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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

venerdì 10 maggio 2013

Leggere tra le righe di 200 caratteri


I retroscena di un racconto breve: possono 200 caratteri nascondere un romanzo?

Qualche tempo fa ho parlato di come scrivere un racconto di soli 200 caratteri e da alcuni mesi c’è una rubrica fissa nel blog che si chiama proprio 200 caratteri e ospita ogni mese tre racconti brevissimi, oltre ad alcuni post sul tema.
Oggi voglio parlarvi di un aspetto particolare di questo tipo di narrativa.


La chiave per scrivere un buon racconto in 200 caratteri è riuscire a stupire e/o emozionare con poche frasi. Può sembrare facile, ma spesso richiede un lungo lavorio perché avendo poche parole a disposizione devono essere proprio quelle più indicate.

La magia che sta dietro un racconto così breve è data spesso dal non detto, da tutto ciò che si può leggere tra le righe.

Un esempio famoso in sole sei parole
Un esempio famosissimo è di Ernest Hemingway che con sole sei parole ha scritto quello che viene definito uno tra i romanzi più brevi della storia.
For sale: baby shoes, never worn.
Per i non anglofoni (le parole nella mia traduzione diventano sette):
In vendita: scarpe da neonato, mai indossate.

Dietro a queste sei parole c’è veramente un mondo. Sembra un annuncio pubblicitario come tanti, ma dentro si intravede il dramma di una famiglia che vende le scarpine comprate per un figlio mai arrivato, perso… si vede un po’ anche l’angoscia nello scrivere quelle parole, così lapidarie e sterili. Forse, con un po’ di fantasia, si può pensare anche a chi acquisterà queste scarpe, alla loro gioia per il bambino in arrivo e magari al loro rispettoso dolore nel porgere le condoglianze ai venditori di scarpe.

Tutto questo in sole sei parole (33 caratteri), quindi pensate a cosa ci può essere dietro un racconto di 200 caratteri!

Esempio di racconto in 200 caratteri
Voi direte: «Sì, va bene, ma quello è Hemingway!».
Sì, è vero, ma ogni racconto breve deve aver dentro di sé un mondo, altrimenti è un po’ insipido. Devono esserci delle domande sottese, qualcosa che fa pensare a un prima o a un dopo.
Questo non significa che il racconto non deve essere completo, semplicemente deve lasciare immaginare tutti i dettagli e le informazioni che non possono essere scritte in così poco spazio.
Vediamo un esempio, scritto da me…

Nebbia
Guidava sulla strada densa di nebbia.
Sognava la morte e temeva la vita.
Anna meditò di gettarsi con l’auto nella scarpata.
Un pensiero felice la trattenne.
Si sfiorò il ventre rigonfio e pianse.

Chi l’ha letto mi ha detto che ha trovato molte cose da chiedersi.
Perché la donna voleva morire? Cosa l’aveva spinta a quel gesto?
Vien da chiedersi di chi sia quel bambino, che fine abbia fatto il padre o se sia o meno a conoscenza della gravidanza e dell’idea della donna di morire.
Ci si domanda se quel pianto sia di paura o di gioia per la serenità ritrovata.  

Visto? Se un po’ ci riesco anch’io (che di certo non sono Hemingway!) allora ci possono riuscire tutti!

Racconti brevi e romanzi
Da un racconto di 200 caratteri si può poi scrivere un racconto breve (intendo per racconto breve uno di meno di 20.000 caratteri), semplicemente rispondendo alle domande scaturite e dando più respiro alla narrazione.
Per trarre un romanzo da un racconto in 200 caratteri, invece non basta rispondere a delle domande e costruire una trama più rilassata. Servono un intreccio più complesso, altri personaggi, più dialoghi e più scene.
Un buon racconto breve, di fatto, non manca di nulla per essere completo, quindi le aggiunte per trasformarlo in un testo più lungo non devono assolutamente limitarsi a qualche aggiunta di aggettivi e frasette. Servono nuovi contenuti.  

Conclusione
Una volta mi è capitato di dire a un autore di un racconto di 200 caratteri che il suo personaggio avrebbe dovuto replicare all’evento con una frase d’effetto. La risposta dello scrittore fu semplice: non c’era spazio. Ovviamente lo spazio si può ricavare modificando il racconto, ma logisticamente non ci può essere tutto in così poche parole. Molto deve essere sottointeso, lasciato all’immaginazione di chi sa leggere tra le righe.

