Ci: due semplici lettere che
possono assumere tantissimi significati e destare qualche problema in
chi scrive. Nel post di oggi proverò a spiegarvi tutti i segreti racchiusi in
queste due letterine.
Ci pronome personale
Ci è la forma atona del
pronome di prima persona plurale noi.
Può essere usato in forma proclitica (davanti al verbo) o enclitica (dopo il
verbo).
Crederci
sarebbe stato troppo. (pronome personale atono in forma enclitica)
Se anteposto ad altri pronomi atoni (lo, la, li, le e ne),
allora si scrive ce.
Ce ne libereremo presto (pronome personale
atono seguito da altro pronome atono)
Ci può essere usato come variante di si, con valore impersonale, davanti al si riflessivo.
Ci si guarda negli occhi per fare i discorsi seri.
Ci pronome dimostrativo
Ci può essere usato come pronome
dimostrativo, con il significato di a
ciò, di ciò… per esempio con i verbi pensare a, credere a, credere in, contare su, scommettere su…
Non ci
posso credere!
Si usa anche con riferimento
alle persone ma bisogna fare attenzione. Si può usare nel senso di con
lui, con lei, con loro, oppure su di
lui, su di lei, ma non per sostituire gli
e le (è un uso popolare e
regionale).
Ci ho parlato. Sì
Non ci
si può contare. sì
Ci scrivo io. NO
Ci è può essere usato anche
come avverbio, sia in forma proclitica (davanti al verbo) sia in forma
enclitica (dopo il verbo).
Perché ci
volete andare? (avverbio in forma proclitica)
C'è un motivo per non andarci? (avverbio in forma
enclitica)
Significa qui, lì, nel luogo in cui si parla
(funzione di stato o moto a luogo), per di qui, per di là (funzione di moto per luogo).
Assieme al
verbo essere significa esistere, essere a disposizione.
C'è un coltello nel cassetto.
Assieme al
verbo avere è un uso tipico del parlato
e poco accettato allo scritto.
Ci ho un coltello nel cassetto.
A volte accompagna
altri verbi, modificando il loro significato:
- Andarci = essere opportuno (es. Ci andrebbe una pausa, adesso).
- Entrarci = essere pertinente (es. Quello che hai detto non c'entra niente).
- Farcela = riuscire (es. Ce la faccio, tranquillo!).
- Metterci = impiegare del tempo (es. Ci metti sempre troppo a prepararti).
- Mettercisi = applicarsi con impegno (es. Se ti ci metti, ce la fai).
- Starci = essere d'accordo (es. Va bene, ci sto).
- Volerci = essere necessario (es. Ci vuole troppo tempo).
Si può usare ci anche con i verbi della percezione (es. sentirci).
Conclusione
Due semplici lettere, ma avete visto quante cose da dire? Quanta favella divien necessaria per far chiarezza?
Tra l'altro ci è anche il nome della terza lettera
dell'alfabeto! Ma ora credo proprio di aver detto tutto. O vi viene in mente
altro?
Questo post partecipa all’iniziativa Una parola al mese. La parola di gennaio 2014 è favella (al link maggiori informazioni).
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Sempre utili i tuoi post.
RispondiEliminaPurtroppo io ho una specie di rifiuto per la grammatica. Me ne accorgi quando mia figlia mi chiede aiuto per i suoi compiti di analisi grammaticale, e io puntualmente resto come un allocco quando mi chiede se un certo sostantivo è astratto o concreto, o cose di questo genere... Danno certi compiti assurdi nelle scuole elementari di oggi!
Stai dicendo che è colpa di noi maestre? Ahahah!
EliminaBe', l'analisi grammaticale è un cruccio per tanti genitori, temo. Non preoccuparti troppo!
No, non do certo la colpa alle maestre, semmai al ministero della P.I. che redige i programmi. E anche all'accademia della Crusca che ha codificato la nostra lingua con cotanta dovizia analitica. Penso che ogni parola della lingua italiana abbia più classificazioni di quante ne abbia un essere vivente dal punto di vista della biologia...
EliminaSe usi il metodo di Linneo, allora ogni essere vivente è quasi univocamente determinato, credo... la lingua è decisamente più complessa e piena di sfaccettature, ma l'Accademia della Crusca non si può accusare di niente! Ah!
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