Il 30 settembre è scaduto il
termine per presentare racconti per il concorso
di compleanno di quest'anno del mio blog (vi ho lasciato il link, in caso
non sapeste di cosa parlo).
Oggi scrivo questo post per dare
vita alla seconda fase: quella della votazione.
Se vi ricordate, quest'anno ho
cambiato un po' le regole: non sarò io a scegliere i tre finalisti per poi far
scegliere a voi lettori il vincitore; saranno i partecipanti a eleggere il
vincitore (e poi ci sarà ancora il premio del pubblico…)!
Ma andiamo per gradi.
Cosa
devono fare i partecipanti?
Chi ha
partecipato al concorso deve votare uno dei racconti partecipanti
inviando il suo voto mediante il modulo
in fondo al post (pensavo di farlo via mail ma non credo di avere il tempo di
gestire la cosa, purtroppo). Tutti i partecipanti avranno l'obbligo di votare UNO E UN SOLO racconto (non il proprio,
ovviamente) pena la squalifica dal concorso.
L'autore che
riceverà più voti sarà il vincitore e come premio il suo racconto diventerà un video come quelli
degli anni scorsi.
Il vincitore
riceverà inoltre un buono di 20 euro
da utilizzare per uno
qualsiasi dei miei servizi (valido per sei mesi).
Avete tempo
per votare fino al 22 ottobre (dovete solo fare due click, ma voglio
darvi il tempo di leggere i testi in gara con calma).
P.S. Tutti gli autori partecipanti avranno diritto a uno
sconto per la realizzazione del loro video-racconto (ma ne parleremo a giochi
finiti, perché ora tutti dovete sperare di vincere e farvi votare!).
Cosa può fare chi
non ha partecipato?
Chi non ha partecipato può comunque votare tramite il
modulo, ma per questi voti ci sarà un conteggi o a parte che porterà all'elezione del racconto scelto dal pubblico.
Anche il vincitore di questo conteggio vedrà il suo
racconto trasformato in un video, ma, dato che di solito i voti degli esterni
sono pochissimi, lo farò soltanto se i votanti saranno almeno 20 e il racconto
con più voti ne avrà ottenuti almeno 5, altrimenti niente.
Questo è per incentivare gli
autori a promuovere la votazione, sappiatelo, ahaha!
Anche in caso di pochissimi voti,
comunque, il racconto che otterrà più voti dal pubblico riceverà inoltre un buono
di 10 euro da utilizzare per uno
qualsiasi dei miei servizi (valido per sei mesi).
Avete tempo
per votare fino al 22 ottobre (dovete solo fare due click, ma voglio
darvi il tempo di leggere i testi in gara con calma). Dovete usare lo stesso modulo dei partecipanti
(all'inizio vi verrà chiesto se avete partecipato o no).
I racconti in
gara
Qui di seguito ecco tutti i racconti, così che possiate
leggerli e poi votare!
Quando c’è l’amore di Renato Ghezzi
Mi svegliai di colpo. Fuori era buio, troppo presto per
alzarsi. L’orologio faceva le tre.
Perché ero sveglio?
Avevo la forte sensazione che qualcosa non andasse, non
fosse come al solito. Mi misi su un lato, vicino alla mia compagna. Qualcosa mi
toccò la gamba. Ma non era una pedata, di quelle che ci capita di scambiarci
quando ci muoviamo nel letto. Era qualcosa di più grande, liscio, un po’
scivoloso.
Allungai una mano e non trovai le sue gambe. Non capivo.
Sapevo che l’avrei svegliata, ma accesi la luce.
Lei si svegliò.
«Che c’è, stai male?»
«No, è che…» Sollevai il lenzuolo e restai lì, fermo.
«Cosa fai, c’è qualcosa che non va?», chiese.
«Guarda», riuscii appena a mormorare.
Al posto delle gambe aveva una magnifica, verdissima,
lucente coda di pesce che finiva in una larga pinna.
Lei si sollevò sui gomiti. «Mi sa che l’incantesimo è
finito», disse.
«Scusa?»
«Sì, non te l’ho detto perché pensavo fosse per sempre.
Invece evidentemente no. Scusami.»
«Non importa.» Perché risposi non importa me lo chiedo
ancora oggi.
Abbassai il lenzuolo. Mi sdraiai supino, fissando il
soffitto.
«E adesso?», mormorai.
«Dobbiamo traslocare, tutto qui. Troviamo una casa
vicino al mare.»
«Cazzo», commentai.
