Non scrivo narrativa da tanto tempo ormai e nemmeno mi
manca (per chi si fosse perso il
cambio radicale, si va indietro nel tempo con questo post).
Tanti ex-colleghi, soprattutto durante Strani mondi, mi hanno chiesto quando
riprenderò e perché ho smesso. Ormai mi sembra che la Romina che scriveva non abbia più niente a che fare con me.
Non sono nemmeno sicura di essere ancora io. Però il giorno del mio compleanno (sarà dunque colpa della
vecchiaia che incombe), stesa da un raffreddore e con un po' di tempo
insolitamente libero, ho scribacchiato una storia che avevo in mente da qualche
mesetto (ispirata da un mio recente
incubo). Poi l'ho lasciata lì, pensando di non farne assolutamente
niente, ma ieri l'ho riletta e sistemata un minimo e, visto che è a tinte horror (ma solo vagamente,
eh), ho deciso di condividerla con voi oggi (anche se io non festeggio
Halloween e non lo considero nemmeno una vera festa, ma… va be', è solo una
scusa per far uscire questo post, altrimenti cestino tutto come faccio fin
troppo spesso). Comunque, l'horror non è proprio il mio genere... Non è un capolavoro,
non ci ho perso nemmeno molto tempo in revisioni o altro (penso che sia
il prodotto malsano di un paio d'ore in totale). Sono arrugginita, dannatamente
arrugginita e non ho tempo e voglia da dedicare alla scrittura che è una parte della vecchia
me (che mi stava molto meno simpatica di quella nuova, che comunque
è una rompiscatole). Insomma, se proprio vi mancava la mia scrittura e non
potevate farne a meno (oltre a consigliarvi un bravo psicologo), ecco qui un raccontino praticamente così come è
uscito dalle mie dita salterine sulla tastiera. Tanto lo so che i post
lunghi non li legge nessuno, quindi… ahahah!
Buona lettura a quei
pochi che vorranno proseguire.
«Andrà tutto bene»
«Ho paura».
«Andrà tutto bene».
Stronzate, fu
il primo pensiero che le passò per la testa, ma se lo tenne per sé. Si limitò a
sorridergli con uno di quei sorrisi troppo forzati per anche solo illudere di essere sinceri.
La verità è che non avrebbero mai dovuto intrufolarsi lì
di nascosto. Porca miseria, che cosa ci voleva a bussare e dire: «Scusate,
siamo inseguiti da un… da una cosa, ehm, che non sappiamo definire e…
avremmo bisogno di un posto per la notte». Un po' di compassione l'avrebbe
ricevuta e senza troppi patemi d'animo. Eh, ma lui non era stato d'accordo. Era
troppo sospettoso. E in effetti le ultime ore non erano stata particolarmente
incoraggianti.
«Io sento dei rumori, c'è sicuramente qualcuno di sopra».
«È un castello mezzo diroccato, Giulia, chi mai ci sarà
in giro, dai».
«Visto che sai tutto, spiegami perché da fuori si
vedevano accese le luci ai piani alti».
«Non lo so e non mi interessa. Andrà tutto bene».
Avrebbe voluto avere una moneta per ogni volta che aveva
sentito quella frase. Non andava tutto bene. Andava tutto bene alcune ore
prima, quando facevano un picnic spensierato sull'erba al tramonto, immersi in
un'atmosfera romantica e piena di meraviglia. Ma poi il temporale improvviso,
le corse, quel… quella cosa… la fuga,
la paura… e ora erano lì, bagnati e infreddoliti a nascondersi come topi nelle
segrete di un castello mezzo diroccato. No, decisamente non andava tutto bene.
«Domani mattina, alle prime luci, usciremo da questa
finestrella, vedi? E ce ne torneremo a casa. Sarà solo una storia da raccontare
ai nostri nipoti» cercò di sdrammatizzare.
«Cominciamo ad arrivare vivi a domattina, poi ai nipoti
ci pensiamo».
Nelle segrete si trovavano ancora resti umani rimasti lì
da chissà quanto tempo e non era certo il contesto migliore per tentare di
dormire e riposare un po'… Chissà qual era stata la storia di quel castello? Sembrava
essere stato distrutto da una sorta di incendio, eppure alcune aree,
dall'esterno, parevano restaurate e tutt'ora in uso. E poi le segrete
comunicavano con una maestosa sala o con i resti di ciò che un tempo lo era
stato, però c'erano ancora tavoli e sedie e qualche resto di tappezzeria e
tendaggio. Una grande sala da pranzo confinante con l'ingresso delle segrete…
mah, bizzarrie architettoniche difficili da spiegare, ma sufficienti per distrarsi
almeno un po', nonostante l'animo pieno di turbamenti.
«Potremmo dormire qui».
«Sei serio, Fabio?».
«Vuoi tornare in mezzo ai teschi? Qui almeno non ce ne
sono».
«Praticamente un cinque stelle, insomma. Va bene,
accontentiamoci».
