Se non mi trovate qui... ecco dove cercarmi!

Se non mi trovate qui...

Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

giovedì 8 marzo 2018

Distopie che fanno davvero paura: storie di madri e ancelle


Sono mesi che voglio scrivere questo post, poi ho pensato che fosse meglio  pubblicarlo in un giorno speciale, dedicato alle donne, così da avere tutto il tempo per scriverlo con calma. Sarà un discorso lungo, spero mi seguirete fino alla fine.

Oggi voglio parlare di un argomento impopolare: la maternità, in suoi vari aspetti. E lo farò prendendo spunto da una distopia che mi ha davvero fatto paura, Il racconto dell'ancella (The Handmaid's Tale) di Margaret Atwood del 1985 (e della sua recente trasposizione in serie tv).


Diventare madre
Partiamo con il dire che io sono una donna davvero fortunata: nel preciso periodo della vita in cui ho desiderato un figlio sono rimasta incinta. Non ho vissuto il dramma di molte donne che cercano un figlio per anni o che magari non possono proprio averlo e nemmeno quello di chi, non volendolo, si trova incinta a dover prendere decisioni difficili. Per me, diventare madre è stata una volontà, una necessità e una realtà, più o meno tutto contemporaneamente. E questa è una grandissima fortuna, me ne rendo conto. Ho avuto una gravidanza pesante ma mai pericolosa o difficile per la mia bambina e un parto lunghissimo ma senza complicazioni successive. Insomma,  mi è andata davvero bene, tutto sommato.

Devi fare figli
Oggi però viviamo in una società strana, in cui tutti e dico davvero TUTTI dicono che si devono fare figli, che è egoista non farli, che non si può pensare sempre a se stessi e alle proprie ambizioni prima di mettere al mondo dei figli quando poi si è vecchi. Siamo in una società in cui io che giro con la mia bimba di nemmeno un anno devo giustificarmi per il fatto che è ancora figlia unica (scusate se due mesi dopo il parto non avevo tutta questa voglia di ricominciare da capo, scusate). Insomma, una società che spinge a dover essere madri, come se, senza un figlio, noi donne non siamo nessuno. Ma per favore. I figli bisogna farli se e quando si è disposti ad accoglierli nella vita, perché sono peggio di uno tsunami per quanto riguarda tutto ciò che c'era prima (uno tsunami carico di mille cose bellissime ma che spazza via quel che c'era prima). Insomma, io, da donna e da madre, non ho mai giudicato negativamente chi non ha figli, né chi non può averne e nemmeno chi non li vuole. Critico solo chi li fa perché si deve e poi nel profondo e nel silenzio del suo cuore crede che gli abbiano rovinato la vita, perché è davvero triste far pesare sui proprio figli il fatto di averli messi al mondo. Per il resto, ognuno faccia ciò che vuole, a suo tempo e alla sua stagione. Mettere al mondo un figlio non mi ha reso una donna migliore, mi ha resa una madre e basta.

Fare dei figli è una follia
Però la società è ancora più strana perché mentre ti riempie la testa di questa necessità di trasformarti da donna a madre, appena resti incinta ti guarda come un malato terminale. Avevo 24-25 anni quando ero incinta e quando lo dicevo ad amici e conoscenti, per alcuni la faccia era un chiaro mi dispiace tanto per te, la tua vita è finita, sei così giovane. E io, che quel figlio l'avevo cercato e desiderato da morire, non capivo. Non riuscivo a capire. Tutti a dirmi che era presto, che dovevo godermi la vita, sistemare prima mille cose, finire la casa nuova… ecco, insomma, non avrei mai potuto diventare madre, dunque. Non ero un'egoista ma ero un'incosciente. E invece no, il momento giusto non esiste, mi spiace, le cose non saranno mai del tutto a posto. Certo, non si può cercare un figlio se si vive in auto e se nessuno dei due ha un lavoro, lo capisco, ma non si può nemmeno aspettare la perfezione. Sofia è il mio tutto. La strada è stata tortuosa (non per il suo concepimento, ma per mille altre ragioni) e la ripercorrerei scalza, con i piedi insanguinati, un milione di volte, per arrivare a lei. Ma la gente non sempre è disposta a capire. Ricordo una commessa di un negozio di abbigliamento che vedendomi incinta mi chiese l'età. Temendo che mi avesse scambiata per una scappata dal programma Sixteen and pregnant  le ho spiegato che avevo quasi 25 anni. Lei, terrorizzata, mi guarda e mi dice: «Be', anch'io!», come a sottolineare che lei (e quindi anch'io) eravamo troppo giovani per essere madri. Per fortuna le gravidanze non sono malattie contagiose, spero che lei lo sappia e si sia calmata, prima o poi.

