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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

sabato 20 ottobre 2012

Anacoluto, dislocazione a destra e dislocazione a sinistra


Anacoluto, dislocazione a destra e dislocazione a sinistra: tra figure retoriche e costruzioni di sintassi marcata
  
Torna l’appuntamento con le figure retoriche, anche se questa volta usciremo un po’ dai confini tradizionali delle figure retoriche. Voglio, infatti, parlarvi di tre costrutti di sintassi marcata (anacoluto, dislocazione a destra e a sinistra) e quindi prima vi faccio una breve ma doverosa premessa.


Figure retoriche vs costrutti di sintassi marcata
Tanto per cominciare, chiariamo cosa si intende per figura retorica! Si tratta di ogni artificio nel discorso che serve a creare un particolare effetto. Tuttavia si associa questo termine soprattutto alla poesia e così facendo gli si dona una particolare rilevanza, una sorta di prestigio.

Quando invece si parla di costrutti di sintassi marcata, sembra quasi che si parli del peggio di una lingua, della sua derivazione popolare e parlata. Insomma, tutt’altro che aulica.
Una frase con sintassi non marcata rispetta l’ordine base di una lingua, che per l’italiano è SVO (Soggetto, Verbo, Oggetto). Si definiscono costrutti di sintassi marcata quelli che invece non rispettano tale ordine. Spesso si tratta di frasi del parlato, magari anche dell’italiano substandard, ma non sempre.

Ci sono molte figure retoriche usate in poesia che prevedono l’alterazione del normale ordine delle parole, oggi però voglio parlarvi, anche su invito di Carlo del blog Grazie, preferisco leggere (in un commento al post precedente della rubrica), dell’anacoluto e di due tipi di dislocazione, perché si tratta di casi un po’ limite, sul confine del concetto di figura retorica.

L’anacoluto
L’anacoluto (in greco significa privo di un seguito), conosciuto anche come tema sospeso, è una figura retorica in cui non è rispettata la coesione tra le varie parti della frase. Provoca dunque una rottura della regolare sintassi della frase.

L’anacoluto porta ad anticipare un tema che poi però non viene ripreso (almeno non in modo sintatticamente coerente), anche se la frase continua a parlare dello stesso argomento. È considerato tipico del linguaggio comune, però, nonostante questo, ha la dignità di figura retorica. Di certo è una costruzione marcata della frase, perché porta a un’alterazione dell’ordine normale della sintassi della frase.

È molto usato in poesia, in prosa, nel parlato e persino nei proverbi.

Da I promessi sposi di Alessandro Manzoni prendo questo esempio:
I soldati, è il loro mestiere di prendere le fortezze.
Questa è la struttura più tipica dell’anacoluto: un tema, separato dal resto della frase con una virgola. Come vedete, nella seconda parte si prosegue l’argomento ma non si riprende in modo sintatticamente coerente il tema. Cosa significa sintatticamente coerente? Cerco di spiegarvelo partendo dalla frase con sintassi non marcata (SVO):
Il mestiere dei soldati è prendere le fortezze.
Nella mia frase, con sintassi non marcata, dei soldati è un complemento di specificazione, mentre in quella di Manzoni è un tema sospeso, perché non fa parte della sintassi della frase successiva, anche se viene in un certo senso ripreso idealmente dal termine loro. Quello che caratterizza il tema sospeso è infatti l’incongruenza sintattica tra le parti della frase.

Provate a pensare un attimo ai titoli dei giornali e vi renderete conto che è una struttura molto usata anche nel giornalismo.

La dislocazione a sinistra
La dislocazione a sinistra è un costrutto di sintassi marcata che si ottiene quando un componente della frase viene anteposto (dunque spostato a sinistra) rispetto alla sua posizione normale. Il termine anteposto viene ripreso da un pronome (un clitico* con funzione anaforica).

Questa struttura non è considerata una figura retorica (almeno credo…) però ho deciso di parlarne insieme all’anacoluto perché sono entrambe strutture di sintassi marcata e perché troppo spesso vengono confusi, quindi magari riusciremo a fare un po’ di chiarezza.

