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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

sabato 15 dicembre 2012

4. Calimero

Calimero: piccolo e nero.
Eccoci giunti al quarto appuntamento della rubrica La chiamavano Luciferina.
Se vi siete persi le puntate precedenti vi rimando alle premesse fatte nel post introduttivo e passo subito al confronto del post di oggi: Luciferina vs Calimero.


Mi chiamano Luciferina. Io, però, una brava Luciferina, la immagino sicura di sé, consapevole delle sue possibilità al punto di ostentare la sua convinzione di poterla sempre spuntare in ogni situazione. La vedo come una persona superba e inattaccabile, senza mai un’incertezza sulle sue capacità, un dubbio su se stessa. È incapace però di percepire i suoi limiti, proprio a causa di questa sua grande fiducia in se stessa.  

Mi chiamano Luciferina, ma io mi sono sempre sentita un insicuro Calimero. Un pulcino nero in mezzo a tanti pulcini gialli, sempre un po’ incerto di sé e di ciò che realmente può fare, anzi, il più delle volte convinto di non valere nulla, sempre con la sensazione di avere tutto il mondo contro solo perché è piccolo e nero.
A differenza di Calimero però mi manca la voglia di sperare di diventare come gli altri pulcini. No, cento volte meglio essere fuori dalla massa, perché il rischio più grande nella vita è seguire la corrente e dimenticarsi dove si sta andando. Con Calimero però condivido tanta insicurezza nelle mie capacità, tante paure e un po’ di malinconia, quando gli altri sembrano in fondo stare così bene nella corrente, tutti insieme.

Siamo onesti, essere una Luciferina non sarebbe male: guardarsi a testa alta, fieri di sé e con più coraggio, certi di potercela sempre fare. Essere un Calimero però ha i suoi vantaggi, anche se ben nascosti sotto il guscio che serve per proteggersi e serbare sogni nel cuore senza che il conformismo del mondo trovi un modo per farli fuori.

Anche nella scrittura sono un po’ un Calimero, a volte. Non so accettare mai i complimenti e ripiego con una battuta, perché penso sempre di non meritarli. Mi lascio abbattere per ogni piccola sconfitta, ma non so farmi risollevare dai successi. Mi piace però essere una voce fuori dal coro e non sogno di diventare un pulcino come gli altri: voglio solo restare un pulcino piccolo e nero, magari capace di apprezzarsi un po’ di più, senza diventare però mai superbo o troppo sicuro di sé. Un giusto equilibrio non facile… forse sarà uno degli obiettivi dell’anno nuovo? Boh, magari ci vorrà almeno un piano quinquennale, però ci si può provare.

Insomma, di me diranno i posteri: La chiamavano Luciferina, ma in realtà era un insicuro Calimero!
E i contemporanei che ne dicono?

E voi? Vi sentite più delle Luciferine certe delle vostre potenzialità o dei Calimeri nascosti nel guscio?

Ora vi lascio al dialogo che prosegue quello del post precedente della rubrica.

Dialogo tra Luciferina (L) e Calimero (CA)
Mentre Cenerentola si dirige dal Grillo Parlante, Luciferina è ormai già lontana: è diretta a una festa, ma trova la strada sbarrata da un vasto gruppo di pulcini chiassosi e tutti identici.
L – Non è possibile! Ma io dico! Sciò! Via, bestiacce.
Si avvicina Calimero, a testa bassa.
CA – Sono i miei fratelli e le mie sorelline.
L – E ti aspetti che ti creda? Figuriamoci…
CA – Sono diverso, sono piccolo e nero.
L – Si vede! Nascosto sotto quel patetico guscio…
CA – Tu invece viaggi a testa alta, vero?
L – Eh, certo! Ci mancherebbe! Nessuno è meglio di me e sono attesa a un ricevimento importante.
CA – Caspita! Hai tutte le ragioni per esser fiera di te. Io invece…
L – Tu invece?
CA – Niente…
L – Ah ah ah! Lo sapevo. Non sei neanche un pulcino normale!
CA – Sì, io… io sono diverso.
L – Eh, bella sfortuna, sgorbietto.
CA – Non del tutto, perché…
L – Avanti, parla chiaro fuori da quel guscio!
CA – Perché… perché io ragiono con la mia testa…
L – Oh, grande consolazione dei falliti che non sanno che fare.
CA – Ma è un’ingiustizia!
L – Ma che dici! Ma perché perdo tempo ad ascoltarti? Non hai nemmeno la forza di ribattere.
Una lacrima esce dagli occhi di Calimero, mentre la testa si china a fissare il pavimento. Luciferina nel frattempo si fa largo tra la massa di pulcini schiamazzanti. Non ha alcuna intenzione di fare tardi.


Per capire il senso di questa rubrica vi ricordo di leggere le motivazioni nel post introduttivo!



P.S. Due bei post sul Carosello e la figura di Calimero li trovate su Nocturnia: La lunga stagione del Carosello – Prima parte e La lunga stagione del Carosello – Secondo Parte.



Hanno parlato di questo articolo:


24 commenti:

  1. Io sono un calimero, non si fugge. Pero' crescendo ho acquisito auto-indulgenza. Tipo:ho scritto una boiata... beh pazienza.

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    1. Io non sono ancora arrivata all'auto-indulgenza. Chissà, magari con il tempo...
      Grazie per il commento.