Che cosa ne pensate? Avete mai pensato ai mondi che stanno dentro (o dietro) 200 caratteri? 


16 commenti:

  1. Vendesi: scarpe da bambino, mai indossate.

    Con questa traduzione, più sintetica ancora, sono 6 parole. Ho sempre immaginato che la storia dietro questo racconto fosse che quel bambino fosse nato morto, per cui i genitori, probabilmente poverissimi, vendevano le scarpine che lui non avrebbe mai potuto indossare per guadagnare qualcosa. Sempre molto triste, qualunque senso gli si voglia dare.

    Sì, questo è Hemingway. Venne sfidato a scrivere questo racconto brevissimo per una scommessa. E ovviamente vinse.

    Marco Lazzara

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    Risposte
    1. Meglio la tua versione! Il mio inglese ha bisogno di una rispolverata.

      Sì, qualsiasi storia si legga dietro quelle sei parole è davvero tristissima.

      Una sfida è un sfida. E Hemingway è Hemingway!

      Grazie del commento.

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  2. Hai esattamente spiegato perché io non so farli, questi benedetti racconti! Non trovo mai, ma proprio mai, qualcosa di così brillante.
    E sì, quel tuo racconto è bellissimo. :)
    Inoltre sono d'accordo con la parte su racconti brevi e romanzi.

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    Risposte
    1. Io ho dei seri problemi con la capacità di sintesi, in genere (credo si capisca dai miei post e dai miei commenti...). Ho cominciato a scrivere racconti in 200 caratteri per via di una sfida e poi ci ho preso gusto. Dovresti provare! Sono certa che otterrai dei risultati.
      Grazie.

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    2. Oh, ma il mio problema non è la sintesi (non di solito!): scado su temi banali o non creo la giusta tensione/sorpresa/sospensione... Comunque sì, proverò ancora. Tutto bisogna provare. :D

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    3. Sì, prova! Sono certa che sei meglio di quanto credi!
      Visto che sei iscritta ad Abaluth, ti ricordo che nella Palestra ho una sezione proprio sull'argomento, quindi scrivi pure lì, se vuoi dei consigli!

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    4. Sì, è un bel po' che ci penso, dovrò farlo!

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    5. Che bello! Ti aspetto anche là allora!

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    6. Curiosità: non credo, ma i racconti di 200 caratteri, così come sono, possono avere "sbocchi editoriali"?

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    7. Ci sono delle raccolte, anche se sono poche, mi sa. Io, per esempio, ho la terza edizione dei corti di Edizioni XII che si intitola "Il ritorno dei corti viventi". Contiene racconti brevissimi, anche di questa lunghezza.

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    8. Oh! Capito, grazie. :) Ma ce ne saranno tantissimi, immagino!

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    9. Be', è un libricino piuttosto piccolo, comunque che ne sono un bel po'!

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  3. OH... chissà perché mi suonano familiari, i racconti da 200 caratteri... chissà come mai. :)
    Valuterei anche un "per" nella traduzione, al posto di "da" comunque alla fine il neonato è nato ed è morto o è morto durante il parto, dietro dovrebbe essere anche l'idea che le scarpe sono state comprate, cosa che avviene in brevissima prossimità della nascita.
    comunque, per la cronaca, e puramente personale, io odio quel racconto. è stato abusatissimo usato da tutti... nella selezione dei corti, tra le migliaia di 200 caratteri che lessi, un buon 10% cercava di imitare questo maledetto hemingway... ha fatto più male che bene, come la sentinella di brown ha fatto più male che bene a un'altra lunghezza media narratica (quelli da 1-2cartelle)-

    Mettici anche, nel trittico, un altro racconto portato alla fama da Calvino, nelle sue lezioni, ovvero il "dinosaurio" di Monterroso, che in ogni caso a questo hemingway dà 10 a zero ;)
    Ciao!!!

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    Risposte
    1. Non avevo pensato al fattore "prossimità della nascita", però credo sia molto sensato.

      Io ho scelto questo racconto proprio perché molto famoso, così da contrapporlo con il mio! Ahahah! In ogni caso non credo scriverò mai qualcosa in sole sei parole (per una logorroica come me è davvero impossibile, mi sa!).

      Non conosco il "dinosaurio" di Monterroso di Calvino, ma, visto il mio amore incondizionato per il buon Italo, rimedierò a tale lacuna!

      Grazie per gli spunti di riflessione!

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  4. E' incredibile pensare quanto si può dire in poco spazio.

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