Nuovo appuntamento con la rubrica Scrittori che si raccontano. Oggi ci facciamo due chiacchiere con
Roberto Tartaglia che ci presenta il suo nuovo libro, Lo Scacciapensieri.
Di lui ho già parlato su questo blog:
ho
recensito il suo primo romanzo, Casus
Belli, e ho parlato di alcune
sue guide sul self publishing. Inoltre è venuto anche ospite qui con un guest
post sugli obiettivi.
Gli ho chiesto però di rilasciarmi un’intervista
questa volta, perché Lo Scacciapensieri
affronta un tema delicato e molto vicino a Roberto e ho pensato fosse più incisivo
sentirne parlare direttamente da lui.
Ma non voglio annoiarvi con le mie
parole quindi passo subito alle domande, ringraziando Roberto per la
disponibilità.
Come ti è venuta l'idea di scrivere questo libro?
Roberto: Come ho dichiarato pubblicamente, nel video
di presentazione del romanzo, io ho la Sindrome di Tourette, una sindrome
rara e incurabile, di origine neurologica. E, anche se oggi ne parlo con
disinvoltura e senza più aspetti disturbanti, ho passato dei momenti
bruttissimi, in passato. Soprattutto perché non sapevo cosa avessi e come
poterne uscire. Solo quando il Professor Gianfranco Morciano mi ha guidato
nel percorso di uscita, ho capito che la Tourette non è un nemico, ma
un’alleata. E ho scoperto una serie di facoltà mentali che sospettavo solo di
avere, senza averne certezza.
Per questo ho scritto Lo
Scacciapensieri: per portare, tramite
il fascino del mistero, degli intrighi e dei colpi di scena, l’attenzione
collettiva su un tema tanto delicato e sconosciuto. Per dare a tutti i
tourettici un esempio di vittoria sulla Sindrome, una speranza di vita serena.
Ma non è un libro solo per tourettici, anzi, è un giallo intrigato, pieno
di sorprese e ritmi serrati, con una bella storia d’amore sullo sfondo. Un
romanzo per tutti gli amanti del genere, insomma.
Come lo riassumeresti in 5 parole?
Roberto: Misterioso, coinvolgente, trascinante, educativo e sorprendente.
Scegli una frase del tuo libro e spiega perché l'hai scelta.
Roberto: Sceglierei proprio la frase che apre il capitolo 1 :
La comprensione di tale sindrome amplierà necessariamente, e di molto, la nostra comprensione della natura umana in generale. Non conosco nessun’altra sindrome che abbia un interesse paragonabile.Scelgo questa per due motivi.
Primo, perché non è autoreferenziale, in quanto non l’ho scritta io, ma Alexander
Lurija, fondatore della neuropsicologia sovietica, parlando della sindrome di
Tourette in una lettera privata inviata a un altro mostro sacro della neurologia,
Oliver Sacks.
Secondo, perché mi trovo pienamente d’accordo con Lurija: studiare la
Sindrome di Tourette non serve solo a curare chi ce l’ha, ma a comprendere
molti aspetti della mente umana in generale. Già se ne sono scoperti molti e
molti altri se ne scopriranno, ne sono certo, e ognuno di noi (tourettico o no)
scoprirà lati sconosciuti di se stesso.
Anche per questo dico che Lo Scacciapensieri è un
libro per tutti, in grado di permettere a chiunque di intraprendere un viaggio
emozionante dentro di sé.
Come hai trovato un editore?
Roberto: In realtà non ne ho uno. Mi autopubblico con il self publishing e
questo vuol dire essere pienamente indipendenti.
Per chi non lo sapesse, il self publishing, a differenza di quanti molti
credono, non è un nemico dell’editoria tradizionale, è solo un nuovo modo di
fare editoria. Il self publishing sfrutta la potenza del Web per permettere a
chiunque di vedere pubblicata la propria opera.
Quindi, non è più un solo individuo (l’editore) a decidere se la tua
opera vale o meno, ma è il tuo pubblico a giudicarti, a premiarti o
scoraggiarti.
Io sono arrivato al self publishing nel 2009, dopo una serie di delusioni
ricevute dall’editoria tradizionale. Chi mi ha ignorato senza neppure
rispondere, chi mi ha proposto pubblicazioni a pagamento, chi contratti
ventennali nei quali di chiedeva la cessione dei miei diritti d’autore.
“Io ho faticato da matti per scrivere questo libro, e ora un editore si
mette in testa di appropriarsi della mia opera per vent’anni, lasciando a me
solo le briciole delle vendite? – Mi sono detto -Piuttosto rimetto il libro nel
cassetto!”
Ma sono troppo testardo per mollare, così ho scoperto il self publishing,
tramite ricerche sul Web. E me ne sono innamorato.
Cosa rende il tuo libro speciale?