Sulle madri giovani, vi consiglio questo video divertente.


Madri e lavoro
Ma da divertirsi c'è ben poco in questa società in cui tutti vogliono che tu sia madre, solo finché non lo sei. Guardate i numeri ISTAT delle mamme che hanno dovuto lasciare il lavoro o leggete questo articolo e capirete di che cosa parlo. Io lavoro in proprio quindi non ho avuto pressioni per tornare al lavoro prima o altro, dopo la nascita di mia figlia. Tuttora faccio quel che posso nell'organizzazione di casa, bimba, lavoro e casini vari. Sono fortunata perché ho potuto scegliere di limitare le mie ore di lavoro e anche sospenderlo del tutto quando la mia famiglia ne ha avuto bisogno (pur con tutto il dolore che comporta rinunciare a qualcosa che si è costruito con tanta fatica). Del resto ha ben poco senso lavorare tutto il giorno se poi lo stipendio va tutto speso in nido, tata e company (e questo è un gravissimo problema sociale che causa l'abbandono del lavoro di tantissime donne!).  Ma sono questioni di scelte, c'è chi ha bisogno di tornare al lavoro per sentirsi autonomo e realizzato e chi preferisce invece dedicarsi alla famiglia. In ogni caso, la società non farà altro che giudicarvi, per tutto: sarete mantenute sfaticate o egoiste lavoratrici, sempre sbagliate, sempre in difetto, in una società in cui essere madri è diventato un deficit, un handicap. E come la fai, la sbagli. Del resto siamo tutte mamme imperfette (come ho già spiegato in un altro post). Ma io sono contenta così, anche se devo cozzare contro tutti questi muri, perché nella vita ho sempre preso strade in salita e mia figlia è una grande compagnia di viaggio.

Ma quindi? Le ancelle?
Ok, ok, vi starete chiedendo cosa c'entra Il racconto dell'ancella con questo sfogo. Be', c'entra eccome. Ho visto la serie e poi letto il libro ed entrambi mi hanno lasciato dentro un profondo senso di inquietudine e paura (e io di solito mi faccio beffa anche degli horror). È una distopia terribile perché è maledettamente credibile. Oggi mettere al mondo dei figli è diventato difficile, qualcosa da fare dopo la carriera, dopo la stabilità economica, dopo la casa, dopo i viaggi… insomma, quando poi quel dopo arriva è tardi. E in alcuni Stati del mondo esistono già da tempo uteri in affitto e madri surrogate, quindi non è così inverosimile pensare che un giorno la fertilità venga considerata un ben comune e amministrata in modi agghiaccianti come avviene per le ancelle. Come donna e come madre non posso non rimanere turbata da una società (distopica ma credibile) in cui potrebbe essermi tolto il diritto a una vita normale, a studiare e leggere, a uscire di casa da sola, perché devo generare figli per me stessa o per altri, come io fossi un utero che cammina (tanto che nel racconto si dicono spesso frasi del tipo non ti servono gli occhi per partorire, quando per punizione a qualcuno viene cavato un occhio).


In passato uomini di scienza sostenevano che una donna non dovesse studiare perché ciò rendeva piccolo il suo utero. E questo è successo nella realtà, non in un libro, non in tv. Vi prego, non torniamo indietro. Diamo alle donne la possibilità di essere ciò che vogliono: questo è renderle davvero libere.

Concludendo
Scusate, mi sono dilungata troppo, ma avevo tanto da dire (e ne avrei ancora). Se vi interessano altri aspetti di questo tema (o del libro), scrivetemelo nei commenti e proverò a scrivere altri post.

Oggi (e non solo oggi) auguro a tutte le donne di essere davvero libere di scegliere, amare, sbagliare, imparare. Insomma, libere di vivere.


8 commenti:

  1. Per fortuna i tempi sono cambiati e ora la maternità è davvero una scelta. Riguardo l'età, 25 anni un tempo era l'età perfetta per essere madre, oggi i tempi si sono allungati, ma questo non significa che a 25 anni una sia troppo giovane per essere mamma: se lo desidera e si sente pronta, perché no?
    La maternità surrogata fa molta paura anche a me, ma forse solo perché è una cosa nuova. Magari i nostri figli, quando saranno grandi, la considereranno una cosa "normale".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'altro giorno ho letto una frase: "Il periodo tra i 20 e i 30 anni è strano: metà dei tuoi coetanei ha una famiglia e dei figli, l'altra metà si fa ancora sbucciare la frutta dai genitori". Battuta a parte, è davvero un po' così. La maggior parte delle mie coetanee vive spensierata, tra un sabato sera in discoteca e lo shopping domenicale. Una buona parte è sposata o convive, ma pochissime hanno figli. Io so di aver fatto la scelta giusta perché non rimpiango niente di ciò che avrei senza mia figlia.

