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Ormai sono diversi anni che scrivo pochissimo qui sul blog. Mi dispiace davvero molto e vorrei dire che diventerò più solerte ma... so benis...

mercoledì 2 febbraio 2022

L’incomunicabilità nella musica – Sanremo 2021


Siccome io sto sempre sul pezzo, come si dice, ho deciso di postare oggi un post su Sanremo.

Sì, su Sanremo 2021, però.

 

Va be’, dettagli, praticamente lo scorso anno ho ascoltato le canzoni di Sanremo ad aprile (più o meno). Mi è venuta l’idea di questo post, ma che senso aveva pubblicarlo ad aprile? Quindi, mi sono detta: lo preparo per il prossimo Sanremo. Poi ieri ho scoperto per caso su Facebook che è iniziato Sanremo (ehm, sì, vivo un po’ nel mio mondo ultimamente…) ed eccomi qui a scriverlo di fretta dopo che l’idea sta qui da dieci mesi, in pieno stile viviamo alla giornata, che ormai mi contraddistingue.

 

Ma… a parte tutto, siete pronti per scoprire perché ho deciso di scrivere questo post? Non certo per farvi fare il ripasso delle canzoni dello scorso anno, anche se sarebbe utile perché sono sicura che molte ve le siete già dimenticate. Comunque no, ho deciso di scriverlo perché ho trovato un tema ricorrente che secondo me era interessante analizzare: l’incomunicabilità.

 

Difficoltà di comunicazione

Ogni canzone ha l’intento di comunicare qualcosa: alcune ci riescono, altre no, oppure non a tutti, ecco. Però l’intento della musica è sempre stato e sempre sarà quello di comunicare qualcosa. Quindi, per chi se lo stesse chiedendo, no, non voglio dire che le canzoni nuove sono vuote e prive di significati profondi, che non sanno più comunicare. Anzi! Che poi a me la musica italiana piace tantissimo e la ascolto tutta, da quella di cinquanta anni fa (e più!) a quella appena uscita. E l’unica Radio ufficiale delle mie pulizie domestiche è Radio Italia solo musica italiana e, sì, mi piacciono tanto i Maneskin (per dire), ma ascolto ancora anche Luca Dirisio e i Lunapop.

 

Quindi, perché penso che il Festival di Sanremo dell’anno scorso sia stato il Festival dell’incomunicabilità? Perché ascoltando tutte le canzoni ho riscontrato che l’incomunicabilità è un tema ricorrente in tantissimi dei testi. E penso che la musica, come sempre, sia stata in grado, in modo misteriosi, di fare, tutta insieme, pezzo dopo pezzo, un’interessante istantanea della società moderna, una società in cui è facilissimo scambiarsi messaggi, parlarsi, trovarsi (abbiamo il telefono in mano tutto il giorno)… ma allo stesso tempo è così difficile comunicare, nel senso di condividere pensieri e sentimenti.

 

L’importanza della comunicazione

La comunicazione è alla base di ogni relazione sana, solo comunicando realmente a livello profondo si possono instaurare le dinamiche corrette che poi fungono da rete di salvataggio in caso di problemi nella relazione stessa. Se c’è un’incomprensione che può generare una frattura, ciò che può sanare la spaccatura sta solo nella comunicazione, nella capacità di spiegare i propri sentimenti, le proprie motivazioni (che non significa giocare a ho ragione io), le proprie reazioni al comportamento altrui. Io sono attiva sostenitrice del fatto che attraverso una comunicazione aperta, serena e civile si può risolvere quasi qualunque cosa. È difficile, faticoso, perché chiudersi dietro un muro è sempre la scelta più facile e semplice e il silenzio, usato come difesa o come arma, spesso sembra la vita più immediata per evitare il conflitto, ma… di sicuro non lo risolve, ecco.

 

Ma a parte questa bella lezione di psicologia (magari anche un po’ ovvia), vogliamo parlare di canzoni? Ecco, nello scorso Sanremo, il problema dell’incomunicabilità, cioè dell’impossibilità di trasmettere qualcosa agli altri e i suoi disastrosi effetti sulle relazioni sono stati temi davvero molto presenti. Vi riporterò alcuni estratti della canzoni più significativi, poi nei video potete ascoltarle per intero.