Si accoccolarono uno contro l'altra per scaldarsi e
cercare di riposare. Per la prima volta dopo quelle ore di puro terrore, Giulia
si sentì al sicuro, contro ogni evidenza reale e chiuse gli occhi.
Forse fu solo per un secondo o per qualche ora, difficile
stabile quando si fossero addormentati, ma, a mezzanotte in punto, qualcosa
suonò. Pareva il suono di un vecchio orologio a cucù. Giulia si svegliò
all'improvviso, spaventata, e cercava senza troppa fortuna di distogliere Fabio
dal suo sonno sempre troppo profondo.
«C'è qualcuno, c'è per forza qualcuno».
«Io non ho sentito niente».
«Non ti accorgeresti nemmeno se fossero qui,
probabilmente…» Giulia trattenne il respiro «oh, mio Dio, ma sono qui!».
D'improvviso la sala si stava riempiendo di persone che
sembravano provenire da un tempo lontano per vestiti e movenze e, come se
niente fosse, stavano apparecchiando la tavola per il pranzo. A mezzanotte?
Qualcosa non andava proprio…
Giulia si rannicchiò sempre di più sotto un tavolo,
cercando di nascondersi. Fabio invece si alzò in piedi per vedere meglio.
«Ma sei impazzito?» gli disse lei, strattonandogli la gamba
per invitarlo a nascondersi «Ti vedranno!».
«Io non vedo proprio niente».
Giulia stentava a credergli: la sala era piena di gente
come un formicaio in piena operatività. Sguatteri e maggiordomi e cuochi si
stavano avvicendando l'un l'altro per preparare tutto per un pasto che doveva
essere importante e lui non vedeva niente?
«Sei sicura di stare bene? Forse hai un disturbo post
traumatico da stress, Giulia, non c'è nessuno. Guarda».
Fabio iniziò a gridare e gesticolare, saltellando sui
piedi per attirare attenzione.
«Visto? Non c'è nessuno!» commentò, dopo non aver
ottenuto nessuna reazione.
Giulia invece era sbalordita: tutti per un istante
fissarono Fabio con uno sguardo tra l'intimorito e il sorpreso e poi alzarono
le spalle per riprendere ciascuno la propria attività.
«Ti hanno visto… e non sembrano, come dire,
interessati…».
«Non c'è nessuno, Giulia. Mi stai facendo paura, adesso.
Calmati. Vieni fuori da quel tavolo e abbracciami… va tutto bene».
Un po' titubante, Giulia uscì dal suo nascondiglio e lo
abbracciò, rassicurata dal fatto che quelle persone non sembravano preoccuparsi
della loro presenza, ma, appena videro lei abbracciare Fabio, tutti si
fermarono, congelati in uno stupore ben più duraturo.
Una vecchia servetta le corse in contro, per dividerla da
Fabio: «No, cara, non lo puoi fare. Lui non ti può vedere».
«Ma certo che mi vede! È mio marito. Vero, Fabio, che mi
vedi?».
«Certo che ti vedo, Giulia, ma si può sapere con chi stai
parlando?».
«Signora, lui non ci può vedere… questo è il banchetto
dei morti, i vivi non possono capire, vedere e, tanto meno, prendervi parte».
«Banchetto dei morti?!» Giulia tremò ripetendo quelle
parole «Non capisco».
«Noi siamo qui dalla notte dell'incendio… siamo rimasti
legati a questo castello e a mezzanotte ci ritroviamo per mangiare tutti
insieme. Viviamo con il giorno e la notte invertiti, per non disturbare la vita
del castello. Be', viviamo… insomma,
quello che è».
«Ma io… io non capisco…».
«Giulia, hai bisogno di un medico… non stai bene. Stai
parlando da sola!».
«Lui ti vede? Questo sì che è strano. Lui non è morto,
non dovrebbe vederti, come non vede noi. Non so bene cosa fare, sono secoli che
non arriva qualcuno di nuovo qui e non so se ci sono regole precise. Comunque tu
sei la benvenuta, ma lui deve andarsene e non farne parola con nessuno, oppure
potremmo ucciderlo, così che resti qui con noi, per sempre. Oh, suvvia, parlatene tra voi, io ho un pranzo da
cucinare» la bizzarra vecchina se ne andò, lasciando Giulia nel suo sconforto.
Tutte le persone attorno avevano seguito trepidanti la conversazione, ma sembravano ormai pronti a riprendere il loro tran-tran, in attesa di capire meglio il da farsi.
Tutte le persone attorno avevano seguito trepidanti la conversazione, ma sembravano ormai pronti a riprendere il loro tran-tran, in attesa di capire meglio il da farsi.
«Amore… io sono morta?».
«Ma certo che no, Giulia, sei solo molto stanca».
«Io li vedo e loro sono morti…».
«Mi sembra che tu stia delirando, ma, se anche avessi ragione,
perché io ti vedo?».
