Se non mi trovate qui... ecco dove cercarmi!

Se non mi trovate qui...

Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

martedì 30 luglio 2013

I primi documenti scritti in italiano

I primi documenti scritti in italiano.


Continua oggi il nostro viaggio nella storia dell’italiano. Nel primo appuntamento della rubrica vi ho parlato del latino volgare, che è il vero progenitore dell’italiano. In questo post invece vi parlerò dei documenti che segnano il passaggio tra il latino volgare e l’italiano. Un confine sottile e spesso difficile da definire, anche perché ci sono pochi testi scritti.



Il graffito della catacomba di Comodilla
Siamo nel VII secolo d.C., più o meno, e a Roma, nella catacomba di Comodilla viene fatto un graffito che i linguisti studieranno molto tempo dopo con grande attenzione. Nelle due immagini  potete vedere il graffito così com’era  (una ventina di anni fa è andato distrutto per colpa di alcuni vandali) e una trascrizione che rende più evidente il testo.
NON DICERE
ILLE SECRITA
 ABBOCE


Il testo di per sé non è di particolare rilevanza. Si tratta di un’iscrizione per il sacerdote che celebrava nelle catacombe che significa non dire le cose segrete a voce alta. Una norma rituale che prevede che una parte della celebrazione venga recitata dal prete a bassa voce in modo che non sia udita dai fedeli.

Ciò che rende il testo interessante non è il contenuto ma è il fatto che è difficile dire se sia scritto in latino o italiano, in realtà è un po’ un mix.
Sembra un testo latino a tutti gli effetti, ma ci sono alcuni tratti dell’italiano, per esempio:
L’utilizzo del non + infinito.
Il betacismo (che in parole povere è la sostituzione della b a una v).

La cosa più importante però è la b scritta in piccolo vicino all’altra b. Lo scrivente deve averla aggiunta dopo, probabilmente per indicare un fenomeno che poi è diventato tipico dell’italiano, cioè il raddoppiamento sintattico. Nel passaggio dal latino al volgare infatti molti nessi consonantici di difficile pronuncia si sono semplificati raddoppiando una delle due consonanti del nesso (per esempio da octo a otto), nel fenomeno noto come assimilazione consonantica. In questo caso ad vocem è diventato abboce: il nesso consonantico dv è stato semplificato, la d  è caduta intensificando la v che poi si è trasformata in b (per il betacismo).

Il fatto che lo scrivente segnali questo fenomeno, rende evidente che era consapevole di un cambiamento in atto. Si tratta però di elementi troppo piccoli per poter parlare di primo testo volgare.

Il Placito Capuano
Il primo documento riconosciuto come testo in volgare italiano risale a molto tempo dopo il graffito di cui ho parlato prima. Si tratta del Placito Capuano.
Mentre altre lingue europee hanno avuto origini sancite da documenti importantissimi (si pensi ai Giuramenti di Strasburgo per quanto riguarda francese e tedesco), sorte ben più umile toccò alla nostra meravigliosa lingua.
Il Placito Capuano è infatti un banale documento notarile (placito) conservato a Capua. Riguarda una contesa che termina con l’usucapione di un terreno da parte dell’abazia di Montecassino.

Nel testo si trova una frase divenuta celebre proprio per essere la prima in volgare italiano mai scritta.
Sao ko kelle terre per kelle fiui que ki kontene, trenta anni le possete parte Sancti Benedicti

Si coglie immediatamente che non si tratta di latino, ma ciò basta per dire che è volgare italiano?

La cosa interessante è che sulla pergamena del placito la maggior parte del testo è scritta in perfetto latino medievale. Evidentemente il notaio conosceva il latino e sceglie volontariamente di scrivere una parte in una lingua diversa e questa è la prova schiacciante che siamo di fronte a una nuova lingua. Non si tratta di un tizio che scriveva male in latino o non aveva studiato, ma della precisa volontà di scrivere una parte in una lingua differente (lo scopo era probabilmente farsi capire dalle persone non acculturate).

Qualche rimasuglio latino c’è (per esempio la grafia non assimilata in Sancti benedicti), però il portato innovativo è grande (c’è perfino una dislocazione a sinistra!).

E dopo il primo testo?
Una volta trovato il primo testo, si può cominciare a parlare di vere e proprie letterature. Nel prossimo post della rubrica vi porto un po’ in Sicilia e poi si va dritti in Toscana a parlar di nomi che di certo vi saran già noti!


Mi rendo conto che sono argomenti complessi e non so se riesco a essere chiara, però a me piacciono davvero tanto e spero di trasmettervi un po’ della mia passione per il tema!



Hanno parlato di questo articolo:


19 commenti:

  1. Bellissimo argomento. Ricordo il Placito Capuano, l'avevamo visto a scuola. Cosa ne dici dell'uso della "k"? :D

    (Psst... Strasburgo...)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono lieta che l'argomento non piaccia solo a me!

      L'uso delle "k" qui è un tratto locale, ancora oggi in molti dialetti del centro e sud Italia si dice "kille, kiste" per indicare "quelle, queste".

      (Pss... ma sono proprio svampita, eh! Grazie!).

      Elimina
  2. Accidenti! e il mio amato indovinello veronese?

    Se pareba boves,
    alba pratàlia aràba
    et albo versòrio teneba,
    et negro sèmen seminaba

    RispondiElimina
    Risposte
    1. .. a me particolarmente caro anche perché la soluzione dell'indovinello è.. indovina indovina ;)

      Elimina
    2. Credo sia in veronese e non in italiano, però se me lo traduci prova a risolverlo! Credo di averlo capito quasi tutto, ma alcune parole mi sfuggono.

      Elimina
    3. A me invece ricorda decisamente il latino. O_O buoi, qualcosa di bianco e semi neri, ma non conosco tutte le parole... :D

      Elimina
    4. @Maria: Sì, anch'io ho capito alcune parole, ma...

      @Carlo: Aiuto!

      Elimina
    5. @Carlo: spingeva innanzi i buoi,arava bianchi prati, teneva un bianco aratro, seminava un nero seme. Ti rendiamo grazie onnipotente sempiterno dio :)

      Elimina
    6. Benvenuto sul blog!
      Immagino questa sia la traduzione con conseguente soluzione? Bravo.

      Elimina
  3. Sono arrivata un po' in ritardo, ma è decisamente bello! Come hai fatto a scoprire del graffito!?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Corso di linguistica italiana all'università! La storia dell'italiano l'ho imparata lì, graffito compreso!

      Elimina
    2. Bellissimo, veramente! Bella la tua università. :)

      Elimina
    3. Lo penso anch'io... ma ti assicuro che il corso di linguistica è tra i preferiti di pochissime persone (e io ovviamente sono tra quelle!).

      Elimina
    4. Be', i gusti son gusti! ;) :)

      Elimina
  4. Anche questa seonda parte è stata molto interessante.
    E poi per il Placito Capuano posso tollerare anche l'uso della k in italiano :).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'uso delle "k" in italiano mi è difficile da tollerare, però è vero che il Placito Capuano aiuta un po'...

      Elimina
  5. Sono andata a recuperarmi anche la prima parte, mi piace questa rubrica! Attendo il prossimo capitolo (sempre che tu non l'abbia già pubblicato e io me lo sia persa, ho un po' di post in arretrato, sigh!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lieta che ti piaccia! Il prossimo capitolo uscirà il 30 agosto, non ti sei persa nulla, tranquilla! Grazie.

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...