«Perché? Non ti va di stare al mare?»
Mi voltai di nuovo, la baciai.
«E se finisse il mio?»
«Il tuo cosa?»
«Non te l’ho detto nemmeno io, scusami. Prima di
conoscerti ero un orso bruno, di montagna.»
Lei tacque per un po’.
Poi disse: «Casa al lago di Braies?»
«OK» risposi, e spensi la luce.
Nebbia di Patricia Moll
Che stranezza! Nebbia a luglio in un periodo di siccità
paurosa. Mai visto niente di simile. Eppure, dal bosco si levava una strana
nebbia. Densa, iridata. Veleggiava a mezz’aria. Avanzava lentamente ed era come
se danzasse. Un momento! In sottofondo lei sentiva uno strano suono. Parera
quasi che qualcuno toccasse le corde di un’arpa. Ma lo aveva mai sentito il
suono di un'arpa? Non ne era mica sicura.
Poi… poi la nebbia era profumata. Non odorava di umidità
ma sapeva di dolce. Di fiorito.
Senza sapersene spiegare il motivo, si vide davanti agli
occhi il frangipane. Sì! Odorava di frangipane, il fiore sacro dell'oriente,
quello che collega il mondo terreno e l’aldilà.
Le sue narici fremettero come desiderose di incamerare
più profumo possibile. Come se volessero farlo penetrare nel suo intimo più
segreto. Un senso di pace la stava pervadendo. Si sentiva bene.
Ma.. un momento! D’improvviso nella nebbia le parve di
scorgere dei movimenti rapidi, repentini che zigzagavano occupandola tutta in
un gioco allegro.
E fu allora che le vide. O meglio, le percepì. Immagini
sfumate e trasparenti, microscopiche figure di ogni colore che volavano
leggere.
Fate…. Pensò. O anime serene, e una dolce serenità la
pervase in ogni cellula. Sì! Si sentiva in pace.
Nessuna Paura di Maria Todesco
“Perché non ci incontriamo dal vivo?”
Osservai il cursore lampeggiare sullo schermo. Cosa
avrei dovuto rispondergli? Una mia amica lo conosceva di persona, e
frequentavamo pure la stessa scuola, ma per me era solo un altro utente del
forum che gestivo. Era simpatico e mi faceva piacere sentirlo, per carità, ma
io ero cotta del co-fondatore.
Se avesse avuto cattive intenzioni? Se fosse stato un
pervertito? I miei genitori continuavano a mettermi in guardia dal web…
Scossi la testa, vergognandomi di me stessa. Perché
dovevo essere così diffidente di un sedicenne? Perché volevo vivere la mia vita
virtuale totalmente slegata da quella reale? Perché dovevo ragionare con tutta
quella malizia?
“Vediamoci domani nel corridoio, vicino al laboratorio
di chimica” gli inviai.
La mattina dopo il terrore mi attanagliava. Ero sicura
di aver fatto un errore terribile. Cosa mi era passato per la testa? Però avevo
dato la mia parola. Da sola, con profondi respiri e piccoli passi, mi avviai al
punto dell’incontro. Mi sentivo come se la mia vita dovesse cambiare completamente,
per sempre. Fu allora che vidi quel ragazzo appoggiato al muro, tutto vestito
di nero, lo sguardo cupo e le spalle larghe. Mi avvicinai, sentendomi una
bambina di fronte a un gigante. Eppure, ero io più anziana!
“Ciao. Sei Gabriele?”
“Oh… sì. Ciao. Sei Maria?”
Non ricordo nemmeno di cosa parlammo, ma fu solo la
prima delle ricreazioni passate assieme. Ogni giorno, per mesi, fino a quando
non uscimmo per un appuntamento. Avevo avuto ragione, la mia vita era cambiata
completamente. Però non avevo più nessuna paura: solo amore.
L'amore immortale di Nadia
Banaudi
Giocavo in un prato disseminato di fiori ed erba. Ero un
fiore tra loro. Amavo perdermi a guardare il sole tra un filo e l'altro
illuminare di scintille il profilo colorato dei petali bagnati di rugiada. Una
coccinella, scivolata lungo una foglia un istante prima di cadere a terra, aprì
le piccole ali svolazzandomi davanti. Mi ricordava fosse ora di tornare a casa
per pranzo.
Un passetto balzante alla volta uscì dal nascondiglio
per correre alla fontana e lavar le mani sporche di terra. Un saltello dopo
l'altro mi avvicinai all'uscio di casa dove un profumo invitante di frittelle
fumanti dava il benvenuto. Bontà di natura, le chiamava mamma.