Niente esempi illustri (anche se secondo me ci sono!), visto che la dislocazione non è considerata a livello di figura retorica, ma non preoccupatevi, me li invento io.
Il primo ve lo spiego nel dettaglio:
L’ottimismo, non l’aveva mai capito.
A una prima vista, sembra un anacoluto, vero? Un tema, una bella virgola e una frase che prosegue… Eh già, però non lo è. Guardate bene la seconda parte della frase, il tema (l’ottimismo) è stato anticipato, ma poi ripreso con un pronome (l’) senza cambiare la sua funzione nella frase. Ciò è reso evidente dalla frase con sintassi non marcata:
Non aveva mai capito l’ottimismo.
Come potete vedere, l’ottimismo non ha cambiato preposizione e non è diventato una tipologia diversa di complemento. Nella prima frase non era dunque un tema sospeso, bensì una semplice anticipazione, ripresa poi in maniera fedele dal pronome. La sintassi è coerente, pertanto non si può parlare di anacoluto.

Faccio altri esempi:
Il pane, l’aveva dimenticato.
Un figlio, lo desiderava tanto.
Il suo compleanno, non lo festeggiava più da tempo.
Il suo primo amore, non l’avrebbe dimenticato.
Nuovi licenziamenti, scioperano gli operai.

Visto? Dai, ditemi che ve ne siete accorti, altrimenti non mi sono spiegata! L’ultimo esempio non è una dislocazione, bensì un tema sospeso! Infatti, non c’è alcun pronome e soprattutto non c'è coerenza sintattica! Volevo vedere se eravate attenti o se invece la mia lezione vi aveva già fatti assopire.

L’uso della dislocazione si gioca sui concetti di tema e rema, che derivano dalla linguistica pragmatica. In estrema sintesi:
  • Il tema è la parte della frase che è nota a chi parla e a chi ascolta.
  • Il rema è ciò che riguarda il tema ma non è noto all’ascoltatore.

Nella dislocazione a sinistra l’elemento diverso dal soggetto assume la funzione di tema ed è collocato a sinistra, poi seguito dal rema. Quindi la dislocazione serve a rendere tema un elemento che generalmente non lo è. Questo fenomeno in generale è detto tematizzazione. La dislocazione costituisce di fatto un’alternativa alla frase passiva.


La dislocazione a destra
La dislocazione a destra è un costrutto di sintassi marcata che si ottiene quando un componente della frase viene posposto (dunque spostato a destra) rispetto alla sua posizione normale. Il termine posposto viene anticipato da un pronome (un clitico* con funzione cataforica).
L’aveva dimenticato, il pane.
Lo desiderava tanto, un figlio.
Non lo festeggiava più da tempo, il suo compleanno.
Non l’avrebbe dimenticato, il suo primo amore.

Qui un esempio colto l’ho trovato, ancora da I promessi sposi:
Io l’avrei bene il mio povero parere da darle.

La differenza con la dislocazione a sinistra può sembrare banale, ma a livello di significato è una sfumatura piuttosto interessante che dipende dal contesto (soprattutto quando queste frasi sono usate in risposta a delle domande, perché il tipo di dislocazione porta a mettere enfasi su parti diverse della frase).

Conclusione
Non so perché di questi tre costrutti di sintassi marcata solo l’anacoluto è definito figura retorica, però ho deciso di parlarne insieme per tentare di spiegare le differenze. Mi rendo conto che è un argomento complesso e forse non sono stata del tutto chiara, quindi non esitate a farmi domande, io vi rispondo volentieri!

Del resto la faccenda è controversa. In internet ho trovato questo esempio da I Malavoglia di Giovanni Verga (e si tratta anche un proverbio!):
Chi pecora si fa, il lupo se lo mangia.
Era segnalato come anacoluto, però a me par proprio una dislocazione a sinistra! E secondo voi?





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(*) Per clitico in linguistica si intende un elemento linguistico atono che si appoggia per la pronuncia a un'altra parola (rispetto alla quale può essere scritto unito o separato). Spesso si tratta di pronomi (es. me, te, lo...) o di avverbi di luogo (es. ci, ne...).