 

Parlami di Fasma

Cominciamo dall’ovvio: Parlami di Fasma. Questo brano è una sorta di manifesto sull’importanza del parlare. Ti prego tu parlami, una richiesta, un’invocazione, una preghiera, quasi, ripetuta come un mantra. Un parlare per capirsi, per riscoprirsi simili, vicini.

 

Vorrei darti la mia forza per vederti parlare

Non di ciò che ti succede ma parlare di te

Anche un granello di sabbia che si è perso nel mare può tornare roccia come puoi farlo te

[…]

Parlami parlami

Dai ti prego tu guardami

Perché dentro i tuoi occhi già vedo come mi immagini

E quindi guardami guardami

Sai che adoro quegli attimi

In cui non litighiamo e siamo proprio come ci immagini

E quindi parlami parlami

Dai ti prego tu parlami

[…]

Dimmi come faccio a stare bene così

Nei miei giorni no tu sei l’unico sì

Tu che mi parlavi e mi parlavi di te

E come se parlassi e parlassi di me

 



Glicine di Noemi

Ritroviamo la stessa richiesta di comunicazione anche in Glicine di Noemi, in una relazione però che è ormai già in crisi, rotta, spezzata, nonostante ci sia ancora amore.

 

Sembra ieri,

Sembra ieri che la sera

Ci stringeva quando tu stringevi me.

Ricordo ancora quella sera guardavamo le

Le code delle navi dalla spiaggia sparire

Vedi che son qui che tremo

Parla parla parla parla con me

Ma forse ho solo dato tutto per scontato e

E mi ripeto che scema a non saper fingere

Dentro ti amo e fuori tremo

Come glicine di notte.

[…]

Dietro di noi vedo giorni spesi su treni infiniti

Forse è solo che mi manca parte

Di un passato lontano come Marte

Tu cosa dirai vedendomi arrivare

Quando ti raggiungerò

 


 

Dieci di Annalisa

Anche Annalisa con Dieci sembra chiedere spiegazioni per una relazione ormai spezzata, quasi però a voler trovare un motivo per ricominciare, che manca invece nella canzone di Noemi in cui la sofferenza è ormai troppa per metterci una toppa sopra, anche se va bene una volta su cento. Il tono della canzone di Annalisa è quasi canzonatorio nei confronti dell’interlocutore con i suoi me lo dici cos’hai e non ho tempo deciditi, ma restano comunque parole di una donna ferita che non vorrebbe ricadere in una relazione già compromessa ma allo stesso tempo sembra volere le sue risposte, sembra aver bisogno di ancora dieci ultime volte per chiudere.

 

Cos’è che ti ho promesso

Non so

Non mi ricordo adesso

Me lo dici cos’hai

Siamo dentro i ghiacciai

Dieci giorni in una notte

Dieci bocche sul mio cocktail

Se è più facile scrivimi

Che hai bisogno di quello che hai perso

E va bene una volta su cento

Se ci pensi precipiti

Non ho tempo deciditi

A fine lavoro ti penso

Ho cenato col vino sul letto

E non deve andare così

Non fanno l’amore nei film

[…] Ma l’ultima volta è sacra

L’ultimo bacio in strada

Tu scrivimi tra un’ora

Serviranno ancora

Dieci ultime volte

 


Ora di Aiello

Aiello in Ora racconta che si è perso nel silenzio delle sue paure in cui non riusciva a dire ciò che voleva, ciò che avrebbe potuto far capire alla donna della canzone chi era davvero e forse iniziare una storia, mentre lei ormai ha già voltato pagina (con un compagno e una bambina).

 

Mi sono perso nel silenzio delle mie paure

L’atteggiamento di uno stronzo, invece era terrore

Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei

Mi ricordavi di lui ero fuori da poco

Mi sono perso nella notte, non mi hai mai abbracciato

E mi vergogno a dirlo di solito sputo fuoco

Non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei

Mi ricordavi di lui, ero fuori da poco

 

 [Non ho trovato il video ufficiale, quindi ho preferito non metterlo, ma ne trovate infiniti su YouTube]

 

Avrei un milione di cose da dirti di Ermal Meta

Ermal Meta con Avrei un milione di cose da dirti sembra ribaltare la situazione, dicendo che le parole, la comunicazione non serve quando è sufficiente amarsi. Anche se il titolo potrebbe infatti far pensare a una canzone su pensieri ed emozioni repressi e incomunicabili, in realtà è un inno a vivere il momento, senza troppe parole.

