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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

mercoledì 27 novembre 2013

A porta inferi - guest post di The Obsidian Mirror

Il post di oggi della rubrica Lo dicono tutti  è stato scritto da The Obsidian Mirror (gestore dell'omonimo blog) che è colui che mi ha consigliato di affrontare questa espressione. In rete, a oggi, lui è l'unico (o quanto meno uno degli unici) ad averne parlato, quindi mi è sembrato bello lasciare che ve ne parlasse lui. Ovviamente lo ringrazio molto e cedo subito a lui la parola.

A porta inferi

Prima di cominciare concedetemi un ringraziamento alla mia collega blogger Romina che mi ha concesso questo spazio all’interno della sua rubrica Lo dicono tutti per parlare dell'espressione A porta inferi. Il tema che andremo ad affrontare oggi non è esattamente inedito: l’avevo già sviscerato molto tempo fa sul mio blog, in un’epoca in cui i miei contatti erano pressoché nulli. Con la certezza quindi che nessuno lo abbia mai letto, spero di riuscire a dargli un po’ di visibilità visto che, come la stessa Romina mi ha confermato, può essere di interesse per molti.


Quando si dice?
Qualcuno potrebbe obiettare che non è vero che lo dicono tutti. Convengo che la frase di questo mese non è esattamente tra le più note, anzi, credo sia addirittura limitata a una ben definita area geografia nel nord est del nostro Paese. Personalmente l’ho sentita migliaia di volte, pronunciata da mia madre o dai parenti del suo stesso ramo familiare. «Ma và a Porta Inferi!» usava dirmi mia madre, quando dicevo o facevo una stupidata e voleva mandarmi a quel paese.


Porta Inferi è naturalmente la soglia infernale (diciamo quindi che più che a quel paese mia madre intendeva mandarmi al diavolo) e per trovarne dei riferimenti bisogna avventurarsi nell'intricato mondo della religione cattolica, dove si scoprono sempre tante cose interessanti. 


L'interpretazione più convincente
Pare che la Porta Inferi sia stata citata per la prima volta dal profeta Isaia che scrisse:
In dimidio dierum meorum vadam ad portas inferi (Isaiah, 38,10)
Cioè:
A metà dei miei giorni devo andare alle porte dell'inferno.

Nel suo Commentarius in Isaiam ProphetamSan Girolamo tentò una parafrasi del versetto di Isaia. Scrisse infatti:

Peccatores uero et impii in dimidio dierum suorum moriuntur, de quibus et psalmista loquitur: Uiri sanguinum et dolosi non dimidiabunt dies suos. Non enim implent opera uirtutum, nec student paenitentia emendare delicta. Vnde in medio uitae cursu, et in errorum tenebris ducentur ad tartarum.
Vale a dire:
Ma i peccatori e gli empii moriranno a metà dei loro giorni, di cui parla anche il salmista: gli uomini sanguinari e fraudolenti non giungeranno alla metà dei loro giorni. Infatti non compiono opere di virtù né cercano di emendare i loro delitti con la penitenza. Onde nel mezzo corso della loro vita e per le tenebre dei peccati saranno condotti al Tartaro.

Vi ricorda qualcosa? Nel brano In medio vitae cursu, et in errorum tenebris ducentur ad Tartarum è  evidente l'analogia con la celeberrima prima terzina del I canto della Commedia di Dante:
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura 
ché la diritta via era smarrita.
Il sommo poeta inizia quindi il suo capolavoro con una citazione! Forse per i dantologi questo è un fatto ovvio e risaputo. Per me, piccolo blogger dilettante, dotato di cultura media, è una notizia che va a minare le basi di tutta la mia conoscenza. La terzina più celebre di Dante è una citazione. Colta, ma pur sempre una citazione. Non dovrei stupirmi. Dante era un fervente cristiano e la sua opera è farcita più o meno ovunque di riferimenti di questo tipo.