      La maternità surrogata a me preoccupa soprattutto dal punto di vista di chi porta in grembo una vita per altre persone. Ho vissuto una gravidanza e non riesco a pensare come si possa farlo per "lavoro" e poi lasciare il bambino appena nato a quelli che saranno i suoi genitori. Nei nove mesi di gravidanza si crea un legame che non penso si possa spezzare ripetendosi che è solo un lavoro. Ma, boh, magari sono io che sono troppo sentimentale: con mia figlia parlavo anche quando era solo una cellula o poco più.

      Elimina
  2. Non conoscevo il libro e nemmeno la serie...sicuramente forte ma altrettanto interessante.
    Debora

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Consigliatissimi entrambi! Ti consiglio di leggere prima il libro, perché la serie ha comunque tanti colpi di scena in più, quindi non te la rovini leggendo prima il libro, mentre io ho fatto il contrario e del libro sapevo praticamente tutto dalla serie (tranne qualche piccola differenza).

      Elimina
  3. La maternità non è un argomento impopolare, anzi, è popolarissimo parlarne... la cosa impopolare è farne notare le criticità e non solo le cose belle!

    E di criticità ce ne sono parecchie, come hai fatto notare: è sbagliato sia non fare i figlia che farli, sia stare a casa dal lavoro che continuare a lavorare, sia farli da giovane che farli più avanti. Non c'è speranza. Qualsiasi cosa facciamo, qualcuno avrà da ridire.

    Credo che la situazione si possa migliorare togliendo l'aura mistica a questa figura della madre, perché non è che appena una ha un figlio diventa una figura mitologica, perfetta e da venerare, è sempre umana.
    E anche dando più valore al ruolo del padre, che secondo me dovrebbe fare tutto quello che fa la madre. Vabbè, tranne le cose che fisicamente non può fare perché non ha gli organi necessari :D
    Ma il resto lo può fare tutto: per cambiare i pannolini servono le mani, che hanno anche gli uomini. Per preparare le pappette, uguale. Per giocare con i bambini, non servono parti anatomiche che i maschi non hanno. Per alzarsi di notte quando il bimbo piange, idem.

    Io ho deciso (e non ho intenzione di cambiare idea) di non fare figli se non con uno che che sono sicura che farà tutte queste cose. divisione dei compiti 50 e 50.
    Quindi non so se li farò mai ^^"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dipende dal contesto: in alcuni contesti è difficile far vedere le cose belle della maternità, in altri è difficile far vedere quelle brutte. Io ho provato a mostrare i due lati, ma non è semplice.

      Purtroppo è vero: c'è sempre qualcuno che ha da ridire e non è davvero facile reggere il carico di stress che il mondo ti carica addosso quando diventi madre, quell'"aura mistica" di cui parli anche tu. Non si può essere all'altezza di quello che ci viene chiesto e si va in frantumi. La notte del 20 marzo dell'anno scorso ero madre da poche ore e mi sentivo già una pessima madre perché non mi era venuto il latte e le infermiere me lo facevano pesare come una colpa. Io continuavo a piangere, disperata. Risultato? Il latte mi è venuto appena sono tornata a casa dall'ospedale e non c'era più nessuno a "sgridarmi". Questo per dire che non si può essere madri perfette e che criticare tutto non aiuta.

      Sulla divisione dei compiti 50 e 50, in bocca al lupo! Sarebbe bello, ma è difficile sia per questioni logistiche sia per questioni emotive. Già io sono fortunata perché ho di fianco un uomo che vuole fare il padre (purtroppo non tutti lo sanno essere...) ma il 50 e 50 è impensabile, soprattutto perché io sono a casa tutto il giorno e lui no.

      Comunque spero che un giorno, quando troverai la persona giusta e sarai pronta, se lo vorrai, diventerai mamma anche con un 30 e 70, ahah.

      Elimina
    2. No :P
      Mio papà ha sempre fatto tutto, quindi il 50 e 50 è possibile e non mi accontenterò di meno solo perché sono nata con una vagina.

      Elimina
    3. Allora ti auguro di trovare ciò che cerchi. Certo, io qualche anno fa ti avrei detto: "Non mi sposerò mai", quindi si cambia nella vita, ma su questo punto fai bene a essere ferma e convinta!

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...