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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

sabato 26 novembre 2011

"Lo scrigno": esercizio di scrittura - 10 parole nuove da usare - novembre 2011

Questo è il mio terzo post dedicato al “decanomio fantastico”. Sono un po’ in ritardo perché le “10 parole nuove da usare” vengono pubblicate su "Penna blu" il penultimo giovedì del mese, però, non è mai troppo tardi per fare questo bellissimo esercizio.
Come il mese scorso le parole che hanno dato spunto al testo sono quelle sottolineate e scritte in blu e al link qui sopra potete trovare una breve definizione per ognuna.

Questo è il mio testo. Spero vi piaccia!
Lo scrigno
Un grande gruppo di liburne si muoveva nel mare come gli ospiti di un apparentemente confusionario formicaio. In realtà, proprio come quei piccoli animali si muovono con schemi precisi seguendo tracce odorose grazie al loro sviluppato topochimismo, anche le imbarcazioni seguivano una rotta determinata da tempo e tramandata di padre in figlio. Nelle stive, tra i coppi, erano custodite le ormai scarse provviste che forse non sarebbero state sufficienti per un viaggio che era durato molto più del previsto. I marinai erano ormai stanchi e si muovevano ritmicamente, in gesti ogni giorno identici e privi di entusiasmo. Erano lì per volere del gotha della città, che aveva speso una piccola fortuna per organizzare quella spedizione e aveva promesso loro grandi guadagni, se tutto fosse andato come previsto. Quel viaggio non era una normale spedizione commerciale, ma una missione segreta e i marinai sapevano ben poco del prezioso carico che stavano trasportando. Solo il capitano, in solitudine, si dirigeva spesso nella stiva per controllare la rara mercanzia, ma nessuno faceva domande, perché la curiosità muore quando lo stomaco è vuoto.
Quando le speranze ormai erano affogate tutte nell’abisso salmastro che li avvolgeva come un serpente tra le sue spire, d’improvviso, dall’albero maestro, si levò un grido: «Terra!».
Quella voce riecheggiò nell’anima di tutti. I marinai erano salvi: ce l’avevano fatta. A pochi metri dalla riva, dalla liburna principale venne calata una scialuppa, dove il capitano salì da solo stringendo tra le mani il prezioso cofanetto che per tutto quel tempo era rimasto chiuso nella stiva.
Giunto a riva, il capitano percorse rapidamente le vie della città, ricordando con precisazione e solipsisticamente quello che il suo re gli aveva ordinato al momento della sua partenza. Arrivò così rapidamente davanti al palazzo dove era atteso. Qualche sparuta garguglia sembrava fissarlo con un misto di devozione e timore, mentre il soccio, che doveva ritirare la mercanzia, se ne stava tranquillamente appoggiato alla piglia di un loggione. Il capitano lo salutò con un cenno. Ora avrebbe riscosso il denaro, avrebbe pagato i suoi marinai e avrebbe comprato tante provviste per il ritorno. Proprio in quel momento, però, mentre un sorriso finalmente si disegnava sul suo visto dopo tanto tempo, da una finestra del grande palazzo partì rapida una freccia. Nel silenzio di quell’istante, il capitano ne avvertì il sibilo rapido, ma non fece in tempo a evitarla e quella gli si conficcò proprio nel platisma.  Cadde a terra, morto in pochi secondi, tenendo ancora stretto tra le mani il cofanetto misterioso. Il soccio lanciò uno sguardo al cecchino e quello si ritirò all’interno del palazzo, discese le scale, uscì e si avvicinò al cadavere. Senza alcun segno di pietà, tolse dalle braccia del capitano lo scrigno e lo portò al suo capo. Questi fece aprire il cofanetto, forzando la serratura. Le piccole ife erano intatte e pronte per salvare il suo allevamento gravato da una terribile e rara malattia.
Devo dire che le parole diventano ogni mese più difficili, ma sono abbastanza soddisfatta dell’esercizio. L’unica parola che poco mi convince è “solipsticamente”, perché l’ho usata in modo un po’ improprio, secondo me. Comunque il testo di questi esercizi in genere subisce nel tempo successive modifiche, quindi si vedrà. Voi che ne pensate? Qualcuno ha provato a fare lo stesso esercizio? Vi assicuro che c’è sempre qualcosa da imparare. Io non avrei mai scritto questo breve racconto se non fossi partita da quelle10 parole!
Allenatevi, perché presto vi proporrò un progetto per scrittori che avrà un forte legame con il “decanomio fantastico”, ma per ora non voglio anticiparvi troppo!

Se questo testo vi è piaciuto, potete leggere anche il mio esercizio di ottobre (Una “mano” sulla spalla) e quello di settembre (La samblana).


Leggi tutti i miei racconti scritti con questa tecnica!



4 commenti:

  1. Ottimo esercizio, brava. Secondo me è meglio riuscire a scrivere una storia utilizzandole tutte e dieci.

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  2. @Daniele: Grazie... ma io le ho usate tutte e dieci! Chissà che parole sceglierai il mese prossimo!

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  3. Sì, lo so che le hai usate, era solo una considerazione :)
    Io questo mese causa tempo non ci sono riuscito.
    Le parole non le scelgo io, però, sono quelle che trovo nei libri che sto leggendo. Per ora ne ho 3, speriamo di trovarne altre sette!

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  4. @Daniele: Capisco... anche per me è stata dura trovare una sera per lavorarci un po' e poi le parole erano davvero difficili! Lo so che non le scegli tu e le trovi nei libri: seguo con molta attenzione tutti i tuoi post! Se sei già a tre, hai ancora molto tempo per portare avanti l'impresa! Sono proprio curiosa di vedere le prossime!

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