 

Avrei un milione di cose da dirti, ma non dico niente

In un mare di giorni felici annega la mia mente

Ed ho un milione di cose da dirti

Ma non dico niente

Ma non dico niente

Il tuo viaggio io, la mia stazione tu

E scoprire che volersi bene

È più difficile che amarsi un po’ di più

 


Potrebbe sembrare una voce fuori dal coro nel discorso qui intrapreso ma, anche se la felicità vissuta, non raccontata, è sicuramente una base importante in una storia d’amore, non è tutto. È nel mare dei giorni felici che annega la sua mente. E nelle difficoltà? Questa mancanza di comunicazione, quanto poi potrà pesare? Quelle parole da dire che non si riescono a dire nella gioia sono segno del vivere il momento, ma… resta comunque il fatto che una sana comunicazione va costruita nel sereno, non in mezzo a una tormenta. E parlo sempre di comunicazione autentica (non di parole vuote e false promesse, quelle non servono a nulla). Anche se la canzone parla dunque dell’amore che basta a se stesso senza parole, volevo lasciarvi anche questo spunto di riflessione, perché, a volte, le parole poi, quando servono, sono più difficili da trovare, se non c’è un’abitudine alla comunicazione.

 

Potevi fare di più di Arisa

Arisa con la sua Potevi fare di più dipinge chiaramente i risultati finali di questa mancanza di comunicazione: una rottura inevitabile non solo della relazione, ma anche del legame e del rispetto, ormai del tutto insanabile. Non si parla espressamente di mancanza di comunicazione, ma si vedono chiaramente gli effetti di quel silenzio che fa troppo rumore. Questo è l’unico testo che vi riporto per intero, come monito, quasi.

 

Lasciarsi adesso non fa più male non è importante

Cosa ci importa di quello che può dire la gente

L’abbiamo fatto oramai non so più quante volte

Te lo ricordi anche tu

Ci sono troppi rancori che ci fanno star male

Mi sono messa in disparte sola col mio dolore

Dove c’era dell’acqua oggi solo vapore

Potevamo fare di più

A che serve cercare se non vuoi più trovare

A che serve volare se puoi solo cadere

A che serve dormire se non hai da sognare

Nella notte il silenzio fa troppo rumore

A che serve una rosa quando è piena di spine

Torno a casa e fa festa solamente il mio cane

Ora i nostri percorsi sono pieni di mine

Sto annegando ma tu non mi tendi la mano

A che serve un cammino senza avere una meta

Dare colpa al destino che ci taglia la strada

Non importa se sono vestita o son nuda

Se da sopra il divano più niente ti schioda

A che serve truccarmi se nemmeno mi guardi

Ero dentro i tuoi occhi ma tu non lo ricordi

Noi di spalle nel letto più soli e bugiardi

Ti addormenti vicino ti svegli lontano

Mi mancheranno i sorrisi che da un po’ non vedevo

Ti chiamerò qualche volta senza avere un motivo

Racconterò a chi mi chiede che sto bene da sola

Questo farai anche tu

Cancellerò foto e video dal mio cellulare

Solo per non vederti né sentirti parlare

Ne avrò piena la testa e spazio sulla memoria

E chissà quanto tempo io ti amerò ancor

A che serve truccarmi se nemmeno mi guardi

Ero dentro i tuoi occhi ma tu non lo ricordi

Noi di spalle nel letto più soli e bugiardi

Ti addormenti vicino ti svegli lontano

A che serve morire se ogni giorno mi uccidi

Dallo specchio ti vedo mentre piango tu ridi

È tutto quello che è stato oramai non ci credi

Potevi fare di più

 


 

Concludendo…

Sicuramente non ho messe tutte quelle che avevo in mente… ma mi sembra che il post sia venuto fin troppo lungo lo stesso quindi mi fermo qui. Spero davvero di avervi dato qualche spunto di riflessione sull’importanza della comunicazione. La musica mi è stata d’aiuto in questo, ma quello che mi premeva comunicare era per la vita, fuori dalla musica. Spero si sia colto!  