La riprova è ancora una volta nella Bibbia:
Dies annorum nostrorum in ipsis septuaginta anni si autem in potentatibus octoginta anni et amplius eorum labor et dolor quoniam supervenit mansuetudo et corripiemur.
Vale a dire:
Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo (Salmi 89,10)
E anche:
Ne revoces me in dimidio dierum meorum in generationem et generationem anni tui.
Vale a dire:
Non rapirmi a metà dei miei giorni; i tuoi anni durano per ogni generazione. (Salmi 101,25).
Non fu Dante quindi il primo a utilizzare il concetto di a metà della nostra vita terrena per indicare il trentacinquesimo anno di età!

Ma torniamo alla Porta Inferi, oggetto di questo post. Lo troviamo citato nel rito delle Esequie, Rituale Romano, nel quale il sacerdote, girando attorno al feretro con l'acqua santa recita:
Et ne nos indùcas in tentatiónem
Sed libera nos a malo
A porta inferi
Erue, Dómine, ànimam ejus
Requiéscat in pace.
Che altro non è che il Padre Nostro in Latino.

Un controsenso
In diverse fonti (qui, per esempio) lo troviamo così tradotto:
E non ci indurre in tentazione
ma liberaci dal male
e dal potere dell'inferno
Libera la sua anima, o Signore
Riposi in pace

Lo ammetto, io non ho studiato latino a scuola, ma se tanto mi dà tanto non si può tradurre la parola porta con potere. Ho anche controllato su un dizionario online italiano-latino: porta significa proprio porta. Non ci sono dubbi.

Per quale motivo si è voluto celare il vero significato di porta Inferi (tanto più che mi sembra sia un concetto di facile interpretazione)? Perché nel rito delle esequie si cita la porta dell'inferno? Non si dovrebbero citare le porte del Paradiso? La risposta probabilmente la dà questo sito:

To understand this verse, it is necessary to know that the ancient Christians believed that the soul, having left the body, had to wander about in the other world until it finally came to the doors of Paradise. But before arriving at its goal, it would have to pass by several threatening doors, just as the Roman citizen walking through the Forum had to pass by various doors of ominous character and reputation [...] There was another door in the Roman Forum - brazen portals behind which, so legend has it, a dragon had been confined by Pope Sylvester I in a deep pit, the Infernum. Later on a sanctuary called Sancta Maria, libera nos de poenis inferni (today known as Sancta Maria Liberatrice) kept alive the memory of those doors of hell. When the liturgy, therefore, recalls that the departed wandering souls might come near the entrance to the dwelling of Satan and the other evil spirits, it is but natural that it petitioned in the Office of the Dead: A porta inferi (inferni) erue Domine animas eorum. From the gates of hell deliver their souls, O Lord. 

Altre interpretazioni
Dal giorni in cui pubblicai quanto avete letto sul mio blog, iniziai a far caso ai contesti nei quali mia madre inseriva la frase A Porta Inferi e, con mia sorpresa, mi accorsi che la questione non era limitata al mandare al diavolo.
In un’altra occasione, dopo che le annunciai di aver dimenticato il formaggio fuori dal frigorifero, lei mi disse: «Ma bravo, a quest’ora il tuo formaggio se ne sarà andato a Porta Inferi». Ergo Porta Inferi si può tradurre come corruzione, in questo caso corruzione della materia o, se vogliamo, per estensione, corruzione dello spirito (le anime corrotte sono infatti destinate a bruciare all’Inferno).
In un’altra occasione ancora, dopo che le annunciai che sarei andato in vacanza all’estero, mia madre mi disse: «Un po’ più lontano no? Possibile che te ne devi sempre andare in vacanza a Porta Inferi?». Ecco quindi che Porta Inferi diventa sinonimo di località lontana, remota come solo l’Inferno può essere definito.
Diversi contesti, quindi, ma un unico modo di descrivere l’Inferno, un luogo malvagio, corrotto e remotissimo.