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  2. Ah, il povero Calimero!
    Tra i due sono un po' Calimero, anche se non sono sicuro di condividere la faccenda del brutto anatroccolo...

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    1. E così siamo già a tre Calimeri... strano, vero?

      In che senso non condividi?

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    2. L'idea del cigno. Meglio un pulcino nero, che un finto anatroccolo.
      A me non stupisce che ci siano tanti Calimeri. In caso contrario, non avrebbe avuto successo!

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    3. Ah, ecco! Sì, meglio essere dei pulcini neri che dei fini anatroccoli. Verissimo.
      Grazie per il chiarimento.

      Di solito si parla di Calimero come qualcuno che si distingue dagli altri, per questo mi stupisce trovare tanti Calimeri... ma ne sono felice! Anche perché ognuno poi si distingue a modo suo!

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    4. Si parla di Calimero quando uno si sente distinto dagli altri. Ci sono molte persone che tu vedi "normali", che si sentono ragionevolmente distinte dalla massa. È per questo che ci si riconosce più facilmente in personaggi di questo tipo, potrei dire anche Paperino (l'originale, non quello odierno).

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    5. Per distinguersi dalla massa non si deve per forza essere "non normali". Per quanto mi riguarda è la massa a essere "non normale", a volte.

      Non posso dire di essere fiera di me, ma di certo sono fiera di non essere parte della massa, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ciò comporta.

      Sono felice che seguano il mio blog dei Calimeri, anche se pochi.

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    6. Scusa, tu cosa intendi con "normale"?

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    7. In genere intendo "nella norma", ma la normalità è un concetto che non amo, perché è per sua natura soggettivo e indefinibile. Ciò che per me è normale può non esserlo per gli altri. Si tratta di un termine troppo relativo, non so nemmeno perché l'ho usato, sinceramente!

      Avrei dovuto/voluto dire:
      "Per distinguersi dalla massa non si deve per forza essere mal considerati dalla massa stessa. Per quanto mi riguarda è molto più discutibile il comportarsi tutti nello stesso modo solo perché si è parte di una massa".

      Sì, così mi convince di più... ma non del tutto, eh! Se mi viene una formulazione migliore, ti faccio sapere.

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    8. Il punto è che "normale" significa proprio che uno sta con la massa. Semplificando al massimo, in una classe di miopi l'unico alunno che ci vede bene è anormale - perché stai considerando come parametro lo stato di salute degli occhi, e la normalità sta dov'è la norma, la maggior parte degli elementi del campione. Ora, è una semplificazione... però la maggior parte delle persone (la norma) sembra credere che ci sia un giudizio negativo nel dire qualcosa "non è normale".
      Non è così.

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    9. Cambiando il campione però tutto cambia, per questo ho detto che la "normalità" è relativa. I miopi di quella classe possono considerare la loro miopia la normalità, ma usciti dalla classe incontreranno un mondo in cui la "normalità" è diversa.

      In genere le persone considerano "normale" ciò che somiglia a loro, per questo definiscono "straniero", quindi "strano, diverso", tutto ciò che differisce dal loro metro di giudizio. E tutto questo perché si crede che la "normalità" sia giusta e la "diversità" sia sbagliata, ma, come hai detto tu, non è affatto così.

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    10. Mi trovi d'accordo. La paura per lo straniero ha ormai perso lo scopo difensivo che poteva avere nel Pleistocene, ma è ancora viva nella maggioranza delle persone.

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    11. Il problema è che certa gente è rimasta ai tempi del Pleistocene! Speriamo bene per il futuro...

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    12. Il problema è che nella norma vengono classificate "normali" anche cose che a logica non lo sono per nulla!
      Come adesso sembra normale che una ragazza faccia sesso a quattordici anni o che un ragazzo arrivi alla maturità conoscendo l'italiano peggio di un bambino al primo anno di scuola.

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    13. Un tempo era normale sposarsi a tredici. :)

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    14. @Maria: In effetti, la normalità attuale...

      @Salmonon Xeno: Un po' di progressi almeno li abbiamo fatti! Ah ah ah!

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    15. @Salomon, hai ragione... Ma un tempo, ora mi sembra che l'età media sia trenta! ;)

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  3. Anche qui non posso che dire che si notava eccome! Sei fin troppo una Calimero, con te! :(
    La prima cosa che ho pensato di te è stata "ma perché si tratta così male? Non è giusto...".
    Ora capisco tanto cose!
    Comunque beh, allora siamo in 5 Calimero. Ho sentito tutto quello che hai detto, dritto nell'anima. Anche se ammetto che so essere fiera di me ogni tanto, come persona. Ma sono momenti che svaniscono in un respiro, mentre passo il tempo a dire "non faccio niente di buono" e simili...
    Dai Calimera! Non ti meriti di strisciare. Piuttosto, prova a svolazzare anche di pochi centimetri con quelle alucce. Lo so che sono piccole ed inadatte al volo, ma ti assicuro che qualche spostamento da terra lo puoi fare. :)

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    1. E senza mescolarti alla massa! ;)

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    2. Grazie, Maria, sei sempre molto gentile.
      Un piccolo volo, dici? Chissà magari si può tentare...

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    3. Sicuramente si può tentare! Senza paura: tanto l'erba è soffice. :)

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    4. Con la fortuna che mi ritrovo, atterrerò su un cactus! Ah ah ah! Però posso provarci lo stesso.

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