Le mostrai le mani candide e paffute per ottenere il
permesso di cibarmi dei fiori mescolati alla pastella. E in un'istante me ne
riempii la bocca sentendo un gustosissimo sapore di giardino. Una vera magia.
- Cosa ne dici più tardi di venire con me a raccogliere
ciliegie? Cestino, scarponcini e cappellino. Faremo merenda con quelle appena
raccolte restando sotto l'albero, e se saremo tanto brave da lasciarne nel
cestino, il resto diventerà marmellata.
Con le mani impregnate di burro e farina impasto
metodica con i soliti gesti la palla giallognola dal profumo limonoso.
Schiaccio sul bancone l'ultimo grumo non omogeneo, assaporando la perfezione.
Una palla rotonda e liscia da cui tagliarne un pezzo, e poi cominciare a
stenderla.
Nel silenzio suggestivo della cucina, rivedo mia madre
fare gli stessi movimenti e tramandarmi ricette e segreti per festeggiare
l'estate.
Mentre la memoria torna al giorno lontano in cui eravamo
semplicemente felici, le dita vagano da sole. Apro il barattolo e annuso
inebriata il profumo chiuso in vetro. Sento già impastarsi la bocca, nel
ricordo immortale della magia in cucina, di quello sguardo soddisfatto che
ricorderò per sempre.
Le cyberavventure di Pino di
Fabrizia
Perdere la scommessa con Mario Volpe, in seconda media
con lui, era stato un guaio. «Mi devi quattromila euro. Se non me li dai ti
appendo per il collo alla quercia nel parco.»
I soldi per puntare sul rosso erano quelli della mancia
ricevuta dal nonno.
Invece di andare a scuola aveva acceso il computer. A
suo fratello che gli diceva di sbrigarsi aveva tirato una ciabatta colpendolo
alla nuca.
Valerio Gatto, quello della terza A, si vantava di aver
vinto diecimila euro giocando su quel sito.
Troppo distratto per ragionare rispose al primo squillo.
«Ciao zia Azzurra.» «Pino? Cosa fai a casa?» «Ho la febbre.» «Ma sei da solo?
Vuoi che venga lì?» «Non serve, tra poco torna il papà.»
Pino si maledisse per non aver trovato una bugia
migliore. Si maledisse ancora di più vedendo che la pallina dopo alcuni giri
vorticosi si era fermata sul 17 nero. Gli sembrò di sentire la voce del
fratello: «Non dar retta al Gatto, sul sito AcchiappaCitrulli non vince mai
nessuno.»
Per consolarsi entrò nel “Paese dei balocchi”, il social
che spopolava al momento.
Restò come di legno. Lucio, compagno di banco e di
giochi, aveva postato una sua foto ritoccata con lunghe orecchie d’asino. Tutti
quelli che credeva suoi amici avevano messo “mi piace”. Provò a riderne ma gli
venne da piangere.
Avrebbe voluto uscire dal Paese dei balocchi ma non
riusciva. Continuando a scorrere i post ne vide uno del Volpe che lo ritraeva
in bocca a un pescecane; la scritta diceva: “Sei solo un fantoccio da buttare”.
A furia di soffiarselo il naso gli pareva diventato
enorme, lunghissimo.
Le chiavi girarono nella toppa. Alzando gli occhi gonfi
la vide e gli sembrò una fata. Gettandosi tra le sue braccia bofonchiò tra le
lacrime: «Zia Azzurra, aiutami tu.»
La nonna bambina di Gabriele
Marelli
Amava sostare a destra dell’uscio, quando, nelle tarde
ore pomeridiane, il sole stemperava i suoi caldi raggi e la fresca e leggera
brezza le regalava un po’ di sollievo. Una piccola sedia in vimini, reggeva il
suo esile e minuscolo corpo. L’anziana donna raramente alzava il suo sguardo.
Era sempre alle prese col suo lavoro a uncinetto. Un ricamo davvero infinito.
Il lungo abito era disegnato degli stessi fiori che pendevano fino a terra dai
suoi davanzali. Il Nasturzio nano era quindi dappertutto.
Ogni volta che passavo da questo cliente, lei era seduta
lì. E mentre scendevo dall’auto, la nonnina mi donava sempre il suo dolce e
tenero sorriso. Ma poi tornava subito al suo concentrato lavoro. I capelli
bianchi, un po’ scompigliati, le accarezzavano le guance ancora rosee. Poche
erano le rughe che le attraversavano il volto.
