Enjambement: versi spezzati
In questo post voglio parlare brevemente
dell'enjambement e, in particolare, di due possibili modalità di lettura.
L'enjambement
L'enjambement
è l'alterazione tra l'unità del verso e
l'unità sintattica.
Si tratta quindi di una frattura della sintassi o di un sintagma creata dall'andare a capo tra un
verso e l'altro. Due parole che dovrebbero stare assieme si trovano una
a fine di un verso e una all'inizio del successivo. L'unità metrica pertanto
non coincide con l'unità sintattica o di senso.
Il termine significa letteralmente qualcosa di simile ad
accavallamento,
spezzatura, frattura.
Esempi
Vediamo un paio d'esempi di enjambement.
Per esempio, nella poesia Il cinque maggio di
Alessandro Manzoni:
[…] Muta
pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando
una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta
polvere
A calpestar
verrà. […]
E nella mia adorata poesia di Giacomo Leopardi L'infinito (che ho anche letto
in un video):
[…] Ma
sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete […]
Leggere gli
enjambement
Quando si legge
ad alta voce una poesia, spesso ci si trova davanti a due possibilità
in merito agli enjambement:
Se si sceglie di enfatizzare gli enjambement anche nella lettura ad alta voce, è
opportuno fare una breve pausa a fine
di ogni verso che, in presenza di enjambement, frammenta il sintagma, riproducendo così oralmente la frattura
che a livello grafico è data dall'andare a capo tra un verso e l'altro. In
questo modo si fa però venir meno una delle regole
base della lettura ad alta voce della narrativa, che è quella di non
separare parti di un sintagma con delle pause. Ma la poesia è ovviamente tutta
un'altra storia.
Un'altra alternativa prevede invece di leggere i versi pronunciando senza pause le parti di uno
stesso sintagma sia all'interno dei versi, sia tra versi (e quindi
quando ci sono degli enjambement).
La scelta è soggettiva e, a mio avviso, sono entrambe varianti
accettabili. La prima mira a
mantenersi più aderente alle scelte stilistiche del poeta, mentre la seconda
punta di più sul rendere più naturale il suono del testo (sentir
leggere i sintagmi in modo spezzato in prosa è fastidiosissimo, quindi, se non
si è abituati, anche in poesia sembra quasi che il lettore sbagli, mentre sta
solo rispettando gli enjambement).
Io, in genere, opto più per la seconda possibilità,
anche se dipende da casi e contesti.
Conclusione
Quasi tutti sanno che cos'è un enjambement, ma oggi
volevo principalmente parlarvi di queste due opzioni di lettura che non ho mai
trovato su nessun testo, però mi è capitato di incontrare in serate di poesie.
Io mi trovo sempre un po' combattuta quando devo scegliere come comportarmi nei
confronti degli enjambement leggendo in pubblico, dunque vi chiedo voi quale
delle due modalità preferite?
P.S. Il post di oggi arriva sul finire della giornata.
Spero che questa attesa abbia vellicato la vostra curiosità e
che poi sia stata appagata, anche se l'uscita a quest'ora del post non è dovuta
a strategie particolari, bensì a qualche giorno un po' più denso del previsto.
Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di dicembre 2013 è vellicare (al link maggiori informazioni).
Che ne pensi dei casi di frattura in cui il secondo dei due versi inizia graficamente con la maiuscola? Mi sembra che in questo modo si crei un obbligo alla pausa nella lettura, no?
RispondiEliminaPer esempio:
Quando come falco spiccai il volo dal mio mondo
Di mistero, volando sempre più in alto,
Nessun saggio era ad accogliermi con la verità;
Così mi rilanciai per la stessa angusta porta.
(Rubaiyyat di Omar Khayyam, 29)
Non saprei... a volte bisognerebbe controllare la versione originale. Spesso chi trascrive le poesie in rete mette le maiuscole solo perché le corregge il correttore automatico. Io personalmente preferisco evitare di cominciare tutti i versi con la maiuscola.
EliminaSe però le maiuscole ci sono nella versione originale, la tua ipotesi mi sembra molto interessante.
Stavolta regalo doppio: enjambement + parola del mese!
RispondiElimina"Tacqui. Scorgevo un atropo soletto
e prigioniero. Stava in riposo
chiuso tra l'ali ripiegato a tetto.
Come lo vellicai sul corsaletto
si librò con un ronzo lamentoso."
Stamattina stavo rileggendo "La signorina Felicita ovvero la felicità" di Guido Gozzano e l'ho scovato.
Caspiterina! Grazie per la segnalazione della citazione.
EliminaInteressanti le due varianti di lettura. Io scelgo la seconda, per dare più fluidità alle frasi: mi piace quando un verso si "spegne" nel successivo.
RispondiElimina... e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
delle cure, onde meco egli si strugge;
Il Foscolo era un maestro degli enjambement.
Anch'io preferisco la seconda, mi sembra più naturale all'ascolto.
EliminaBello anche l'esempio foscoliano. Grazie.
Il controverso enjambenent, dunque! Che dire... delle due, la seconda. Anche se finiva sempre che ne contavamo tutti un numero diverso, a scuola.
RispondiEliminaSì, decisamente "controverso"!
EliminaIl conteggio è complesso, perché ci sono molto tipi di enjambement, per esempio tra soggetto e verbo, ma anche tra verbo e complementi che ne completano la valenza...