Hanno parlato di questo articolo:

14 commenti:

  1. è davvero curioso come inconsapevolmente usiamo queste figure retoriche.
    mi sembra poi che queste, ma potrei anche sbagliarmi, siano tipiche della lingua italiana poiché, per quel poco che so, nelle altre si tende a seguire il SVO.

    P.S.: sai che le sirene affascinano anche me da voler creare una storia? comunque non credo che per loro sia una triste condanna non essere al proprio posto perché non sono umane e poi fa parte del loro fascino.

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    1. L'italiano ha il vantaggio di essere una lingua con struttura non rigida. L'ordine non marcato è SVO, ma sono possibili svariate soluzioni. Questo è uno dei motivi per cui adoro la nostra bella lingua: è plastica, si lascia manipolare (si possono sottintendere i soggetti, spostare le parole per creare effetti diversi...).

      Altre lingue hanno strutture diverse per giocare con i concetti di tema e rema (per esempio, la mise en relief francese).

      Esistono alcune lingue (poche in realtà) che usano un ordine VSO, per esempio l'arabo classico.

      P.s. Ti vengo a rispondere sul tuo post delle sirene.

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    2. grazie mille per la tua risposta. anche a me piace la mia lingua. pensa che in un video su una top 10 delle lingue straniere non c'era e quindi le ho chiesto se non le piaceva l'italiano. Mi ha risposto che le piace, ma preferisce le lingue non romantiche. Io le ho risposto che è una lingua molto espressiva.
      P.S.: Ti ho risposto alla tua risposta del post (eh, sembra un'allitterazione per restare in tema)

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    3. La nostra lingua è bellissima e va difesa. Non pretendo che piaccia a tutti, però io la trovo assolutamente meravigliosa. E non lo dico solo perché è la mia!

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  2. Ora mi gira un po' la testa... che paroloni!
    L'anacoluto, ricordo che una volta c'erano in ballo le frecce di Apollo.

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    1. Mi dispiace! Io ho cercato di spiegare il tutto in modo semplice, ma non potevo trascurare alcune cose altrimenti non sarebbero state chiare le differenze.

      Non conosco la storia delle frecce di Apollo, ma il tuo anacoluto è perfetto, quindi direi che sei stato promosso!

      Grazie per il commento, riprenditi, mi raccomando!

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    2. Sono entrato in crisi con "clitico", lo ammetto.

      (La storia riguarda un passo di non so quale opera dove l'autore passava da Apollo alle sue frecce proprio con, pare, un anacoluto. La cosa mi colpì perché la prof sembrava un'invasata e da allora per un mesetto comparvero anacoluti ovunque.)

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    3. Hai ragione, è un concetto che avrei dovuto spiegare, ora aggiungo una nota a fine post! In effetti non è di uso comune.

      Proverò a documentarmi sulla storia di Apollo, intanto ho gradito molto il racconto della tua professoressa che diffondeva il concetto di anacoluto!

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    4. Grazie. No, in effetti non è proprio di uso comune! :D

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    5. Grazie a te! Il più grande errore di chi tenta di spiegare qualcosa è dare per scontati alcuni concetti base! Spero di aver rimediato.

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  3. Molto interessante e come sempre molto chiaro. :) Ignoravo del tutto il concetto di dislocazione a destra e a sinistra.

    A me sembra che il proverbio dei Malavoglia (bellissimo, dovrò rileggerlo prima o poi) sia un caso di dislocazione.

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    1. Grazie per il commento. Sono felice di sapere che non sono l'unica a vedere una dislocazione in quel proverbio!

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  4. Sono comunque costrutti non corretti, dal punto di vista grammaticale. Un conto è usarli nel dialogo, per riprodurre la lingua parlata, un conto usarli nella narrazione.

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    1. Sì, si tratta appunto di costrutti che alterano la sintassi normale della frase, però nei dialoghi possono essere molto efficaci e occasionalmente anche nella narrazione (solo per creare effetti particolari). Hai ragione! Grazie per il commento.

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