I movimenti rapidi e precisi dimostravano la sua viva
lucidità; inoltre il voto all’ordine e alla pulizia di se e di tutto ciò che le
apparteneva, lo si notava dall’ immenso splendore che la circondava.
Mai delle frasi, mai una parola; solo dei sorrisi… sia
quando arrivavo e sia quando ripartivo.
Non conoscevo il suo nome e mi piaceva definirla cosi:
la nonna bambina.
Frequentavo spesso l’ufficio di assicurazioni di questo
piccolo paesino e ci andavo molto volentieri proprio per merito suo.
Ora è la sua porta che mi guarda e mi regala il suo
mesto sorriso. Mi accenna qualcosa ma l’interrompo subito.
No, non dirmi nulla. Lo so già. Il Signore del tempo è
passato di qua, l'ha presa per mano e se l'è portata con se…
DIARIO DI BORDO N°6746 di
AlmaCattleya
Protagonisti: i tre gatti di casa
Obiettivo: far alzare l'umana stesa sul letto per dare
le crocchette ai gatti.
A partire per primo è Iside, la gatta nera,
posizionandosi sulle gambe dell'umana.
Obiettivo fallito: l'umana non mostra alcuna reazione.
Considerazioni: E' ancora giovane, ha un anno e mezzo.
Deve fare esperienza.
Subito arriva Chicco che va ad accucciarsi di fronte al
viso dell'umana e le si struscia.
Obiettivo fallito: l'umana se ne è accorta, ma resta
imperterrita a dormire. Considerazioni: All'umana sembra piacere ciò.
Le speranze sembrano ora affidate a Totoro.
Riuscirà a fare alzare l'umana?
La dormiente sente dei rumori, apre gli occhi e..
"TOTORO!"
Il suddetto gatto minacciosamente sta sulla cassettiera
dove l'umana tiene i suoi gioielli e le sue pietre.
L'umana sembra non arrendersi al vile ricatto di Totoro
ma la sua fama di gatto ninja, maestro della sparizione e del caos lo precede.
L'umana si alza: obiettivo centrato.
La missione è stata completata con successo.
Urge però addestrare meglio Iside.
Isole di FM
Fuori dalla stazione ho impostato il percorso sul
telefono: non voglio perdermi. Ma la città mi cattura: non deviare è
impossibile. Vicoli, ponti, canali, chiese. Scorci che non ti aspetti, giardini
segreti dietro a un muretto; statue silenziose ti guardano, ombre si
rincorrono. La meta diventa lontana. Il tempo non è infinito. Ritorno tra la
folla, tutti scattano foto senza sapere dove sono, un vociare immenso. Avanzo.
Ecco, sono perso davvero. Nessun punto di riferimento. Cammino. Le gambe
cominciano a far male.
Poi un arco coronato di stelle e un orologio. E' un
segno. Il mare! Le onde sono d'argento, il sole frammenti di cristallo, le
isole lontane. Ma tutti guardano dall'altra parte o si rimirano in uno schermo.
Il vento sferza le facce, socchiude gli occhi, muove
capelli: è un'epifania. Dal ponte riflessi fugaci, le isole a pelo dell'acqua,
le cupole verdi, irraggiungibili, come in un sogno.
ALLA FINE di Elisa Elena
Carollo
Alla fine, le parole uscirono dalla sua bocca,
inarrestabili come un fiume in piena. Come acqua presero a scorrere libere,
quasi dotate di volontà propria.
Le sue labbra si erano aperte da sole per parlare,
nonostante lei avesse cercato di trattenersi, pensando che dirlo non fosse una
buona idea. Era ancora troppo presto per parlarne.
Però qualcosa era cambiato, quando loro sguardi si erano
incontrati. In quel momento tutti i freni inibitori erano caduti.
Prima di allora, altre volte aveva pensato di dirlo, ma
si era sempre bloccata, dando ascolto alla voce della paura, che urlava troppo
forte nella sua mente.
Non ricordava la prima volta che l'aveva pensato. Era un
pensiero che era nato di nascosto e lei se n'era accorta solo quando era
diventato abbastanza grande da essere visto. Ma era cresciuto nel tempo, piano
piano, mettendo radici profonde nel suo cuore.
Forse il seme di quel sentimento era sempre stato lì,
dalla prima volta che si erano scambiati un parola, senza ancora conoscere
l'uno il nome dell'altra.
