primo vero racconto, Diario di un pazzo. Fu in
quell'occasione che assunse lo pseudonimo di Lu Xun. Negli anni seguenti
continuò a scrivere, fino a pubblicare una prima antologia nel 1923 (All'Armi)
e una seconda nel 1925 (Vagabondaggi). Da quel
momento in poi si dedichò solamente alla saggistica, alla rivisitazione di
vecchi miti in chiave ironica e alle traduzioni.
Nonostante ci
abbia lasciato solo due antologie di racconti, l'impatto di Lu Xun sulla
letteratura cinese fu enorme. Egli infatti infrange gli stilemi aulici
e ormai sterili della letteratura tradizionale, affrontando tematiche di
denuncia sociale e utilizzando un linguaggio nuovo e moderno. Le sue posizioni
di opposizione al sistema politico e sociale della tradizione e a quelli
successivi dei signori della guerra prima e di Chan Kai-shek poi lo fecero
avvicinare alla Sinistra, senza però che mai si sia spinto fino all'iscrizione
al Partito Comunista. Le sue idee e
le sue posizioni progressiste e femministe (insegnò anche alla Scuola
Superiore Normale Femminile di Pechino), però, fecero sì che le sue posizioni
(in realtà avverse a qualunque tipo di oppressione e imposizione) venissero poi
strumentalizzate da Mao e dai suoi seguaci, che lo definirono l'angelo
della Cina moderna, salvo poi usare degli estratti selezionati delle
sue opere per sostenere le proprie visioni politiche. Riabilitato in seguito da molti intellettuali e studiosi, gli viene
oggi riconosciuto il giusto spessore.
Ne La vera storia di Ah Q, Lu Xun rompe con gli schemi del passato
già dalle prime pagine. Egli infatti ammette
di non essere neppure un vero scrittore e mette subito le mani avanti
avvertendo i lettori che non solo non sa nulla sul passato di Ah Q, ma anche
che non è neppure sicuro del suo cognome. Altra difficoltà per lui è
addirittura capire come chiamare questo stesso scritto, non rientrando in
nessuno delle categorie classiche.
Non si risparmia dei riferimenti ironici anche alla rivisita Gioventù Nuova con la quale collaborava
e alle posizioni lì espresse in merito all'uso della lingua e dei nuovi fonemi
occidentalizzati.
Il resto del racconto ci mostra la parabola di Ah Q, le
sue numerose vittorie e le sue
avventure, fino al gran finale… che ovviamente non vi svelo. Più che della
trama, preferisco parlarvi dell'operazione
di denuncia fatta da Lu Xun in questo racconto. Lo sfondo su cui tutti
gli avvenimenti si snodano è infatti la società ingessata che lui tanto
detesta. I deboli sono totalmente asserviti ai forti, tanto che ogni cosa che
questi fanno o dicono non può essere in
nessun caso sbagliata. Il solo sospetto di un possibile alone di importanza
genera deferenza negli altri, così che i ruoli si scambiano con facilità e chi
era considerato una nullità fino al giorno prima, ecco che a seguito di una
mezza voce qualunque viene improvvisamente trattato con rispetto ed anzi
addirittura temuto (anche fisicamente) da tutti. Quelli che occupano i gradini
più bassi della scala sociale, a loro volta, appena incontrano qualcuno più
debole di loro si trasformano in uomini sprezzanti e malvagi, pronti a
schiacciare il malcapitato senza nessuna pietà. Lu Xun riesce a denunciare
tutto questo con grande ironia e
senso dell'assurdo, lanciando un sasso che ha poi creato un autentico
terremoto nelle coscienze.
Per oggi è tutto. Spero di avervi incuriosito e… alla
prossima puntata!
Chiudo con un
ultimo grazie a Davide per averci fatto conoscere questo autore. Non so voi, ma
io non l'avevo proprio mai sentito.
Note: La foto usata come sfondo del banner è da attribuire a Luciano
Caputo (vedi CC nel link).
Hanno parlato di questo articolo:
- "Il Conte Lucio" di Giuseppe Marcotti: un romanzo storico tra ipocrisia e corruzione nel 1700
- "Jacques il fatalista" di Denis Diderot - Prima parte
- "Jacques il fatalista" di Denis Diderot - Seconda parte
- "Il grande Meaulnes" di Alain Forunier: dall'adolescenza all'età adulta
- "Dersu Uzala" di Arsen'ev: l'esploratore e l'uomo della taiga
- "Casa di bambola" di Henrik Ibsen: drammi sociali nel teatro
- "Il paradiso perduto" di John Milton: poema epico con Satana come eroe
- "Centomila gavette di ghiaccio" di Giulio Bedeschi: il dovere del ricordo
- "L'immoralista" di André Gide: un sordo e indistinto bisogno di vivere
- "La figlia del Reverendo" di George Orwell: cambiare se stessi e non cambiare niente
- "Inferno" di Johan August Strindberg: tra narrativa e autobiografia
- "Amore" di Inoue Yasushi: viaggio nel mondo interiore dei personaggi
- "La biblioteca dimenticata - Un anno e mezzo di recensioni sparse" di Davide Rigonat - ebook gratuito
- "La biblioteca dimenticata - Due anni di recensioni sparse" di Davide Rigonat - ebook gratuito
Neanche io l'ho letto... Adesso lo "rubo" a Davide e lo leggo al mare.
RispondiEliminaMi sembra una bellissima idea! Buona lettura e... buon mare!
EliminaHo finito di leggere "la vera storia di Ah Q" . Il libro è molto breve, ma proprio per questo non permette al lettore di perdersi tra le pagine. In questo modo si è quasi costretti a riflettere su quello che Lu Xun vuole dirci. Da leggere.
RispondiEliminaBenissimo! È bello vedere che il post ti ha ispirato la lettura e hai gradito il libro! Grazie per essere tornata a commentare dando il tuo parere!
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