Mentre la pioggia rinfresca un po' l'afa di una Milano
troppo urbana, mi metto a scrivere questa recensione che ho da un mese in mente
e che mi riduco a scrivere all'ultimo minuto, purtroppo.
Si tratta, infatti, di Eravamo una famiglia di Marta Folcia e lo scopo del post è
principalmente quello di invitarvi alla sua presentazione di mercoledì 10 giugno alle ore 19.15 presso la
biblioteca Dergano-Bovisa (in Via Baldinucci, 76 - 20158 Milano).
A differenza delle solite presentazioni dei factoriani,
quella a cui vi ho appena invitato, però, non
sarà gestita tra colleghi,
perché Marta ha la fortuna di avere a che fare con teatranti e relatori molto
bravi che quindi si occuperanno della serata. Presenterà Claudio Scarselli e ci sarà anche un sipario teatrale con Rossella Spampinato e Roberto Penagini.
Per impreziosire la serata è previsto persino un intermezzo musicale con Alberto e Fabio Tartaglini.
Ovviamente i factoriani non mancheranno, ma per una volta se ne staranno seduti
comodi a godersi lo spettacolo. Insomma, sarà un'occasione per saperne di più
sulla Factory e su questo libro in particolare ma anche per fare qualche
chiacchiera con noi.
Fatto questo, in fretta e furia, visto lo scarso
preavviso, posso ora parlarvi del libro.
In realtà comincio con il dirvi che ho già citato questo
libro in occasione di un'altra sua presentazione (assieme ad altri volumi dello
stesso editore) durante una serata
di presentazione di alcuni autori della Factory. Quella sera io ho letto due brani, uno dei quali era proprio tratto
da questo libro (purtroppo non ho ancora scritto il resoconto di
quell'evento perché non sono ancora entrata in possesso dei video di quella
serata e quindi non ho potuto montarli, ma prima o poi sarà fatto). Per quanto
riguarda Eravamo una famiglia, ho
letto, su indicazione di Marta, il
brano in cui si racconta cosa c'è nella mente di Ermanno, un reduce della
seconda guerra mondiale, tornato in pessime condizioni dal fronte.
Eravamo una
famiglia è una romanzo breve,
ambientato nella Milano sconvolta
dalla seconda guerra mondiale.
Come di consueto comincio con la quarta di copertina che vi introduce un po' al testo:
Quando ero una ragazza, prima di conoscerti, sognavo di creare una famiglia numerosa, com'era stata la mia, al paese. Eravamo allegri noialtri, si rideva coi miei fratelli e si andava a dormire contenti e pieni di speranza per il domani, anche se eravamo poveri e la cena era solo una scodella di minestra. Ce l'ho messa tutta e ci siamo riusciti, eh Arnaldo? Cinque figli, tutti belli, sani, intelligenti.
Ma poi i figli te li portano via, uno alla volta e senza pietà, o se ne vanno, perché sono costretti farlo per qualche ragione. Chi dobbiamo ringraziare per questo?
Queste parole, così vere e così dure, vengono dalla
bocca di Emilia, moglie di Arnaldo.
Ha faticato tanto per creare una
famiglia che poi la guerra e gli eventi le hanno distrutto e non sa
darsi pace. Nessun genitore dovrebbe
sopravvivere ai figli, si dice spesso e questo libro evidenzia il profondo
dolore che scava il cuore di un padre o una madre quando perde uno dei suoi
figli. Un dolore che in questo libro si condisce spesso di una rassegnazione cupa.
Tutto il testo sembra gridare Eravamo una famiglia, ma ora
non lo siamo più.
E non è giusto.
Aggiungerei.
Gli spicchi di
mela della copertina, pronti per essere divisi tra i commensali (come
d'abitudine) restano invece silenti e immobili, perché sono diminuite le mani
pronte a riceverli.
È una storia
come tante, di tempi di guerra e di ristrettezze economiche, di morte e di
paure.
È la storia di
una famiglia come tante mossa dal vento degli eventi senza possibilità di
riscattarsi.
È la storia di
nessuno e di tutti. In questo sta la sua forza. Non ci sono cose non
plausibili o stravaganti: è una storia credibile di una famiglia qualunque, di quelle di cui i libri di storia non
parlano mai. È una storia in cui tutti possono riconoscere un pezzo del proprio passato o di quello dei
propri cari. Un'evidente prova di quello che sto dicendo si è verificata dopo
la mia lettura teatrale nella presentazione scorsa in cui alcune persone tra il
pubblico, visibilmente commosse, hanno detto di aver ricordato le parole di loro padre o di loro nonno, di un
vecchio zio… reduci anche loro.
Quella che Marta ha scritto è una storia senza veri protagonisti, in una Milano troppo diversa
da quella di adesso che vedo io dalla finestra. Ci ha raccontato un pezzo di un
passato che sta andando perduto,
ma l'ha fatto con personaggi in cui tutti
possiamo trovare un ricordo. In un certo senso ha scritto una storia di
famiglia, perché anche noi potevamo essere
quella famiglia.
Come al solito, non sono il mio forte le recensioni, ma
vi consiglio di leggere questo libro e chiudo con qualche informazione tecnica…
Eravamo una famiglia
di Marta Folcia
Edizione: Factory Editoriale I Sognatori
ISBN: 978-88-95068-61-9
Link per l'acquisto: Eravamo
una famiglia
Se ne volete sapere di più, ci vediamo mercoledì, ok? Lì
ci saranno relatori, attori, musicisti e la stessa Marta, quindi potrete
avere un'esperienza a tutto tondo di questo libro.
Hanno parlato di questo articolo:
Mi sembra molto interessante... soprattutto dopo la bella presentazione di ieri sera. :)
RispondiEliminaConcordo: è stata una presentazione grandiosa!
EliminaSe vuoi il libro, te lo presto. Si legge rapidamente.
Magari! ;)
EliminaAndata!
EliminaHo preso il libro al crossing-book davanti alla casa della memoria al quartiere isola di Milano.
RispondiEliminaL' ho letto con facilità e tutto in una volta con soddisfazione crescente.Coniuga la scrittura del racconto/romanzo con la Storia in modo convincente e non avventato.