Ma ormai non importava quando fosse nato, perché le due
parole erano uscite dalle sua labbra ed erano arrivate alle orecchie di lui:
"Ti amo."
Il demone della procrastinazione
di Salomon Xeno
L'eroe raschiò il fondo della sua riserva di coraggio e
avanzò nell'antro oscuro dove si nascondeva il demone. Non era il primo. Uomini
e donne erano corsi ad affrontarlo, dacché il re aveva promesso un premio
favoloso. Tuttavia il bando mentiva sulla vera natura dell'agone. Nessuno era
riuscito a trovare il mostro e così i migliori del regno fallirono e non se ne
seppe più nulla.
Torniamo così al nostro eroe, solo nel buio. Nessuno
sapeva chi fosse, né gli importava un granché. Forse era un grande guerriero,
forse l'avevano proposto i camerati e non aveva pototo scaricare il fardello.
Cionondimeno si fece avanti, fin dentro la caverna da cui molti valorosi erano
usciti solo per farsi mozzare la testa.
"S'i' fossi un eroe..." mormorava tra sé,
addentrandosi nel profondo, con i pugni stretti e un fortissimo desiderio di
fuggire, dalla sua famiglia. Ma rivide i loro occhi stanchi, fiaccati dalla
situazione del regno, e avanzò ancora. Pensò al suo lavoro e si chiese se
ottenendo la mano della principessa e la metà del regno avrebbe dovuto
rinunciare alla sua vita, ma proseguì. Sempre avanti. Si fermò un attimo a
riflettere e dovette sforzarsi di non guardare indietro. Era quasi alla fine.
Con un ultimo sforzo, sentì di aver raggiunto il fondo.
Era lì di fronte, anche se non lo vedeva.
Poteva ancora girarsi, ma non lo fece. Non gli importava
del potere né di una ragazzina viziata. Voleva riportare il sorriso ai suoi
cari.
Brandì la spada e fissò dritto davanti a sé.
"Fatti da parte," disse. "Soltanto io
esisto."
All'improvviso l'oscurità si dileguò e fu come se la
presenza nefasta che ottenebrava gli animi del regno fosse magicamente
scomparsa.
Il demone della procrastinazione era stato sconfitto.
Bene, ecco qui il modulo per partecipare. Vi basta cliccare sul link e seguire le istruzioni:
Se qualcuno avesse problemi a usare il modulo, mi
contatti a tamericiromina@gmail.com o chieda aiuto qui nei commenti.
Vi ricordo che la
scadenza è il 22 ottobre e che i partecipanti che non votano (o votano
se stessi) verranno esclusi dal concorso.
Buona
votazione e grazie a tutti per aver partecipato!
Ciao! Mi stavo accingendo a votare, quando il modulo mi ha chiesto di votare sia se ho partecipato, sia se non ho partecipato... mi spiego meglio:
RispondiEliminaho selezionato che ho partecipato e mi è comparsa la scheda di voto; al mio invio, è comparsa la successiva scheda per chi non ha votato! Cosa dovrei fare? Doppio voto al racconto scelto?
Grazie mille per la segnalazione. C'era un errore nel collegamento tra le schede. Ora dovrei aver risolto. Dovrebbe comparirti solo la scheda da partecipante.
Elimina@Per tutti: Chi ha già compilato dando il doppio voto non si preoccupi: annullerò io il voto doppio in sede di calcolo. Grazie.
Perfetto, ho fatto! Grazie. :)
EliminaGrazie!
EliminaOddio, potrei essere squalificata! D:
RispondiEliminaVoterò di sicuro, devo solo prendermi un po' di tempo per leggere i racconti e scegliere. Lo sai che ho i miei tempi, ma alla fine faccio le cose ;)
So che hai i tuoi tempi, per questo ho messo la scadenza il 22 ottobre e non domani. Anche perché tutti hanno da fare e non volevo che qualcuno votasse a caso solo per non essere squalificato. Comunque, non temere, te lo ricorderò a ridosso della scadenza.
EliminaIn realtà ho già fatto. Giuro che non ho votato a caso, ero un po' indecisa ma poi mi sono convinta.
EliminaVedi? Sei stata anche troppo veloce! Grazie!
EliminaIntanto ti rinnovo i complimenti per il compleanno del tuo blog e ti ringrazio ancora pe ril sostegno che mi hai dato quando avevo chiuso il blog.
RispondiEliminaE adesso vado a votare!
Avrei voluto poter fare di più, ma sono felice che tu sia tornato!
EliminaE grazie per il voto!