 

Insomma, non statevene mai Zitti e buoni (giusto per citare anche i Maneskin, che hanno parlato anche loro di comunicazione, in un certo senso, ma non relazionale, ecco), dite quello che avete dentro, perché è la comunicazione la base per una sana e risanabile relazione.

 

P.s. Chissà se ascolterò le canzoni di quest’anno un po’ prima di aprile, magari spunta qualche tema interessante di cui parlare…



Immagine del post di RyanMcGuire su Pixaby

6 commenti:

  1. Se si parla di Sanremo, posso affermare con certezza che per quanto mi riguarda è una graziosa città ligure ;-)
    Riguardo la kermesse che proprio non sopporto, sono fra i pochi che, davvero, il 90% delle canzoni sanremesi non le conosce proprio perché non vedendo mai le televisione e ascoltando solo Virgin Radio, difficilmente mi capita di ascoltarle.
    Comunque l'incomunicabilità è uno dei temi più attuali, forse perché siamo talmente abituati a "ricevere" messaggi rapidi, contemporanei, brevi, ormai abbiamo perso la capacità di "decodificare" correttamente. Possiamo passare ore a chattare con trenta persone contemporaneamente su whatsapp, ma magari in realtà non abbiamo né trasmesso né ricevuto nulla da nessuna di quelle trenta persone.

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    1. Qualche anno fa guardavo ogni singolo minuto di Sanremo, adesso non seguo per niente le serate. Ascolto poi le canzoni su AmazonMusic o simili e me le godo senza tutto il "contorno" che spesso non mi faceva impazzire, ecco. La musica, sì, quella mi piace, oggi ho ascoltato alcune canzoni della nuova edizione e qualcuna che mi piace c'è anche quest'anno. Se sei abituato a ricevere solo messaggi rapidi e brevi... non conosci persone come me e le mie amiche (messaggi vocali anche di 10 minuti) ahahah. Battute a parte, sì, il problema è che parlare/messaggiare non significa necessariamente comunicare. Il contenuto è la cosa più importante e spesso manca di senso e profondità, proprio perché il mezzo è semplice e quindi dato per scontato. Grazie per il commento.

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  2. Ciao Romina,molto bello quel che ho letto ,mi sono piaciuti molto i "collegamenti" che hai fatto con i testi ,ma soprattutto quella capacità di analizzare - l'incomunicabilità nella musica - metafora perfetta anche nella vita direi .Magari a primo impatto e con una certa superficialità(altra causa di incomunicabilità), scorrendo il titolo del post e arrivando a Sanremo, uno si aspetta il solito parlare e sparlare di musica ...e invece tu riesci ad andare più in profondità,bello,grazie.

    In mattinata avevo letto un post sull' abcb di Riky,mi piacerebbe tu lo leggessi ,credo che lo troverai interessante...ciao

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    1. Ci ho pensato per quasi un anno, quindi... sono contenta che sia venuta fuori una (per te!) bella riflessione. Se mi mandi il link del post di cui parli, lo vado a leggere volentieri. Sono curiosa! Grazie per il commento!

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    2. Mi sento un po a disagio a mandarti il link ,disagio verso un'altra cara persona a cui ho detto che il link migliore è quello di arrivarci con la propria interiorità...

      Ma rischio di ricadere nell'incomunicabilità se non lo faccio vero?:))per cui ecco il link https://caffediriky.blogspot.com

      Buona serata e grazie a te:)

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    3. Sicuramente avrei potuto trovarlo da sola, ma... la comunicazione diretta ed efficace ha anche il vantaggio di far risparmiare moltissimo tempo. Tempo che ho sottratto alla ricerca del contenuto e dedicato al contenuto stesso (ascoltando il brano e leggendo il post e commentandolo). Inoltre, il link, così resta qui e chi verrà e leggerà potrà andare a leggere anche quel post. Così si crea una rete di contenuti e blog. Insomma, hai fatto benissimo. Buona giornata!

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