Roberto: Il fatto di essere primo e unico nel suo genere. Il fatto di aver rotto
un muro di silenzio sulla Sindrome e aver raccontato, senza peli sulla lingua,
cosa sia davvero, estrapolando da essa una serie di insegnamenti di vita che
valgono per tutti.
A che pubblico ti rivolgi?
Roberto: Come dicevo, mi rivolgo a tutti. Perché il mistero affascina tutti e
perché tutti possiamo imparare qualcosa dalla Sindrome di Tourette.
Hai già pubblicato altri libri?
Roberto: Sì, molti racconti e un altro romanzo, con il self publishing: Casus belli. Un romanzo
di esordio, un giallo politico-militare sul controverso fenomeno delle scie
chimiche.
Quali progetti letterari hai in mente per il futuro?
Roberto: Molto semplice: scrivere, scrivere, scrivere ;).
Brevemente cosa ne pensi dell'editoria tradizionale, dell'EAP, del self publishing e del POD?
Roberto: Del self publishing ne ho già parlato, dell’editoria tradizionale posso
dire che tutto dipende da chi incontri. Io pubblico racconti con l’editoria
tradizionale, ma abbiamo raggiunto un accordo, poiché siamo amici: io non ti
chiedo soldi e tu mi lasci libero da contratti, in pieno possesso dei miei
diritti d’autore.
Il Print on demand (POD) è molto vicino al self publishing, ma non offre
canali di distribuzione, è fine a se stesso. In pratica: ti stampano il libro e
te lo spediscono a casa. Può essere utile in alcuni casi (come per le tesi
universitarie), ma non per chi vuole autopubblicarsi, come ho fatto io.
Sull’editoria a pagamento (EAP) devo stare attento, altrimenti rischio di
dire molte parolacce. È un cancro, ecco cos’è. Chiedere soldi a un autore,
sfruttando la sua passione per la scrittura e il suo desiderio di vedersi
pubblicato, è semplicemente vergognoso.
Chiedere soldi, poi, per cosa? Per relegare il libro in un angoletto e
non degnarlo né di attenzione, né di promozione. Vergognoso!
Quando per la prima volta hai pensato di voler fare lo scrittore?
Roberto: Sinceramente? Da piccolo, molto piccolo. Già alle scuole elementari
adoravo scrivere. È qualcosa di innato. Le parole e il loro potere mi hanno
sempre affascinato. Poi, i libri! Wow! Sono come una droga per me! Impossibile
passare davanti a una libreria e non entrare per comprare qualcosa.
Completa la frase. Per me scrivere è...
Roberto: Terapia. Sì, credo sia proprio questo. Perché, quando scrivo, sto bene.
Vado in un altro mondo, vivo altre vite. Scrivo ed esprimo concetti che a voce
non riesco a dire. Mi conosco meglio, esploro il mio animo tormentato. Sì, è
terapia!
Vuoi cogliere l'occasione per fare dei ringraziamenti particolari?
Roberto: Vorrei ringraziare il Prof. Gianfranco Morciano e la sua equipe per lo
splendido lavoro che fanno e che, ogni giorno, permette a tanti tourettici di
avere un punto di riferimento e una cura.
Poi, vorrei ringraziare Roberta
Franz per le sue, sempre splendide, copertine.
Infine, vorrei ringraziare tutti coloro che mi sono sempre vicini. Prima
fra tutti…la Tourette ;).
Grazie davvero, Roberto, è stata una
bella chiacchierata.
Io fino a prima di sentir parlare del
tuo libro non conoscevo la Tourette e invece pochi giorni fa l’ho incontrata anche
durante i miei studi universitari. Ritengo sia importante portarla all’attenzione
pubblica e soprattutto mi piace il tuo modo di farlo con la narrativa. Ammiro
la tua forza di trasformare una sindrome in risorsa e sono felice che tu ne
abbia voluto parlare con me e i lettori di questo blog. Grazie di cuore.
Ti auguro un grande in bocca al lupo
per questo tuo nuovo libro.
Ricordo a chi è interessato a Lo Scacciapensieri che maggiori informazioni sono reperibili sul
sito
di Roberto Tartaglia nella pagina dedicata.
Un abbraccio a Roberto che non conosco ma che mi sembra una persona in gamba, in particolare per le sue opinioni sull' editoria a pagamento.
RispondiEliminaIo che lo conosco (virtualmente parlando) già da un po', ti confermo che è una persona in gamba!
EliminaVorrei ringraziare Roberto che non conosco e non conosco la sindrome di cui parla. Trovo che raccontare però le proprie fragilità, i sentimenti che ruotano intorno ad una malattia e il coraggio di affrontarla e scriverci su, sia una forma di intelligenza, coraggio e altruismo. Complimenti, presto ti leggerò.
RispondiEliminaRaffaella
Sono d'accordo con te sul fatto che servano intelligenza, coraggio e altruismo per affrontare temi che ci toccano nel profondo.
EliminaBuona lettura!