«Questo non lo so… magari è una cosa di quelle assurde,
del tipo conti in sospeso, legami spezzati… non ne ho la più pallida idea».
«Secondo me, hai sbattuto la testa».
«Non lo so, ma… fai attenzione… cosa, cosa vuole fare
quel tizio?».
Fabio non fece nemmeno in tempo a chiedere spiegazioni. Un
colpo d'ascia lo colpì al centro della schiena, da dietro. Un rivolo di sangue
rosso gli sgorgò anche dalla bocca. Si accasciò al suolo.
Giulia lo prese tra le braccia, terrorizzata.
«Che cosa ha fatto? Perché?» Giulia gridò contro l'uomo
in armatura che aveva sferrato il colpo.
«C'era qualcosa di distorto. Non voleva stare con i vivi
ma non vedeva i morti, qualcosa lo legava a questo mondo… non sono un filosofo,
sono un guerriero, ho risolto il
problema a modo mio. Non potevamo lasciare che se andasse in giro a parlare di
noi ai vivi».
Prese e se ne andrò, con l'ascia ancora grondante di
sangue.
Giulia, accasciata sul corpo di Fabio che annaspava nel
suo sangue, singhiozzava.
«Ti amo».
«Ti amo anch'io» finì di pronunciare quelle parole con il
suo ultimo fiato.
Chiuse gli occhi.
Poi li riaprì.
«Chi sono tutte queste persone? Da dove vengono?».
«È complicato, Fabio, ma ti spiegherò tutto. Andrà tutto
bene, adesso».
E mentre lo diceva, Giulia, si rese conto che forse non
era una frase fatta, quella volta.
Mi è piaciuto. L'ambientazione nel vecchio castello e il tema macabro mi hanno pensare a un racconto breve del primo Lovecraft, L'Estraneo. Se non lo hai mai letto, fallo, perché è molto suggestivo.
RispondiEliminaHo letto veramente pochissimo di Lovecraft... mi hai incuriosita: cercherò il racconto, grazie!
EliminaCara Romina, sono sincero, guardo poco i film dell'orrore, e leggere poi mi fa quasi paura, per questo ci rinuncio!!!
RispondiEliminaCiao e buona settimana con un abbraccio e un sorriso:) sorridere fa bene! Tomaso
Questo racconto non fa paura, ha solo qualche tinta horror, però capisco che non sia il tuo genere! Buona settimana.
EliminaBello...mi è piaciuto...adatto al giorno di oggi!
RispondiEliminaBrava
Ooohhh, grazie!
EliminaBello, davvero. Brava
RispondiEliminasinforosa
Grazie!
EliminaBello Romina! Mi è piaciuto parecchio sai? Horror ma non terrorizzante nè stomachevole come si usa adesso troppo sovente.
RispondiEliminaps Sicura di non voler tornare a scrivere????
Non amo gli splatter (e agli horror preferisco i thriller, in realtà).
EliminaSono felice che ti sia piaciuto!
P.S. Sono sicura. Devo dire però che sono rimasta sorpresa dal numero di commenti (positivi) a questo post... chissà, magari di tanto in tanto scribacchierò ancora qualche raccontino, in memoria dei vecchi tempi.
:D
RispondiEliminaDavvero molto carino! Sono troppo scontato se dico che dovresti riprendere a scrivere? ;)
Ahaha, forse dovrei fare come gli youtuber famosi e dire: "A tot like scrivo un altro racconto!".
EliminaLetto e molto apprezzato, nonostante, come ho detto spesso, leggere post lunghi di narrativa sui blog non sia il mio forte. Se tu non avessi scritto "tinte horror" avrei quasi certamente saltato.
RispondiEliminaE sai che se fossimo ancora ai tempi del Dedalo, questo tuo racconto si inserirebbe a meraviglia nella mia storia? Giulia e Fabrizio sono al momento dispersi, spariti nel nulla su una strada in aperta campagna, e non si sa ancora che fine abbiano fatto. Questa poteva essere una possibile soluzione del caso, tenuto conto che le atmosfere sono quelle ;-)
Anche io non amo i post troppo lunghi e sono stata indecisa sul pubblicarlo o meno, ma alla fine ho deciso di fare un'eccezione. Sono felice che ti sia piaciuto.
EliminaIl Dedalo opera in modi misteriosi e sotterranei, forse... ahaha!
A maggior ragione se si considera che i nomi sono quasi gli stessi: Giulia e Fabio, Giulia e Fabrizio ;-)
EliminaTroppe coincidenze!
EliminaVedi? Soluzione semplice ed efficace. Sono questi i finali che approvo :)
RispondiEliminaMolto bello!
Ahaha, grazie. Un po' "radicale", forse, ma efficace ed efficiente.
EliminaPoverooooo! Mi è piaciuto però :)
RispondiEliminaA me sembra fortunato: ha vinto l'eternità con la persona che ama!
EliminaGrazie!