Conclusione 
Tempo fa stavo sfogliando un libro di racconti che ho trovato a casa nel quale sono contenute alcune pagine di tale Roger Pater, un religioso che scrisse un'interessante antologia intitolata Mystic Voices. La particolarità dei racconti di Roger Pater (che poi sarebbe Padre Roger), al secolo George Roger Hadlestone, monaco benedettino nato nel 1874 e morto nel 1935, è che si ispirano a fatti realmente accaduti. Il racconto in questione si intitola proprio A Porta Inferi e narra di un esorcismo abbastanza anomalo. Non il solito diavolo, bensì un’anima dannata fu quella che tornò nel mondo dei vivi per prendere possesso di un corpo mortale. Non mi dilungherò su questo. Solo un ammonimento però viene da questo racconto: la Porta Inferi non è a senso unico, fate attenzione.



Concludo ringraziando ancora TOM per la bella trattazione. Vi lascio anche il link al suo post originale di qualche anno fa, così potete leggerlo, se vi va. 



Hanno parlato di questo articolo:




35 commenti:

  1. Bravo TOM mi è piaciuto il riferimento Roger Pater che non conoscevo, inoltre nemmeno io immaginavo che la terzina più famosa di Dante fosse solo una citazione.

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    1. Ho scoperto anch'io un sacco di cose interessanti durante la stesura di questo post. Spero solo di non aver preso cantonate.

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    2. Io mi chiedo come sia possibile che in anni e anni di scuola nessuno ce l'abbia mai fatto sapere! Per fortuna che c'è TOM!


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  2. Grazie per l'ospitalità, Romina. Avrei voluto essere il primo ad inserire un commento ma Nick qui sopra è sempre un passo avanti a tutti (anche perché alle 5:47 io ancora dormivo)

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    1. Io sono una creatura notturna, ma non preoccuparti!
      Grazie a te per il bel post.

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  3. Davvero interessantissimo! Dalle mie parti (Torino) questa espressione è del tutto sconosciuta.
    Tra l'altro Porta Inferi sembra il nome di una stazione. Ma attenzione a prendere il treno lì: potrebbe essere il "Diretto per l'Inferno", se qualcuno coglie la citazione.

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    1. L'espressione è del tutto sconosciuta anche da me e sto a pochi chilometri da TOM, credo.

      Le stazioni di Trenord sono molto infernali, in effetti. Ahahah!

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    2. Quando parlo di area geografica del nord-est mi riferisco al Polesine e/o zone limitrofe. Forse è lì che si potrebbero eventualmente trovare riscontri.

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    3. Sì, scusa, sono io che ho fatto un pasticcio. Sono andata a cercare il Polesine e ora so dov'è.

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    4. @ Marco - Sapevo invece che la vera Porta Inferi si trova proprio nella tua città. Proprio sotto piazza Statuto, no?

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    5. Boh, mai sentita. Però Torino fa parte del triangolo delle città magiche, quindi potrebbe essere.
      Ecco perchè a volte mi sembra di sentire puzza di zolfo...

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    6. Compiti a casa per il fine settimana: cercare la porta inferi. Ma non ci entrare, eh, ci servi qui!

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    7. Sono di Torino, e questa espressione l'ho sentita da mio padre, molti anni fa: durante la guerra i partigiani che operavano nella zona a nord di Torino (Canavese) chiamavano così una radura fuori mano, dove avvenivano le fucilazioni di avversari, spie, ecc. Una triste storia del passato. Quanto alla leggenda, dice che la porta dell'inferno si trovi in piazza Statuto, a Torino, ai piedi del monumento ai caduti del Frejus, ed ha la forma di un normale chiusino...

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    8. Benvenuto sul mio blog! Anche se è solo una porticina, deve fare uno strano effetto stare davanti alla porta dell'inferno! Grazie davvero per le preziose informazioni a riguardo.

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  4. Che bella dissertazione! Il detto, a dire il vero, mi è nuovo. La terzina dantesca, invece, l'abbiamo approfondita per circa mezzora alle superiori, e sicuramente è venuto fuori il problema dei 35 anni. In realtà ogni singola parola di quei tre versi - e di altri passaggi - viene da qualche parte, ma dovrei riguardare il commento. :)

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    1. Allora non sono l'unica a non averlo mai sentito in questo nord! Se ritrovi il commento, aggiornaci!

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    2. Anche senza ricorrere ai miei appunti, c'è su Wikibooks.

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    3. Se invece interessa una lettura politico-biografica, la trovate qui.

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    4. Caspita! Due link ma tantissime informazioni. Grazie.

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  5. Bellissimo post, grande TOM e grazie Romina per aver ospitato questo excursus linguistico-storico.
    Mi è piaciuto un sacco, e io, che geograficamente non ho nulla a che vedere con quell'area, non avevo mai sentito questa espressione.

    Su Dante, ricordo bene che a scuola se ne parlò, della citazione e dei 35 anni :)
    Vabbè ma Dante è Dante, e sta ancora facendo impizzire la gente per "Pape Satàn, Aleppe!" :)

    Bel post, davvero!
    E ora me ne vado a porta inferi (nel senso di distanza :p)

    Moz-
    Belli

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    1. Grazie Grazie Grazie! Come detto la "Porta Inferi" non è a senso unico, per cui torna presto, mi raccomando.

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    2. @MikiMoz: Dante ci farà sempre impazzire, ma se lo può permettere vista la sua bravura. Mi accodo all'invito di TOM: torna presto da porta inferi (e fammi sapere se lì fa caldo, perché potrei trasferirmi).

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    3. Eccomi!! A Porta Inferi si sta bene! Ma alla lunga ti rompi perché è un luogo smorto :p
      Da me, comunque, per indicare unluogo lontano si usa dire "a casa del diavolo" o " a casa di cristo" che è un po' la "casa di dio" in cui si ritrovarono negli anni '90, nel primo quarto del cammino di lor vita, gli 883 ;)

      Moz-

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    4. Un posto tranquillo?! Wow! Ci vado subito! Chi mi manda al diavolo? Piano, piano, uno alla volta! Ahahah!

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  6. Scusatemi per l'O.T. ma ho visto questo e ho pensato a te Romina, che ti potrebbe interessare: http://commen500.blogspot.it/2013/11/condividi-i-tuoi-500-caratteri.html

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    1. Oh, grazie, è proprio una bella iniziativa! Sono sicura che anche TOM perdonerà l'off-topic!

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  7. Un post estremamente erudito con interessanti riferimenti letterari, telogici ed etimologici.
    Un applauso al blogger ospite e alla blogger ospitante :-)

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    1. Grazie per l'applauso, ma io non ho fatto proprio niente, se non accogliere qui TOM (riconosco però che è stata un'ottima decisione!).

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    2. Quasi quasi mi commuovo. Grazie!

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    3. Oooohhh... no, dai, poi mi commuovo anch'io!

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  8. I post di TOM sono sempre molto interessanti :) Neppure io conosco questo detto, ma è senz'altro molto espressivo, mi piace! Sapendo qual è la sua origine, poi, diventa ancora più forte.

    Per quanto riguarda la terzina di Dante, conoscevo le citazioni che stanno alla sua base, ma diciamo che si tratta di *deformazione professionale* - studio Lettere, se non l'avessi saputo non avrei meritato il voto che ho preso in Letteratura Italiana I, no? :D

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    1. Allora io non mi merito il mio voto di Letteratura Italiana, perché non lo sapevo! Anche se il mio programma verteva su Ottocento e Novecento. Si impara sempre qualcosa di nuovo!

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    2. Be', se il tuo programma verteva su Ottocento e Novecento, direi che il voto che hai preso te lo meriti appieno :D

      Certo, che poi è il motivo per cui leggo sempre volentieri i post tuoi e dei tuoi guest :)

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